Vittime e carnefici
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Vittime e carnefici

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Vittime e carnefici

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Informazioni sul libro

" Vittime e carnefici " tratteggia il racconto di due generazioni che hanno assistito al cambiamento inesorabile dell'Italia e del Mondo.
Partendo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e dal movimento della Resistenza, la famiglia Borgonovo partecipa alla ricostruzione post-bellica, al boom economico, agli eventi turbolenti e meravigliosi degli anni Sessanta, fino alla loro conclusione nel decennio successivo, acuendo sempre di più lo scontro tra le diverse generazioni e le differenti parti sociali.
Un segreto indicibile segnerà lo sviluppo delle loro vicende, andando a modificare profondamente le loro esistenze.
Toccherà alla generazione successiva fare un bilancio provvisorio, dopo aver portato a galla una parte delle verità passate.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9798565677027

XXI





Milano, ottobre-novembre 1989




Ma questi fogli di chi sono? Di tuo padre?”
Mario, rovistando nel cassetto della scrivania di Federica, posò l’attenzione su quelle poche pagine piene di strani segni.
No, di mio nonno. Nessuno ha mai capito nulla di quella roba…”
Federica aveva voluto tenere quelle carte anche se nessuno aveva mai dato loro importanza.
Non si ricordava molto del nonno.
Era troppo piccola quando se ne era andato.
Anche di suo padre aveva ricordi sfocati.
Alcune scene al mare, alcuni giochi a casa, qualche gita.
Qualcosa di non ordinario nella vita di tutti i giorni.
Non era stato facile per lei crescere praticamente da orfana, nonostante la vicinanza della madre e della nonna.
Ora che era maggiorenne e che aveva iniziato a sperimentare le gioie dell’amore e della felicità, non si capacitava di come avesse fatto sua madre a resistere per tutto quel tempo.
Si era ritrovata vedova in età molto giovane, in una città che non era la sua e senza alcun legame con la famiglia di origine.
Con un lavoro che era di sua suocera e con una figlia cui badare.
Federica sapeva che, da qualche anno, sua madre aveva un altro uomo.
Si trattava di Alfredo, un cliente abituale del negozio che, con il passare del tempo, aveva notato quella donna ed aveva cercato di avvicinarla.
Tutto il percorso aveva richiesto molto tempo.
A Paola sembrava di tradire la memoria del marito e di fare un torto sia a Maria Elena sia a Federica.
Fu la suocera a sbloccare la situazione, parlandole apertamente.
Non era giusto barricarsi viva senza darsi una possibilità per il futuro.
Perché Maria Elena, prima o poi, se ne sarebbe andata pure lei e Paola si sarebbe trovata sola, a fare i conti con la maturità e poi con la vecchiaia.
Non era corretto rimanere soli di fronte a questo abisso.
Gli inizi della relazione tra Alfredo e Paola furono incerti.
Entrambi avevano paura di compiere un passo falso e di rompere quel delicato equilibrio.
Un paio di anni dopo, Federica, che già allora era invaghita di Mario, decise di essere diretta con sua madre:
"Puoi anche presentarmelo. Non pensare che lo veda come un nemico o come uno che sostituirà papà. Tutti hanno diritto ad essere felici”.
Nonostante ciò, Paola rimase titubante.
Avrebbe aspettato la maggiore età di Federica, ma anche dopo il fatidico diciottesimo compleanno non riuscì a fare quel passo.
Fu la ragazza a compierlo, un giorno che, rientrando dal liceo Parini, vide Alfredo nel negozio.
Entrò e si presentò.
Sperava che il suo sorriso avesse convinto i due a trascorrere del tempo felice insieme, coinvolgendo anche lei e Maria Elena.
D’altra parte, sapeva che sua madre era stata duramente provata non solo dalla perdita del marito ma anche dalle indagini e dal processo seguente.
A parte la rivendicazione brigatista, non si era trovato granché.
I processi si erano susseguiti senza trovare colpevoli. Ad una condanna seguiva una revisione e un’assoluzione o non luogo a procedere.
Le Brigate Rosse e la lotta armata erano ormai un ricordo del passato.
I loro capi ed organizzatori erano in carcere, anche se rimanevano ancora punti oscuri su molte vicende, in primis sulla strage di piazza Fontana che diede il via a quella stagione.
I brigatisti si erano sempre detti estranei all’omicidio di Edoardo a quell’omicidio e Lucio Ferretti, una volta rimesso in libertà, aveva cercato di incontrare Paola per spiegare.
Il rifiuto di quest’ultima lo aveva costretto a scrivere una lettera nella quale esponeva i risvolti della vicenda e del perché era alquanto improbabile che qualunque terrorista di estrema sinistra avesse compiuto quel gesto.
Il delitto di Edoardo rimaneva dunque impunito, senza mandanti precisi e senza esecutori.
La lentezza della giustizia italiana faceva sì che, a scadenza bi-annuale, vi era qualche novità in merito e ciò non permetteva a Paola di voltare pagina, mettendo il passato nel cassetto dei ricordi.
Federica aveva conosciuto Mario ad una festa di compleanno di una sua compagna del liceo classico.
Era conscia di ripercorrere le medesime orme di suo padre e di sua nonna nel frequentare quella scuola, ma non aveva ancora un’idea su cosa fare del suo futuro.
Anche tuo padre era così…” le sussurrò Maria Elena che, dall’inizio degli anni Ottanta, aveva lasciato a Paola la totale gestione del negozio e si era dedicata a lavori di riparazione così come una volta aveva fatto sua suocera.
Ormai si vedeva vecchia. La morte del suo unico figlio era stato il colpo definitivo che aveva spezzato la sua volontà e la sua determinazione.
Aveva riversato tutte le sue attenzioni sulla nipote, cresciuta quasi fosse una figlia.
Il rapporto tra Federica e Maria Elena crebbe col tempo.
Federica poteva confessare a sua nonna tutto quanto non avrebbe mai avuto il coraggio di dire a sua madre, ben sapendo che Maria Elena era molto più conservatrice di Paola.
I primi palpiti per Mario, un ragazzo che frequentava il liceo scientifico e che era attirato dalla tecnologia, le prime esperienze amorose, le aspirazioni future; di tutto questo, Maria Elena era la principale custode.
In cambio, sua nonna le raccontava della guerra, di Giulio e di Edoardo.
Era un modo affinché quelle persone, lontane nel tempo, fossero ancora tra di loro.
Così la giovane ragazza era entrata in possesso di quelle carte del nonno, talmente astruse da non risultare comprensibili.
Contenevano una lista infinita di segni, simili a geroglifici.
Non erano disegni, né ideogrammi.
Poco più che scarabocchi, ma scritti in forma ordinata, come se fossero un documento legale o un tema di scuola.
Tramite l’intercessione di Maria Elena, Federica era riuscita ad ottenere una promessa da sua madre.
L’anno seguente, durante l’estate del 1990, dopo aver completato la maturità sarebbe andata in vacanza con Mario. Paola non era contraria a priori. Sapeva che sarebbe arrivato quel momento e sapeva che sua figlia faceva coppia con quel ragazzo.
Era inoltre ancora giovane ed aveva bene in mente le sue idee e per cosa si erano battuti venti anni prima.
Non vi erano preconcetti di alcun tipo e non era di certo il tipo di madre che non sa cosa fa una figlia diciottenne con il proprio ragazzo.
Le sue rimostranze erano piuttosto dettate dalla consapevolezza che una stagione della vita se ne era andata.
Sua figlia reclamava spazi di libertà ed autonomia.
Si sarebbe costruita una vita tutta sua che l’avrebbe portata altrove e Paola sarebbe rimasta lì, inchiodata nei suoi ricordi, senza poter muovere un dito per cambiare la propria situazione.
Da quando fu chiaro che avrebbe trascorso l’estate seguente con Mario, sebbene mancassero ancora dieci mesi, Federica non smise di parlarne.
Sarebbe stata un’estate magica.
La maturità, la fine di un certo percorso e l’inizio di un qualcosa che non aveva ancora scelto.
E poi quell’estate sarebbe stata particolare.
Si sarebbero tenuti i mondiali di calcio in Italia, un qualcosa che nessuno aveva visto dal 1938.
Tutti avrebbero vissuto sensazioni nuove e Federica fu grata di avere un’età tale da comprendere a pieno quell’avvenimento ma non così elevata da vedere il tutto con gli occhi di un adulto.
La famiglia di Mario era originaria della Sardegna sebbene il ragazzo fosse nato a Milano.
Era uno dei figli dell’immigrazione interna.
Come era avvenuto per molti altri genitori di estrazione contadina, trasferitisi a Milano a metà degli anni Sessanta per lavorare nell’industria, la generazione successiva era riuscita ad accedere a corsi di studio superiori ed universitari.
Lo avevano definito “ascensore sociale” ossia un modo per cui, grazie al progresso e al benessere, una classe lavorativa poteva accedere ad un’istruzione di grado su...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Vittime e carnefici
  3. Indice dei contenuti
  4. INDICE ANALITICO
  5. I
  6. II
  7. III
  8. IV
  9. V
  10. VI
  11. VII
  12. VIII
  13. IX
  14. X
  15. XI
  16. XII
  17. XIII
  18. XIV
  19. XV
  20. XVI
  21. XVII
  22. XVIII
  23. XIX
  24. XX
  25. XXI