Zanzotto/Lacan
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Zanzotto/Lacan

L'impossibile e il dire

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Zanzotto/Lacan

L'impossibile e il dire

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La teoria psicoanalitica di Jacques Lacan occupa un posto di grande rilevanza nella poesia di Andrea Zanzotto. Questa presenza è indagabile a più livelli: dall'uso intertestuale di termini e concetti all'assunzione operativa di prospettive teoriche. Il saggio offre una ricostruzione rigorosa di queste dimensioni dell'opera di Zanzotto, prestando particolare attenzione alle loro interazioni con le teorie della fase più strutturalista dell'itinerario lacaniano, ma cercando soprattutto di mostrare la presenza e l'incidenza dei concetti dell'ultima fase, quella più orientata dal registro del reale. Partendo da questo allargamento, l'autore esplora un'ulteriore prospettiva d'indagine, quella che vede Zanzotto, al di là del proprio sapere su Lacan, impegnato nel confronto della parola poetica con l'impossibile a dire. È questa la dimensione più feconda del rapporto tra il poeta Zanzotto e lo psicoanalista Lacan. È questo il viaggio a cui il lettore audace è chiamato in questo saggio.

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788857562889
Capitolo III
L’emersione del reale:
la poesia come sutura simbolica
1. Dietro il paesaggio: l’oggetto a
Possiamo ora addentrarci nella nostra interpretazione del passaggio a La Beltà. Diamo innanzitutto una formula generale: l’eccezionalità della poesia di Zanzotto a partire da La Beltà è la conseguenza di un’emersione del reale dovuta all’incontro con il paesaggio come oggetto a. È questa la verità che sovverte la sublimazione paradigmatica: dietro il paesaggio non dimorava una verità più autentica dell’apparenza, una rete di segrete corrispondenze in attesa di venire decifrate dalla sensibilità iniziatica del poeta. Dietro l’agalma, l’oggetto prezioso, c’è lo scarto, l’oggetto palea. Dietro il sublime l’oggetto è escremento, rifiuto. Non possiamo quindi dire, non solo almeno, che il paesaggio come referente empirico, a causa delle violente mutazioni storiche, è diventato impoetabile, e che il linguaggio letterario si rivelerebbe menzognero rispetto a questo mutamento in quanto incompatibile, inadeguabile al referente. Se dicessimo questo, il nostro discorso rientrerebbe immediatamente in uno schema mentale di padronanza in cui vedremmo contrapposti rigidamente da un lato il soggetto rappresentante e dall’altro la realtà rappresentata. Dire che il soggetto intrattiene con l’oggetto un rapporto affettivo frustrato dai ‘fatti’ non cambierebbe lo statuto di quello schema, né la sua inadeguatezza. Se vogliamo offrire al nostro lavoro critico la complessità a cui esso merita di ambire, e soprattutto se vogliamo che la critica letteraria faccia avanzare la letteratura nel suo impareggiabile lavoro di conoscenza sull’umano, dobbiamo fare attenzione a non cadere in questi schematismi, i quali, nonostante le conquiste di molti pensatori e teorici, continuano a influire con la falsa legittimazione dell’evidenza.
Per costruire nel nostro discorso un’interpretazione del mutamento profondo rappresentato dall’avvento de La Beltà dobbiamo pensare di nuovo l’oggetto paesaggio nello spazio dell’extimité. Il paesaggio, ovvero un ente in cui ha preso forma l’oggetto che causa il desiderio, che resta pertanto al di là di questa forma. Al di là del paesaggio, ovvero nel più intimo del soggetto, al di qua delle identificazioni immaginarie e delle articolazioni figurali dell’inconscio. Se il paesaggio si presenta in Zanzotto quale numen della sua poesia, entità misteriosa, a un tempo familiare e straniera, prossima e irraggiungibile; se il paesaggio spinge, apre, costringe al dire poetico, è perché esso, come oggettivazione di a, è ciò che accende il desiderio, incanalando il dire nei sentieri della sublimazione.
Assumere la concezione referenziale del paesaggio non determina solo la sopravvalutazione infondata della relazione tra lingua letteraria e realtà effettuale, ma determina anche una lettura fallace dell’opacità referenziale dell’oggetto riducend...

Indice dei contenuti

  1. Premessa
  2. Capitolo I Il Lacan di Zanzotto
  3. Capitolo II La fusione io-paesaggio e l’oltranza formale
  4. Capitolo III L’emersione del reale: la poesia come sutura simbolica
  5. Capitolo IV La dimissione soggettiva e la scrittura dell’oggetto
  6. Capitolo V <
  7. Appendice <
  8. Bibliografia