Abad 'arabī
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Abad 'arabī

Pagine di letteratura araba dagli inizi ai nostri giorni

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Pagine di letteratura araba dagli inizi ai nostri giorni

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La vastissima produzione letteraria in lingua araba, in versi e in prosa, copre un periodo di tempo e un'area geografica d'impressionante ampiezza. Per la prima volta in lingua italiana questa antologia ne offre in forma rigorosa, ma accessibile a tutti, una visione d'insieme, non cioè limitata a un solo genere né a una determinata epoca. Partendo dal periodo pre-islamico e giungendo fino alla realtà degli Stati nazionali moderni, con attenzione alle dinamiche storiche interne a questo mondo e ai suoi rapporti con le civiltà circostanti, questo safari porterà il lettore a scoprire i maggiori autori e le opere più significative di una delle compagini linguistico-culturali più complesse e affascinanti della letteratura mondiale.

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Informazioni

Editore
Ares
Anno
2021
ISBN
9788892980402

Paolo Branca

Abad ‘arabī

Pagine di letteratura araba dagli inizi ai nostri giorni

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num-1

L'autore

Paolo Branca (1957) è docente di Lingua e Letteratura Araba presso l’Università Cattolica di Milano. Nel 2011 ha fatto parte del Comitato per l’islàm italiano presso il Ministero degli Interni e il card. Angelo Scola lo ha nominato responsabile delle relazioni con i musulmani dell’Arcidiocesi di Milano durante il suo mandato. Ha pubblicato tra l’altro Voci dell’Islam moderno (Marietti, 1991), I musulmani (Il Mulino, 2000), Il Corano (Il Mulino, 2001) e, con Barbara de Poli e Patrizia Zanelli, Il sorriso della Mezzaluna (Carocci, 2011). Ha tradotto il romanzo del premio Nobel egiziano Nagib Mahfuz, Vicolo del Mortaio (Feltrinelli, 1989).

Premessa

Accingendoci a presentare in forma inevitabilmente rapsodica alcune opere e autori trascelti dall’immenso patrimonio letterario espresso in lingua araba, non possiamo evitare di riflettere insieme ai lettori su alcune indispensabili premesse. Quale può essere il senso e quali i limiti di una simile impresa? Conoscere altre popolazioni anche, se non soprattutto, attraverso le loro produzioni artistiche e specialmente letterarie è cosa antica. Si è sempre fatto e ancora si farà, ma com’è noto le traduzioni non possono mai corrispondere all’originale.
Se i contenuti si riescono a trasferire in un’altra lingua, dicendo – come titolerebbe Umberto Eco – «quasi la stessa cosa», gli aspetti formali e stilistici vanno in prevalenza irrimediabilmente perduti. E non è certamente un dato irrilevante, in modo poi drammatico per quanto riguarda la poesia. Eppure non mancano, come vedremo, traduttori che si sono sforzati con abnegazione in una sorta di ri-scrittura dei testi con acrobazie creative degne di ammirazione. Va inoltre notato che nessuna traduzione può per sua stessa natura pretendersi perfetta né tanto meno definitiva. Infatti, soprattutto i grandi classici tornano a essere tradotti di epoca in epoca, proprio per consentire loro di continuare a vivere: benché eccellente, una traduzione ottocentesca appartiene al proprio tempo e non può essere riproposta oltre un certo limite, poiché la sensibilità, i gusti, le stesse conoscenze maturate nel tempo, così come fattori apparentemente di contorno, ma non meno decisivi, quali le mode, richiedono se non impongono nuove versioni.
Resteranno sovente i medesimi titoli: difficilmente Delitto e castigo potrà esser riproposto come «Colpa e punizione», per evidenti ragioni di riconoscibilità e prestigio, ma il resto (compresi aspetti nient’affatto minori, benché solitamente trascurati dalla critica, come l’uso delle maiuscole o delle interpunzioni, solo per fare due esempi) sarà tutt’altro. Nel caso poi di lingue di diverso ceppo (l’arabo fa pare di quelle definite semitiche) rispetto a quella d’arrivo e legate a doppio filo a culture, tradizioni, fedi religiose differenti... la sfida fa davvero tremare le vene e i polsi, pur restando irrinunciabile.
Anche la relazione fra gli arabofoni e la loro lingua, e di conseguenza con le opere in essa espresse, non è d’immediata comprensione. Civiltà logocentrica e grafomane, nel corso dei secoli l’araba ha mantenuto un rapporto particolarissimo con la propria lingua, già potente nei carmi preislamici, ma ancor più rafforzato dopo l’avvento dell’islàm e in special modo in conseguenza all’evento coranico. Ritenuto non soltanto di origine divina, ma insuperabile capolavoro se non miracolo linguistico, il Testo sacro dell’islàm ha trascinato con sé dall’oralità alla redazione scritta tutto ciò che lo aveva preceduto e ha influenzato in modo determinante quello che lo avrebbe seguito: si pensi che nessuna grammatica né dizionario arabo venne concepito prima della sua «rivelazione». In qualche modo, dunque, gli arabi divennero consapevoli di sé stessi e della propria cultura soltanto dopo e in funzione del messaggio confidato alla prosa ritmata e rimata dei versetti coranici. Ciò vale parallelamente per il loro destino storico: prima nomadi, confinati nella prigione senza sbarre della loro Penisola desertica, divennero rapidamente i sovrani di uno sterminato impero, in cui proprio la loro lingua, insieme al nuovo credo da essi abbracciato, fu tra i pilastri sui quali venne edificandosi un’intera civiltà.

Avvertenza

Per maggior fruibilità da parte di non specialisti i termini arabi sono trascritti senza punti diacritici né vocali lunghe, ma solo con l’indicazione di dove cade l’accento tonico per facilitarne la pronuncia corretta. Le citazioni coraniche sono riprese dalla traduzione di Alessandro Bausani, ed. Bur. Salvo altra indicazione l’autore è Paolo Branca. Tutte le date sono da intendersi dell’era corrente e non secondo il conteggio islamico.
Ringrazio di cuore le colleghe e i colleghi che si sono resi disponibili per le parti su cui hanno maggior competenza, ad maiora, inshallah!

Introduzione

Il patrimonio letterario espresso in lingua araba è immenso. Dalle prime testimonianze epigrafiche alla produzione moderna in versi e in prosa si spazia lungo un arco di circa 17 secoli (partendo dalle iscrizioni nabatene in protoarabo), all’interno di un’area geografica dapprima limitata ad alcune zone della Penisola arabica e dei territori limitrofi, ma in seguito dilatatasi in una vastissima area che va dal Marocco all’Iraq, comprendendo tutta la fascia costiera mediterranea dell’Africa, alcuni Paesi sub-sahariani e molti del Vicino Oriente.
Trattandosi poi della lingua del Corano e di altre importanti fonti della religione islamica, essa è conosciuta a vari livelli anche da molti musulmani non arabofoni: si tratta attualmente di circa 1 miliardo e 600 milioni di persone in totale, delle quali solo circa il 20% sono arabi, mentre tra questi ultimi va ricordato che un 10% all’incirca non sono musulmani e appartengono a varie comunità cristiane, che esistevano già da sei secoli all’atto delle conquiste seguite alla morte di Maometto e che – pur arabizzate nella lingua e nella cultura – sono sopravvissute religiosamente distinte fino a oggi, anche se tra innumerevoli difficoltà, né va dimenticato che l’arabo fu anche la lingua di numerose comunità ebraiche.
Nel grande impero che venne a costituirsi a partire dalla seconda metà del VII secolo d.C. in poi, la lingua araba ebbe un ruolo e una funzione simili a quelle del latino nel mondo romano: lingua di amministrazione e cultura condivisa anche da altri popoli che venivano progressivamente annessi, senza che tuttavia gli idiomi di questi ultimi scomparissero: così come il greco non venne mai del tutto soppiantato dal latino, anche il persiano prima e poi il turco, nell’area islamica, non solo hanno mantenuto grande importanza per molti secoli, ma sono rifioriti in epoca più recente e si sono affermati sia entro i confini originari sia oltre a essi.
Questo libro non ha l’ambizione di ripercorrere l’intera storia della letteratura araba né di presentarne tutti gli esponenti. Lo spazio a disposizione e le risorse degli autori non lo consentirebbero. Si tratta semplicemente di uno strumento che consenta ai lettori che si accostano all’argomento di farsi un’idea delle fasi, dei generi e di alcune personalità rappresentative, soprattutto attraverso i testi che saranno forniti in traduzione.
L’esperienza di molti anni d’insegnamento ci ha infatti convinto delle numerose difficoltà incontrate da chi si avvicini per la prima volta a questo argomento nel procurarsi materiali dispersi spesso in volumi ormai non più disponibili poiché esauriti o comunque non agevolmente reperibili.

I. Epoca arcaica

1. Inquadramento storico e rapporti con le altre culture

Per capire il presente, bisogna conoscere il passato. La realtà del mondo arabo risulta, a un’attenta analisi, molto più complessa, variegata e pluralistica, meno monolitica e autoreferenziale di quanto saremmo portati a credere a uno sguardo superficiale e affrettato. Anticamente, anche l’intreccio e i reciproci influssi tra le civiltà erano ancora più evidenti.
Certamente le comunicazioni erano meno sviluppate e veloci di quanto non siano divenute in seguito, ma molto meno definiti erano i confini di vasti imperi che – data la loro estensione – riunivano genti molto diverse tra loro, così come le grandi metropoli di allora ospitavano spesso differenti comunità etniche, linguistiche e religiose. Non mancavano i conflitti, talvolta aspri e annosi, che opponevano aree geografiche e culturali, come quella greco-latina e quella persiana per esempio (e, al loro stesso interno, parti delle singole compagini si opponevano le une alle altre in dispute dinastiche, teologiche o semplicemente per interessi contrastanti), ma nello stesso tempo scambi commerciali e di altro genere proseguivano e, nei tempi di pace, si sviluppavano enormemente.
Non soltanto alcuni generi di lusso e alla moda, come aromi e spezie, ma anche derrate essenziali, quali il grano e il vino, varcavano incessantemente il Mediterraneo nei due sensi. Lo testimoniano numerosissimi relitti di navi commerciali risalenti a epoche molto antiche e, per i periodi successivi, basta pensare alle fortune di alcuni porti del Nordafrica, del Vicino Oriente e dell’Europa meridionale che divennero, come le nostre Repubbliche marinare, vere e proprie entità non solamente economiche, ma anche politico-militari che per secoli giocarono un ruolo decisivo per le sorti dell’intera area.
Pensare alle grandi civiltà del passato come a corpi chiusi in sé stessi, privi di contatti con il resto del mondo, ostili agli scambi e in perenne conflitto tra loro sarebbe irrealistico e ingeneroso. Anche negli stessi elementi più caratteristici,...

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  1. Abad ‘arabī