L'individuazione dei sensi
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L'individuazione dei sensi

Verso un'ontologia estetica

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L'individuazione dei sensi

Verso un'ontologia estetica

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Informazioni sul libro

Dai tempi di Aristotele fino alla filosofia analitica contemporanea è stata discussa una serie di criteri atti a rendere conto di cosa siano i sensi e a tassonomizzarli. Nel corso del libro, l'autore articola a livello concettuale il criterio esperienziale-ontologico e il criterio sottrattivo, e studia come essi aiutino a inquadrare i casi empirici del dolore, delle percezioni artificialmente assistite, delle sinestesie, dell'olfatto e dei sensi animali.

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788857556826
Capitolo 1
Considerazioni metodologiche sull’individuazione dei sensi1
In questo capitolo, presento il dibattito sui criteri per individuare le modalità sensoriali da due prospettive. Dal punto di vista concettuale, propongo di leggere il dibattito in oggetto a partire da una domanda metafisico-definitoria e da una domanda classificatoria. Dal punto di vista empirico, articolo cinque zone grigie, ovvero cinque gruppi di casi problematici con cui i difensori dei diversi criteri si devono confrontare nel momento in cui cercano di redigere il catalogo dei sensi.
1.1. Le domande che fanno da sfondo al dibattito sull’individuazione dei sensi
In anni recenti, alcuni filosofi della percezione hanno ripreso e approfondito il dibattito concernente i criteri che si dovrebbero utilizzare al fine di individuare le modalità sensoriali2. Due sono i capostipiti filosofici di tale dibattito: il secondo libro del De anima di Aristotele3, e, in ambito contemporaneo, il saggio di Grice del 1962 Some remarks about the senses4. Sette sono i criteri che, nella letteratura filosofica, vengono più spesso utilizzati al fine di definire e categorizzare i sensi. Dei primi quattro si occupa Grice nel saggio del 19625:
Criterio fisiologico: Le modalità sensoriali sono sistemi biologici atti a recepire ed elaborare diversi tipi di energia fisica. Tali sistemi biologici possono strutturarsi su più livelli (recettori, organi di senso, aree cerebrali, etc.). Ogni modalità sensoriale è caratterizzata da un peculiare percorso neurobiologico6.
Criterio fisico: I sensi servono a recepire gli stimoli fisici presenti nell’ambiente. Le modalità sensoriali si distinguono a partire dalla classe di energia fisica che ognuna di esse è atta a processare7.
Criterio oggettuale: I sensi rendono possibile la percezione di proprietà e oggetti presenti nell’ambiente. Una modalità sensoriale si distingue dalle altre a partire dalle proprietà oggettuali percepibili esclusivamente mediante quella modalità sensoriale8.
Criterio esperienziale: Le modalità sensoriali sono tipi di stato fenomenologico-esperienziale. Ognuna di esse si distingue dalle altre in virtù del proprio peculiare carattere fenomenico-qualitativo9.
Oltre ai quattro criteri griciani, è possibile citare gli approcci che inquadrano i sensi nei termini della psicologia del senso comune, gli approcci che promuovono l’utilizzo combinato di più criteri, e gli approcci che mettono in primo piano le connessioni riscontrabili tra modalità sensoriali e aspetti comportamentali:
Criterio del senso comune: I sensi non sono natural kinds, ma social kinds10. La loro classificazione deve essere articolata nei termini della psicologia del senso comune, in modo che venga rispecchiato il suo significato per la vita quotidiana dei percipienti11.
Approcci pluralisti: I sensi sono definibili e classificabili sfruttando i contributi forniti da più criteri12.
Criterio comportamentale: Azioni e comportamenti rientrano tra gli aspetti che costituiscono le modalità sensoriali. La classificazione dei sensi deve tenere in conto le diverse tipologie di comportamenti per mezzo dei quali gli animali esplorano, vivono e conoscono l’ambiente13.
Macpherson imposta il dibattitto sull’individuazione dei sensi a partire da tre domande da lei ritenute nettamente distinte tra loro: 1) Quali processi sono da etichettare come “sensoriali”? 2) Quanti sensi possiede una certa creatura? 3) Di che tipo sono i sensi che quella creatura possiede14? Secondo la filosofa scozzese, la domanda principale cui i criteri devono rispondere è la terza: “To answer this question one would need to know what determines that a sensory modality is of one particular modality rather than another. In other words, one would need to have a principle for individuating the senses15. That is, you would need to be able to say what establishes that a sense is visual, say, rather than auditory, tactile, gustatory or olfactory”16.
La mia proposta consiste nell’indagare il raggio esplicativo dei criteri a partire dalle seguenti due domande: 1) Che cos’è una modalità sensoriale? 2) In che modo è possibile distinguere tra loro i sensi?
La prima questione, che si potrebbe chiamare metafisico-definitoria, concerne il concetto di “modalità sensoriale” e lo studio di cosa i sensi sono. La seconda, che si potrebbe chiamare classificatoria, concerne il modo con cui si dovrebbe redigere la tassonomia dei sensi. Le due questioni sono strettamente connesse: difficilmente i sensi possono essere distinti se la loro natura non viene afferrata, e difficilmente una teoria sulle modalità sensoriali risulta soddisfacente se da essa non si può ricavare una mappatura complessiva dei rapporti tra esse intercorrenti17. In quanto segue, cerco di mostrare perché il mio approccio è preferibile rispetto a quello di Macpherson18.
La domanda classificatoria corrisponde all’incirca alla terza domanda di Macpherson, la quale indaga di che tipo sono i sensi che una certa creatura possiede. La prima domanda della filosofa scozzese, la quale chiede quali sono i processi che dovrebbero essere etichettati come “sensoriali”, svolge una funzione centrale e preliminare per il dibattito sotto esame, in quanto riguarda i confini e le relazioni tra gli stati percettivi e le altre sfere della vita mentale dei senzienti. Come tale, essa potrebbe essere considerata una sottoquestione della domanda metafisico-definitoria. La seconda e la terza domanda di Macpherson sono espresse nel linguaggio della distinzione tra token e type. Per quanto la distinzione tra le due domande sia chiara, meno intuitivo è il perché Macpherson tratti la domanda sui sensi-token come preliminare alla, e come indipendente dalla, domanda sui sensi-type. La sua strategia si scontra con il fatto che ognuno di noi sembra possedere fin dall’inizio intuizioni sia su cosa sono i sensi-type, sia su cosa sono i nostri propri sensi. La distinzione tra sensi-type e sensi-token, pur chiara a livello concettuale, appare di più difficile gestione nella pratica.
Macpherson non sostiene che i criteri per individuare i sensi devono affrontare esclusivamente la sua terza domanda; piuttosto, la proposta consiste nel distinguere nettamente le sue tre questioni. Applicata alla mia distinzione tra la questione metafisico-definitoria e la questione classificatoria, la sua strategia consisterebbe nel trattarle in isolamento l’una dall’altra. Tuttavia, ci sono alcune ragioni per pensare che non è opportuno separarle completamente. Un primo punto è che, se si decidesse di sostenere che i criteri per individuare i sensi devono affrontare solo la domanda classificatoria, si rischierebbe di assumere che la risposta alla domanda metafisico-definitoria non sia controversa, che si sia già trovata una soluzione che convince tutti. Tuttavia, è preferibile lasciare emergere il dibattito sulla natura delle modalità sensoriali, in quanto non è ovvio che possediamo una risposta condivisa in merito. Per esempio, non è ovvio che i sensi siano strumenti atti a raccogliere informazioni ambientali19, non è ovvio che una caratterizzazione fisiologica permetta di cogliere la loro natura, non è ovvio che i sensi siano da inquadrare in termini esperienziali, e via di seguito. Autori come Macpherson e O’Callaghan sembrano favorire una teoria dei sensi come capacità; tuttavia, dato che una teoria articolata a riguardo non è ancora stata sviluppata20, risulta difficile valutare l’impatto della proposta sulle tassonomizzazioni sensoriali. In sintesi, chiunque difenda un criterio per classificare i sensi ha il dovere di spiegare che cosa sta cercando di categorizzare.
Un secondo punto sollevabile in difesa del mio approccio concerne l’impatto che le risposte alle due domande da me poste hanno le une sulle altre. Da un lato, l’indagine sulla metafisica dei sensi è preliminare e necessaria a quella sulla distinzione delle modalità sensoriali; dall’altro lato, dato che il dibattito sulla natura dei sensi non è chiuso, quanto emerge dal dibattito classificatorio può aiutare ad affrontare meglio il primo.
Supporto alla tesi per cui tra la questione metafisico-definitoria e quella classificatoria esiste una relazione profonda emerge anche dallo studio di casi particolari. Si considerino, per esempio, le percezioni di dolore. Se, in base a una qualche versione del criterio oggettuale, si definiscono i sensi come strumenti per...

Indice dei contenuti

  1. Alfredo Paternoster - Prefazione
  2. Capitolo 1 Considerazioni metodologiche sull’individuazione dei sensi
  3. Capitolo 2 Il criterio esperienziale-ontologico e il criterio sottrattivo
  4. Capitolo 3 Per una declinazione strumentalista dei sensi
  5. Capitolo 4 Il criterio esperienziale-ontologico, il criterio sottrattivo, e le zone grigie
  6. Prospettive di ricerca