Gao Xingjian e il nuovo Rinascimento
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Gao Xingjian e il nuovo Rinascimento

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Gao Xingjian e il nuovo Rinascimento

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Nato in Cina nel 1940, cittadino naturalizzato francese dal 1997, Premio Nobel per la Letteratura (2000), Gao Xingjian ??? è un artista proteiforme: è romanziere, poeta, drammaturgo, scenografo, pittore, teorico e critico d'arte e letteratura. È un uomo che ha fatto esperienza dell'esilio e che nel "terzo spazio" della creazione artistico-letteraria ha trovato la propria ragion d'essere. Gao Xingjian e il nuovo Rinascimento pone il focus sulla sua scrittura critica – abitata da una dimensione teorica e contemplativa, pur sempre mediata dalla pratica estetica – e da qui osserva l'affascinante evoluzione della figura intellettuale dell'autore, che si materializza in un vasto corpus di saggi e discorsi elaborati nell'arco di un mezzo secolo. Superato oggi il quesito atavico sulla libertà individuale, identificati gli "-ismi" vecchi e nuovi, Gao torna a parlare in maniera costruttiva di ciò che la produzione artistico-letteraria è nell'essenza, negli obiettivi e nel metodo. Da ciò, l'appello al nuovo Rinascimento, il più recente – e forse più originale – contributo teorico del nuovo millennio. L'appello si configura come manifesto artistico-letterario, come inno a una nuova epoca di artisti e scrittori illuminati, guidati dal senso del bello e dal desiderio di rappresentare l'intrinseca poliedricità del reale. Il volume propone una riflessione intertestuale sull'articolata genealogia e sulle declinazioni – transculturali e transartistiche – del Rinascimento à la Gao, che è genuina volontà di riscoperta del potere comunicativo del fatto estetico in un'epoca piena di ombre. Gao Xingjian appare ora come pensatore contemporaneo che invoca, romanticamente, il ritorno alla bellezza, all'autenticità di una creazione umana e universale, aprendo così la strada a una nuova epoca di affermazione di valore.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788855130134

Parte II

FONDAMENTI E FONDAZIONI
DEL NUOVO
RINASCIMENTO

3.
Etimo e semantica del wenyi fuxing 文藝復興

Toute création artistique et littéraire est une sublimation. L’art et la littérature sont une connaissance de la vie et de la nature humaine. […]
Où est aujourd’hui le sens du beau? Souvent on a dit: l’art est fini. On a fait table rase de cette richesse universelle, humaine. On est dans la négation de ce qui nous a précédé […]. Où est la place de l’art véritable? Où retrouver le sens du beau? La beauté, pour moi, est essentielle. Je cherche ce sens, même si mon film [Le deuil de la Beauté] est une critique de la société. A l’arrière-plan, on devrait trouver une sublimation de l’esprit. C’est la création artistique, la poésie.
C’est la raison pour laquelle je passe un appel pour une nouvelle Renaissance. (Colleu-Dumond et Gao 2019, 6)
Huhuan wenyi fuxing 呼喚文藝復興 (Appello al Rinascimento): al manifesto artistico-letterario Gao Xingjian affida questo titolo di sei caratteri, che risuonano come un grido alla riscoperta della bellezza e dell’autenticità.
這是一個沒有宣言,沒有文學運動的時代,[…]。
這物欲橫流精神貧困的時代,全球金融危機的爆發,資本的利潤法則無限蔓延,無人能阻擋,又有誰說得出此中的真相?(Gao 2014b, 33-34)
La nostra è un’epoca senza manifesti, senza movimenti letterari, […].
In un’epoca immersa nel desiderio e afflitta dalla povertà spirituale, in un’epoca di dilagante crisi finanziaria globale, in un’epoca in cui la legge del profitto economico si propaga inesorabilmente, esiste qualcuno che riesca a raccontare il vero volto del presente? (Gao 2018h, 110-112)
Huhuan 呼喚, l’“appello”, è da leggersi nella sua duplice accezione, ossia come vigorosa invocazione e insieme come convocazione massiva. Gao, infatti, richiama l’attenzione di ogni individuo del mondo contemporaneo, sebbene i destinatari privilegiati restino gli artisti e gli scrittori d’Oriente e d’Occidente, a cui sono affidati gli ambiziosi compiti di “raccontare il vero volto del presente”, di ritornare all’essenza originaria dell’arte e della letteratura, e di ridestare le coscienze annebbiate da un’epoca disillusa, spogliata di autenticità e devota al materialismo. Se il punto di partenza coincide con lo sforzo di affrancamento dai confini che imbrigliano palesemente o subdolamente il pensiero e il potere creativo, come si dirà meglio in seguito, il punto d’arrivo è il dominio della libertà spirituale, eden di genuinità estetica, da cui si acquisisce la giusta prospettiva per osservare e rappresentare la complessità dell’esistenza umana, attraverso l’opera.
再一輪的文藝復興是否可能?如果從二十世紀以來建立在現代性上的文藝史觀中抽身出來,把不斷的否定和挑釁與作秀丟進垃圾堆,重新觀審文學藝術的歷史,便不難發現,這一個多世紀並沒有導致新的文明,只不過繞了個怪圈[…]。(Gao 2014h, 86)
Un nuovo Rinascimento è possibile? Uscendo dalla visione storica del mondo artistico-letterario che dal XX secolo si fonda sulla modernità, gettando nella spazzatura la teoria della negazione ininterrotta e con essa tutte le provocazioni e gli esibizionismi, e riesaminando la storia dell’arte e della letteratura, non tarderemmo a scoprire che questi ultimi cent’anni e più non hanno preso la direzione di una nuova civiltà, anzi, non hanno fatto altro che girare in tondo. (Gao 2018c, 23)
Gao Xingjian ripone fiducia, dunque, nella facoltà intuitiva di artisti e scrittori di riconoscere la necessità del nuovo Rinascimento e, prima ancora, di riconoscere la necessità del rifiuto del confine e della ricerca della libertà. Non a caso, all’interno del vasto panorama di scrittura critica, ampio spazio è dedicato alla riflessione su confini e libertà1.
Wenyi fuxing 文藝復興 ricalca e traduce il termine Renaissance – periodo storico e moto tutto europeo, ma nato in Italia – esplicitandone, con un pragmatismo tipicamente cinese, gli aspetti essenziali: “rinascita” (fuxing 復興) di “letteratura e arte” (wenyi 文藝). Questa precisazione non è forse trascurabile nell’economia del discorso di e su Gao Xingjian, e da una prospettiva culturale cinese che tradizionalmente ripone nel wen 文, quindi nel segno scritto e poi nella letteratura, un potere naturale. Come scriveva il letterato, monaco buddhista e traduttore di testi sacri dal sanscrito Liu Xie 劉勰 (465-520?) nel suo Wenxin diaolong 文心雕龍2,
Grandissimo è il potere del wen! È nato con il cieloe con la terra. In che modo? Dapprima il nero [il cielo] e il giallo [la terra] mescolarono i propri colori, poi il quadrato [la terra] e il rotondo [il cielo] distinsero le loro forme; il sole e la luna, due dischi di giada preziosa comparvero sospesi alla volta celeste, i monti e i fiumi, splendenti come broccato, si distribuirono ordinati sulla superficie della terra. Tutto ciò costituisce il wen del Tao. (1995, 28)
Al di fuori degli aspetti mitologici, se wen accenna al patrimonio letterario di una civiltà millenaria, yi 藝, l’arte, fa eco alla “coltivazione”3 del talento – come l’etimologia stessa della forma più arcaica del carattere suggerisce – declinato in diverse forme, meglio note come “le sei arti” (liu yi 六藝) della dottrina confuciana. Wenyi 文藝, dunque, racchiude e sintetizza il valore storico-culturale del canone. Ciò che propone Gao Xingjian è tutt’altro che una rinascita di un’arte e una letteratura con una funzione didattico-morale. La chiave interpretativa della maniera in cui il concetto è risemantizzato risiede forse nell’origine di fuxing 復興. Osservando da vicino il secondo morfema xing 興 e ripercorrendo a ritroso la sua storia evolutiva, possiamo godere della meraviglia del potere icastico della scrittura oracolare (Fig. 3), la più antica grafia a noi tramandata:
Figura 3. – Xing nella scrittura oracolare4.
La rappresentazione in jiaguwen 甲骨文 di quattro mani che insieme sollevano un oggetto è rivelata dalle due componenti yu 舁, “sollevare”, e tong 同, “insieme”5. Come spiega il lessicografo Xu Shen 許慎 (ca. 55-149) nel suo prezioso dizionario etimologico Shuowen jiezi 說文解字6, l’allusione è allo sforzo congiunto per raggiungere il successo. Questa potente immagine evocativa si traduce nel verbo “prosperare/fiorire/crescere florido”, preceduto da fu 復, che indica la ripetizione dell’azione: fuxing è dunque “ri-fiorire”, “tornare a prosperare”. In prospettiva, il nuovo Rinascimento, che invoca un impegno collettivo per il ritorno alla prosperità della bellezza, possiede un significato pregno di una coscienza umana innata che trascende ogni connotazione spaziale e temporale.
Quali sono, dunque, i nuclei semantici del nuovo Rinascimento? In prima istanza, è forse utile rilevare che Gao Xingjian intende il Rinascimento non già come periodo storico circoscritto, ma come unità culturale. Le coordinate temporali e spaziali, pur riconosciute e condivise, fungono da contesto di quel peculiare universo di rapporti e di valori che si è materializzato in un insieme di fenomeni artistici e letterari, i quali hanno lasciato dei simboli indelebili. Basti pensare a Leonardo da Vinci, a Raffaello, a Michelangelo, a Botticelli e a Cellini, ma anche a Fontainebleau, quindi ai castelli e alle corti francesi del XV secolo. Da queste e altre opere, che per sineddoche hanno contribuito a plasmare un “mito positivo” del Rinascimento (Gardini 2010), Gao trae una comprensione tutta sentimentale, respingendo scrupolosamente ogni carattere elitario, aristocratico e, soprattutto, ideologico. Per lui, come per molti, il Rinascimento è un sistema, una Weltanschauung: il nuovo Rinascimento ritrae anch’esso un’immagine del mondo, fondata sulla fede nel potere gnoseologico ed etico dell’arte e della letteratura, e sull’idea preliminare che si possa recuperare un valore estetico laico e a immagine dell’uomo.
L’affinità interdiscorsiva, per dirla con Segre (1982), fra il “primo” Rinascimento e il “nuovo” Rinascimento di Gao si rileva su più piani. In primo luogo, il tema del ritorno – huidao 回到, “ritornare”, ma anche huigu 回顧, “tornare a guardare”, e lo stesso fuxing – è il Leitmotiv anche del nuovo Rinascimento:
文藝復興的呼喚恰恰要回歸審美,回到人性與人的情感,回到生命,回到人的本真,回到性靈,回到精神。(Gao 2014h, 81-89)
Lanciare un appello a un nuovo Rinascimento significa tornare all’esperienza del bello, tornare alla natura umana e ai sentimenti umani, tornare alla vita, tornare al vero volto dell’uomo, tornare allo spirito, tornare all’essenza dell’uomo. (Gao 2018c, 27)
Più che un ritorno di, Gao propone un ritorno a, dunque un recupero – per usare una metafora archeologica – di una cultura perduta, che è una cultura ideale essenzialmente artistico-letteraria, in termini di valori etici ed estetici. Questa operazione di ritrovamento si configura come ri-avvicinamento al bello e all’autenticità, quindi all’essenza perduta della produzione estetica, sommersa da una stratificazione di fattori di diversa natura che dal XX secolo hanno offuscato le menti, in Cina quanto nel resto del mondo7. Gao Xingjian tratta di questo fenomeno con la consapevolezza di un intellettuale contemporaneo, ma anche di colui che ha fatto esperienza di questo allontanamento sia passivamente – in Cina, con le costrizioni imposte dalle politiche sull’arte e sulla letteratura messe in atto dal regime – sia attivamente, in Europa, nello sforzo prometeico di ricerca della propria indipendenza in un altrove materiale e spirituale.
L’ultimo secolo e mezzo è definito un’epoca buia, una fase storica di prostrazione e di imbarbarimento culturale in cui tendono a scomparire ideali e sentimenti di umanità.
然而,現時代的意識形態卻同政治權力一樣並不給予人這種自由,其種種教條對人們思想的禁錮並不亞於中世紀的宗教審判和道德的訓誡。(Gao 2014d, 51)
Eppure, tanto l’ideologia contemporanea quanto il potere politico non hanno affatto accordato all’uomo questa libertà, anzi, attraverso i loro dogmi incatenano il pensiero non meno della religione nel Medioevo, con i suoiprocessi e le interdizioni morali. (Gao 2018c, 33)
L’imbarbarimento del “Medioevo contemporaneo” genera affinità con la media aetas europea, non già cinese8, la quale non condivide l’esperienza del conflitto fra chiesa e Stato, né l’ingerenza della religione sull’educazione morale. Gao prende spunto da questo aspetto per costruire un dialogo trasversale con i fenomeni del nostro tempo: alla superstizione religiosa del Medioevo europeo si sostituisce oggi una fede cieca nel consumo, la quale svilisce persino la creazione artistica e letteraria, politicizzata e mercificata, dunque povera di significato. Se il Rinascimento proponeva una riorganizzazione del sapere in chiave anti-teologica, il nuovo Rinascimento invoca una ri-fondazione laica, e anti-ideologica, della creazione estetica. Il fuxing, come nel Rinascimento, è coscienza della rinascita; Gao ne afferma la necessità, forse con una maggiore enfasi, certamente con una più salda consapevolezza, di quella impiegata dal Vasari nel Proemio delle sue Vite, anticipando il concetto stesso di Rinascimento:
I quali [gli artisti] avendo veduto in che modo ella [l’arte], da piccol principio, si conducesse a la somma altezza e come da grado al sì nobile precipitasse in ruina estrema, e, per conseguente, la natura di questa arte, simile a quella dell’altre, che, come i corpi umani, hanno il nascere, il crescere, lo invecchiare et il morire, potranno ora più facilmente conoscere il progresso della sua rinascita; e di quella stessa perfezzione, dove ella è risalita ne’ tempi nostri. (1986, 111)
La coscienza della rinascita è ancora coscienza della mutazione, che non è ora accesso alla modernità, bensì attribuzione di un nuovo senso dei modi d’essere nel presente, aggiungendo alla tradizionale contemplazione del divenire uno sforzo di fondazione e generazione del divenire stesso. Tutto ciò, probabilmente, è pensabile solo adottando una visione della storia non come continuum, come era d’uso ai tempi di Petrarca, ma come giustapposizione di fasi, nonché di età della civiltà umana. Anche il nuovo Rinascimento rivendica la contrapposizione luce-tenebre: si pone come rottura consapevole dall’ombra e come moto verso una progressiva illuminazione creativa e culturale. Gao fornisce al...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Sommario
  5. INTRODUZIONE
  6. Parte I: BREVE RITRATTO DI UN “UOMO DEL RINASCIMENTO”
  7. Parte II: FONDAMENTI E FONDAZIONI DEL NUOVO RINASCIMENTO
  8. Parte III: ETICA ED ESTETICA DEL NUOVO RINASCIMENTO
  9. RIFLESSIONI CONCLUSIVE
  10. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI