Il Paradiso
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Dai microfoni di Radio Maria

  1. 192 pagine
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Dai microfoni di Radio Maria

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Il Paradiso è un tema fondamentale della fede cristiana. Basti pensare che la Bibbia si apre con il Paradiso terrestre e si chiude con l'immagine della nuova Gerusalemme che scende dal cielo, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Il Paradiso è all'inizio e al termine della storia della salvezza: la cacciata dal Paradiso contrassegna quella fase della storia dell'umanità sottoposta all'impero delle tenebre; nessun uomo è mai potuto entrare in Paradiso prima che Gesù Cristo redimesse il mondo con la sua morte in croce. Il ladrone pentito è entrato con Gesù in Paradiso con tutta la schiera degli uomini giusti, che avevano atteso a partire dagli albori della storia dell'umanità. Gesù Cristo ha riacquistato il Paradiso perduto versando il suo sangue.

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Informazioni

Editore
Ares
Anno
2018
ISBN
9788881557578

Dai microfoni di Radio Maria

Livio Fanzaga


Il Paradiso

INTRODUZIONE











Il Paradiso è un tema fondamentale della fede cristiana. Basti pensare che la Bibbia si apre con il Paradiso terrestre e si chiude con l’immagine della nuova Gerusalem­me che scende dal cielo, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Il Paradiso è all’inizio e al termine della storia della salvezza: la cacciata dal Paradiso contrassegna quella fase della storia dell’umanità sottoposta al­l’impero delle tenebre; nessun uomo è mai potuto entrarvi prima che Gesù Cristo redimesse il mondo con la sua morte in croce. Il ladrone pentito vi è entrato con Gesù, con tutta la schiera degli uomini giusti, che avevano atteso a partire dagli albori della storia dell’umanità. Gesù Cristo ha riacquistato il Paradiso perduto versando il suo sangue.
Non si coglierebbe il valore immenso della redenzione se non si mettesse nella giusta luce il dono della vita eterna nella gioia del Paradiso, che è il fine della vita cristiana. Lo stesso dicasi della storia umana, che è un cammino verso i cieli nuovi e la terra nuova. Non è certo per caso che la professione di fede cristiana si chiude di­cendo: «Credo nella vita eterna».
Vista la centralità del Paradiso, desta meraviglia la scarsa presenza di questa tematica nella teologia, nella catechesi e nella predicazione. La nostra generazione naviga a vista, fra le acque del mondo, distratta dall’effimero e dimentica dell’eterno. Eppure basterebbe chiedersi seriamente che senso avrebbe la vita se il Paradiso fosse una chimera e non una realtà. Ha un senso affaticarsi lungo un cammino di cui si ignora se abbia uno sbocco? Se gli uomini impostassero la loro vita come cammino verso l’eternità, ne scoprirebbero la bellezza e la grandezza veramente divine. Alla luce della beatitudine eterna che si profila all’orizzonte, ogni fatica ha una motivazione e ogni sofferenza ha un valore. Il tempo della vita diventa prezioso e lo si riempie di creatività, di coraggio e di generosità. Le malattie spirituali del nostro tempo, l’inquietudine esistenziale, l’angoscia, la depressione e la disperazione hanno origine da una mancanza di prospettiva. L’uomo, senza la visione del Cielo che lo attende, è come un baco da seta rinchiuso nel bozzolo. Alla fine muore di asfissia.
Testimoniare la vita eterna, che Gesù Risorto ha portato al mondo, è la più grande opera di misericordia che si possa fare agli uomini di oggi, che corrono qua e là, come formiche impazzite, nel grande formicaio del mondo. Sen­­za il Paradiso che cosa sarebbe la terra se non un im­menso e impietoso cimitero?
In queste pagine desidero farti scoprire la bellezza ineffabile del Paradiso per il quale l’uomo è stato creato: vorrei che il desiderio del Paradiso prendesse il sopravvento nel tuo cuore; vorrei che tu capissi che sei venuto al mondo non per la terra, ma per il Cielo. Vorrei, infine, che tu scoprissi che con Gesù nel cuore già pregusti quella gioia senza fine che è la meta della tua vita.

Parte prima

ISCRITTO NEL GENOMA UMANO









«La prova più forte che siamo fatti a immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati. Usando un’analogia suggerita dalla biologia, diremmo che l’essere umano porta nel proprio genoma la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore».

(Benedetto XVI, Angelus del 7.06.2009)

1

ILLUSIONE O REALTÀ?











«Ma alla fine è più facile descrivere l’Inferno del Pa­ra­diso». Potremmo completare questa osservazione del grande pensatore russo N. Berdiaef dicendo che è più facile parlare del male che del bene, del diavolo anziché di Dio.
Per quale ragione? Quando si rimane sprofondati nel fango del peccato, si crea un’assuefazione al vizio e alla degradazione; la fame di mondo soffoca la fame di Dio: la verità, la bellezza e la santità divengono concetti vuoti che non riescono a parlare al cuore. La tenebra avvolge e compenetra fino al midollo dell’anima; allora l’Inferno è assai più di una possibilità esteriore: diventa un’esperienza di vita, un modo di essere della persona. Il mondo sot­to la dittatura del male sente l’Inferno assai più vicino del Paradiso.
Tuttavia è vera anche l’esperienza opposta. Chi coltiva il bene, aprendo il suo cuore alla verità e all’amore, incomincia a conoscere un altro mondo, che si dischiude nel suo intimo, con orizzonti sempre più vasti e luminosi; la fame di Dio, che è fame di felicità, di purezza e di immortalità, prende il sopravvento sulle bramosie della carne. L’a­nima si sente leggera e luminosa e anela alle sorgenti dalle quali è sgorgata: sperimenta dentro di sé istanti fu­gaci di felicità, ma tali da renderla certa che il Paradiso non è una chimera. Più uno si avvicina a Dio e si lascia il­luminare dalla sua luce e più sa che cosa è il Paradiso. Tuttavia, anche nell’esperienza dei più grandi mistici, il Paradiso è al di là di ogni immaginazione e di ogni possi­bilità di espressione.
L’uomo di oggi, persino il credente, quando sente parla­re del Paradiso, nasconde a fatica un sorriso velato da scet­ticismo, come se l’argomento fosse riservato all’età beata dell’infanzia. Ai bambini si parli pure di Paradiso, con gli angeli che si librano in volo e dove i nonni e le nonne li aspettano. Ma a chi è adulto, che sa che cos’è la realtà della vita, con le sue oscurità che non permettono illusioni, come si potrebbe parlare di Paradiso?
Proviamo a parlarne in un posto qualsiasi, per strada, in ascensore, al supermercato e persino in una camera ar­dente, intorno a una bara. Troverete qualcuno che vi ascol­terà sul serio? Di fronte a un cadavere persino la maggioranza di chi va a messa piega dimessamente la testa. «A chi la tocca la tocca», sentenziava un personaggio manzoniano.
Le letture della messa per i defunti traboccano di vita eterna, ma nelle omelie non vi è quasi traccia. Non si cre­de nel Paradiso e non lo si desidera, perché non lo si vive. È estraneo a un’esperienza di vita impregnata da bisogni, interessi e prospettive materiali. Il Paradiso è una chimera per quelli che l’Apocalisse chiama «gli abitanti della terra». Al contrario, è una realtà per coloro che con il cuo­re anelano a essere cittadini del Cielo. I bambini credono nel Paradiso senza farsi problemi. Per loro è al­trettanto rea­le quanto la terra. È immaginazione infantile o purezza di cuore? Non ha forse detto Gesù: «Beati i pu­ri di cuore perché vedranno Dio»? (Mt 5, 8).
C’è almeno una ragione per la quale l’ipotesi che il Pa­ra­diso esista veramente debba essere presa in considerazione anche da un non credente. Gli uomini di tutti i tempi lo hanno sempre sognato; anche oggi molti ci credono e lo desiderano, nonostante che la visione dominante della vita sia impregnata di materialismo e di ateismo. Il Paradiso è un tema centrale nella maggior parte delle culture e delle religioni; la sua esistenza è posta sia all’origine della storia umana, sia al suo sbocco finale. Dopo l’esperienza della felicità nell’Eden originario, il Para­di­so è divenuto un fantasma inafferrabile, tuttavia sempre presente. Il cristianesimo è la religione che ha, come sua affermazione centrale, la riconquista del Pa­ra­diso, in una condizione esistenziale di felicità, al di là di ogni concezione.
Il Paradiso cristiano ha un volto e un nome, ed è la persona di Gesù Risorto: è Lui che ha aperto le porte del Paradiso e vi ha portato tutti gli uomini che lo attendevano. Non si tratta di un mito, ma di un evento che è collocato in un momento storico ben preciso. È Il Venerdì san­to, quando Gesù, morendo in croce, promette al Buon la­dro­ne che, in quello stesso giorno, sarebbe stato con lui in Paradiso. Compiendo l’opera della redenzione con la sua morte in croce, Gesù ha espiato i peccati dell’umanità, a causa dei quali gli uomini avevano perduto il Paradiso. Mentre depongono il suo corpo nel sepolcro, Gesù discende agli Inferi con la sua anima e divinità, e porta l’annuncio del Paradiso alle anime che là attendevano nella speranza, fin dal momento della cacciata dal­l’Eden. La bellezza del cristianesimo rifulge nelle porte spalancate del Paradiso, dove possono entrare tutti gli uomini di tutti i tem­pi, purché si facciano accompagnare da Gesù.

Tu che ti sei arreso al potere della morte e ti sei rassegnato a scomparire nel nulla, ritieni una follia la promessa cristiana del Paradiso? Effettivamente è una follia, ma, come ben aveva intuito santa Caterina da Siena, solo una follia divina poteva porre mano all’opera grandiosa della creazione e della redenzione. Non è una follia che Dio si sia abbassato fino a farsi uomo? Lo è certamente, ma lo ha fatto per donarci il Paradiso. Quando incomincerai a capire che cos’è il Paradiso, ti renderai conto di chi è Dio e comprenderai che la sua pazzia, sempre secondo Ca­terina, è una «pazzia d’amore». Capisco lo sgomento del cuore umano nel trovarsi messo davanti un dono così gran­de, del quale non si potrebbe immaginare uno maggiore. Un malfattore, che la giustizia umana aveva condannato a una morte infamante, entra in quello stesso giorno in Paradiso.
La ragione umana si trova spiazzata e recalcitra. Si di­fen­de dicendo che è un’utopia, un miraggio, il pio desiderio di cuori in cerca di consolazione e nulla più. Ma ormai la promessa del Paradiso, che Gesù ha fatto dall’alto della croce, fa parte del patrimonio spirituale dell’umanità. Impossibile cancellarla. Rispunta dopo ogni dia­bolica devastazione. Quella promessa ha toccato le corde più profonde del cuore umano. Nonostante i suoi sbandamenti nelle plaghe infernali del male, nell’uomo c’è, insopprimibile, il desiderio del Paradiso.
Questa realtà inconfutabile ti deve far riflettere. Dalle regioni interiori di ogni persona salgono dei desideri che sembrano impossibili. Non senti anche tu, dentro di te, il desiderio di una felicità piena, inattaccabile, inesauribile? Non è forse questo una prova che il Paradiso è il bisogno radicale dell’uomo? Il filosofo romano Seneca osserva che gli uomini di tanto in tanto avvertono nella profondità dell’intimo di essere eterni. Il desiderio di vita eterna, che è ben diverso dal prolungamento all’infinito di questa vita, non è forse un presentimento di Paradiso? Lo è an­che il bisogno insopprimibile di santità e di bellezza che non cessa di accompagnare l’uomo, nonostante sia im­merso nella palude maleodorante del male.
Ti ho detto quanto basta perché tu non liquidi il Para­diso come se fosse un sogno infantile. Porsi il problema della sua esistenza e della sua natura è un imperativo ca­tegorico. Il Paradiso è il fine ultimo della vita, senza il quale essa non avrebbe senso. Interrogarsi sul Paradiso significa chiedersi se esiste la felicità perfetta. In ultima istanza è la stessa cosa che chiedersi se Dio esiste. Chi ci ha rivelato la grandezza e la bellezza inconcepibili del Pa­radiso è Gesù Cristo, il Figlio di Dio e il Salvatore del mondo. Il Paradiso è il dono della sua gloria divina alla povertà e alla miseria della nostra condizione umana.
Chi avrebbe potuto immaginare che l’uomo sarebbe sta­to elevato a essere partecipe della natura divina? Ep­pure questo dono inconcepibile trova un’eco profonda nelle attese del cuore. Inutilmente la cultura dominante ten­ta di ridurre l’uomo a un animale, costruendo paradisi su misura. Le persone sane non sanno che farsene. È il Paradiso di Gesù che gli uomini desiderano.

2

DESIDERIO DI FELICITÀ











La promessa cristiana del Paradiso è una risposta ai desideri più profondi del cuore; sarebbe più esatto dire che li soddisfa, ma nel medesimo tempo li supera infinitamente. Vorrei che ti fosse chiaro che il Paradiso non è un fantasma dell’immaginazione, ma una esigenza dell’umano: è ciò che l’uomo desidera di più durante la navigazione tribolata nel mare del tempo. Nonostante le disillusioni di cui è disseminato il percorso della vita, la luce tenue della speranza non si spegne mai del tutto. Il desiderio del Pa­radiso è un elemento costitutivo della natura umana; nella memoria dell’umanità vi sono ovunque tracce di un Para­diso perduto, al quale però l’uomo non ha affatto rinunciato: elevando lo sguardo verso l’alto, uomini di ogni epoca della storia hanno avuto il presentimento che il Cie­lo sia la patria a cui tendere, mentre la terra è soltanto una dimora provvisoria. Il desiderio di Paradiso è così ra­di­cato che l’uomo non rinuncia a volerlo costruire quaggiù con l’opera delle proprie mani: i falliment...

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