Storia di un ruscello
  1. 248 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Questa storia di un corso d'acqua, scritta nel 1869 da un geografo non convenzionale che anticipa idee come la biodiversità, viene inizialmente pubblicata dalla casa editrice Hetzel nella medesima collana di libri per ragazzi del contemporaneo Jules Verne, nei cui romanzi non a caso si ritrovano spesso le vivide descrizioni della natura fatte da Reclus. Metafora della vita umana, il ruscello viene così seguito passo passo lungo il suo cammino: prima sorgente di montagna, poi torrente «veloce e chiassoso come un giovane che entra nella vita», infine fiume più lento, maturo, che arriva fino al mare. Perché riproporre oggi un classico della divulgazione scientifica di fine Ottocento, con i suoi accenti poetici e talvolta retorici? Perché con il Ruscello Reclus ci introduce allo studio diretto della natura, ci propone un modo di fare geografia con i piedi, con gli occhi, con i sensi, oltre che con i libri, e ci offre al contempo un'idea di geografia sociale estremamente attuale.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Storia di un ruscello di Elisée Reclus, Marcella Schmidt di Friedberg, Alberto Panaro in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Scienze sociali e Geografia umana. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Eleuthera
Anno
2020
ISBN
9788833021102
Introduzione
di Marcella Schmidt di Friedberg*
«La storia di un ruscello, anche di quello che nasce e si perde fra il muschio, è la storia dell’infinito»: con queste parole si apre l’opera forse più amata dal suo prolifico autore. In venti capitoli Élisée Reclus ricostruisce la storia di un corso d’acqua, un essere vivo che incessantemente si distrugge e si ricrea nello spazio di pace e libertà di una natura in continua trasformazione. La Storia di un ruscello (a cui seguirà, nel 1880, la Storia di una montagna), destinata a coloro «che amano sia la poesia, sia la scienza», appare nel 1869 presso la casa editrice Hetzel di Parigi, con immediato successo di pubblico; il volume esce nella medesima collana di libri per ragazzi, la Bibliothéque d’éducation et de récréation, del contemporaneo Jules Verne, il quale, a sua volta, pare si servisse abbondantemente delle opere di Reclus come sfondo per i propri romanzi d’avventura.
Perché riproporre oggi un classico della volgarizzazione scientifica di fine Ottocento, con i suoi accenti poetici e talvolta retorici? Perché con il Ruscello Reclus ci introduce allo studio diretto della natura, ci propone un modo di far geografia con i piedi, con gli occhi, con i sensi, oltre che con i libri. Scrive Reclus alla madre annunciandole il proprio desiderio di dedicarsi alla geografia: «Nessuna ricostruzione, per bella che sia, può essere veritiera perché non può riprodurre la vita del paesaggio, la caduta dell’acqua, il tremolio delle foglie, il canto degli uccelli, il profumo dei fiori, le forme cangianti delle nubi: per conoscere è necessario vedere» (Lettera alla madre, del 12 novembre 1855).
Nella Storia di un ruscello assistiamo a un dialogo personale tra l’autore e la natura che stimola la nostra capacità di osservazione, di evocazione, di contemplazione di un paesaggio ove «curve convesse e concave si alternano lungo i bordi: è un ritmo, una musica per lo sguardo» (infra, p. 113). Secondo Claude Raffestin: «Nel Ruscello siamo di fronte a una problematica di filosofia naturale per orientare nel futuro una geografia generale che Reclus ha tentato di realizzare ne L’Homme et la Terre, i cui principi fondamentali sono la lotta di classe, la ricerca dell’equilibrio e la decisione sovrana dell’individuo» (Raffestin, 2007, Prefazione); Reclus ci ha «spinti a sognare sulle realtà materiali e sulle loro rappresentazioni. Certo siamo prigionieri dello spazio terrestre, ma siamo capaci di liberarci grazie alle immagini che creiamo per interpretarli» (ibid., p. 296).
Attraverso l’accostamento di immagini vivaci, il ruscello scorre innanzi ai nostri occhi, descritto da un autore che percorre direttamente i luoghi a piedi, osservandoli e amandoli; escursionista, oltre che geografo, interprete attento e curioso dei fenomeni naturali attraverso un continuo scambio di domande e risposte: dalla sorgente, al ciclo delle acque, alla cascata, al burrone, ai pericoli delle inondazioni, senza dimenticare le attività umane legate all’acqua, le barche, i mulini, l’irrigazione, la pesca, ma anche la gioia delle passeggiate, dei giochi, del bagno.
In questa «galleria di piccoli quadri della natura» (Caraci, 1928, p. 22) spicca particolarmente per brio e vivacità lo spettacolo, riflesso negli occhi dei ragazzi intenti a giocare nel ruscello, della compagnia di militari accaldati che si butta nell’acqua per fare il bagno, una metafora anti-establishment, un inno al disordine: i soldati giungono rigidamente al passo, in colonne rettangolari, con gli ufficiali al fianco e il tamburino in testa, come «un immenso e strano animale spinto in avanti da chissà quale cieca volontà». Poi, con una descrizione brillante per ritmo e colori, quasi da cartone animato, «l’essere mostruoso» si scompone; dal mucchio rosso-azzurro di uniformi accatastate, di spalline gialle e di bottoni di metallo, emergono uomini che si gettano nell’acqua schiamazzando come «borghesi»: «Basta con l’obbedienza passiva, basta con la rinuncia alla propria personalità», ogni traccia di ostilità scomparsa, insieme con le mostrine e le uniformi. Ma lo scompiglio dura poco, un fischio richiama all’adunata e ben presto rivediamo i soldati, impeccabilmente vestiti, «allontanarsi in fila, a passo di marcia, sulla strada polverosa» (infra, p. 162).
Altrettanto arguta è la scena della mongolfiera mezza sgonfia, il suo passeggero impigliato nelle corde della navicella, che precipita nel centro della Senna tra file di pescatori immobili come statue: nell’agitazione generale dei barcaioli, mentre tutti si adoperano per salvare il malcapitato, i pescatori sulla sponda rimangono «impassibili, con il braccio teso sull’acqua, in attesa del piccolo fremito che li avverta dell’auspicata cattura» (infra, p. 169), totalmente concentrati nel «rito religioso» della pesca con l’amo (infra, p. 167).
Proprio oggi, quando lo studio si presenta spesso come una vana rincorsa di informazioni, sempre affrettate e sempre già superate, lo stile talvolta retorico e un po’ antiquato di Reclus può creare un momento di «lentezza», di meditazione partecipata ai fenomeni osservati. Il lettore, come l’autore, un «io tranquillo osservatore del ruscello e delle sue meraviglie» (infra, p. 120), può ribadire il proprio irrinunciabile «diritto alla flânerie» e offrire la possibilità alla «mente affaticata [...] di ricaricarsi alla vista della natura» (infra, p. 143).
La geografia che Reclus propone rientra in un progetto di pedagogia libertaria, ispirata a un ideale anarchico: «La contemplazione e la comprensione dei paesaggi della natura, poi, è il primo passo verso quel modello di educazione che nel progetto politico di Reclus e dei geografi anarchici sarà la strada per la trasformazione della società e per l’emancipazione delle classi subalterne». Scrive il geografo, contemplando il ruscello, che «se gli oppressi non avessero potuto ritemprare la loro energia e rifarsi un’anima attraverso la contemplazione della terra e dei suoi grandi paesaggi, già da molto tempo l’iniziativa e l’audacia sarebbero state soffocate. Tutte le teste si sarebbero chinate sotto le mani di alcuni despoti, tutte le intelligenze sarebbero rimaste intrappolate in una rete di sottigliezze e menzogne» (Ferretti, 2010, p. 109). Reclus ipotizza l’insegnamento di una geografia stimolata dalla curiosità e dallo studio diretto del ...

Indice dei contenuti

  1. Frontespizio
  2. Colophone
  3. Introduzione
  4. Titolo e illustrazioni
  5. Capitolo primo
  6. Capitolo secondo
  7. Capitolo terzo
  8. Capitolo quarto
  9. Capitolo quinto
  10. Capitolo sesto
  11. Capitolo settimo
  12. Capitolo ottavo
  13. Capitolo nono
  14. Capitolo decimo
  15. Capitolo undicesimo
  16. Capitolo dodicesimo
  17. Capitolo tredicesimo
  18. Capitolo quattordicesimo
  19. Capitolo quindicesimo
  20. Capitolo sedicesimo
  21. Capitolo diciassettesimo
  22. Capitolo diciottesimo
  23. Capitolo diciannovesimo
  24. Capitolo ventesimo
  25. Appendice didattica