3.1 Dal giallo al nero. Elementi per un confronto
Se dal “paradigma illuminista” discende la quest dell’investigatore, va ricordato che il contenitore del poliziesco assembla materiale anche molto eterogeneo e che non sempre aderisce perfettamente all’inquadratura di un solo genere. E infatti, diversi dei romanzi presi in esame hanno una collocazione ubiqua, pertinente al giallo per alcuni aspetti e al noir per altri. Questa possibilità di convivenza di giallo e nero è ben evidente nelle raccolte collettanee di racconti degli ultimi anni. Nella raccolta Crimini1 (2007) curata da Giancarlo De Cataldo, per esempio, il racconto criminale è modulato su più gradazioni cromatiche: da quelli che più si avvicinano allo schema indiziatico del giallo, di Camilleri (Troppi equivoci) e Fois (Quello che manca), sino alle storie di De Cataldo (Il bambino rapito dalla befana) e Lucarelli (Il terzo sparo) che per ambientazione, atmosfera e trama aderiscono maggiormente alla definizione di noir. Allo stesso modo Giallo nero e mistero2 (2005) curato da Marcello Fois e che raccoglie scritti di autori quali Macchiavelli, Cacucci, Lucarelli, propone un panorama cromatico variegato, anche se maggiormente virato verso il nero.
Commistioni stilistiche e contaminazioni di genere…ma è davvero il genere quell’universale ante rem dalla cui rete non si può sfuggire? Non sembra pensarla così il collettivo Wu Ming che ha raccolto sotto la definizione di New Italian Epic alcune delle esperienze letterarie ritenute le più interessanti dell’ultimo ventennio. Wu Ming parte da un’idea anti-essenzialista della letteratura3, provando a riformulare la questione delle scritture italiane contemporanee sotto un’altra prospettiva di lettura. Agli occhi del collettivo bolognese l’uso tradizionale delle classificazioni di genere non è adatto a contenere una vastità di narrazioni ibride, che mescolano romanzo storico, noir, thriller, fantascienza, né ritiene che possa essere considerato un valido strumento d’indagine l’opposizione letteratura/intrattenimento. A tal proposito viene in sostegno anche quanto afferma Petronio proprio a proposito della posizione che occupa il giallo nelle classificazioni di genere:
Abbiamo preso coscienza del fatto – essenziale – che nell’attività letteraria moderna è saltata la funzione dei generi quale sistema gerarchico e assiologico […] Abbiamo chiarito che questa rivoluzione non comporta affatto la scomparsa delle distinzioni di valore, dal momento che nuove gerarchie di livelli, quindi di valori, si riproducono all’interno di ogni genere, sicché […] la pretesa di attribuire valore a un’opera per la sua appartenenza a questo o quel genere è tanto anacronistica quanto quella di attribuire valore a un uomo per la sua appartenenza, alla nascita, a questa o quella razza…4
La chiara presa di posizione di Petronio in parte anticipa quanto verrà esposto più avanti, circa l’affermazione di una dignità letteraria della letteratura di genere, dall’altra mette in discussione la stessa validità stessa delle separazioni in base al concetto, tanto reale quanto ambivalente, di genere.
Ma il riposizionamento, proposto da Wu Ming, in cui convivono realismo e scritture di genere, è interessante soprattutto sotto la prospettiva della ricezione, perché nel criterio che accomuna queste narrazioni, definite “epiche”, viene considerata un’ibridazione a sfondo noir. Quello che davvero conta nella nuova corrente del realismo letterario italiano individuato dal collettivo bolognese, è la ricostruzione di un affresco totale, di un mondo dentro uno spaccato di realtà. Sia esso ritagliato su un segmento di storia o di cronaca, questo progetto editoriale pone il romanziere davanti al compito di dare una visione il più possibile esauriente e totale dell’oggetto rappresentato. L’insieme di tali aspetti costituiscono il denominatore comune che giustifica l’accostamento di opere diverse in un’unica “nebulosa narrativa”, quali La presa di Macallè, L’ottava vibrazione, Gomorra, Dies Irae, Nelle mani giuste, Lezioni di tenebra, Sappiano le mie parole di sangue, solo per citare alcuni titoli. Il termine epico definisce quindi più la grandezza della concezione del disegno narrativo, che il contenuto specifico del testo letterario. La densità etica è data dalla “presa di posizione e assunzione di responsabilità, che le traghetta oltre la playfulness obbligatoria del passato recente” e dal recupero della “fiducia nella parola e nella possibilità di “riattivarla”, ricaricarla di significato dopo il logorìo di topoi e clichés”5. La nebulosa narrativa che gravita intorno alla definizione del NIE, dunque, non emargina le scritture più vicine al romanzo di genere perché, al contrario, assorbe gli “stratagemmi narrativi della genre fiction” dentro la propria complessità contenutistica.
A prescindere dalla validità della linea critica proposta da Wu Ming e dalla sua estendibilità a una serie molto eterogenea di romanzi che rende fin troppo denso l’orizzonte, entrambi i parametri sopra esposti sembrano essere condivisi da tutti romanzi che verranno presi in esame. Ossia, l’atto della scrittura che risponde a un’etica dell’impegno da parte dell’autore e la restituzione della godibilità della lettura rappresentano i requisiti minimi, o meglio, le linee guida che animano l’ispirazione degli autori. Parallelamente a questa riflessione che mette in discussione la sostanza stessa di una letteratura di genere strettamente intesa, negli anni ’90 va detonando in Italia il fenomeno del noir, come testimoniato dalle numerose collane editoriali dedicate a questo genere che mostrano una vera inondazione di romanzi “neri”, i cui rappresentanti più autorevoli fanno capo principalmente a tre aree geografiche. Bologna, Milano e Roma e le rispettive “scuole”, Gruppo 13, Scuola dei Duri e Gruppo Neonoir, sono accomunati principalmente dalla costruzione di storie noir che abbandonano l’ambientazione d’oltralpe, riconducendo le vicende sul territorio nazionale con uno spiccato interesse per le realtà sociali e regionali. In realtà nessuno di questi autori appartiene a una scuola in senso stretto, anzi gli autori rivendicano con un certo orgoglio l’indipendenza della propria formazione che avviene “senza pagare dazio a scuole, accademie, o conventicole letterarie che dir si voglia”6, come sottolinea De Cataldo nella sua introduzione a Crimini.
Oltre alla collocazione editoriale che assembla spesso, sotto la stessa collana, romanzi di non-fiction e noir, un ulteriore punto di contatto tra le due narrative è rintracciabile nella dimensione riflessiva del racconto. Il gruppo romano ha avuto il merito di dare una riformulazione alle caratteristiche del genere, connotando il plot e i personaggi in maniera originale: oltre all’ambientazione italiana, ricorrono l’efferratezza del delitto, l’abbondanza del sangue e il punto di vista narrativo che coincide con quello dell’assassino. È motivo d’interesse inoltre l’ispirazione cinematografica del nuovo noir romano, il quale mostra diversi elementi in comune con il giallo riformulato da Dario Argento negli anni Sessanta. Anche qui prevale infatti la fascinazione per il delitto in quanto “il vero centro del film è rappresentato dal rituale dell’omicidio”7; la storia criminale inoltre è modulata su diverse “gradazioni” di giallo perché “In un film può predominare il realismo, in un altro può trionfare il delirio surreale. Il fantastico e l’orrore puro possono intersecarsi (o scambiarsi) con la paura quotidiana o le indagini di un investigatore”8. Le prime esperienze narrative del gruppo sono state raccolte nel volume Cattivissimi (2004)9, curato da Fabio Giovannini e Antonio Tentori i quali sottolineano nell’introduzione che “il neo-noir “riscrive” i generi: il giallo, il noir, la spy story e infine il cyber”10. Nel tentativo di spiegare che cosa sia il neonoir, la curatrice di Roma noir specifica che “non si tratta della solita indagine delle forze del bene (poliziotti, giornalisti, investigatori privati, preti) che tendono a normalizzare, a riportare sulla Terra il Paradiso Terrestre, ma del male che narra se stesso”11. Questo punto è fondamentale per legittimare, dentro l’etichetta di noir, anche la presenza di romanzi in cui l’azione si dissolve a favore di una prosa più saggistica o focalizzata maggiormente sui pensieri del criminale. È sottinteso anche l’elemento dell’imprevedibilità che distanzia il noir dal giallo, l’assenza dello schema logico che fa saltare le funzioni dei personaggi, a favore dell’aleatorietà “autonarrativa” del male. Tradotto in termini narratologici, questo significa anche una maggiore difficoltà di una griglia che metta in corrispondenza le funzioni dei personaggi ricorrenti alle sequenze annesse.
Tuttavia un’eccezione è rappresentato dal personaggio dell’investigatore, onnipresente nella fiction criminale. Proprio sul protagonista si sviluppa un primo parallelismo tra noir e non-fiction: sia questi un investigatore o un giornalista d’inchiesta, entrambi discendono dall’archetipo del Mago/Ricercatore per la tensione conoscitiva che anima il loro percorso lungo la narrazione12; tensione che può essere sciolta o rimanere irrisolta ma che in ogni caso assumerà il corpo o la voce dell’autore/investigatore.
Il campione di opere su cui spazia quest’analisi riprende in parte l’idea di non sistematicità della categorizzazione, non concentrandosi solo su romanzi rigorosamente noir ma anche quelli tangenti il genere. Il noir allora verrà considerato principalmente come campo gravitazionale che attira scritture anche molto diverse tra loro e che non sempre condividono l’appartenenza al “genere”, inglobando anche i romanzi di non-fiction. Sarebbe più corretto, dunque, sostituire la terminologia di “noir” con crime novel, ma probabilmente anche quest’ultima denominazione lascerebbe fuori alcuni elementi o risulterebbe imprecisa per alcuni romanzi. Volendo ridurre all’osso, si potrebbe dire che gli elementi che tornano trasversalmente nelle narrazioni proposte qui di seguito sono il crimine, con il tutto suo potere di fascinazione, e la modalità di “realismo ibrido” sul principio della contaminazione dei generi e di commistione di fiction e non-fiction. Infatti, pur non perdendo di importanza la distinzione tra vero e finzione, il noir mostra di avere “le antenne obbligatoriamente sulla storia, la cultura e l’inconscio”, “particolarmente sintonizzate sull...