Il teatro del mondo
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Il teatro del mondo

  1. 352 pagine
  2. Italian
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Il teatro del mondo

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Frutto di un pluriennale e appassionato studio dell'insegnamento del Cerchio Firenze 77, Il romanzo del Sentire racconta la storia dell'evoluzione della coscienza umana attraverso una settantina di singole storie ambientate in tempi e luoghi diversi a partire dall'epoca della leggendaria Atlantide fino al 2000 e oltre: una serie di reincarnazioni della stessa individualità che vive molteplici esperienze e storie diverse per formare e sviluppare la sua coscienza attraverso tante vite. Protagonista del romanzo, come dichiarato nel titolo, è il Sentire, ossia uno stato di coscienza libero dai legami del tempo e dello spazio, che, nel tempo e nello spazio, realizza, nel concatenarsi delle singole storie, una successione di verità-punto di passaggio, di stadi successivi e graduali di consapevolezza che dall'egocentrismo più esasperato giungono a una meta avanzata – seppure non definitiva – di apertura, amore, comprensione verso l'altro da sé. 772.157 caratteri, 360 pp. (cartaceo), 1 tavola fuori testo.

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Informazioni

Editore
Ikonaliber
Anno
2014
ISBN
9788897778257
XI CAPITOLO: LA CADUTA DELLA LEGGE DELL’OBLIO
Il Sentire vibrava.
Oltre il mondo astrale, oltre il mondo mentale, oltre i mondi della forma.
Là dove il conoscere equivale all’essere. Là dove per lampi di intuizione l’essere si manifesta e prende coscienza di sé.
Libero dalla necessità di identificarsi in una sola limitata vita procedeva rapido, traendone succo, dal retaggio esistenziale di un individuo a quello di un altro.
Il Sentire meditava la sua stessa struttura e i modi e i tempi con cui la sua stessa sostanza vibrava e produceva vita dispiegata nel divenire.
E vide – ma non erano immagini – come in Quirina si fosse acceso il primo germe d’amore che in Rea si era sviluppato in modo ancora confuso e incerto.
E ripensò – ma non era pensiero – al dolore di Rolando per la morte prematura della sua sposa amata e al desiderio di amore che il monaco – per paura di peccare – aveva ucciso in sé.
E riprovò – e non era solo sentimento – la forza incontenibile del ritrovarsi amanti di altra vita come era successo a Rosalinda con Eleonora.
E comprese – ed era vera comprensione – l’amore quieto e fedele di Silvana che la passione aveva sublimato in dedizione.
Comprese il tenace amore per il bello e per l’armonia che era stato scopo costante dell’abilità creativa del Sangallo.
Comprese il sublime sforzo di superare se stesso e i suoi umani limiti che frate Tommaso aveva compiuto per amore di verità.
Comprese il dono del disinteressato sentimento di amicizia che, cancellando differenze e diffidenze, era sbocciato tra Thomas e Tsoai-Tallae.
E infine sentí – con tutta l’ampiezza del suo Sentire – che tutti questi modi di amare, seppure incompleti, seppure ammantati di egoismo, seppure ancora solo un pallido riflesso dell’amore assoluto che tutto permea e rende vivo, tutti questi tentativi d’amare erano la solida base, i preziosi semi di altro piú completo amore che un Sentire piú ampio era in grado di manifestare comprendendoli già in sé e superandoli.
La storia degli uomini
«Voglio decifrare il sistema. Trovare la chiave che svela il mistero».

Il mago Jacqou l’aveva predetto quando aveva visitato la madre gravemente malata: quella donna era incinta, presto sarebbe guarita e suo figlio avrebbe avuto duratura fama nel mondo.

«Voglio decifrare il sistema. Trovare la chiave che svela il mistero. I segni sono tanti, apparentemente incomprensibili, ma io imparerò, conoscerò tutto quello che c’è da conoscere e capirò».

A undici anni conosce perfettamente latino e greco. Comincia studiare la lingua ebraica. Poi l’arabo, il siriaco, il caldeo e il copto.
A diciassette anni compila la prima carta storica del regno dei faraoni e l’Accademia di Grenoble, nonostante la giovanissima età, lo accoglie tra i suoi membri.

«Voglio decifrare il sistema. Trovare la chiave che svela il mistero. I segni sono tanti, apparentemente incomprensibili, ma io imparerò, conoscerò tutto quello che c’è da conoscere e capirò. Scioglierò l’enigma e dividerò la mia scienza con tutti perché tutti possano comprendere».
François, davanti alla collezione egiziana del professor Fourier, osserva per la prima volta iscrizioni geroglifiche su lastre di pietra: «Si può leggere?». Fourier nega in modo deciso, ma François è già convinto del contrario: «Io le leggerò! Fra qualche anno le leggerò. Quando sarò grande!».
Il professore è dubbioso. Non cosí il fratello maggiore di François: filologo interessato all’archeologia, decide di rinunciare al suo cognome; si chiamerà Figeac e lascerà al fratello il compito di portare alla fama il nome della famiglia Champollion.

François Champollion, sotto il portico del tempio di Dendera, nella quiete assoluta di un plenilunio egizio si rivolge alla profondità del suo essere in silenziosa meditazione.
«Voglio decifrare il sistema. Trovare la chiave che svela il mistero. I segni sono tanti, apparentemente incomprensibili, ma io imparerò, conoscerò tutto quello che c’è da conoscere e capirò. Scioglierò l’enigma e dividerò la mia scienza con tutti perché tutti possano comprendere».

«Vi sentite bene, monsieur François?». La vedova Mécran bussa preoccupata alla porta della stanza del suo pensionante. Ha sentito strani suoni, di voce inarticolata, serrata da uno spasimo. Forse il giovane Champollion si sente male? Apre la porta.
François ride, ride di un riso isterico e le lacrime gli inondano il viso. Tra le mani agita un libro, lo mostra alla donna che rimane allibita sulla soglia.
«Il libro di Lenoir! Un’idiozia! Congetture improbabili, libera invenzione! Non c’è nulla in questo libro! Altro che la completa decifrazione dei geroglifici! Non sarà lui a sciogliere l’enigma, non sarà lui!».

«Io, sono stato! Sono stato io a decifrare i geroglifici. Io ho ridato voce alle pietre antiche».
I compagni osservano da lontano la minuta figura di Champollion seduto sotto le gigantesche colonne del tempio di Dendera. Non vogliono disturbare i suoi pensieri.
Quell’uomo che per tutta la vita ha dedicato le sue energie e la sua genialità alla riscoperta della lingua antica di quella terra, sta vivendo il suo primo incontro con un tempio egizio, uno dei piú belli, uno dei piú intatti. E davanti agli occhi non ha piú un libro e un’immagine dipinta, ma pietra, sabbia e un plenilunio africano.
«Lasciamolo solo: è giusto che sia cosí. Chissà quale folla di pensieri e di emozioni lo stanno visitando!».

Il libro di Lenoir gli ha quasi tolto la ragione. Terribile è stata la paura che a un altro fosse toccato in sorte – ma può mai essere questione di sorte, di fortuna? – il premio per ottenere il quale lui stesso è stato capace di impossessarsi con un frenetico studio, di tutte le conoscenze che la scienza del suo secolo gli poteva offrire.
La scoperta dell’ingenuità e assoluta inattendibilità della teoria di Lenoir ha calmato la sua ansia lasciandolo però in uno stato di stordimento e di tensione sottile che non ha mai provato prima. Non saprebbe neanche dire con certezza se sia davvero ancora vigile o se una specie di sonno innaturale stia portando la sua mente in uno stato alterato di coscienza.
Comunque sia, saranno passati pochi minuti da quando la perplessa vedova Mécran ha richiuso la porta dietro le sue spalle, ed ecco che una voce in lingua copta gli scandisce chiaro nelle orecchie: «Ut-ench-Sept! Questo è il tuo vero nome. Nel libro del cielo cosí sei stato nominato: Ut-ench-Sept! Punto d’arrivo di vite e vite trascorse alla ricerca della tua vera origine. Vieni da Atlantide e alla saggezza di Atlantide ritornerai. L’Egitto – ultima terra che ha saputo conservare i tesori della sapienza atlantidea – è il ponte che ora ti serve per proseguire verso la meta».
Nel silenzio ovattato che segue queste parole dalla misteriosa provenienza, si susseguono nella mente fatta vuota di Ut-ench-Sept immagini di altri volti – i suoi antichi volti – e di altre storie – le sue antiche storie, l’una collegata all’altra dalla ricerca di una saggezza che aveva scelto l’Egitto a suo custode.
Vide il volto di Azaès mentre guardava l’isola di Atlantide inabissata e udí le sue labbra tremanti ripetere senza sosta «piú niente, piú niente…».
E vide il ragazzo egizio, che di notte era scivolato di nascosto dentro la Sala Sacra della Sfinge, accarezzare con gioia e timore il prezioso tesoro venuto da Atlantide.
E infine vide il piccolo Oman che aveva perduto la sua giovane vita per non aver voluto profanare la tomba del faraone.
Rivede la sua mano che già si allunga verso tutto quell’oro che brilla, lo vede che vorrebbe afferrare quella coppa, quel vaso tempestato di pietre. E risente quella voce di allora: «...

Indice dei contenuti

  1. Ringraziamenti
  2. Indice
  3. Intorno a Il romanzo del Sentire
  4. Nota dell’autrice
  5. ALBERO GENEALOGICO DEL SENTIRE
  6. PROLOGO: IL SENTIRE
  7. I CAPITOLO: LA SOPRAVVIVENZA
  8. II CAPITOLO: LA GERARCHIA
  9. III CAPITOLO: LA GERARCHIA COSMICA E IL MONDO ASTRALE
  10. IV CAPITOLO: IL CONFRONTO
  11. V CAPITOLO: DALLA FORZA ALL’INGEGNO
  12. VI CAPITOLO: LA CIVILTÀ
  13. VII CAPITOLO: LA GERARCHIA COSMICA, DAL MONDO ASTRALE AL MONDO MENTALE
  14. VIII CAPITOLO: L’ORDINE
  15. IX CAPITOLO: LA COSTRUZIONE DEL MONDO: L’ORGOGLIO DELL’IO
  16. X CAPITOLO: GLI IDEALI MORALI DELL’IO
  17. XI CAPITOLO: LA CADUTA DELLA LEGGE DELL’OBLIO
  18. XII CAPITOLO: LA DESTRUTTURAZIONE DELL’IO
  19. EPILOGO: IL SENTIRE
  20. PROFILO DELL’AUTRICE
  21. Stralci di giudizi critici su Il romanzo del Sentire