La speranza della famiglia
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La speranza della famiglia

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«Il principale problema, presente nella Chiesa a proposito della famiglia», scrive nella prefazione il cardinale Fernando Sebastián, «non è il piccolo numero dei divorziati risposati che desiderano accostarsi alla Comunione eucaristica. Il nostro problema più grave è il gran numero di battezzati che si sposano civilmente e degli sposati sacramentalmente che non vivono né il matrimonio né la vita matrimoniale in sintonia con la vita cristiana e gli insegnamenti della Chiesa, che li vorrebbe come icone viventi dell'amore di Cristo verso la sua Chiesa presente e operante nel mondo».

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Informazioni

Editore
Ares
Anno
2014
ISBN
9788881556342

LA SPERANZA DELLA FAMIGLIA

Dialogo con il cardinale Gerhard Ludwig Müller
Con grande chiaroveggenza Papa Francesco ha convocato un Sinodo straordinario per la famiglia col titolo Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione. È una grande occasione per affrontare i problemi posti dal mondo contemporaneo alla famiglia. Quali sono queste sfide? Sembra che la prima sfida sia il fatto che i giovani hanno smesso di sposarsi. Alcuni dicono che questa sarà la vera provocazione per il Sinodo sulla famiglia. In una società sentimentale, caratterizzata da soggetti emotivi molto fragili, si è messa in dubbio l’affidabilità dell’amore e, perciò, anche il valore del «per sempre». I giovani che affrontano il matrimonio si scontrano con la difficoltà di «credere nell’amore». L’amore è diventato talmente liquido da sembrare con poca forza per fondare seriamente un progetto famigliare. I giovani fidanzati, di fatto, hanno difficoltà a credere in tale solidità: quale messaggio possiamo inviare loro? Come comunicare e infondere speranza nei giovani?
È evidente l’enormità della sfida lanciata da questo mondo tanto secolarizzato. Da una parte, in alcuni Paesi tradizionalmente cristiani, si osserva una progressiva perdita della fede. Parallelamente, in molti altri luoghi la religione cristiana si è ridotta a un complesso di valori, idee o attività sociali, perdendo ciò che era essenziale e basilare nell’esperienza di fede: l’incontro reale con Gesù Cristo, Figlio di Dio e il rinnovamento totale dell’uomo nella prospettiva escatologica. A questo proposito, il matrimonio cristiano come sacramento si può comprendere in tutta la sua profondità solamente a partire da questa prospettiva cristologica ed escatologica.
Il matrimonio non si riduce alla convivenza con un’altra persona: è una decisione definitiva nel quadro della relazione di Cristo sposo con la Chiesa sposa. Cristo viene prima di tutto. Come è stato detto in modo tanto peculiare da Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, con un inedito neologismo, Cristo ci «primeggia». Dalla creazione del mondo, Dio ha voluto in Cristo che la sua decisione verso di noi, suoi figli, sia definitiva e radicale. Perciò, è volontà di Dio che il matrimonio sia questa unione intima e singolare tra un solo uomo e una sola donna; tale unione è la sorgente da cui scaturisce la famiglia e il criterio per valutarla.
A questo proposito il Santo Padre ha detto recentemente: «Tutti i matrimoni sono ordinati e hanno la tendenza interiore a essere fecondi: i figli hanno origine nell’amore sponsale». Nell’omelia della Messa mattutina celebrata nella Casa di Santa Marta il 2 giugno, il Papa ha ricordato inoltre con un certo humour una situazione contemporanea, espressione di un terribile dramma: pensiamo a tante coppie che invece di avere figli, preferiscono un cane, un gatto o altro gingillo. Facendo così, molti sposi rinunciano a un legame personale che dà origine alla relazione con i figli e che è il completamento e la perfezione dell’amore coniugale che professano.
Mi arrischio ad affermare che l’educazione affettiva della gioventù di oggi è tra i problemi più gravi con cui dobbiamo confrontarci. Noi pastori costatiamo con preoccupazione che molti giovani vivono in opposizione a ciò che la Chiesa propone. Molti tra loro rifiutano di vivere e sviluppare il loro amore con fedeltà totale, all’interno di un matrimonio indissolubile: di fatto, potremmo dire che hanno paura dell’impegno. Perciò, la sessualità è intesa come semplice piacere, non come possibilità di ricevere e comunicare vita, in seno a una comunione d’amore. Rifiutano di costruire una comunione di vita e di amore con la persona amata.
Ritengo che, in fondo in fondo, questi giovani non siano altro che l’indice della grave difficoltà del nostro mondo di comprendere la vera dimensione di comunione dell’esistenza umana. In un mondo rabbiosamente individualista e soggettivista, il matrimonio non è più percepito come possibilità offerta all’essere umano per raggiungere la sua pienezza, partecipando all’amore. Qualcuno dovrà annunciare nuovamente il Dio, Trinità amorosa! Dovremo annunciare il Dio rivelato che chiama tutti a prendere parte al suo essere relazionale. Dovremo sottolineare che tale partecipazione alla vita divina non è riservata ad alcuni eletti, bensì è offerta a tutti, celibi e sposati. Soprattutto, dovremo spiegare che questo è stato il grande «regalo di nozze» fatto da Dio all’umanità, per mezzo dell’incarnazione della Parola e dell’effusione dello Spirito Santo.
La preparazione remota al matrimonio, perciò, fin dall’infanzia e dall’adolescenza dovrebbe essere una delle massime priorità educative della pastorale. Un bambino che scopre di essere amato senza condizioni in quanto figlio, nell’adolescenza diventerà una persona che si sente spinta ad amare l’altra persona, e poi nell’età adulta, dopo essersi riconosciuta nella dimensione sponsale, come uno che scopre la fecondità del proprio amore. Insisto tuttavia che la preparazione prossima o immediata al matrimonio risulta inefficace se non si educa fin dalla culla la dimensione personale e affettiva della persona. Solamente così si ottiene di armonizzare le dimensioni basilari dell’esistenza umana: la persona, la socievolezza, la fecondità, la responsabilità, l’educazione, la comunione. Questo è il fondamento per intendere in modo integrale il matrimonio.
I giovani hanno diritto a sperimentare fin dall’inizio della loro esistenza ciò che solamente la famiglia può dare: mi riferisco alla confidenza e all’equilibrio scaturenti dal fatto di esser stati accettati a accolti senza condizioni dai genitori. Non esiste maniera migliore per infondere nei giovani la vera speranza. Per loro, i genitori sono i primi rappresentanti dell’amore di Dio. Essi trasmettono la fiducia nata dal sapersi accolti e accarezzati dalle mani del Creatore, che ci amava anche prima che fossimo generati.
Con espressione più teologica, i nostri genitori sono, data la loro partecipazione al sacerdozio comune di tutti i fedeli, rappresentanti sacerdotali della fiducia, dell’amore e dell’incondizionata accettazione della nostra esistenza umana.
Dicevamo come i giovani si trovano in grande difficoltà al momento di fare una promessa come quella matrimoniale, che esige fedeltà «per sempre». Papa Francesco ci ricordava nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium come «l’individualismo postmoderno e globalizzato favorisce uno stile di vita che indebolisce lo sviluppo e la stabilità del vincolo tra persone e che snatura i vincoli famigliari» (n.67). In questa situazione, come si può intendere il «per sempre» del matrimonio? È un limite e un motivo per non sposarsi, o è una manifestazione della grande speranza di marito e moglie quando contraggono il matrimonio?
Il «per sempre» chiaramente si lega all’«u­na volta per sempre» del sacrificio di Gesù sulla croce, che ha dato la sua vita per noi. Dare la propria vita è quasi la rappresentazione dell’amore, dal momento che l’amore non è un sentimento vago, bensì una realtà: realizzarsi attraverso la donazione di sé.
Il cuore dell’amore è il donarsi di Dio per noi. Siamo stati liberati da noi stessi, dall’egocentrismo, quando fummo creati dal Dio Trinitario che esiste nell’amore, nella relazione del Padre col Figlio nello Spirito Santo. Perciò, la relazionalità è e sarà sempre fondamentale per la nostra esistenza. È impossibile vivere isolati o chiusi in noi stessi! La vita ha senso unicamente quando diviene concreta donazione all’altro: nella vita quotidiana, giorno per giorno. In modo particolare, essa si dà nel mistero del matrimonio che diventa il luogo privilegiato dove si sperimenta la donazione di sé definitiva e senza condizioni, che dà senso alla nostra vita.
Tutto ciò, indubbiamente, è tanto bello e incoraggiante, ma presenta anche il limite di non potersi realizzare contando unicamente sulle proprie forze. Senza l’umile ammissione dei propri limiti e senza la sincera offerta del perdono ricevuto da Dio, non è possibile sostenere il «per sempre». Ritengo che dietro tante famiglie spezzate o ricomposte a pezzetti, con vari «padri» o «madri» o solo con «madri» o solo con «padri», in definitiva ci sia un difetto di comprensione di ciò che ritenevamo evidente.
Secondo il mio parere, l’obiettivo principale del prossimo Sinodo dovrebbe essere il compito di recuperare l’idea sacramentale del matrimonio e della famiglia, per conferire ai giovani disposti a iniziare il cammino coniugale, o a quelli che già vi ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. PREFAZIONE
  3. PREMESSA
  4. LA SPERANZA DELLA FAMIGLIA
  5. Notizia