Femina Sapiens. Le origini della conta a base sessanta e della scrittura
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Femina Sapiens. Le origini della conta a base sessanta e della scrittura

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Femina Sapiens. Le origini della conta a base sessanta e della scrittura

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Perché accanto al sistema numerico decimale esiste anche un sistema sessagesimale? Come mai per i pesi e le distanze usiamo la conta a base dieci, mentre per la misura del tempo ci affidiamo a una conta a base sessanta? Se il sistema decimale trova la sua spiegazione nel numero delle dita delle mani, è possibile che anche quello sessagesimale abbia avuto un’origine altrettanto “naturale” o “biologica”? Per rispondere a questa domanda che tutti ci siamo posti almeno una volta, l’Autore ci accompagna in un percorso di riscoperta delle nostre origini sociali e culturali, passando in esame diverse civiltà del passato, prima fra tutte quella dei Sumeri. E la rivisitazione della mitologia sumerica ci conduce a una serie di considerazioni sulle connessioni tra linguaggio, memoria e mito. In un saggio breve ma complesso, accuratamente documentato, sono affrontati in modo diretto (e a tratti anticonvenzionale) argomenti come l’origine dell’agricoltura, la nascita della conta e della scrittura, la genesi dei rapporti familiari e la deriva dei rapporti di genere. La soluzione di un enigma antico sarà alla fine tanto semplice quanto sorprendente.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788868229269

1. La rivoluzione decimale della Dea Ragione

L’essenza del numero sta nel dieci,
fonte e radice della natura perenne.
Dichiarazione attribuita a Pitagora
Durante la Rivoluzione Francese un congresso di sapienti affiancò il Comitato di Salute Pubblica per accelerare le riforme che avrebbero consentito alla Repubblica di sopravvivere, di vincere le forze della reazione e di diventare la nazione insegnante dell’Europa.
Così l’istruzione fu resa obbligatoria in tutto il territorio francese. La libertà politica doveva essere accompagnata dal libero accesso alla conoscenza che, per la sua parte, doveva essere resa di semplice comprensione. L’istruzione doveva essere permanente e, per garantire un’uguaglianza reale, non poteva interrompersi alla fine dei cicli scolastici canonici. Il regime rivoluzionario mise in programma quella che Condorcet chiamava “seconda istruzione”, riservata agli adulti che avevano perduto l’occasione di beneficiare dell’istruzione obbligatoria appena introdotta.
Veniva concepita in questo modo un’istruzione permanente, la radice delle attuali università della terza età.
La circolazione delle nuove idee e conoscenze doveva inoltre essere libera per non impedire il libero sviluppo ad alcuno. I manuali scolastici dovevano essere uguali per tutti i dipartimenti della nuova repubblica.
Infine, il diritto all’istruzione andava esteso alle giovani francesi, per liberarle dal giogo dell’oscurantismo religioso. E il clero venne cacciato dalle chiese, che divennero luoghi di culto della Dea Ragione.
Nel fermento collettivo di cambiamento universale e radicale, gli scienziati furono chiamati a mettere ordine, una volta per tutte, nel ginepraio dei diversi sistemi di pesi e misure allora in vigore nelle diverse regioni del territorio nazionale, che erano di ostacolo al libero e onesto commercio. La dieci-milionesima parte dello spazio compreso fra l’Equatore e il Polo fu chiamata metro, unità generatrice di tutte le misure. Questa misura è più conosciuta come la quaranta-milionesima parte del meridiano terrestre.
Nel frattempo, poco prima di essere ghigliottinato per supposte azioni antirivoluzionarie, il chimico Lavoisier determinava la misura del kilogrammo. E dal kilogrammo si arrivò alla determinazione del litro.
Metro, kilogrammo e litro, a rigida base decimale, furono introdotti in Francia con decreti governativi come uniche misure ufficiali, e poi imposti in Europa con le baionette rivoluzionarie.
Mentre si procedeva celermente all’applicazione metodica del nuovo sistema repubblicano, gli scienziati francesi decisero di sottomettere all’ordine decimale anche la misura del tempo.
Così con il Decreto Repubblicano del 24 Novembre 1793 si introduceva il giorno di 10 ore, con 100 minuti per ora, e 100 secondi per minuto.
La mezzanotte era chiamata sia ‘ora 10’ che ‘ora zero’, mentre il mezzogiorno diventava ‘ora 5’.
Furono costruiti orologi che mostravano entrambe le numerazioni, quella sino allora in vigore nonché quella decimale, per facilitare la transizione all’ordine rivoluzionario. La risposta dei cittadini orologiai e dei cittadini consumatori fu però abbastanza fredda. Gli orologiai chiedevano che fosse loro risarcito il costo degli orologi del vecchio tipo ancora in magazzino, prima di fabbricare quelli decimali su larga scala. Dal loro canto gli utenti consideravano troppo dispendioso rimpiazzare in una volta sola tutti gli orologi che possedevano.
Il nuovo sistema della misurazione del tempo si rivelò talmente impopolare che il Tempo Rivoluzionario Francese divenne non obbligatorio con Decreto del 7 Aprile 1795. E fu molto presto dimenticato.
Tralasciando l’egoismo degli orologiai o la mancata collaborazione dei cittadini francesi, si deve ammettere che non aveva affatto senso cambiare un sistema di misura del tempo in vigore da secoli, non solo nelle diverse regioni francesi, ma anche negli altri stati europei. Perché ogni sistema di conta ha sempre una sua origine pratica, del tutto occasionale, e solo dopo essere stata sperimentata e considerata conveniente dai suoi utenti è accettata e tramandata.
La conta del tempo basata sulle potenze di dieci, pur di più facile calcolo, aveva in sé un qualcosa di non convincente. Nell’Ancien Régime il sistema sessagesimale aveva scandito il tempo alla stessa maniera sia per nobiltà e clero che per borghesia e proletariato.
Così, per un eccesso di pitagorismo dei sapienti repubblicani, il tempo decimale andò incontro a un fallimento annunciato.
La scuola pitagorica aveva posto il dieci al centro della sua visione matematica del mondo come sintesi armonica fra aritmetica e geometria. Perché il triangolo costruito – partendo dall’alto – con uno, due, tre e quattro punti rappresentava la tetraktys, la prima figura geometrica, quella con meno lati, ottenuta con i primi quattro numeri naturali, la cui somma dà dieci.
La dottrina pitagorica è ancora ricordata per la celebre dichiarazione: ogni cosa è numero. Meno per aver suddiviso i numeri fra femminili, quelli dispari, e maschili, quelli pari. E ancora meno per aver aperto i suoi insegnamenti alle donne.

La tetraktys pitagorica.
È facile constatare come nella natura delle cose il numero dieci non abbia alcunché di rilevante.
L’astronomia privilegia il sistema sessagesimale, alla radice dell’anno solare come dei cicli astrali. Il Grande Anno, emblema dell’antico eterno ritorno, scorre in circa 24.000 anni, scanditi dai dodici segni dello zodiaco. L’era cristiana è iniziata quando la Terra è entrata nel segno dei Pesci e ne è uscita dopo 2.000 anni.
In biologia il numero dieci è uno dei diversi numeri usati dalla fantasia della natura, e certamente non quello prevalente. Come pure in mineralogia.
E non sarebbe poi tanto sicuro che, contando con le dita delle mani, si sia scoperta “naturalmente” la base dieci. A dire il vero l’indice, il medio, l’anulare e il mignolo della mano sono molto simili tra loro, ma non sono simili al pollice, che potrebbe essere stato usato all’inizio degli esercizi di conta come marcatore delle altre quattro dita.
Si potrebbe così aver iniziato a contare, almeno in talune popolazioni, con la base numerica ‘otto’. E dal nove si sarebbe ricominciato a contare un “nuovo” gruppo di otto. Come avviene d’altronde col sistema decimale, si arriva a contare sino a dieci, e poi da lì si va avanti ricordando i numeri già contati. Undici è uguale a uno più dieci, dodici a due più dieci, e così via.
La parola “nove” potrebbe essere un residuo fossile di una conta precedente a base otto. Nelle lingue neolatine e germaniche il numero “nove” ha, infatti, la stessa radice linguistica dell’aggettivo “nuovo”.
In italiano si ha: nove/nuovo; in francese: neuf/neuf; in spagnolo: nueve/nuevo; in portoghese: novi/novo; in tedesco: neun/neu; in inglese: nine/new.
Le popolazioni slave, non avendo questa similarità nella radice linguistica, potrebbero aver saltato questa base, contando dall’inizio per decine.
Il fisico Carlo Rovelli sottolinea come in natura esistano orologi di diversi tipi: molecolari, neuronali, chimici, ormonali, più o meno accordati fra loro. Ci sono meccanismi chimici che battono il ritmo di 24 ore nella biologia elementare delle singole cellule.
Contare con il numero delle dita di una mano, delle due mani, delle dita di mani e piedi, era stata una comodità iniziale della specie sapiens, diventata poi consuetudine nelle diverse culture.
Il matematico Dirk Strujk riportava che dei 307 sistemi numerici degli amerindi 146 erano decimali, 106 quinari ...

Indice dei contenuti

  1. Premessa
  2. 1. La rivoluzione decimale della Dea Ragione
  3. 2. Sistemi di numerazione, superstizione e calendario
  4. 3. Il paradiso perduto agli albori della rivoluzione agricola del Neolitico
  5. 4. Il mondo sumerico
  6. 5. Linguaggio, memoria e mito
  7. 6. Nisaba, la Eva dei Sumeri
  8. 7. I rapporti di genere nelle nazioni irochesi
  9. 8. L’invenzione della conta a base sessanta
  10. 9. L’invenzione della scrittura
  11. 10. La deriva dei rapporti di genere
  12. Post Scriptum
  13. Bibliografia generale