Fin dagli anni Settanta del XX secolo, all’indomani dell’elaborazione dei grandi sistemi di insegnamento come quello audiolinguale o audiovisivo, ci si interrogò sull’efficacia di un singolo metodo applicato a una data situazione, oltre che sulla complessità del processo didattico che non poteva trovare una soluzione univoca o una risposta dogmatica: nel 1973 fu pubblicato un articolo intitolato La mort du manuel et le dé-clin de l’illusion méthodologique 1 di Francis Debyser, nel 1991 Dick Allwright intitolava una sua conferenza plenaria alla Carleton University di Ottawa The death of the method, nel 1994 Christian Puren dava alle stampe il suo volume La didactique des langues étrangères à la croisée des méthodes, C’era una volta il metodo è significativamente intitolato un libro edito da Carlo Serra Borneto nel 1998, On the mortality of language learning methods è un altro eloquente titolo di una conferenza tenuta da James L. Barker alla Briham Young University nel 2001 2. Si è giunti a parlare in molti casi di ‘epoca post-metodi’, di ‘metodo eclettico’, di ‘didattica integrata’ o ‘integrativa’3; di fatto, l’analisi delle tendenze attuali rivela visioni più ampie e articolate che uniscono tecniche diverse appartenenti ai metodi più disparati. A questo proposito Titone afferma:
L’esagerazione di uno o di alcuni aspetti del processo di acquisizione della lingua è stata responsabile dell’attuale prolife razione dei metodi, di cui ciascuno pretende di essere quello vero o valido. Gli insegnanti aperti e gli studiosi avvertiti sono convinti che non c’è alcun fattore che spieghi da solo e guidi l’apprendimento linguistico in quanto processo evolutivo. Perciò, una più larga filosofia dell’apprendimento linguistico pone la necessità di postulare un approccio multidimensionale e, di conseguenza, di mantenere sempre aperta la programmazione metodologica a nuovi adattamenti e contributi provenienti dai più diversi campi della teoria e dell’esperienza. 4
Sulla scorta di simili considerazioni ci sembra questo il luogo più appropriato per presentare i due documenti più avanzati e innovatori, a livello sia teorico sia operativo, in materia di insegnamento /apprendimento delle lingue straniere, risultato delle ricerche glottodidattiche degli ultimi anni del secolo scorso: il Quadro comune europeo di riferimento e il Portfolio europeo delle lingue, entrambi pubblicati dal Consiglio d’Europa. Il Quadro in particolare, da cui non è più possibile prescindere poiché costituisce una summa di sapere prodiga di rinnovate tendenze e orientamenti, recepisce le esigenze della glottodidattica e le rielabora alla luce degli apporti della ricerca diventando uno strumento sistematico e trasparente.
Partendo dal Quadro si prenderanno in considerazione gli elementi fondanti delle più recenti metodologie glottodidattiche caratterizzate dall’attenzione rivolta ora all’una ora all’altra variabile della situazione di apprendimento. Ci soffermeremo quindi sul discente, attivo protagonista del proprio processo di apprendimento linguistico, sul contenuto proprio della lezione di lingua e sul compito che il discente deve svolgere per imparare. Riporteremo infine il discorso sull’insegnante, non più l’attore principale della lezione ma sempre e comunque regista, anche se dietro le quinte.
È a cavallo fra il XX e il XXI secolo che, come si è detto, sono proposti e pubblicati due documenti destinati a trasformare l’insegnamento delle lingue straniere in Europa: il Quadro comune europeo di riferimento per le lingue: apprendimento, insegnamento, valutazione 5 e il Portfolio europeo delle lingue. Il Quadro, frutto della collaborazione di numerosi esperti operanti nell’ambito dell’insegnamento in Europa e altrove, fra cui il gruppo di autori guidato da J.L.M. Trim e costituito da D. Coste, B. North e J. Sheils, è pubblicato nel 2001, l’anno europeo delle lingue, in inglese da Cambridge University Press e in francese da Didier - Hatier. Le prime stesure del documento erano a lungo circolate in via sperimentale fin dal 1995 fra gli addetti ai lavori in due versioni successive. All’elaborazione definitiva del Quadro e in particolare alla definizione dei ‘descrittori’ che, come vedremo nei prossimi paragrafi, ne costituiscono una delle parti più significative, hanno collaborato tra il 1993 e il 1996 quasi 300 insegnanti, 2800 studenti di complessivamente circa 500 classi della scuola secondaria, inferiore e superiore, e dei corsi per gli adulti 6.
Anche il Portfolio europeo delle lingue (PEL) è presentato definitivamente nel 2001 dopo una fase di sperimentazione iniziata nel 1998 e condotta in 15 stati membri 7.
Nei due documenti confluiscono anni di ricerca del Consiglio d’Europa sull’insegnamento / apprendimento delle lingue straniere. Nel 1971, in seguito ai lavori del Symposium on languages in adult education tenutosi a Rüschlikon in Svizzera, è istituita nel Consiglio d’Europa una commissione con il compito di sviluppare un sistema unitario con lo scopo di servire da quadro di riferimento per l’apprendimento / insegnamento delle lingue europee ad adulti (European unit-credit scheme for language in adult education). Dal 1977 al 1981 con l’attuazione del progetto Lingue Moderne sono applicati in vari settori dell’insegnamento delle lingue straniere i principi del sistema unitario. Nel 1982 è pubblicata la Recommendation no. R (82) 18 of the Committee of Ministers to Member States concerning modern languages in cui si sottolinea l’importanza di proteggere e diffondere le lingue e le culture, anche per superare le barriere comunicative e rendere possibile la comprensione reciproca. Nello stesso periodo sono prodotte le diverse versioni dei Livelli Soglia e del livello intermedio Waystage. Dal 1981 al 1988 è messo in opera un intenso programma di aggiornamento. Trim riferisce di 36 seminari internazionali tenuti dal 1984 al 1987 in cui sono formati 1500 aggiornatori di insegnanti di lingue. Nel periodo dal 1989 al 1997, quando entrano a far parte del Consiglio d’Europa nuovi stati membri, la ricerca si orienta verso un quadro di riferimento più completo per promuovere anche l’uso delle nuove tecnologie, l’istruzione bilingue, gli scambi culturali fra nazioni e l’autonomia nell’apprendimento 8.
Nel novembre del 1991, in un ulteriore simposio intergovernativo tenutosi a Rüschlikon, il Consiglio Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica avvia una ricerca sulla descrizione della competenza linguistica ai vari livelli di apprendimento linguistico. Si vuole cioè realizzare uno schema di riferimento che fornisca criteri trasparenti, omogenei e coerenti per elaborare programmi di lingua e per permettere un confronto trasversale fra programmi e certificazioni nei sistemi di istruzione dei diversi paesi membri. Questo documento diventerà il Quadro comune europeo di riferimento.
Il Trattato sull’Unione europea, firmato a Maastricht il 7 febbraio 1992 ed entrato in vigore il 1° novembre 1993, aggiunge al sistema comunitario esistente nuove forme di ...