Suor Faustina & il volto di Gesù Misericordioso
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Suor Faustina & il volto di Gesù Misericordioso

Il mistero del dipinto più venerato del mondo

  1. 128 pagine
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Suor Faustina & il volto di Gesù Misericordioso

Il mistero del dipinto più venerato del mondo

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Il reportage, finora inedito, sulla storia avvincente e suoi segreti del Dipinto che, nella concezione della gente, insieme con la Sacra Sindone di Torino, dà una fisionomia certa a Gesù di Nazaret. Il Volto miracoloso che ha dato vita a un culto praticato da milioni di persone.Parliamo dell'autentica immagine della Divina Misericordia, che Gesù ha chiesto alla santa mistica polacca Faustina Kowalska di far realizzare. Dalla Polonia alla Lituania, passando per la Bielorussia, le vicende del Quadro si snodano in una vera e propria spy-story che – sullo sfondo dell'avanzata nazista e dell'invasione sovietica – racconta il viaggio straordinario di questa sacra Immagine miracolosamente salvata da alcuni sacerdoti e, soprattutto, da un manipolo di donne coraggiose che l'hanno nascosta, rubata, comprata e riscattata, a beneficio dell'umanità intera.

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Informazioni

Editore
Ares
Anno
2018
ISBN
9788881558223
Capitolo I

Storia & misteri di un Dipinto











Il segreto di Vilnius


Non provate mai a chiedere a un lituano se parla polacco o russo. Sgranerà gli occhi e vi guarderà come un extraterrestre. Per i Lituani, Polacchi e Russi sono invasori. Anche per questo la lingua lituana si parla solo in questo piccolo Stato del Nord Europa, grande più o meno come la Lombardia e con circa tre milioni di abitanti. Gli stessi che popolano Roma.
Quando ci sono andato per la prima volta, Vilnius (la capitale) mi è piaciuta tantissimo. Le cupole, le piazze, le sue mura. La gente è cordiale, anche se le persone fanno una fatica enorme a darti confidenza. Dopo quella polacca, due invasioni sovietiche e una nazista hanno necessariamente segnato questo popolo che ha imparato a convivere con gli arresti notturni e inspiegabili, con le massicce deportazioni in Siberia e con le micidiali persecuzioni dei due peggiori regimi totalitari che la storia conosce. Ma, soprattutto, questo popolo ha imparato che, talvolta, il nemico più terribile può vestirsi di bianco e chiamarsi freddo e ghiaccio. Le temperature sottozero con cui è costretto a convivere e che sferzano ogni anno il Paese possono far paura e trasformarsi in una falce, pronta a decimare vite e a creare indicibili sofferenze.
Da queste parti sostengono che la migliore rappresentazione del popolo lituano sia quella del «Kristus rupintojas», il Cristo pensoso, una impressionante e originale raffigurazione del Redentore seduto su un ceppo, con il volto chino fra le palme delle mani e i gomiti appoggiati sulle ginocchia. Ha un’espressione profondamente triste e meditativa. Così sembrano essere i Lituani: eternamente malinconici. Forse anche per questo il numero dei suicidi qui è il più alto d’Europa. E sono moltissimi i Lituani che abbandonano il Paese per trasferirsi altrove.
Eppure, con la sua cultura e le sue tradizioni proprio in Lituania è conservata una delle immagini cristiane più importanti degli ultimi cento anni (il cui culto è praticato da milioni di persone) e, paradossalmente, meno conosciuta al mondo. L’Immagine di un Volto che è riuscita a sopravvivere all’ateismo comunista e alle polizie naziste in una sorta di spy story in cui si intrecciano guerre, persecuzioni, donne coraggiose e grandi artisti.
Non parliamo soltanto di un dipinto. È la storia di una immagine che va di pari passo con il dolore e la solitudine di un Paese, di un continente e del mondo. Rappresenta una sfida antica: quella dell’uomo che rivendica la propria libertà davanti al divino e all’umanità. È la cronaca della vittoria della Fede rispetto al tempo e allo spazio; dell’autentica devozione sul razionalismo. Ed è, infine, riaffermazione dell’infinita originalità del pensiero di Dio, la giustificazione del primato della misericordia sulla giustizia. È la storia avvincente, per certi aspetti commovente, di un Quadro (e di chi ha rischiato la propria vita per salvarlo) nascosto in un corridoio, trafugato da un deposito, trasportato di notte in una soffitta e riscattato con una lurida bottiglia di vodka. È la storia dell’autentica e unica Immagine della Divina Misericordia. Di quel Volto e di quella Bellezza che, sono certo, salverà il mondo.


Visioni & profezie del Diario di Faustina Kowalska


Il primo appuntamento in agenda appena atterrato a Vilnius, capitale della Lituania, è con l’arcivescovo della città. Devo incontrarlo per avere la conferma ufficiale di questa storia straordinaria. E mi serve una risposta istituzionale. Incontro monsignor Gintaras Linas Grušas nel palazzo della Curia, a pochi passi dalla piazza (immensa) principale della città, Piazza della Cattedrale.
Arrivo in anticipo all’appuntamento. Decido, pertanto, di fermarmi un attimo e vedere il punto esatto dove si trova la lastra di pietra, situata vicino il campanile, da dove il 23 agosto del 1989 è partita la catena umana che per seicento chilometri, quel giorno, ha unito per mano due milioni di Lituani, Lettoni ed Estoni in una magnifica manifestazione di protesta contro il regime sovietico.
Incontro una signora che quasi tutti i giorni si sofferma in questo luogo. Era presente quel giorno. È commossa e mi racconta: «La radio e la tv sovietiche parlavano di quanto stava accadendo qui. C’erano migliaia di persone. Poi mi ricordo che in quelle sere le finestre delle case delle città e dei paesi si illuminavano con delle candele, accese per ricordare anche le persone morte durante le deportazioni ordinate da Stalin. E a Kaunas [antica capitale della Lituania, nda] qualcuno ha bruciato le immagini di Molotov2 e di Ribbentrop3. Fu quello il segnale che qualcosa sarebbe finalmente cambiato per sempre, per me e per tutta la Lituania».
Pensando alle sofferenze di questo popolo supero quindi la piazza per andare presso l’episcopio a raggiungere gli uffici del vescovo. Dopo qualche minuto di attesa, qualcuno mi scorta al secondo piano. Il prelato è nato in America, da genitori lituani. Parla bene l’italiano. È sorpreso nel vedermi, non si aspettava che da Roma volassi fino a qui per saperne di più su questa storia.
«È tutto vero. I fatti, i protagonisti, le protagoniste, le peripezie, sono reali. Ancora oggi – mi spiega – quando racconto la vicenda di questo dipinto, tutti rimangono meravigliati. Addirittura increduli. Polacchi compresi».
Che cosa c’entrano i Polacchi? Moltissimo. Perché tutta questa vicenda affascinante muove i primi passi da un piccolo villaggio della Polonia centrale: Głogowiec. Qui, infatti, nasce nel 1905 Faustina (Elena) Kowalska, colei che diventerà un vero gigante di spiritualità, ispirerà il pontificato del suo connazionale Karol Wojtyla e darà il via al culto alla Divina Misericordia, oggi praticato in tutto il mondo da milioni di fedeli.
Terza di 10 figli, fin dall’infanzia Elena disse di aver sentito la vocazione religiosa, ma solo a 20 anni – dopo essersi procurata lavorando come domestica la dote e il corredo necessari per l’ingresso in un monastero – poté entrare nel convento delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia, a Varsavia4.
Se non fosse per il suo Diario che ha consegnato al mondo, oggi nulla sapremmo di lei.
Per ben 13 anni Faustina Kowalska fu destinataria di straordinari fenomeni mistici come apparizioni e visioni; ebbe il dono dell’ubiquità e della profezia. Ricevette anche le stimmate nascoste5. La sua vita di appena 33 anni l’ha trascorsa quasi sempre nella sua piccola cella. Ha vissuto in modo semplice, spontaneo e allegro. Ed è grazie a lei se esiste il santo Volto oggi conservato a Vilnius.
Devo saperne di più su questa donna e sul suo Diario – il titolo completo è La Misericordia divina nella mia anima – che è un vero e proprio best-seller del sacro. Con le sue quattrocento pagine è stato tradotto in trenta lingue, compreso il russo e l’arabo. E le vicende del Quadro della Divina Misericordia partono proprio dal Diario di Faustina in cui sono contenute rivelazioni e visioni di Cristo e il mandato di diffondere il culto per un attributo di Dio, la misericordia, da celebrare ogni anno la prima domenica dopo Pasqua.
E così decido di volare in Polonia per incontrare un altro personaggio e testimone di questa storia straordinaria. «La vita di questa piccola suora – mi dice il cardinale Stanisław Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia e per oltre 25 anni fedelissimo segretario di san Giovanni Paolo II – è un mistero. Dio ha scelto per il suo messaggio destinato al mondo una portinaia, una cuoca, e non la madre superiora o una professoressa6».
Va precisato subito che il Diario di suor Faustina – come la storia della Chiesa ogni tanto purtroppo insegna – non è stato subito compreso dalle autorità ecclesiastiche del tempo. Le sue pagine sono passate attraverso il severo vaglio del Sant’Uffizio – l’organismo della Curia Romana, oggi rinominato Congregazione per la Dottrina della Fede, che ha lo scopo di tutelare gli insegnamenti professati dalla Chiesa cattolica – e attraverso le micidiali persecuzioni delle polizie comuniste. L’ex Sant’Uffizio ne ha bloccato per vent’anni la pubblicazione. Per cui questo Diario di alto spessore spirituale per molto tempo è circolato clandestinamente, senza alcuna edizione ufficiale, mal tradotto e in alcuni casi manomesso.
Non solo. Mancando un pronunciamento del Vaticano sull’autenticità delle visioni della mistica e in attesa che si facesse chiarezza, il culto della Divina Misericordia da lei ispirato è stato addirittura a lungo proibito. Infatti il Sant’Uffizio, ottenuto il Placet di Pio XII, con decreto del 28 novembre 1958 a proposito delle «asserite visioni e rivelazioni di suor Faustina Kowalska», chiariva e stabiliva «doversi proibire la diffusione delle immagini e degli scritti che presentano la devozione alla Divina Misericordia, nelle forme proposte dalla medesima suor Faustina» ed «essere demandato alla prudenza dei vescovi il compito di rimuovere le predette immagini che eventualmente fossero già esposte al culto».
In questi scritti, la giovane suora, infatti, sosteneva di vedere Gesù e la Madonna; di ricevere da loro messaggi e profezie, che annotava minuziosamente ogni giorno. «Nell’Antico Testamento – vi scriveva, raccontando una delle visioni del Signore – mandai al mio popolo i profeti con i fulmini. Oggi mando te a tutta l’umanità con la Mia misericordia7».
Mi sono recato presso il piccolo santuario della Divina Misericordia a Łagiewniki, a pochi chi­lometri da Cracovia. È un piccolo paradiso, un’oasi di silenzio tra le sopraelevate e i palazzoni della grande città costruiti in stile sovietico.
Mi riceve una suora sorridente, Grazia Szymanska, religiosa della Congregazione della Beata Vergine Maria della Misericordia. «Suor Faustina ha scritto il suo Diario – mi racconta – nel tempo libero. Ma non ne aveva molto. Lo scriveva quando non doveva cucinare, fare le pulizie o stare di presidio in portineria. Lo scriveva di nascosto dalle consorelle. Solo i suoi superiori e i suoi confessori sapevano del Diario. È stato per lei un grande sforzo portarlo a termine8».
Le rivelazioni contenute nel Diario erano precise e forti e per questo piacevano poco ai vertici della Chiesa. Per esempio, ecco cosa racconta nei suoi scritti la mistica polacca, sempre a nome di Gesù: «Amo la Polonia in modo particolare e, se ubbidirà al Mio volere, l’innalzerò in potenza e santità. Da essa uscirà la scintilla che preparerà il mondo alla Mia ultima venuta» (Diario, 1732).
Eravamo, infatti, in anni particolari in cui il Sant’Uffizio non risparmiava nessuno e la sua censura si abbatteva inesorabilmente su chiunque avesse una visione troppo audace o originale di Dio e del Vangelo.
«Una parte dell’episcopato polacco – mi rivela il cardinale Dziwisz – era preoccupato per le rivelazioni di Faustina. E in particolare i gesuiti temevano che il culto alla Divina Misericordia di cui parlava questa suora portinaia potesse offuscare il culto al Sacro Cuore».
Quella al Sacro Cuore è una devozione antichissima della Chiesa e tutt’oggi ancora molto praticata nel mondo. Lo stretto legame tra i Gesuiti e questa pia pratica si deve a Claude de la Colombière (Saint-Symphorien-d’Ozon, 2 febbraio 1641 – Paray-le-Monial, 15 febbraio 1682), un gesuita – proclamato santo da Giovanni Paolo II nel 1992 – che è stato direttore spirituale della mistica e monaca francese Margherita Maria Alacoque. Grazie alle rivelazioni che questa suora racconta di aver ricevuto – fra le quali si annoverano le famose promesse rivolte a chi partecipi alla santa Messa consecutivamente per i primi nove venerdì di ogni mese – si arriverà allo sviluppo del culto e all’istituzione della solennità liturgica del Sacro Cuore di Gesù.
Dunque, la preoccupazione che la Divina Misericordia possa sovrapporsi alla devozione al Sacro Cuore è legittima. Ma da sola non è sufficiente per arginare la forza e la grandezza delle rivelazioni a suor Faustina.
Ciò che venne contestato alla santa polacca – cioè l’obiezione fondamentale sollevata dal Santo Uffizio agli scritti di suor Faustina – è l’apocatàstasi (letteralmente vuol dire «ritorno allo stato originario»), che sembrava evidente in alcuni brani contenuti nel Diario della suora polacca.
Si tratta di una forma di eresia nata e diffusa nei primi secoli (e rifiutata con forza dalla Chiesa primitiva) che prevede la cosiddetta restaurazione finale, cioè il perdono per tutti. Indistintamente: peccatori incalliti, angeli ribelli e demoni compresi. Fu Origene a proporre per primo questa teoria che è stata, in seguito, rigettata da diversi Pontefici e Concili.
Per questo, il Diario della Kowalska fu inserito nell’«Indice dei libri proibiti», cioè nell’elenco di pubblicazioni la cui lettura è vietata dalla Chiesa Cattolica. L’elenco è sopravvissuto fino al 1966 quando è stato soppresso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.
Gli effetti di questi divieti si fecero molto sentire, soprattutto in Polonia. L’episcopato si spaccò. Alcuni credettero alla suora polacca. Per altri suor Faustina era solo una visionaria. Alcuni vescovi locali, tuttavia, non vollero uniformarsi alle direttive di Roma. Le visioni e gli scritti di questa umile suora erano troppo attraenti. È per questo se la devozione ha resistito ed è sopravvissuta in modo quasi clandestino, in particolare per il sostegno del futuro arcivescovo di Cracovia.


Karol Wojtyla, Madre Speranza
& la «cortina di ferro»


Cracovia. Anni ’50. Un giovane operaio e seminarista si reca a lavorare tutti i giorni nella cava di pietre di Zakrwek e poi presso una fabbrica di prodotti chimici, la Solvay. Si chiama Karol Wojtyla. Deve percorrere sette chilometri per andare da casa al lavoro, a piedi, con le «scarpe di legno», gli zoccoli che in tempo di guerra usavano i giovani operai. Sul suo percorso, giusto un chilometro prima dell’azienda, c’è il convento di suor Faustina: in quella chiesa di mattoni rossi Karol Wojtyla si ferma a pregare e a venerare l’Immagine del Cri­sto misericordioso fatto realizzare dalla suora polacca. Qualche anno dopo quel giovane si sarebbe fatto prete.
«Quando passavo per queste strade con le scarpe ...

Indice dei contenuti

  1. Prefazione, di Paolo Ruffini
  2. Introduzione, dell'Autore - Un giorno la Bellezza salverà il mondo
  3. Capitolo I. Storia & misteri di un Dipinto
  4. Capitolo II. Ombre minacciose all’orizzonte
  5. Capitolo III. Quattro Immagini, un unico Volto. Un enigma
  6. Appendice
  7. Gli apostoli della Divina Misericordia
  8. Note
  9. Inserto fotografico
  10. Indice