USA 2020 Tracce storico-politiche & istituzionali
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USA 2020 Tracce storico-politiche & istituzionali

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Davvero il 3 novembre 2020 sarà eletto il Presidente degli Stati Uniti d'America? Ovviamente no. In quella data verranno votati i Grandi Elettori che il 14 del seguente dicembre effettivamente eleggeranno il Capo dello Stato USA.Ciò considerato, gli States sono la massima rappresentazione della democrazia? Un Paese nel quale i cittadini non votano direttamente per il loro Presidente ma delegano altri a farlo, lo è?È veramente il Capo dello Stato USA la persona più potente al mondo? Gerald Ford non lo pensava e ha detto che «l'unica cosa che può decidere da solo è quando andare al gabinetto!».Ma perché nel 2020 si vota il 3 novembre? E perché il Presidente verrà invece eletto il successivo 14 dicembre?

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Informazioni

Editore
Ares
Anno
2020
ISBN
9788881559428
Mauro della Porta Raffo

USA 2020


Tracce storico-politiche & istituzionali


Riflessioni
Attori
Letture
Frammenti
Approfondimenti
La campagna elettorale
Qualche previsione

Introdurre la Politica Americana chiedendo scusa

Cercare, come faccio nelle righe che seguono, di rappresentare le infinite sfumature politiche e partitiche statunitensi quali e come si sono succedute nei secoli è impresa cui, avvedutamente, nessuno dovrebbe attendere.
L’inevitabile, conseguente semplificazione è brutale.
Scrivendo, credetemi, soffro.
È necessario premettere – e di tanto in tanto riproporre – un’annotazione essenziale quanto al repertorio della Politica USA.
I due Partiti – Democratico e Repubblicano, ovviamente – dal 1856 in competizione per Casa Bianca, Senato, Camera dei Rappresentanti, Governatorati e quant’altro, sono identificati da animali simbolo.
Il Partito Democratico (dai tempi di Andrew Jackson, che al somaro fu paragonato e, lungi dal lamentarsene, se ne vantò) è detto dell’Asino o dell’Asinello, e Asini o Asinelli possono essere e sono chiamati tanto i suoi esponenti quanto i suoi elettori.
Il Repubblicano ha per simbolo – dagli anni declinanti dell’Ottocento – un elefante ed è noto pertanto anche come Partito dell’Elefante o dell’Elefantino. Elefantini, altresì, sono detti i suoi uomini e gli elettori.
Lo stesso Partito Repubblicano è anche appellato Grand Old Party. Il relativo acronimo GOP è usato, anche in questo caso, per indicare gergalmente esponenti ed elettori.
È in uso dividere la Storia politico-istituzionale americana in periodi, cercando e trovando momenti distinti e differenti.
Guardando specificamente alle elezioni, è ovviamente possibile identificare e comprendere i cambiamenti socio-politici attraverso il confronto partitico e il succedersi dei movimenti politici rappresentativi delle realtà via via emergenti.
Ecco le contrapposizioni come, a mio modo di vedere, si sono avvicendate nel tempo:
- Federalisti contro Democratico-Repubblicani (i due movimenti comunque aristocratici i cui esponenti hanno fatto nascere e istituzionalizzato il Paese) tra il 1792 e il 1828, laddove i primi prevalgono nel declinante Settecento e conquistano la Presidenza con John Adams nel 1796 e i secondi nei decenni iniziali dell’Ottocento amministrando il Paese dal 4 marzo 1801, con l’Insediamento di Thomas Jefferson, al 4 marzo 1829, giorno nel quale ha luogo, a seguito dell’esito delle votazioni del precedente 1828, la defenestrazione di John Quincy Adams.
- Democratici (il Partito dell’Asino, semplificando e non poco, sorge a rappresentare una Borghesia in fase di consolidamento che prevale politicamente, non senza duri contrasti e contrapposizioni, con la Presidenza di Andrew Jackson) contro gli effimeri Whig (a loro volta emersi proprio in opposizione alle politiche jacksoniane).
- Democratici contro Repubblicani (partito quest’ultimo che nasce nel 1854 con il principale intento di combattere e mettere fuori legge lo Schiavismo e la società che lo rappresenta, difesa dai Democratici in specie nel Sud conservatore), confronto che dal 1856 a oggi vede le due forze muoversi idealmente, socialmente, politicamente e geopoliticamente e ben differentemente collocarsi. Volendo usare le definizioni molto più europee di Sinistra e Destra, assumono nel tempo alternativamente le une e le altre significanze.
Dal 1860 (che vede prevalere Abraham Lincoln mentre i Democratici si dividono) al 4 marzo 1933, giorno dell’Insediamento di Franklin Delano Roosevelt, con le uniche intervallanti eccezioni di Grover Cleveland e Woodrow Wilson, un Partito dell’Elefante riformatore e, in qualche esponente, decisamente Progressista (si pensi al grande Teddy Roosevelt), governa non sapendo tuttavia prevenire il Crollo di Wall Street e la conseguente Great Depression.
La successiva, significativamente definita New Deal Era, vedrà governare (malgrado l’interruzione di Eisenhower) fino al 1968 la Coalition democratica, adesso partiticamente riformatrice, che Franklin Delano Roosevelt riesce a formare. Fino a quel 1968 nel quale la contestazione nei confronti dei Democratici è rappresentata dagli scontri che coinvolgono giovani e polizia, mentre a Chicago si svolge una depressa Convention dell’Asino.
Dal seguente 1969 al clintoniano 1992, un Partito Repubblicano geopoliticamente predominante, non più rappresentativo del Nord (conquistato invero nel 1964 dall’eccezionale, elettoralmente inarrestabile, Lyndon Johnson) e sostanzialmente conservatore occupa la Casa Bianca, tranne il quadriennio di Jimmy Carter favorito dallo Scandalo Watergate.
Ed eccoci a noi. Bill Clinton, George Walker Bush, Barack Obama, Donald Trump...
Un democratico per due mandati consecutivi, un repubblicano per lo stesso periodo, un democratico in sella ancora otto anni e di nuovo (vedremo per quanto) un repubblicano.
Un’alternanza precisa, scandita, mai vista prima.
Dove si preparano ad andare gli USA non più evidentemente e da tempo WASP (White, Anglo-Saxon, Protestant) e non ancora definitamente altro?
Concludo con un’avvertenza editoriale. Il lettore che dovesse affrontare i testi per la gran parte storico istituzionali che seguono l’uno dopo l’altro si accorgerebbe di un infinito numero di ripetizioni.
Quando si vota e perché, per esempio, è detto mille volte.
La ragione?
Ritengo che in ogni scritto occorra assolutamente dare tutti i riferimenti che, leggendolo e senza complicati rimandi a un altrove, lo rendano per quanto possibile esaustivamente comprensibile da un punto appunto di vista storico e istituzionale.
Per agevolare ulteriormente il lettore, nella prima parte del libro fornirò alcuni cenni introduttivi utili a comprendere la storia politica e istituzionale americana, mentre in appendice si troveranno gli elenchi completi dei 45 Presidenti, dei candidati democratici e repubblicani alla presidenza, dei 48 Vice e il numero dei Grandi Elettori dal 1788 a oggi e i candidati alla Nomination in vista delle elezioni USA 2020.

Prima parte

Per orientarsi nella Storia politica & istituzionale statunitense

Founding Fathers

I Padri Fondatori: Founding Fathers.
Magnifica espressione che si penserebbe coniata e in uso da subito o quasi. È invece pronunciata a Chicago per la prima volta nella Convention del 1916 del Partito Repubblicano dal futuro presidente Warren Harding nel suo discorso inaugurale.
Thomas Jefferson, parlando dei Fondatori, tra i quali ovviamente va collocato egli stesso in prima fila, aveva sostenuto fossero Cinquanta Semidei. Aveva indubbiamente cognizione di causa. Fra loro, da ricordare, oltre a lui, almeno John Adams, Benjamin Franklin, Alexander Hamilton, John Jay, James Madison e, assolutamente, George Washington!

Rivincite

Presidenziali, ovviamente. Perdere. Ripresentarsi. Vincere.
Non è riuscito molte volte. Non altrettanto quanto perdere, ripresentarsi e perdere nuovamente.
Vediamo. Thomas Jefferson inaugura la serie uscendo sconfitto da John Adams nel 1796 e battendolo quattro anni dopo. Andrew Jackson è il secondo: perde in virtù di circostanze avverse nel 1824 e si prende la rivincita su John Quincy Adams nel 1828. Segue William Harrison: è battuto da Martin Van Buren nel 1836 e lo sconfigge nella successiva tornata.
Molto tempo dopo, tra il 1884, il 1888 e il 1892, la straordinaria storia di Grover Cleveland. Il Democratico, perde nel 1888 e vince nel 1892 contro Benjamin Harrison, ma era già stato alla Casa Bianca avendo sconfitto James Blaine nel 1884. Vince, perde, rivince, Cleveland: unico e inimitabile.
Franklin Delano Roosevelt (ovviamente, visto che detiene non tutti ma molti record) va qui citato perché è il solo candidato alla Vice Presidenza sconfitto (era nel 1920 il running mate di James Cox) e poi in grado di conquistare White House (quattro volte!).
Altro salto temporale, per arrivare al 1960. Il vice presidente di Dwight Eisenhower, Richard Nixon è sconfitto dal Senatore democratico John Kennedy. Passano gli anni e risorge (contro un diverso avversario) conquistando nel 1968 lo Scranno Presidenziale tanto desiderato. Dopo di che, più nessuno tra i battuti ha provato a togliere la poltrona a un Presidente in scadenza di mandato. Niente più rivincite!

Appartenenza politica dei Presidenti

- Un Capo dello Stato decisamente indipendente. Il primo, eletto due volte all’unanimità (la qual cosa significa che tutti i Grandi Elettori riuniti in Collegio hanno votato per lui): George Washington.
- Un altro espulso dal suo partito (Whig) non molto dopo l’entrata in carica: John Tyler.
- Un solo Federalista: John Adams.
- Quattro Democratico-Repubblicani: l’uno dopo l’altro, Thomas Jefferson, James Madison, James Monroe e John Quincy Adams.
- Quattro (mah?) whig: William Harrison, il Vice subentrato e citato John Tyler (whig per poco, come abbiamo visto), Zachary Taylor e l’altro Vicario succeduto Millard Fillmore (i Presidenti whig avevano l’abitudine di morire e anche sollecitamente).
- Due National Union, come fu denominato il Partito che presentava il ticket Abraham Lincoln-Andrew Johnson nel 1864 (Il secondo subentrò al primo, assassinato, per poi tornare democratico, com’era).
- Quindici (mah?) Democratici: Andrew Jackson, Martin Van Buren, James Polk, Franklin Pierce, James Buchanan, l’or ora citato Andrew Johnson, Grover Cleveland, Woodrow Wilson, Franklin Delano Roosevelt, Harry Truman, John Kennedy, Lyndon Johnson, Jimmy Carter, Bill Clinton, Barack Obama.
- Diciannove Repubblicani: Abraham Lincoln, Ulysses Grant, Rutherford Hayes, James Garfield, Chester Arthur, Benjamin Harrison, William McKinley, Theodore Roosevelt, William Taft, Warren Harding, Calvin Coolidge, Herbert Hoover, Dwight Eisenhower, Richard Nixon, Gerald Ford, Ronald Reagan, George Herbert Bush, George Walker Bush, Donald Trump.
Si ricordi che il Partito Repubblicano è stato fondato nel 1854 e che in precedenza, confrontandosi in particolare con i Whig, il Democratico aveva già vinto con Andrew Jackson, Martin Van Buren, James Polk e Franklin Pierce.
La contesa Democratici versus Repubblicani ha inizio nel 1856. Se si guarda solo al periodo 1856-2016 i Presidenti repubblicani sono appunto diciannove. Decisamente meno, nel medesimo ambito temporale, i democratici: dieci.
Di conseguenza, è superiore il periodo GOP di permanenza a White House: novantadue anni contro sessantotto, restando di non facile attribuzione il quadriennio governato da Andrew Johnson.

Continuità alla Casa Bianca


Zachary Taylor – whig – è l’ultimo Presidente eletto (nel 184...

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