La ragione ecologica. Saggi intorno all'etica dello spazio
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La ragione ecologica. Saggi intorno all'etica dello spazio

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Questo libro non intende fare propria nessuna delle consolazionicon cui veniamo oggi rassicurati (in mancanza della ‘verità’) sullosviluppo sostenibile della nostra condizione ambientale. Non siparlerà qui né di pale eoliche, né di energia solare, né di idrogeno o dimobilità elettrica, come risposte in grado di condurci alla soluzionedei problemi che sono derivati dal nostro rapporto negativo conl’ambiente. Sappiamo che queste non possono essere vere soluzionise non comprenderanno, al tempo stesso, la decisione di modificareanche il modo di essere, inaugurato dall’Occidente, che è teoreticoe culturale, prima ancora che politico e tecnologico. Prefazione di Piero Bevilacqua
Postfazione di Manlio Iofrida

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788870008531
Argomento
Philosophy
La differenza natura-cultura e il rapporto
vita-lavoro tra Bateson e Marcuse
Quel che il presente saggio intende affrontare è il rapporto ambiguo e interessato attraverso il quale la natura, il vivente, il suo sistema autonomo e complesso, sono divenuti oggetto della coscienza produttiva del lavoro, che nel mondo occidentale ha dato forma all’economia del capitale. È un argomento che solo in modo approssimativo può essere ristretto in poche pagine, ma che possiamo cercare di tematizzare a partire da alcuni dati di fatto culturali (quelli che saranno illustrati di seguito nell’idealismo e nel suo rapporto con la nascente società moderna) e attraverso alcuni autori il cui lavoro può esserci in questo senso d’aiuto. Per restringere il tema alle questioni più essenziali, che sono poi quelle che derivano dai problemi ambientali della nostra epoca e dall’urgenza che essi pongono all’interno della nostra economia globalizzata, gli autori attraverso i quali questo saggio intende affrontare il problema ecologico, e il relativo rapporto lavoro-natura, sono essenzialmente due: Gregory Bateson e Herbert Marcuse.
Il motivo è presto detto: sono due autori che scrivendo negli stessi anni, e in un periodo non molto distante dal nostro, hanno posto tra i primi (almeno in ambito filosofico) il tema dell’impatto della tecnica umana sulla natura, sollevando allo stesso tempo il problema di ciò che questo comporta per la nostra esistenza, per i nostri rapporti interpersonali, per la nostra salute e per la nostra ‘felicità’. Sono inoltre due autori che, provenendo da studi e formazione anche distanti, hanno avuto sul tema due approcci, come cercherò di mostrare, molto differenti, ma che sembrano essersi ‘incontrati’, in ogni caso, nella necessità di ripensare il nostro rapporto (‘nostro’ nel senso della civiltà occidentale) col mondo e col vivente, che alla fine degli anni 60 ha attraversato la critica al capitalismo e l’ha portata a fare proprie (in modo per molti versi originale) anche le tematiche ecologiste. Che questa apertura nascondesse al suo interno ambiguità e incertezze, e che non tutto potesse convergere con alcune premesse teoriche date ancora per assodate, è quello che di seguito si cercherà di mostrare, mettendo in luce – questo lo possiamo anticipare – come le premesse antropocentriche dell’idealismo (quelle che guidano ancora l’analisi di Marcuse secondo il filo Hegel-Marx) appaiano oggi certamente più deboli rispetto alla complessiva visione di Bateson e alla sua critica all’autonomia costruttiva della coscienza occidentale.
1. Un sistema in equilibrio – afferma Bateson – è un sistema necessariamente circolare. Il suo equilibrio è il risultato di un’interazione fra molteplici variabili, armonizzate fra di loro, ciascuna delle quali si muove e si modifica entro brevi margini di oscillazione. Ogni variabile ha un campo, una pertinenza e una possibilità di fluttuazione rispetto alle altre variabili, ma questa fluttuazione è tale da non minacciare l’esistenza di nessun’altra variabile del sistema. Ovvero, la fluttuazione di ogni singola variabile è possibile finché questa non minaccia l’esistenza di quel particolare equilibrio che è rappresentato dal sistema stesso. In un sistema complesso il funzionamento generale può essere garantito dalla coesistenza di sistemi particolari secondari, in collegamento diretto fra di loro, e il cui risultato è l’equilibrio e la reciprocità fra i singoli sotto-sistemi. La partecipazione delle variabili al funzionamento del sistema non è solo necessaria, ma può essere ammessa esclusivamente entro i limiti previsti dal sistema stesso. Il sistema è tale perché vincola le sue variabili a un determinato equilibrio. Al di fuori di questo equilibrio il sistema viene semplicemente meno: cambia di scala, l’assetto delle sue componenti dà luogo a un altro insieme, oppure cessa semplicemente di esistere.
Affinché la minaccia non si verifichi il sistema, spiega Bateson, adotta una serie di correttivi: per esempio, in ambito naturale «la selezione […] agisce in primo luogo per mantenere invariata la specie; ma può agire a livelli superiori per mantenere costante quella complessa variabile che chiamiamo ‘sopravvivenza’»1. In qualunque sistema biologico, del resto, «si ha a che fare con sistemi autocorrettivi»2. Ma la faccenda non riguarda il solo sistema biologico. In generale, possiamo pensare il sistema sia al livello di un funzionamento meccanico, di un programma di software, o di un assetto politico, economico o sociale, oppure di un sistema naturale: in tutti questi modelli un insieme di elementi (e dunque di variabili) agisce in connessione reciproca. Nel caso, per esempio, del sistema rappresentato da un motore a scoppio, la connessione meccanica fra le varie parti che compongono il sistema non prevede, per le singole variabili, ampi gradi di autonomia. Il mal funzionamento di alcuni di essi mette generalmente in crisi l’intero sistema, senza che questo abbia la possibilità di autocorregersi. Nonostante ciò, Bateson include la macchina a vapore, dotata di regolatore, fra gli esempi di sistemi circolari, e entro certi limiti possiamo essere d’accordo con lui: «[l]a macchina a vapore dotata di regolatore è semplicemente una catena circolare di eventi causali, in cui c’è in qualche punto un anello per cui, se qualche grandezza cresce, la grandezza seguente nella catena decresce […]. Se si fornisce energia a catene causali dotate di questa caratteristica generale, il risultato (se si ha fortuna e se il tutto è ben equilibrato) è un sistema autocorrettivo»3. Nondimeno, possiamo aggiungere, il vincolo a cui il sistema meccanico costringe le sue componenti, e quello delle componenti stesse, è dato in partenza (sono calcolati, per esempio, i gradi di dilatazione delle parti per effetto del calore, la qualità dei materiali, il loro grado di rottura, ecc.). Si tratta sempre, cioè, di un sistema preordinato e vincolato, che non evolve autonomamente – e dunque non entra in crisi – se non a causa di un mal funzionamento di una o più delle sue parti.
Nel caso di un software, di un sistema sociale e, ancor di più, nel caso degli organismi viventi o del loro insieme spaziale (l’habitat) il grado di libertà e di fluttuazione delle variabili può apparire a volte molto più ampio, ma perché l’equilibrio e la circolarità del sistema sono garantiti da un livello di interazione, e di feedback, tra le singole variabili, molto più complesso. Il ‘vincolo’, per quanto stringente, mantiene un’elasticità proporzionale alla complessità dell’interazione fra i diversi elementi: deve cioè tener conto della possibile oscillazione dei valori di ogni variabile all’interno del sistema stesso, e deve tener conto, come nel caso dei sistemi viventi, del fatto che le variabili sono dotate di una maggiore autonomia. Per questo motivo, Bateson indica un tale tipo di sistema col termine di flessibilità. Il grado di libertà delle variabili all’interno del sistema è sempre funzionale, tuttavia, al mantenimento del sistema stesso. Il livello del suo equilibrio può spostarsi più avanti o più indietro, rispetto a un determinato parametro, ma nel complesso esso deve mantenere una sua caratteristica entropia.
Il sistema ecologico può essere descritto, a buon diritto, come un sistema flessibile. Flessibile significa infatti che il sistema è internamente complesso: le sue variabili sono vincolate l’una all’altra, ma secondo un grado di autonomia individuale. Nessuna cinghia di trasmissione, nessun insieme di ingranaggi collega meccanicamente un elemento del sistema a un altro. Gli elementi si muovono e interagiscono fra di loro secondo un’ampia possibilità di variazione, senza che questo provochi la crisi dell’equilibrio che ne garantisce la sussistenza. L’ordine che assicura il mantenimento del sistema che siamo soliti identificare nella Physis o nel vivente, e che corrisponde alla spazialità della vita, nel senso naturale delle sue condizioni di possibilità, è dunque il risultato di un’interazione complessa (e, nel dettaglio, imprevedibile, come ci ripetono banalmente le previsioni meteorologiche), e non di un’imposizione regolativa.
L’ordine è la conseguenza dell’interazione fra le variabili stesse, e il suo regime di funzionamento è il frutto del sedimentarsi e dell’assestarsi di una lunga serie di relazioni eterogenee garantite (o rese possibili) da condizioni prettamente ambientali e locali. La «natura» non prevede (e probabilmente nemmeno lo ammette, se non in termini del tutto specifici) alcun preordinamento del sistema. Subisce invece la continua tensione, del tutto interna, delle singole variabili in azione e in competizione fra di loro. Entro un certo margine, ovvero entro un certo limite, la flessibilità del sistema garantisce la tenuta dell’equilibrio generale (la sua circolarità, come direbbe Bateson); e il suo mantenersi è appunto la garanzia, oltre che dell’equilibrio, anche del mantenersi della stessa possibilità (e dunque dell’esistenza) di ogni singola variabile che ne costituisce la trama. All’interno di un bosco o di una foresta, per esempio, «creature e piante vivono insieme in una combinazione di concorrenza e dipendenza reciproca, ed è questa combinazione la cosa importante da considerare. Ogni specie ha una capacità malthusiana primaria. Qualunque specie non produca, potenzialmente, più individui nuovi di quanti non siano gl’individui della generazione dei padri è fuori causa: è votata all’estinzione. È assolutamente necessario che ogni specie e che ogni sistema siffatto abbiano componenti dotate di un aumento positivo della curva della popolazione. ...

Indice dei contenuti

  1. Frontespizio
  2. Colophon
  3. Prefazione di Piero Bevilacqua
  4. Introduzione
  5. A partire da Gorz. L’ecologia nell’illusione postmoderna
  6. La ragione ecologica e il problema del soggett
  7. La filosofia come voce e come parola (quasi un intermezzo)
  8. L’etica del limite nella teoria della decrescita
  9. La natura come ‘limite’ nell’evoluzione tecnica
  10. La differenza natura-cultura e il rapporto vita-lavoro tra Bateson e Marcuse
  11. Indice nomi
  12. Bibliografia
  13. Postfazione di Manlio Iofrida