Il materialismo storico e la sociologia generale
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Il materialismo storico e la sociologia generale

  1. 123 pagine
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Il materialismo storico e la sociologia generale

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Alfonso Asturaro fu uno dei primi sociologi italiani e celebre professore di filosofia morale all'Università di Genova.Il presente volume rappresenta l'introduzione al corso di sociologia generale da lui tenuto nell'anno 1902-1903 in cui, a partire dal materialismo storico, cerca di approdare ad una filosofia dei fatti sociali.Questa ristampa, basata sull'edizione della Libreria moderna del 1903, riporta in versione cartacea ed eBook un testo caposaldo della storia della sociologia.

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Informazioni

Editore
Ledizioni
Anno
2020
ISBN
9788855263337
Capitolo III
Il problema dei rapporti doveva presentarsi a chi avesse già riconosciuto le fondamentalità del fenomeno economico, se non altro in questa forma generica: la stessa relazione di più a meno fondamentale ch’esiste tra l’economia da una parte, e tutte le soprastrutture e gli epifenomeni, dall’altra, non esiste forse eziandio tra ciascuno di questi e i rimanenti?
Ma i più non si sono limitati al compito di dimostrare, sin dov’era possibile, la fondamentalità del fattore economico: essi han guardato i fenomeni che si sovrappongono all’economia (epifenomeni) con lo stesso occhio con cui i confusionisti avevano considerato tutti quanti i fatti sociali; come se giacessero alla rinfusa in un solo piano e reciprocamente e indifferentemente operassero tra di loro. Così si è trasformato ciò che era soltanto una grandissima lacuna in un grandissimo errore, pretendendosi di spiegare qualsiasi fenomeno sociale col solo fenomeno economico, e le sue variazioni con le sole variazioni del fenomeno economico. Infatti, chiamando A l’economia, B e C due altri fenomeni sociali, se veramente B e C stavano ad eguale distanza dalla loro causa comune A, come effetti collaterali, senz’alcun rapporto determinato tra di loro; ne veniva che ciascuno di essi poteva spiegarsi col solo A e le sue variazioni con le sole variazioni di A, salvo i piccoli e reciproci influssi. Ma se — com’è il caso reale — tra B e C vi è un rapporto determinato se cioè B contribuisce alla produzione di C o, se non altro, è più urgente di lui; a spiegare C, o almeno le sue variazioni, sarà necessario tener conto anche di B o almeno delle sue variazioni; onde la spiegazione data col solo A sarà inevitabilmente difettosa od erronea.
Debbo dire ad onor del vero che non tutti son caduti in questo errore.
Così Antonio Labriola ha dichiarato esplicitamente che il Materialismo storico non è un sistema di dottrine, ma un metodo4, un filo conduttore nel labirinto della storia; il che non escludeva che vi potessero essere altri fili, di decrescente generalità. E vi è stato persino chi ha riconosciuto la possibilità di una serie dei fenomeni sociali, ed ha tentato stabilirla in generale: Guglielmo de Greef. Se il suo tentativo, fatto 25 anni or sono e perciò mirabile, non riuscì, secondo noi, ciò avvenne perché l’illustre pensatore fu costretto ad affidarsi esclusivamente alla ricerca empirica. Ora la determinazione della serie dei fenomeni sociali non poteva essere il risultato dell’empirismo, ma di una precedente ricerca deduttiva–induttiva su tutti i rapporti causali e non causali, che intercedono tra le attività dell’uomo sociale, e quindi tra i fenomeni sociali che ne risultano; in altri termini presupponeva la posizione e la soluzione del problema più fondamentale della sociologia umana.
È questa la via che abbiamo seguito in continuazione di quella che avevamo battuto nella Sociologia zoologica, ed abbiamo veduto innanzi tutto che ciascuna delle attività dell’uomo sociale e quindi ciascuno dei fenomeni sociali è legato ai rimanenti, dai seguenti rapporti, causali e non causali, o da qualcuno di essi (quando i rimanenti rapporti sono assenti):
a) rapporto casuale di condizionante a condizionato. Es. la produzione economica e l’eccedenza de’ prodotti sul consumo necessario ai lavoratori fu sempre la condizione preesistente e indispensabile perché si differenziassero le altre strutture sociali, i guerrieri, i giudici, i governanti, per la semplicissima ragione che questi dovevano essere mantenuti coi prodotti del lavoro economico;
b) rapporto causale di fine a mezzo. Un’attività dell’uomo sociale può servire di mezzo per conservare o completare od accrescere l’efficacia di un’altra o i beni che quest’altra tende a produrre; e così pure una struttura od un’attività sociale può tendere a conservare o completare od accrescere l’opera di un’altra, ossia giovare a quest’altra. In tal caso essa, dipenderà teleogicamente da questa. Così all’attività economica dell’individuo ed alla più completa soddisfazione dei suoi bisogni economici, tutte le altre sue attività possono servire di mezzi; ed alla struttura economica delle società si adattano e giovano tutte le altre strutture sociali. Ma anche le rimanenti attività e strutture sono teleogicamente legate. Così, per esempio, alla conservazione dei beni economici e familiari potentissimo mezzo è stata l’attività giuridica; ed alla struttura economica e genetica del gruppo sociale si è adattato ed è stato utile l’apparecchio giudiziario. Ma alla sua volta l’attività politica e la struttura politica, in quanto regola anche il diritto economico e familiare, gli giova e lo presuppone;
c) rapporto genetico;
d) rapporto di più a meno urgente;
e) rapporto di meno a più generale.
Per immediata conseguenza di tali rapporti, anche le attività dell’uomo sociale ed i fenomeni sociali che ne risultano, formano una serie, i cui termini non si possono invertire:
Economia. Famiglia e parentela. Diritto. Guerra. Politica. Morale.
Religione. Arte. Scienza.
Sarebbe ora prezzo dell’opera esporre la prova deduttiva e induttiva di questi rapporti e di questa serie, almeno sino al punto in cui vedesi apparire quel fenomeno che dovrà formare oggetto del corso di questo anno (politica). La ristrettezza del tempo mi costringe però a limitarmi a qualche considerazione rapida, ma evidente, ed a pochi fatti, ma decisivi e tali che io non debba indugiarmi un solo istante a criticarne le fonti, come quelli che sono concordemente attestati dagli osservatori ed accettati dai sociologi.
I FENOMENI ECONOMICI.
È evidente che, almeno nel loro stato minimo, la produzione umana (qual’è la caccia con uno strumento prodotto dal lavoro umano) ed i rapporti economici (qual è il cooperare nella caccia e dividersi, nel comune interesse, egualmente la preda) possono sorgere e sussistere per la sola azione dei bisogni più fondamentali dell’animale uomo che son quelli di nutrirsi e preservarsi dall’ambiente esteriore; indipendentemente da ogni altro fine umano.
Anco le condizioni del fenomeno economico, almeno sino ad un certo punto del suo sviluppo, non si trovano menomamente in altri fenomeni sociali umani, nella parentela, o nel diritto, o nella politica, o nella religione, o nell’arte, o nella scienza; bensì nelle qualità bio–psicologiche dell’uomo (cioè nel complesso dei mezzi di cui egli è fornito per soddisfare i suoi bisogni più fondamentali) e in certe determinate circostanze dell’ambiente e della moltiplicazione della specie.
Così, dati quei bisogni, queste qualità e queste circostanze, noi possiamo dedurre il fenomeno economico, almeno nel suo stato minimo, come se tutti gli altri fenomeni sociali umani non esistessero.
La riprova induttiva generica di questa indipendenza del fatto economico dovrebbero darcela i gruppi umani più primitivi; ma nessuna traccia della loro vita sociale essi hanno lasciato. Onde dobbiamo cercarla in quei gruppi che sono i più semplici tra quelli a noi noti, e consistono in orde nomadi di cacciatori non integrate tra loro. Ma le popolazioni di questo tipo, che si possono contare su le dita (Audamani, Boschimani, Fuegianiani, alcuni Brasiliani, Veddah e qualche altra) indubbiamente sono tutte quante regredite da uno stato sociale più elevato o alquanto più elevato, se non pure degenerate fisicamente5, onde conservano traccia or di questo, or di quell’altro fenomeno sociale più complesso. Ma la prova sarà egualmente valida per il nostro scopo; perché se un fenomeno A trovasi in modo permanente là dove un altro B non esiste affatto, magari in un popolo solo, anzi in una società sola, ciò vuol dire che B non è una delle cause essenziali di A. Or bene in tutte queste società che pur sono fornite di una forma di produzione umana e di determinati rapporti economici, manca assolutamente la Scienza. Anche l’Arte umana (che non è né il gioco né la danza né il suono dei noccioli entro le zucche vuote), manca, ovvero, ridotta alla sua più semplice espressione di disegni grossolani, di figure generiche e di rozzi canti, costituisce un abbozzo o un rudimento, che non ha il menomo influsso su la produzione economica. La religione è perfettamente assente tra gli Audamani o almeno tra alcuni Audamani e nei rimanenti popoli, ridotta ad una qualche onoranza verso i morti ed alla credenza ne’ loro spiriti, mortali al pari dei vivi, senza templi né idoli, né sacerdoti, né stregoni, non è certo la causa determinante dei fenomeni economici. Nessun fenomeno politico. Persino il diritto manca, come or ora meglio vedremo, tra i Boschimani. Più difficile è trovare, anco tra siffatte popolazioni, l’assenza delle relazioni umane, di famiglia e parentela. Ma s’è vero quel ch’è stato affermato da alcuni osservatori, tra i Boschimani più bassi, cioè tra quelli che vivono nelle più sfavorevoli condizioni di esistenza, pur continuando a cacciare e adoperando uno strumento abbastanza perfezionato, l’arco, il gruppo sociale consiste esclusivamente in un’animalesca famiglia indivisa, e il suo capo, il quale ha il privilegio di dormire in un buco scavato tra ramoscelli, mentre gli altri dormono per terra, rassomiglia troppo al vecchio maschio delle scimmie. Ma posto pure che un tal esempio ci mancasse, starebbe sempre come prova il fatto che in tutte queste popolazioni la famiglia umana e la parentela son ridotte a tale, che si possa dubitare della loro esistenza, e certamente non esercitano alcun influsso sulla produzione economica: così tra gli Audamani i figli appartengono all’orda; le madri se li scambiano anco durante l’allevamento; il matrimonio per lo più dura soltanto sino al divezzamento del bambino; e le ragazze son sempre pronte a concedere il loro amplesso a qualsiasi membro dell’orda.
Vi è una riprova specifica, e più profonda. Se è vero che il fenomeno economico ha per sue cause essenziali non già qualcuno degli altri fenomeni sociali umani, ma i bisogni, le qualità e le circostanze su menzionate, al variare di queste cause deve seguire una variazione delle forme della produzione e dei rapporti economici; e noi possiamo dedurre le prime e più importanti variazioni del fenomeno economico, almeno nel loro più semplice stato, indipendentemente dalle variazioni di qualsiasi altro fenomeno sociale umano6. E lo abbiamo fatto per la pastorizia, l’agricoltura, la proprietà individuale, la schiavitù, la servitù, il salariato semplice e incipiente7; valendoci anche di non pochi risultati, già ottenuti dai cultori della scienza economica, che, secondo noi, è appunto la scienza delle variazioni economiche. Or la verificazione induttiva delle verità in tal guisa dedotte è la riprova specifica più splendida di quella indipendente formazione e, sino ad un certo grado, indipendente esistenza del fenomeno economico di fronte agli altri fenomeni sociali, che costituisce la prima verità della Sociologia generale umana.
Io posso bene ometterla in questo momento, una volta che intendo mostrarvi, tra l’altro, come i rimanenti fatti sociali presuppongono quello economico8.
I FENOMENI GENETICI.
I fenomeni genetici umani corrispondono ad alcuni bisogni elementari, quali sono la riproduzione e l’allevamento, che nella serie psicologica generale9, per complessità, diffusione, urgenza, assiduità, vengono dopo di quelli che stanno a base della produzione economica, quali sono la nutrizione, e la preservazione dell’organismo.
Non basta. Mentre i fatti economici, come abbiamo veduto, possono esistere indipendentemente dai fenomeni genetici umani (matrimonio, vincolo consapevole e duraturo tra i genitori, o almeno la genitrice, e i figli, parentado); questi invece hanno per loro condizione preesistente e necessaria la produzione economica, ed un particolare stato dell’economia, e inoltre possono giovare e adattarsi, in queste particolari circostanze, al fine di conservare ed accrescere i beni economici degli individui e per conseguenza, dell’intiero gruppo sociale.
Senza dubbio quel grado di memoria, d’intelligenza e di linguaggio che la sociologia deve presupporre nel generehomoe massime nell’uomo che produce con uno strumento da lavoro, è una dello cause necessarie e concorrenti; senza di cui il perdurare delle relazioni genetiche e la convivenza, per quanto prolungata, degli individui che sono da esse legati, non basterebbe (come non basta tra i castori) a produrre quella consapevolezza e quel riconoscimento delle relazioni medesime che costituisce l’elemento caratteristico e differenziale tra fenomeni genetici umani e sottoumani.
Ma dall’altra parte è pure fuor di dubbio che, se quei rapporti non perdurassero per un certo tempo e se gl’individui non convivessero più lungamente e più intimamente tra loro che con altri individui, nessuna famiglia sarebbe possibile. Or la condizione prima e indispensabile di questa convivenza è che si producano i mezzi di sostentamento, necessari alla loro vita. Ebbene la produzione umana risponde in grado eminente a questa esigenza; anzi il suo prodotto può essere accresciuto con la cooperazione, ed essa ha una qualità caratteristica, che manca a quella delle specie più vicine all’uomo e frugivore, in quanto che costringe il figlio a rimanere presso i genitori oltre il tempo del divezzamento e finché non si renda atto al nuovo e più difficile modo di procurarsi le sussistenze.
Ma una tal condizione non è menomamente sufficiente a spiegare il sorgere e il sussistere dei fenomeni genetici umani. Non è la produzione economica in genere, la quale può coesistere, come abbiamo veduto, con la loro assenza, ma un particolare stato della produzione stessa, quella che li determina.
Infatti se noi partiamo dall’ipotesi che la produzione umana sorga (e possa sorgere) nella dissociazione dei piccoli gruppi genetici, cioè delle famiglie ancora allo stato sottoumano, dovremo riconoscere che, malgrado tutte le sue prerogative, una tal forma di produzione non può provocare fenomeni genetici distinti da quelli che sono comuni ad altri esseri animati, finché la dissociazione perdura; imperocché questi fenomeni implicano una continua distinzione di fronte ad altri ed un certo riconoscimento (quantunque non ancora giuridico) da parte di altri, e quindi pressuppongono il gruppo sociale, senza di che il linguaggio stesso non potrebbe intervenire e fissarne l’idea. Gli è perciò che se, viceversa, un gruppo sodale, fornito di sole attività produttive e genetiche umane, si dissolve per necessità economiche, e le famiglie si disperdono in cerca delle sussistenze, smarrendo ogni legame tra loro, esse tendono a perdere anche i tratti distintivi della famiglia umana. Così avviene infatti in alcuni Boschimani; ed anco i Veddah dei boschi, che pur si radunano periodicamente (al tempo delle pioggie), qualcosa han perduto di ciò che la popolazione, a cui appartengono, aveva acquisito, giacché essi praticano la loro animalesca monogamia (come la chiamerebbe il Westermark) anche con la sorella o la figlia.
Dalla parte opposta, se noi prendiamo le mosse dal gruppo sociale, e propriamente dalla forma più semplice della vita sociale umana, vale a dire dal piccolo gruppo di cacciatori, dovremo riconoscere che se e fintantoché esso sia perfettamente comunistico così nella produzione come nella distribuzione dei beni, fenomeni genetici umani o distinti da quelli generali e comuni non possono nascere o sussistere; i figli necessariamente si attaccano e appartengono all’orda con cui ben presto cooperano, e nessuno ha interesse o motivo di appropriarseli; ulteriori legami di parentela sarebbero assurdi; e lo stesso matrimonio esclusivo sarebbe impossibile, giacché troverebbe un ostacolo...

Indice dei contenuti

  1. Il materialismo storico e la sociologia generale
  2. Colophon
  3. Indice
  4. Introduzione
  5. Capitolo I
  6. Capitolo II
  7. Capitolo III
  8. Capitolo IV
  9. Capitolo V
  10. Conclusione
  11. Note Aggiunte
  12. Sociologica Reprint