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Ripartire con Lacan

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Ripartire con Lacan

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aut aut – numero 387 (settembre 2020) della rivista fondata da Enzo Paci. "Ripartire con Lacan".

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788865768693

Lacan con Cartesio

Antonello Sciacchitano
Posons une première hypothèse: Descartes serait la référence philosophique majeure de Lacan.
J. Sipos, Lacan et Descartes
La differenza c’è
Il fatto è singolare e merita attenzione. Il famoso ritorno di Lacan a Freud passò paradossalmente attraverso un autore lontano da Freud: Cartesio. In biblioteca Freud non aveva le opere né di Cartesio né di Galilei. Non li aveva studiati, non citò mai Galilei, con riluttanza affrontò l’analisi dei sogni di Cartesio a lui sottoposti da Maxime Leroy (1929). Allora Lacan tornò a Freud a modo suo, addirittura con strumenti teorici non freudiani, partendo dall’emergere nell’inconscio del soggetto cartesiano della scienza. Il fatto è singolare, dicevo, proprio perché la scienza freudiana dell’inconscio non è cartesiana ma aristotelica. Infatti, è essenzialmente lo scire per causas, regolato da un Kausalbedürfnis, un bisogno di causalità, che nell’Uomo Mosè e la religione monoteistica Freud dichiarò essere stato nella stesura del suo romanzo storico addirittura gebieterisches, imperativo.1 Quale fu allora il canale di comunicazione tra Freud e Lacan via Cartesio?
Facile rispondere: il dubbio, le doute, der Zweifel. Meno facile dimostrarlo. In Lacan il tema è rilevante; costituisce infatti il Leitmotiv di molti seminari, in particolare dell’xi sui concetti fondamentali della psicoanalisi (1964), subito successivo alla scomunica da parte dell’International Psychoanalysis Association. Mi riferirò principalmente a quello, pur tenendo conto di anticipazioni e posticipazioni.2
Il tema del dubbio fu però trattato in modo radicalmente diverso dai due autori. Per Freud il dubbio era il sintomo cardine di certe psicopatologie: l’ossessione o la follia del dubbio; per Lacan era la via di accesso alla scienza moderna. Come si concilia la differenza? Probabilmente la differenza non è destinata a conciliarsi ma ad approfondirsi, forse a sfociare in una nuova e augurabile impostazione scientifica della psicoanalisi. La tratterò come differenza tra scienza antica e moderna, ponendo Freud dalla parte di quella antica, che narra gli effetti delle cause, in nome della verità storica, distinta dalla materiale,3 e ponendo Lacan, se non proprio dalla parte della scienza moderna, per un suo non del tutto superato hegelismo che concepiva la scienza come logica, alla frontiera tra antico e moderno.
In ogni caso la mossa di Lacan, che apre il freudismo alla scienza moderna, ma senza compromessi con neuroscienze o scienze cognitive, evitando di impelagarsi nel piattume psicologistico, mantiene tuttora una caratteristica di originalità che – spiace dirlo – si è appannata negli epigoni, orientati meno del maestro al progetto scientifico galileiano. E questo avviene grazie all’interpretazione lacaniana della filosofia cartesiana fuori dagli schemi idealistici in cui l’ha relegata la storiografia accademica, come ha dimostrato l’autore citato in esergo.4
“Qualcosa pensa prima di entrare nella certezza”
L’affermazione centrale è nel seminario del 29 gennaio 1964: “Il modo di procedere di Freud è cartesiano, nel senso che parte dal fondamento del soggetto della certezza”.5 Per chi stenti ancora a comprenderla, l’affermazione è ribadita a quattro mesi di distanza nel seminario del 3 giugno 1964: “Cosa cerca Cartesio? La certezza”.6 Lacan individuò il punto critico che accomuna il filosofo allo psicoanalista; comprese in modo chiaro e distinto che Cartesio interruppe la tradizione idealistica del pensiero da Platone in poi: la dipendenza ortodossa dalla verità del maître, maestro e padrone. Nel Seminario xi Lacan diede un’acuta interpretazione del Teeteto platonico sull’avvento della scienza, particolarmente vera per la scienza antica: “Al suo nascere, nella scienza c’è sempre la presenza di un maestro”,7 cioè qualcuno che imponga d’autorità la verità. Cartesio rovescia il procedimento filosofico; non fa il maestro; non si interroga sull’essere e la verità, come Parmenide, Platone e Aristotele, ma sul sapere8 e la certezza.9 Nella Prima meditazione si chiede unde autem scio, da dove so? – per esempio che Dio non mi inganna.10 Cartesio aveva formulato la risposta pochi anni prima nel Discorso sul metodo: il sapere deriva “dal considerare falso tutto il verosimile”.11 La nuova concezione del falso, qui proposta da Cartesio,12 e ripresa da Spinoza,13 non è aletica ma epistemica. Il falso non è il contrario del vero ma il meno ben saputo, in pratica il congetturale.
Il punto forte, difficile da accettare per la mentalità idealistica, è che in epoca scientifica il protagonista dell’azione filosofica non è più il vero ma il falso nel senso appena precisato. Nel falso si inaugura la scienza moderna; il falso è il punto in cui il pensiero moderno si smarca dall’antico. Quella antica è la scienza del vero da verificare, perché “il falso non si può opinare”.14 Quella moderna è la scienza del falso da falsificare con “sensate esperienze e dimostrazioni necessarie”.15 La scienza antica presuppone il maestro che stabilisca il vero, cui i discepoli si devono adeguare, trasmettendolo ad altri settari della stessa scuola.16 La scienza moderna non è genealogica. Opera su modelli del reale che sono congetturali e provvisori: reggono finché reggono. La scienza antica è categorica, incontrovertibile ed eterna. La scienza moderna non è statica; è in continua evoluzione; progredisce all’interno di collettivi scientifici tra pari, passando da maggiori probabilità del falso a minori. Nella prima giornata del Dialogo dei massimi sistemi Galilei fa dire a Salviati: “Ché quanto alla scienza stessa, ella non può se non avanzarsi”.17 Sulla verità Galilei anticipa Cartesio: “Quanto alla verità di che ci danno le dimostrazioni matematiche, ella è l’istes­sa che conosce la sapienza divina”.18 Segnalo en passant quanto la conoscenza lacaniana di Galilei superasse quella di Freud. A scuola di Koyré, Lacan riconobbe in Galilei la superiorità del­l’espe­rimento mentale rispetto all’esperienza di fatto.19 Galilei anticipò Einstein al di là di Newton.
Quanto al falso la psicoanalisi freudiana presenta ottime credenziali scientifiche. A cominciare dai falsi ricordi, dai falsi nessi, dai lapsus ai sogni, che sono false soddisfazioni di desiderio, fino ai transfert che sono falsi amori, nella pratica clinica del...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Premessa
  3. Francesco Stoppa “Quel vago movimento che è la ricerca della verità.” Lacan e Freud
  4. Ilaria Papandrea Un’opportunità per ripartire
  5. Mario Colucci Quel muro tra Lacan e Basaglia
  6. Pier Aldo Rovatti Lacan con il pensiero debole
  7. Massimo Recalcati Soggetto e soggettivazione in Sartre e Lacan
  8. Andrea Muni Foucault e Lacan. L’amicizia, il discorso, il soggetto etico
  9. Raoul Kirchmayr Lacan con Derrida. Il fantasma e lo spettro — della psicoanalisi
  10. Sergio Benvenuto “Non c’è rapporto sessuale.” Perciò lo si rappresenta
  11. Federico Leoni Lacan/Deleuze. Fantasma e simulacro
  12. Silivia Lippi Lacan/Deleuze. Come psicotizzare la psicoanalisi?
  13. Maio Bottone Lacan, Cartesio e le formule della follia: all’origine di un incontro
  14. Antonello Sciacchitano Lacan con Cartesio
  15. Paolo Gomarasca Lacan e la luce violenta di Antigone
  16. Bruno Moroncini Benjamin, Lacan e la questione della lingua
  17. Edoardo Greblo Lacan con Laclau
  18. Riccardo Panattoni Il sogno è strutturalista.Lacan con Barthes
  19. Matteo Bonazzi “Il nostro amico Pascal.” Lacan e l’etica della scommessa