Vita e lettere
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Per gli appassionati e gli studiosi di musica, Carlos Kleiber è una figura leggendaria. Un uomo che ha diretto solo 89 concerti e registrato soli 12 dischi, che aveva un repertorio molto esiguo, ma che nonostante ciò è ritenuto da colleghi, critica e pubblico uno dei più grandi direttori d'orchestra di sempre. Negli ultimi anni della sua vita Kleiber intrattenne una lunga e fitta corrispondenza con il musicologo Charles Barber: il libro parte proprio da queste lettere e traccia una biografia esaustiva del Maestro, dal difficile rapporto col padre e dagli anni in Sud America, fino al grande successo internazionale. Un ritratto che rende giustizia anche all'affabilità di un artista che la vulgata vuole sprezzante e austero. Un tributo a un grande della musica e un prezioso regalo per tutti i musicofili.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788865768792

TERZA PARTE

Corrispondenza
1989-2003

Cominciamo

Il 25 gennaio 1989, tramite Ron Wilford della Columbia Artists Management (cami) di New York, gli mandai la mia prima lettera. Il mio intento era semplice e dichiarato.
Caro Maestro Kleiber,
Le scrivo nella speranza di persuaderla ad accettarmi come allievo e assistente nell’autunno del 1989 o dopo…
Seguitavo per una pagina e mezza, intessendo un panegirico di me stesso e vantando la mia esperienza pratica e accademica di musicista. Ero dottorando in direzione d’orchestra alla Stanford University («piccola università privata vicino a San Francisco»), suonavo il piano dall’età di sei anni, la tromba da quella di dieci e avevo diretto un’orchestra per la prima volta a quindici. La lettera descriveva anche la mia reazione al suo filmato del Concertgebouw e a quello con con i Wiener Philharmoniker del 1989 e offriva servizi «altamente organizzati e disciplinati» al suo lavoro di direttore. Il tutto era stemperato con qualche facezia.
Mi rispose due settimane dopo, una lettera scritta a mano su due pagine pentagrammate con l’intestazione «take note», prendi nota, e un pentagramma sotto. Questa lettera è riprodotta nell’inserto fotografico.
6.2.89
Caro signor Barber!
Per quanto sia sinceramente + immensamente colpito dai suoi titoli e dal suo curriculum (l’avessi io!), mi rincresce doverle dire che ormai non dirigo quasi più; il che significa che lei si troverebbe completamente hors d’oeuvre (sfaccendato) e allibito dalla mia mancanza d’interesse, di energia, d’iniziativa eccetera. Quando mi avventuro fuori di casa (una volta l’anno, circa) e faccio finta di dirigere un’orch. in qualche mio cavallo di battaglia, lo faccio solo con un complesso in grado di suonare bene malgrado tutto, voglio dire, insomma, malgrado me. Se non altro, son bravo di solito a non mettermi in mezzo.
Per evitare la vergogna di essere osservato in prova da qualche ignaro passante, evito di ammettervi chicchesia.
Ecco, sono un vero disastro. Ma la prego, che resti fra noi.
Sinceramente suo
Carlos Kleiber
Non c’era indirizzo. Chiunque altro avrebbe capito l’antifona…
Gli risposi il 5 marzo. Intuito il suo genere di umorismo, escogitai un’intestazione identica alla sua, «nota ricevuta». Lo ringraziai per la risposta e gli dissi di una conferenza alla quale avevo appena assistito all’Università di Berkeley. Il fisico Stephen Hawking, avvalendosi dei sussidi tecnologici che gli permettevano di farlo, aveva parlato di causa prima, paradosso logico e singolarità. Tentavo ancora di approcciare Kleiber da un punto insolito. Comunque, io come tutti, ero rimasto assai suggestionato dal coraggio di Hawking. Comprai una copia di Breve storia del tempo e gliela inviai insieme con la lettera, sempre mediante la gentilezza del cami. Non ricevetti risposta.
Quell’estate andai a una mostra di auto classiche nel parcheggio di una chiesa evangelica che era stata sconsacrata perché il pastore andava a letto con la moglie di qualcun altro ed era diventata un centro artistico; si trovava a Santa Rosa, nella California settentrionale. Lì vidi un vecchio camion e la sua marca mi colpì: kleiber. Ne domandai al proprietario, il quale mi raccontò la sua storia. Mi disse anche che un superstite della famiglia abitava a San Francisco, dove aveva un negozio di ferramenta.
Rintracciai dunque Paul Kleiber iii, gli dissi le mie intenzioni, gli feci giurare di tenere il segreto, e ci mettemmo d’accordo. Mi portò a fare un giro sulla sua vecchia Kleiber, poi mi scattò parecchie foto in costume da Santa Claus sulla predella dell’auto. Paul mi diede informazioni su suo nonno e sull’azienda e anche i dettagli tecnici dell’auto. Volle anche sapere se il direttore d’orchestra che m’interessava fosse un suo parente, ma io non ne avevo idea.
Una settimana dopo circa mandai a Carlos le foto, le specifiche tecniche dell’automobile e la storia dell’azienda, sempre tramite la cami di New York. Lì per lì non ebbi risposta (anni dopo appresi che, in quei giorni, era occupato a concepire una lettera di Toscanini a Celibidache).
Il 2 novembre 1989 gli scrissi di nuovo. Nel marzo del 1990 avrebbe diretto Otello al Met e volli sapere se mi avrebbe fatto assistere alle prove. Usai un tono mesto e patetico: «Se mai mi desse licenza di sedere in silenzio nell’ultima fila…». Mi rispose a metà del mese, sempre a mano. La lettera era più lunga della prima e i toni erano quelli che avrebbe poi mantenuto per il resto del nostro carteggio (una nota: le lettere dattiloscritte sono qui riporate in tondo, quelle manoscritte in italic):
17 nov. 89
Caro dottor Barber
Grazie 10(6) per il favoloso materiale kleiberiano, le istantanee ecc! Molto commovente, molto divertente! E mi ha fatto riflettere, perché la famiglia della madre di mio padre costruiva carrozze, e il padre di lei (nonno di EK) ne fece addirittura una per l’imperatore Francesco Giuseppe, che gli disse: «Es fährt sich gut in dem Wagen!»1 (Franz Joseph era notoriamente poco loquace, quindi detto da lui vale il doppio).
Quanto alle prove a NY del marzo ’90, si terranno assolutamente huis clos.2 Non ci voglio nessun musicista, soprattutto uno di talento come lei, a divertirsi a spese mie delle mie goffe preparazioni. Idraulici, lavandaie, buttafuori, venditori, falegnami sì (forse!).* Altrimenti: no, mi spiace! Davvero! Mi sento pessimo, dopo che lei mi ha reso così felice con quelle vetture Kleiber. Se dunque avesse qualsiasi altro desiderio CHE CON LA MUSICA NON ABBIA NULLA A CHE VEDERE (non so, caramelle austriache, formaggio svizzero…), non ha che da dirmelo. Farò quello che potrò.

Tante belle cose, il suo vecchio
Carlos Kleiber
* e non provi a introdursi alle prove travestito, non potrebbe sfuggire ai miei sicari!
Ci fu il Natale di mezzo e non risposi prima del 5 gennaio 1990.
Caro Maestro Kleiber, per prima cosa buon anno a lei e famiglia e tanti auguri per un magnifico 1990 (e anche ai suoi fidati sicari di NY). Sono poi molto lieto di sentire che ha gradito il materiale sulle auto e i camion Kleiber… Sono indeciso quanto all’offerta di caramelle austriache o formaggio svizzero; non sarebbe disposto a considerare un hot dog da Sabrette’s?3 Sarò a NY per il suo Otello il 5 e il 9 marzo. Mi piace la senape, niente sottaceti, sa, le calorie…
Nel frattempo mi dedicherò alle partiture (Messiaen, Turangalîla)4 e agli allenamenti di hockey. Charles Schulz, l’autore dei Peanuts, abita qui in California settentrionale, dove ha fatto costruire una p...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Sommario
  3. Ringraziamenti
  4. Prefazione
  5. Introduzione
  6. PRIMA PARTE Famiglia
  7. SECONDA PARTE Carriera
  8. TERZA PARTE Corrispondenza 1989-2003
  9. APPENDICE A Discografia
  10. APPENDICE B Filmografia
  11. APPENDICE C Filmati inviati a Carlos Kleiber dall’autore
  12. APPENDICE D Repertorio di Kleiber compilato da Toru Hirosawa
  13. Note
  14. Bibliografia
  15. Concessioni
  16. Immagini