Capitolo primo
LA MADONNA
CHE HA LACRIMATO SANGUE
Tratterò questa prima parte soltanto per sommi capi, perché il Dossier pubblicato sulla Rivista diocesana della diocesi di Civitavecchia e Tarquinia parla quasi esclusivamente e in modo esaustivo del fenomeno delle lacrimazioni di sangue; si rimanda, quindi, a esso per una visione più approfondita.
1. L’evento delle lacrimazioni
Il fatto è costituito da una statuina della Madonna che ha lacrimato sangue nel giardino di una casa privata in località Pantano di Civitavecchia, sotto la parrocchia di Sant’Agostino. Le lacrimazioni sono un fatto oggettivo, scientificamente costatabile, e quelle verificate sono state quattordici, di cui tredici in casa Gregori e una in quella del vescovo.
«La prima lacrimazione è avvenuta il 2 febbraio 1995, alle ore 16,20 davanti a una bambina di sei anni, Jessica Gregori e subito verificata dal papà Fabio da lei chiamato. Sono seguite, nei giorni successivi, altre lacrimazioni, attestate da vari testimoni, fino al giorno 6 febbraio, giorno in cui la statuina è stata rimossa dal suo posto. Alla seconda lacrimazione avvenuta il 3 febbraio alle ore 18,45, ha assistito anche il parroco Don Pablo Martin. Un’altra lacrimazione è avvenuta in casa del vescovo il 15 marzo 1995, alle ore 8,15, essendone testimone il vescovo stesso e altre persone presenti in casa. In tutto sono state testimoniate 14 lacrimazioni. Il fatto è stato documentato da una serie di fotografie»2.
Alle singole lacrimazioni hanno assistito numerosi testimoni, alcuni di questi si sono presentati anche spontaneamente per dare una pubblica testimonianza per amore di verità e in onore della Madonna3. Le molte testimonianze costituiscono quella che è chiamata «molteplice attestazione» che esclude ogni dubbio sulla attendibilità dei testimoni.
Tutti hanno visto le lacrime «formarsi e scendere» o, come minimo, in movimento. Tutti affermano con certezza che nessuno al momento stava manomettendo la statua. In particolare, coloro che conoscono i Gregori ritengono che essi siano persone serie, oneste e incapaci d’inganno.
Le testimonianze che vengono prese maggiormente in considerazione sono quella davanti a Jessica, essendo la prima a vedere e per di più incapace di ingannare, e quella davanti al vescovo, in quanto pastore della diocesi e membro effettivo della gerarchia ecclesiastica.
Quando la statuina della Madonna lacrimò la prima volta, Jessica aveva sei anni, quindi era molto piccola. Dopo dieci anni ricorda perfettamente quel momento e ne offre un’ulteriore testimonianza scritta.
«[...] Prima di uscire però mio padre, per non rimanere chiusi fuori casa, tolse le chiavi. Passò davanti alla Madonnina, con in braccio mio fratello Davide, e facendosi il segno della Croce notò che la Madonnina era completamente bianca.
Anch’io feci tutto ciò che ha fatto mio padre, con delle differenze, giunta fino alla seconda rosa, colpita da qualcosa ritornai immediatamente indietro e vidi scendere dall’occhio destro della Madonnina delle lacrime di sangue. Impressionata ma non impaurita mi rivolsi a mio padre dicendogli: “Papà, papà la Madonnina piange”.
Mio padre non mi credette e mi rispose dicendomi: “Come fa una statua di gesso a piangere? Sbrigati sono le 16:21, facciamo tardi per la Messa”.
Mi rivolsi di nuovo a mio padre dicendogli: “Papà, papà la Madonnina piange tutto sangue”.
Appena sentita la parola sangue mio padre corse da me, controllò la Madonnina, mi controllò le mani (per vedere se mi ero fatta male) e poi convinto che fossi stata io, mi diede uno sculaccione al sederino. Così iniziai a piangere dicendogli che io non ero stata. Mentre succedeva tutto questo dall’occhio sinistro iniziarono a scendere delle lacrime di sangue che giunsero fino al cuore. Mio padre sbalordito toccò il sangue della Madonnina, e piangendo mi prese in braccio recandoci di corsa in chiesa.
Giunti in chiesa mio padre raccontò tutto a mia madre che a differenza di noi rimase molto tranquilla [...]»4.
Il vescovo, mons. Girolamo Grillo, in un passaggio della sua testimonianza scritta, si esprime.
«Guardando attentamente la statua che avevo tra le mie mani, ci siamo accorti che, sulla guancia destra della statua, vi era una grossa lacrima di sangue, la quale poi lentamente incominciò a scendere fin sotto il collo della statua, per qualche minuto e per qualche centimetro»5.
La testimonianza del vescovo è di grande importanza, avendo inizialmente espresso scetticismo sui fatti di Pantano. Dal momento che la Madonnina ha lacrimato nelle sue mani tutto è cambiato, e ha cercato di gestire la faccenda come meglio ha potuto, trovandosi nella difficile situazione di essere allo stesso tempo «testimone» e «giudice» dell’evento.
Ma le cose più importanti il vescovo deve ancora manifestarle, in maniera particolare ciò che riguarda l’interessante posizione presa dal papa Giovanni Paolo II sull’evento.
2. Fatti connessi all’evento delle lacrimazioni
Il fatto delle lacrimazioni suscita una serie di reazioni e di eventi, a cominciare dal gesto di una donna invasata che con le dita cerca di togliere il sangue dalla statuina e di romperla. Il gesto di questa donna è premonitore di quanto accadrà: da molte parti si cercherà di negare la verità dell’evento e di perseguitare i protagonisti.
Si fanno intervenire le forze di Polizia sia per mantenere l’ordine pubblico, dal momento che migliaia di persone cominciano ad arrivare, e sia per verificare eventuali inganni. Ma saranno proprio alcuni di questi agenti ad assistere a delle lacrimazioni e a testimoniarne l’autenticità.
Il vescovo è informato dal Parroco, ma non dà nessun credito all’accaduto. In ogni modo suggerisce di far subito analizzare il sangue per vedere di che natura è, ed eventualmente smascherare l’inganno, ma risulterà sangue umano. Solo dopo la lacrimazione nelle sue mani, abbandona ogni scetticismo avendo costatato di persona il fatto tangibile e straordinario.
La mattina del 6 febbraio, all’alba, Fabio vuole portare la statuina in chiesa perché sostiene di aver udito una voce che gli diceva: «Portala in chiesa, vuole andare da suo Figlio». In un primo momento la sacra immagine è consegnata a don Pablo, che la fa nascondere in casa di un fratello di Fabio e, infine, il 10 febbraio, è portata in casa del vescovo6, il quale la sottopone a un breve rito esorcistico, accertando l’assenza di presenze demoniache7.
Mentre la statuina si trova nella casa di mons. Grillo va registrato un fatto inaudito: il 6 aprile la Magistratura procede al sequestro della Madonnina, che viene chiusa e sigillata in un armadio dell’abitazione vescovile.
L’impressione che questo gesto suscita nei fedeli e nel mondo è enorme: una statuina di gesso fa «paura», va quindi neutralizzata, arrestata, sottratta alla devozione dei fedeli.
Il Procuratore della Repubblica, il Dott. Albano, intervistato dai giornalisti, giustifica il sequestro della statuina con queste parole: «Mi hanno accusato di muovermi ispirato dalla massoneria. Figurarsi. Io voglio solo evitare raggiri. Dovevo rischiare che trentamila invasati inseguissero un pezzo di gesso?»8. Il riferimento è a una processione annunciata dal vescovo per riportare la Madonnina a Pantano. Ma si tratta di un’affermazione, e soprattutto di una motivazione, inaudita.
I fedeli della Parrocchia di Sant’Agostino si mobilitano, protestano, vogliono che la Madonnina torni a Pantano. La protesta è accompagnata da una raccolta di firme9.
Mons. Grillo, profondamente addolorato, invita la popolazione ad avere pazienza e ad attendere con fiducia, nella preghiera e nel silenzio, che tutto sarebbe stato chiarito nell’interesse della verità per il bene d...