Creature di caldo sangue e nervi
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Creature di caldo sangue e nervi

La scrittura di Raymond Carver

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Creature di caldo sangue e nervi

La scrittura di Raymond Carver

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Informazioni sul libro

Raymond Carver è un grande scrittore. Le ragioni del suo successo vivono nello spazio di tensione di una vita, fatta di «caldo sangue e nervi», come scriveva Cechov, autore tra i più amati dallo scrittore americano. Con Carver la realtà quotidiana non è solo la scena, il luogo dove si svolgono le vicende, ma è il protagonista autentico delle storie.Il profilo di Carver preparato da Antonio Spadaro è uno strumento ideale per comprendere l'inquietudine metafisica dello scrittore statunitense, il senso profondo del suo minimalismo e la forza, per molti versi ancora inesplorata, della sua poesia.

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Informazioni

Editore
Ares
Anno
2020
ISBN
9788892980150

Capitolo III

«Sentirmi amato sulla terra»:

la poesia

1. Racconti in forma di poesia

Se vogliamo andare in profondità e provare a rintracciare la conferma di quale sia la vera poetica carveriana, dovremmo leggere i suoi versi. È lì che troviamo la radice dell’ispirazione artistica dello scrittore. Carver, infatti, come per esempio W.C. Williams prima di lui1, nasce poeta e tale si sente prima che narratore. È stato definito dal poeta Valerio Magrelli un vero e proprio «apicoltore della poesia»2. I suoi versi non sono stati il motivo del suo maggior successo, neanche negli Stati Uniti. Ma Carver ha affermato: «Io ho cominciato come poeta e così suppongo che sulla mia tomba dovrei essere molto contento se ci fosse scritto: “Poeta, scrittore di racconti e, occasionalmente, saggista”. In quest’ordine»3. In un’intervista ammette: «I miei racconti sono meglio conosciuti, ma, per quello che mi riguarda, io amo la poesia»4.
La svolta poetica non segna l’abbandono della narrazione. Le poesie di Carver, infatti, sono racconti in forma di poesia, narrazioni in versi, prosa poetica. La scelta del verso libero appare motivata innanzitutto dalla capacità di concisione ed essenzialità che gli è connaturale. Certo, uno dei motivi che lo spinse sin dall’inizio verso la poesia era il fatto di non aver tempo di scrivere racconti5. Si tratta di una motivazione soltanto in apparenza molto banale, ma che in realtà è in pieno stile carveriano: egli non ha tempo di scrivere racconti di una certa estensione e per esprimersi deve allora puntare all’essenziale6. Questo poi non impedisce che egli sia giunto a riscrivere una stessa poesia quaranta volte. «La poesia più che il racconto era per lui una vera ossessione», ribadisce D. Unger. «Se avesse dovuto scegliere tra lo scrivere una storia o una poesia – se gli scrittori veramente hanno questa possibilità di scelta – io penso che egli avrebbe preferito la poesia»7. Nella prosa e nella poesia la «voce» è la stessa, ma le poesie «sono più personali delle storie [...]. La poesia dà a Ray la possibilità di parlare in modo diretto»8.
Il suo non è, come si è detto già per la prosa, un lavoro di cesello calligrafico dell’espressione linguistica e tanto meno vuoto sperimentalismo. Non gli è propria l’eleganza espressiva. È stato giustamente detto che Carver «ci ha sempre chiamati da un luogo preciso. Da lì abbiamo ricevuto nel tempo un segnale forte e sporco. Nulla di inesatto, ma anche nulla di estetico»9. È difficile ricordare versi particolarmente riusciti e citabili, se isolati dal contesto della poesia carveriana. Dopo la lettura rimangono in mente non parole ma immagini. E questo è più tipico della prosa che della poesia10. Se Carver è narratore, lo è perché prima è poeta: «Mi piace il salto rapido di un buon racconto, l’emozione che spesso comincia già nella prima frase, il senso di bellezza e mistero che si riscontra nei migliori esemplari; e il fatto [...] che un racconto può essere scritto e letto in una sola seduta (proprio come una poesia!)»11.
Nella poesia non è in genere l’azione a tenere viva l’espressione, ma la densità della parola. In Carver però la parola non è mai altisonante né aulica, né ricercata. Il tono è piano, quotidiano, raso terra, si direbbe. Così la parola quotidiana è tesa al massimo della propria capacità espressiva. L’effetto più evidente è la capacità di generare una sensazione di intensità legata a gesti semplici. A volte verrebbe da dire alla fine della lettura di una poesia: tutto qui? Quando ci si rende conto che effettivamente è tutto lì, si rilegge il testo e si apprezza che quell’atomo di vita è veramente, in genere, ben capace di generare poesia. Ciò non vuol dire che nelle poesie di Carver non ci siano momenti di aridità. Ci si può chiedere senza risposta il perché di una versificazione che appare inutile, arbitraria, poco efficace. In ogni caso la risposta può essere trovata comprendendo il fatto che le poesie di Carver restituiscono emozioni non in forma pura e distillata, ma attraverso brevi schizzi che tratteggiano piccole situazioni, ricordi, gesti, brevi dialoghi. Si può parlare correttamente di emozionalità nel testo carveriano se si considera quello che, come si è visto, è stato definito «understatement of emotion», il fatto insomma che l’emozione sia espressa sempre con riserbo, quasi sottotono. C’è differenza, del resto, afferma Carver, tra «sentimento» e «sentimentalismo». Egli si dichiara interessato alle relazioni personali e profonde nella letteratura, come lo è in quelle che si sperimentano nella vita. Il motivo? Queste esperienze «sono, dopo tutto, qualcosa che noi tutti condividiamo come lettori, scrittori ed esseri umani»12. È forse proprio l’universalità della vita emozionale che plasma sottotono l’emozione, privandola dei suoi connotati troppo soggettivisticamente esaltati.
Gli effetti della sua prosa e della sua poesia dunque sono comparabili: «Li scrivo nello stesso modo e direi che gli effetti sono simili. C’è una compressione del linguaggio, dell’emozione, che non è propria del romanzo»13. Il suo traduttore giapponese, Haruki Murakami14, disse una volta a Carver: «Certe volte i tuoi racconti li vivo come fossero poesie e altre volte le tue poesie come fossero racconti»15 e il regista Altman, con una sfumatura più illuminante: «Raymond Carver fa poesia del prosaico»16.
È nella poesia che va cercata la vera fonte della sua narrativa e di quella che egli stesso, citando Ezra Pound, definì «accuracy of statement», un’accuratezza d’espressione. Questa precisione, frutto di cura appassionata e paziente, è una sorta di vera e propria «moralità dello scrivere»17.
Carver aveva iniziato a scrivere poesie, poi si era dedicato ai racconti, considerati come «la scelta giusta»18, per poi tornare candidamente e, forse per alcuni insospettabilmente, alla poesia. A volte sembra di riconoscere reciproche influenze tra poesie e racconti: usare in un racco...

Indice dei contenuti

  1. Premessa. È arrivata la tigre?
  2. Introduzione
  3. Capitolo I. Questione «Carver»
  4. Capitolo II. «Un’acuta sensazione di attesa»: la prosa
  5. Capitolo III. «Sentirmi amato sulla terra»: la poesia
  6. «This word love». Un viaggio
  7. Nota biografica
  8. Bibliografia
  9. Indice