Ti Presento Francesca
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Il suo motto personale: "Nella vita bisogna sempre credere in se stessi, non mollare davanti alle difficoltà, non cambiare né per amici né per conoscenti, altrimenti che amici sono!!!! Vivi la vita con serenità e pensa Ke ogni giorno sarà meglio di quello passato. Vivi il giorno successivo pensando a ciò ke + ti piace!!!..… E ricorda tu 6 tu e nessun altro". L'amicizia come elemento universale trasversale che attraversa i confini, le generazioni, le difficoltà, il dolore.
L'amicizia come unico rimedio e linguaggio senza confini, accettato da tutti, perché insieme all'amore rappresenta l'unico balsamo che risana la persona umana.
La vita di una giovane donna, coraggiosa, mette in risalto questo immenso valore.
Una storia che ci fa palpitare il cuore, che ci fa riflettere e interrogare; che ci invita ad esplorare la profondità dell'animo e che ci meraviglia continuamente. Attraverso una serie di avvenimenti si snoda il racconto della nostra protagonista che comunque ci lascia la sua eredità di eroina romantica.
Lei inarrestabile, diretta come un gancio destro, dissacrante, vivace, vera, libera, sincera sempre e
ad ogni costo, coerente, forte e dignitosa.

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Informazioni

Editore
Tektime
Anno
2020
ISBN
9788835409595

1^ parte

CAPITOLO 1

“Ciao Alessandra,
allora sei emozionata a tornare indietro di 30 anni? Anch'io lo sono ma sono felice di ritrovarti.
Da dove cominciamo? Ti parlerò delle mie vicissitudini degli ultimi anni. Il racconto si snoderà intorno alla figura di mia figlia Francesca.
Mi prenderò del tempo per immergerti totalmente in questa storia, ascolterai le vibrazioni del cuore e ci vorrà tutto il tempo che ci vorrà.
Allora cominciamo dal nome Francesca,
Il nome ha origine tedesca e significa 'libera'.
Per Francesca la libertà è un'esigenza, una necessità, non è un capriccio.
In suo nome, Francesca è pronta ad usare tutte le armi possibili, eloquenza, forza, dialogo.
Questa è la definizione che ho trovato e che illustra il significato del suo nome.
Credo che ritratto più appropriato del suo modo di essere non possa esistere.
E pensare che il nome l'avevo già scelto quando è nato suo fratello.
Nel 1989 quando è nato Gabriele, il mio primo figlio, io ero assolutamente sicura che si trattasse di una femmina. Fino alla sera prima di partorire, asserivo con orgoglio che si trattasse di una figlia femmina e per lei avevo già scelto il nome di Francesca.
Solenne come una promessa. Ed invece il giorno dopo allo svelarsi del mistero ci siamo trovati davanti ad un bel maschietto, e mentre papà Raffaele sceglieva il nome per lui, Gabriele- mia madre annunciava ai partenti canticchiando la canzone
Non è Francesca” -- là là là.”
C'era voluto tanto tempo perché restassi incinta del primo figlio e quanto è successo quasi non ci credevamo più. Però qualche anno dopo....quando cominciai a pensare di provare ad avere un altro figlio, ero terrorizzata da tutti gli esami che avrei dovuto ripetere, compresa l'isterosalpingografia, di cui avevo un pessimo ricordo.
Avevo comunque prenotato le visite a giugno ,del 1993, volevo provare a farmi coraggio.
Però alla fine dell'estate decisi che avrei disdetto tutto, quell'intrusione nel mio corpo per riprovare a diventare mamma, proprio non mi andava giù. Se deve venire un altro figlio verrà sentenziai.
A fine ottobre avemmo la notizia che mia cognata era incinta e che avrebbe partorito a giugno.
Ricordo che tornai a casa quasi trasognante pensando all'eventualità che potesse succedere ancora anche a noi. Poi però continuai nel mio atteggiamento fatalista.
A fine novembre ero indecisa se fare il test di gravidanza, poiché avevo un ritardo imponente. Incredula, viste le mie irregolarità, aspettai ancora un po' .
A metà dicembre la sicurezza, aspettavo un figlio ed ero già al secondo mese, il parto previsto per luglio.
Incredula e gioiosa avevo una gran voglia di ballare! Ed invece dovetti adottare molta prudenza, la mia ginecologa me lo impose. E così da subito, passai molto tempo della mia gravidanza a letto, a farmi compagnia mio figlio Gabriele, che a cinque anni, come un ometto, mi coccolava e mi rassicurava.
In effetti la mia tranquillità vacillava, man mano che andavo avanti con i mesi.
Come ben sai non avevo più la mia mamma- come invece accadde quando ero incinta di Gabriele.
Mi sentivo molto più responsabile per la vita della creatura che avevo in grembo.
A 35 anni sei una mamma un po' più timorosa. Nelle lunghe giornate passate a letto, mentre leggevo o lavoravo a maglia, mi trovavo spesso il viso bagnato di lacrime.
E più volevo distrarmi e più mi ritrovavo preoccupata, sola, coi miei pensieri.
La malinconia per mia madre che non poteva proteggermi . Arrivata agli otto mesi, mi consigliarono di avvicinarmi all'ospedale Sant'Eugenio perché potevo partorire in anticipo. Così mi recai a casa di mia suocera. Il 19 giugno è il suo compleanno- e il 20 giugno è nata Francesca.
Gioia pura, mi sentivo come se avessi fatto un giro sull'otto volante, la guardavo quella creaturina piccola, ma dolcissima. Ricordo ancora la sensazione mentre andavamo via dall'ospedale, mi sono girata e, sul sedile posteriore la culla, con lei dentro, un batuffolo rosa, mi sentivo esplodere dalla gioia.
I mesi successivi avevo ripreso a cantare, mi sentivo serena. Mi portavo la mia creatura a passeggio con la carrozzina in mezzo ai viali alberati.
Mi sembrava di essere piena di armonia e letizia.
Anche bambina piccola, Francesca aveva sempre quell'aria paffuta e tranquilla, sempre di buon umore, sempre pronta dovunque volessimo andare e a qualsiasi ora.
Sempre quel sorriso stampato sulla faccia che a guardarla ti tranquillizzavi.
Qualunque cosa ti facesse essere di cattivo umore bastava tuffarti nei suoi occhi splendenti e ti faceva cambiare atteggiamento.
Incredula, forse, dei continui passaggi di consegna tra me e il padre, quando ci alternavamo con i turni di lavoro; qualche volta sotto lo sguardo vigile e severo di suo fratello - lei emanava fiducia a piene mani.
A un anno e mezzo, a malincuore ci apprestammo a mandarla all'asilo nido.
Mi immaginavo pianti o quanto meno contrarietà, da parte di una bimba così piccola: pensi di vedertela attaccare ai vestiti, intimorita e invece lei ti sorprende ancora una volta.
Con la manina saluta e si avvia verso le assistenti con assoluta serenità.
Meravigliata, ma contenta, mi chiedevo come avevamo fatto a meritarci questo premio!
Chiedevo continuamente, quando la accompagnavo la mattina, ma l'assistente mi rassicurava, ““Signora stia tranquilla si tratta di una bambina dolcissima, ma determinata, insomma non le dà ma non le prende.””
Un paio d'anni più tardi si comincia con l'asilo, è impressionante la sua predisposizione a stare con gli altri bambini.
Vive la scuola come una festa continua. La mattina è la prima ad alzarsi già con il suo zainetto a tracollo con la merenda, vuole solo uscire e andare a scuola.
Anche nel prosieguo degli anni svilupperà un rapporto fortissimo e cordiale con i bidelli della scuola. Essendo sempre lei la prima ad arrivare, stabilisce con loro, una vera alleanza. Loro alle 7,30 dopo il caffè aspettano Francesca e il suo entusiasmo.
Abbiamo rivisto di recente il video girato durante una recita a scuola , alla fine dell'anno di asilo. Lei esilerante, non riesce a trattenere la sua gioia, non riesce a stare ferma. Mascherata da negretta, tutto il suo viso annerito dal trucco, mette ancora più in risalto il suo sorriso.
Aderisce alle richieste delle maestre di stare ferma durante le pause, ma seguendo poi tutte le coreografie già stabilite dai balletti.
Ad un certo punto, quando arriva il turno del balletto del re leone, (il suo cartone animato preferito), è inarrestabile. Come un fuoco d'artificio saltella, balla, canta.
E tu ti chiedi come può una bambina così piccola , esprimere così forte la gioia, l'impeto e la serenità.
Una delle sue maestre alla fine della recita mi disse: “Signora, sua figlia sembra nata sul palcoscenico, cattura l'attenzione in un modo naturale, è come una calamita.
Ed è una vera attrice. Questo atteggiamento è meraviglioso oggi, ma attenzione crescendo potrebbe anche diventare un'arma pericolosa.
Comunque complimenti noi attingiamo continuamente alla sua gioia di vivere.”
Francesca bambina, cresce in perfetta simbiosi con le esigenze della sua famiglia.
Abituata ad essere flessuosa sempre con una capacità di adattamento e di familiarità con gli altri, ci consente piena libertà.
Tu non c'eri , quando Gerhard nel 1998 ci ha invitato al suo matrimonio a Vienna.
Ma tuo figlio Robert, tuo fratello Andrea e sua moglie Eva, hanno vissuto questa esperienza con noi . Francesca è stata la più vezzeggiata durante il matrimonio.
Lei aveva appena compiuto 4 anni.
Ebbene con tutta serenità in 3-4 giorni abbiamo fatto il viaggio in aereo fino a Budapest,
poi in macchina, con Erik altri 200 km fino a Vienna.
Poi il soggiorno in un appartamento a noi sconosciuto, in centro città, dove lo sposo ci ha ospitato. Lei si è comportata come se quella fosse stata da sempre casa sua.
Tutte le persone straniere che intorno a noi parlavano in tedesco. Eppure lei con assoluta naturalezza ha socializzato con tutti e si è divertita tantissimo.
Ed il giorno dopo il matrimonio stesso viaggio al ritorno da Vienna in macchina fino a
Budapest e poi nuovamente in aereo Budapest -Roma.
Nessuna traccia di paura o di estraneità. Abbiamo avuto l'occasione in quei giorni di visitare un meraviglioso parco dei dinosauri vicino all'hinterland viennese.
Ebbene vestita in pantaloni bianchi e gilet a righe bianche e celesti, immancabili scarpe da ginnastica, cerchietto rosso e lunghi riccioli indomiti che scendono sulle spalle- Francesca – ridacch...

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