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L'occasione del ventennale del Centro Bibliotecario dell'Università degli studi di Salerno è stato lo spunto per riflettere su due temi importanti: la lettura in Italia e nel mezzogiorno e la rivoluzione annunciata e non del tutto compiuta dell'ebook.La riflessione sui dati della lettura restituisce un quadro che può definirsi deprimente rilevando segnali di una vera e propria emergenza sociale, formativa e culturale.La riflessione sulla progressiva e incruenta evoluzione degli ebook mette in luce più di un ostacolo alla piena concretizzazione.

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Informazioni

Editore
Ledizioni
Anno
2020
ISBN
9788855262316

PRIMA PARTE

Dall’ebook al living document: il ruolo delle Humanities nell’open science

Armando Bisogno*

Open access: una breve introduzione

La riflessione sulla opportunità di distribuire contenuti proprietari in una modalità open sorge assieme alla Rete stessa, come movimento d’opinione finalizzato a indirizzare da subito il nuovo medium verso una piena condivisione delle risorse. Se si pensa dunque alla storia dell’open access, è utile distinguere una fase iniziale, nella quale furono varate, in modo autonomo da soggetti diversi e separati, iniziative che a titolo differente promuovevano un accesso aperto ai contenuti del sapere, e una fase ‘ufficiale’, nella quale cioè l’open access è stato definito come vera e propria strategia, essenzialmente in campo editoriale. Se dunque il costituirsi del Project Gutenberg, inaugurato da Michael Hart nel 1971 come piattaforma di condivisione di testi online, o l’ideazione, nel 1983, al MIT, della GNU General Public License per la diffusione libera (ma garantita per gli autori) del software rappresentano i primi tentativi di immaginare un modello di diffusione della conoscenza (e dei risultati della ricerca scientifica) condiviso, è solo tra il 2002 e il 2003 che l’open access acquisisce uno statuto più definito e una sua più netta conformazione in tre distinti appuntamenti: la Budapest Open Access Iniative (febbraio 2002), organizzata dall’Open Society Institute; il Bethesda Statement on Open Access Publishing (giugno 2003); la Berlin Declaration on Open Access to Kowledge in the Sciences and Humanities (ottobre 2003). Alla luce dei risultati raggiunti in queste occasioni, è possibile individuare una generale e ampia definizione di open access:
By ‘open access’ to this [research] literature, we mean its free availability on the public internet, permitting any users to read, download, copy, distribute, print, search, or link to the full texts of these articles, crawl them for indexing, pass them as data to software, or use them for any other lawful purpose, without financial, legal, or technical barriers other than those inseparable from gaining access to the internet itself. The only constraint on reproduction and distribution and the only role for copyright in this domain should be to give authors control over the integrity of their work and the right to be properly acknowledged and cited1.
Da questa dichiarazione emergono due aspetti particolarmente significativi per comprendere la logica della distribuzione open dei contenuti e, soprattutto, per immaginarne eventuali, futuri sviluppi. Per un verso, nella sua accezione più semplice e diretta, distribuire contenuti in modalità open access significa permettere che chiunque, sulla Rete, possa leggerli, scaricarli, copiarli, distribuirli e usarli nei modi previsti dalla legge; per un altro, questa modalità implica, sempre, l’obbligo di citare l’autore, rendere cioè trasparente la paternità del prodotto in oggetto. Il legame tra i due aspetti è fondativo: la libera circolazione e diffusione delle informazioni, infatti, non mira in alcun modo a eliminare il copyright ma suggerisce la possibilità che la difesa dei diritti di proprietà intellettuale non debba necessariamente passare per una loro monetizzazione e dunque possa articolarsi secondo una differente tipologia di tutela degli autori. A tal fine, negli stessi anni nei quali veniva definendosi il concetto di open access, nascevano le licenze Creative Commons (CC), pensate proprio per fornire una serie di strumenti utili a indicare, per ciascun prodotto, specifici vincoli di riproduzione e sfruttamento. In particolare, le licenze CC prevedono quattro parametri, che possono interagire tra di loro:
  • il dovere di attribuzione (BY): ogni riutilizzo dell’opera deve prevedere che l’autore venga citato;
  • il riutilizzo non commerciale (NC): non è possibile riutilizzare l’opera a fini commerciali;
  • il riutilizzo non derivato (ND): non è possibile modificare o deformare l’integrità dell’opera;
  • l’obbligo di condividere nello stesso modo (SA): ogni riutilizzo dell’opera deve preservare la medesima forma di licenza dell’opera originale.
La combinazione di questi quattro parametri permette la ‘creazione’ di licenze più o meno restrittive. Attribuire a un prodotto soltanto il vincolo BY, per esempio, significa permettere un riutilizzo completo, anche a fini commerciali e con significative modifiche, purché venga sempre citato l’autore iniziale; una licenza, invece, BY-NC-ND-SA impone a chiunque voglia riutilizzare il prodo...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Indice
  3. Premessa
  4. Introduzione
  5. PRIMA PARTE
  6. SECONDA PARTE
  7. Appendice