Stati d'eccezione: cosa sono le micronazioni
eBook - ePub

Stati d'eccezione: cosa sono le micronazioni

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Stati d'eccezione: cosa sono le micronazioni

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Questo libro parla di utopie, o almeno di un certo tipo di utopie. Micronazioni: è questo il termine che descrive queste fantasiose entità, piccoli stati autoproclamati, nazioni dai nomi pittoreschi e bizzarri e dalle radici iperboliche, alcune più artistiche altre più politiche. Ma ciò che le accomuna tutte è la ricerca irriducibile, a volte surreale, di autonomia e indipendenza.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Stati d'eccezione: cosa sono le micronazioni di Graziano Graziani in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Storia e Storia mondiale. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788863572223
Argomento
Storia

1. Un po’ di storia

IL REGNO DI TALOSSA E IL QUINTO MONDO

Piccolo Stati indipendenti, non riconosciuti dagli stati affiliati all’Onu. Esiste una definizione per questo tipo di realtà: micronazione. Questo termine viene coniato negli anni Settanta del Novecento per definire le realtà, spesso effimere, che in quegli anni si dichiaravano indipendenti. Il più delle volte, come indica la parola stessa, l’estensione territoriale è microscopica. Ma non sempre. Secondo Wikipedia, una micronazione è “un’entità creata da una persona, o da un piccolo numero di persone, che pretende di essere considerata come nazione o stato indipendente, ma che tuttavia non è riconosciuta dai governi e dalle maggiori organizzazioni internazionali”. Cosa la rende diversa, allora, da una secessione non riconosciuta come il Somalilad o la Transinistria, o dal principio di autodeterminazione dei popoli? Il fatto che non ci sono popoli da autodeterminare, innanzitutto, perché le micronazioni coinvolgono un numero limitato di persone; la loro portata geograficamente limitata; a volte, la loro natura eccentrica.
Questo viaggio nel mondo delle micronazioni parte proprio da internet, e non è un caso. È grazie al web che molte micronazioni sono uscite dall’anonimato e hanno trovato sostenitori, simpatizzanti, persino nuovi cittadini. E sempre grazie al web le storie del passato, ormai dimenticate, sono tornate a galla e hanno fornito lo spunto per la nascita di una mitologia micronazionalista. In rete il fenomeno delle micronazioni ha proliferato e le proclamazioni di indipendenza si sono moltiplicate come funghi. Tuttavia, in molti casi il dominio dei novelli sovrani non si estende oltre quello web: si tratta cioè di simulazioni, a volte con tanto di lingua inventata e geografia immaginaria, esperimenti che al massimo si estendono a una comunità di fedelissimi che si spartiscono fantasiosi titoli nobiliari e si divertono a scrivere editti e proclami.
La nascita del fenomeno degli Stati-individuo viene fissata convenzionalmente in un anno preciso, il 1979, con la fondazione del Regno di Talossa. Siamo a Milwakee, negli Stati Uniti, e mancano ancora dodici anni alla nascita del web. Il regno, fondato dall’allora quattordicenne Robert Ben Madison, si estendeva soltanto alla sua cameretta, al secondo piano di una casa in stile Tudor di inizio secolo. La versione ufficiale recita così: “Il giorno dell’indipendenza cadde il 26 dicembre 1979. Jimmy Carter era il Presidente degli Stati Uniti, e sotto la sua leadership gli Usa stavano attraversando l’ennesima crisi nelle relazioni internazionali. Distratto dalla crisi degli ostaggi in Iran, il dipartimento di stato di Carter non si accorse della secessione di una piccola ma vitale parte dello Stato del Wisconsin”. Oggi il 26 dicembre è osservato come festa nazionale, una delle molte ricorrenze di cui è costellato il calendario talossiano, che vanno dalle adunate – come il raduno estivo del Talossa Fest – fino a un’improbabile festa del lavoro, che anziché cadere il 1° maggio viene festeggiata l’11 gennaio, ricorrenza del fallito colpo di stato comunista del 1980… Il racconto del mito fondativo di Talossa prosegue con enfasi tipicamente micronazionale: “Quel Santo Stefano il fondatore della nazione Robert Ben Madison dichiarò la sua camera da letto al secondo piano nazione indipendente e sovrana. Alle ore 19 in punto pose sulla testa un ‘copricapo da capotreno rumeno’ (in realtà, un vecchio elmetto dei vigili del fuoco di Milwakee) e pronunciò il suo primo discorso alla nazione. La storia del nostro paese era cominciata”.
Il nome Talossa fu scelto perché, in finlandese, la parola significa letteralmente “in casa”. In seguito il regno si espanse coinvolgendo alcuni amici di Madison, che nel frattempo aveva assunto il titolo di Re Robert I, e nei primi anni Novanta Talossa fu una delle prime micronazioni a spostarsi sul web. Nel 1981 il regno si era già dotato di una bandiera, composta da due bande orizzontali equivalenti, una verde e una rossa, e di una sua propria cultura: sviluppò una lingua autonoma, il talossiano, e una letteratura. La sua storia, ricca di dettagli e dispute politiche – per ben due volte, nel 1997 e nel 2004, gruppi di cittadini talossiani operarono una secessione dal regno per fondare nuove nazioni immaginarie – ne ha fatto l’archetipo della micronazione digitale, tanto che c’è chi fa risalire il conio stesso del termine “micronazione” all’epopea talossiana.
In rete oggi si contano migliaia di esperimenti del genere, raggruppate in un ipotetico Quinto Mondo, termine che definisce l’ambito delle nazioni virtuali in riferimento alla vecchia teoria dei tre mondi (ai quali si aggiunge il Quarto che comprendeva le zone più povere del pianeta). Spesso questi esperimenti vita breve, ma restano a fluttuare nel web finché l’host gratuito che le ospita non decide di disattivarle. Da questo punto di vista, però, Internet è davvero il regno delle utopie, perché chiunque può aprire un sito e dichiararsi sovrano del suo regno immaginario. Ma a che scopo? Secondo alcuni micronazionalisti, nonostante la frammentazione possa apparire un’involuzione della società, il destino dell’uomo è quello di superare l’idea di stato-nazione per approdare a una federazione globale di stati-individuo in cui ogni cittadino ha piena cittadinanza su se stesso.

PRECEDENTI STORICI: IL MORESNET

Tra gli antenati storici delle micronazioni viene annoverato il Moresnet, un piccolo Stato neutrale creato artificialmente nel 1816 perché i suoi grandi vicini, Prussia e Paesi Bassi, non trovarono un accordo su chi dovesse amministrarlo. I confini tra i due paesi, delimitati dagli accordi del Congresso di Vienna, seguivano in gran parte il tracciato di quelli vecchi, ma entrambi gli Stati erano intenzionati a reclamare la sovranità sulla zona, a causa di un’importante miniera di zinco che si trovava tra i villaggi di Moresnet e Neu-Moresnet. L’accordo, raggiunto l’anno successivo, sancì l’appartenenza di Moresnet ai Paesi Bassi, di Neu-Moresnet alla Prussia, e stabilì una zona ad amministrazione comune che comprendeva la miniera.
Nacque così il Moresnet Neutrale, con una sua bandiera – tre bande orizzontali equivalenti, nera bianca e blu – e un’amministrazione congiunta, affidata a due commissari reali, uno ciascun confinante. Al piccolo Stato venne concessa una certa autonomia, esercitata da un sindaco che svolgeva le funzioni di capo di stato e da un consiglio di dieci membri.
Nel 1831, dopo che il Belgio aveva ottenuto l’indipendenza, il lato “olandese” passò di mano e venne compreso nel nuovo stato, che di conseguenza divenne co-amministratore del Moresnet. Il piccolo stato neutrale, appena 3,5 chilometri quadrati di territorio, si trovava infatti vicino Aquisgrana, non lontano da dove oggi si incontrano i confini di Germania, Belgio e Olanda.
L’unica attività economica del Moresnet, che nel periodo di massima espansione demografica non superava i 5.000 abitanti, era la miniera di zinco, gestita dalla compagnia di estrazione “Vieille Montagne”. Di cittadini originari di quel distretto ve ne erano pochi: alla nascita del Moresnet, nel 1816, si contavano appena 256 abitanti. Tuttavia, la prospettiva del lavoro in miniera attirò molta gente. Un altro vantaggio di cui godevano i residenti del Moresnet era la possibilità di evitare il servizio militare nello Stato d’origine, libertà a cui il Belgio mise un freno nel 1854 e la Prussia nel 1874. Dopo quella data i soli a poter godere dell’esenzione dal servizio militare (oppure scegliere di prestarlo volontariamente in Belgio o in Prussia) erano i cittadini effettivamente nati lì, o i discendenti degli abitanti originari, che erano considerati degli apolidi.
Con l’esaurimento della miniera nel 1885 l’esistenza del Moresnet fu messa in forse. Restavano in piedi alcune attività, negozi, una banca, un ospedale, ma non sufficienti a garantire possibilità di lavoro. Si pensò di dotare il Moresnet di un’autonomia più spiccata, per creare nuove prospettive economiche. Una di queste fu il tentativo di creare nel 1886 un servizio postale autonomo, con l’emissione di francobolli – idea del dottor Wilhelm Molly, capo del servizio medico della miniera e appassionato di filatelia. Ma l’opposizione del Belgio mise fine al progetto. Nel 1903 venne aperto un casinò: l’idea era di attirare gente dal Belgio, dove il gioco d’azzardo era proibito; fu l’opposizione della Prussia, stavolta, a segnare la fine di questa iniziativa. Nel frattempo furono aperte ben tre distillerie di gin, grazie al regime fiscale agevolato nel Moresnet.
L’iniziativa più eccentrica per il futuro del Moresnet venne ancora una volta dal dottor Molly, che propose nel 1908 di farne il primo stato esperantista del mondo. L’iniziativa trovò un sostegno grazie al vicino comune di Kelmis, in Belgio, si trovava una forte comunità esperantista. Quello stesso anno il convegno mondiale di esperanto, riunitosi a Dresda, proclamò il Moresnet Neutrale capitale mondiale della comunità esperantista.
Il fatto che né Belgio né Prussia rinunciassero alle loro rivendicazioni, tuttavia, affrettò la fine del Moresnet. Il trattato di Versailles del 1919 lo assegnò al Belgio, e nel 1920 lo Stato cessò formalmente di esistere. Dopo essere tornato momentaneamente sotto i tedeschi con l’occupazione nazista, oggi il Moresnet è parte del territorio del comune di Kelmis. C’è un particolare di questa storia che non av dimenticato: i suoi cittadini, il cui destino fu in balia dei due grandi Stati confinanti, non ebbero mai il diritto di voto.

ERRORI TOPONOMASTICI: LA REPUBBLICA DI COSPAIA

Pochi sanno che Cospaia, una piccola frazione del comune di San Giustino, in provincia di Perugia, è stata per quasi quattro secoli – tra il 1441 e il 1826 – una repubblica indipendente, nata per errore. Papa Eugenio IV cedette Borgo Sansepolcro alla repubblica di Firenze nel 1441, come pegno per la somma di 25.000 fiorini prestati da Cosimo de’ Medici al pontefice, impegnato a contrastare il concilio di Basilea dove era stato eletto un antipapa. Quando si trattò di stabilire i nuovi confini con lo Stato della Chiesa, fissati lungo un corso d’acqua chiamato “Rio”, nessuno tenne conto che a cinquecento metri di distanza esisteva un altro torrente chiamato nello stesso modo. I rappresentanti del papa considerarono confine il “Rio” a sud, quelli di Firenze il “Rio” a nord, e gli abitanti nel mezzo si affrettarono a dichiarare l’indipendenza.
L’errore nasceva dal fatto che i rappresentati dei due Stati avevano lavorato autonomamente alla ridefinizione dei confini, ma né i Medici né il Papato decisero di porvi rimedio, perché uno Stato cuscinetto faceva comodo a entrambi. La libera Repubblica di Cospaia fu riconosciuta ufficialmente nel 1484: contava un’estensione di appena 330 ettari. I suoi abitanti non erano soggetti alle tasse dei due stati confinanti, né le merci ai dazi doganali. Questo garantì una certa prosperità a Cospaia, soprattutto verso la fine del Cinquecento, quando fu introdotta la coltivazione del tabacco. Il consumo di “erba tornabuona” – così veniva chiamata all’epoca, dal nome dell’abate Nicolò Tornabuoni che per primo l’aveva introdotta nella zona, di ritorno da un viaggio in Spagna – era osteggiato dai governi e fortemente tassato. Alcuni papi erano giunti a scomunicare chi ne faceva uso. In un simile regime di proibizionismo, Cospaia divenne la “capitale del tabacco”, e ancora oggi alcune varietà vengono chiamate col nome della minuscola repubblica.
La repubblica adottò un vessillo, composto da un campo nero e uno bianco tagliati diagonalmente, e si dedicò ai propri affari, amministrata dal consiglio dei capifamiglia, da un gruppo di anziani e senza alcun esercito che la difendesse. La sua prosperità andò avanti per oltre due secoli, anche quando l’atteggiamento restrittivo verso il tabacco cessò: nel 1724 Benedetto XIII revocò la scomunica contro i fumatori. Nel suo ultimo secolo di vita la Repubblica di Cospaia visse alterne vicende, ma il suo declino era cominciato: agli inizi dell’Ottocento era più che altro un ricettacolo di contrabbandieri, che sfruttavano l’assenza di controlli doganali e di tasse. Così, nel 1826, su richiesta di quattordici rappresentanti del territorio che firmarono un atto di sottomissione, Cospaia fu annessa allo Stato della Chiesa e perse la sua indipendenza.
Della Repubblica di Cospaia oggi non si parla quasi più, non c’è posto sui libri di storia per una vicenda tanto minuta e circoscritta. Un oblio forzato e voluto, secondo i cospaiesi, che nel 1998 hanno dato vita a una singolare protesta: un gruppo di ardimentosi ha occupato il campanile e proclamato la restaurazione della repubblica, senza però sortire alcun effetto. Ad ogni modo la repubblica viene festeggiata e ricordata regolarmente nella frazione di San Giustino, dove ogni ultimo week-end di giugno si svolge una manifestazione che rievoca i fasti di quella che fu, ai suoi tempi, la più piccola repubblica del mondo. Per due giorni l’anno, per le strade torna a riecheggiare il motto che fu dei repubblicani cospaiesi, scolpito sulla chiesa della Confraternita dell’Annunziata nel 1613: perpetua et firma libertas.

RIVENDICARE L’INDIPENDENZA: IL REGNO DI ARAUCANÍA E PATAGONIA

Nel XIX secolo il Regno di Araucanía e Patagonia, mai riconosciuto, reclamava la sua giurisdizione sull’itera Patagonia e il sud del Cile. Un territorio tutt’altro che micro, dunque, eppure la sua bizzarra storia è un riferimento irrinunciabile per ogni appassionato micronazionalista. La vicenda del regno, noto anche come Nueva Francia, si inserisce nel contesto delle politiche espansionistiche di Cile e Argentina ai danni delle popolazioni Mapuche, originarie di quelle terre. La regione dell’Araucanía era al centro di un conflitto durato oltre 300 anni, la Guerra di Arauco, che verso la fine degli anni Cinquanta dell’Ottocento stava vivendo il suo epilogo.
Nel 1858 l’avvocato francese Orélie Antoine de Tounens sbarcò in Cile, soggiornando tra Santiago e Valparaíso. Successivamente de Tounens si spostò presso il porto di Valdivia, dove abbracciò la causa della nazione Mapuche. Basandosi sulle sue conoscenze in materia di diritto internazionale, ipotizzò di instaurare una colonia francese in Araucanía perché, nonostante si trovasse sotto la sfera di influenza cilena, quel territorio oltre le sponde del fiume Bio-Bio non era stato mai reclamato da nessuno. Era indipendente de facto. Dopo uno scambio di messaggi con il cacique Mañil, capo tribale Mapuche, si avventurò oltre il Bio-Bio accompagnato da due francesi che sarebbero divenuti suoi ministri, i signori Lachaise e Desfontaines.
Al suo arrivo apprese della morte di Mañil, ma grazie alla profezia che egli lasciò alla sua gente, che fissava la fine della guerra sarebbe con l’arrivo di uno straniero bianco, Orélie Antoine fu accolto con tutti gli onori. Il nuovo cacique Quilapán si dimostrò entusiasta all’idea di instaurare uno stato indipendente per proseguire la resistenza contro l’esercito cileno. Fu così che il 17 novembre del 1860 venne proclamato il Regno di Araucanía dai capi Mapuche, e Orélie Antoine de Tounens incoronato re. I capi villaggio facevano affidamento sulla nazionalità europea del neo-monarca per essere presi sul serio dalle potenze coloniali: de Tounens pensava addirittura di coinvolgere la Franc...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. 1. Un po’ di storia
  3. 2. Isole felici
  4. 3. Anomalie storiche
  5. 4. Opere d’arte
  6. 5. Quartieri liberati
  7. 6. Piccoli territori
  8. 7. Fantasia al potere
  9. 8. Azioni di protesta
  10. 9. Contro l’autorità
  11. 10. Distopie
  12. Ringraziamenti