Energia, cultura e comunicazione
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Storia e politica dell'Eni fra stampa e televisione (1955-1976)

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Storia e politica dell'Eni fra stampa e televisione (1955-1976)

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Informazioni sul libro

La pubblicità serve solo per vendere? O diventa anche uno strumento politico inserito in un ampio piano strategico di comunicazione? Una politica comunicativa allettante e incisiva, come quella dell'Ente nazionale idrocarburi guidato da Enrico Mattei, quanto può incidere sulla società e quanto ne rifl ette di essa? Quanto può infl uenzare l'immaginario collettivo degli italiani? Sono solo alcune delle domande a cui prova a dare risposta il volume. E lo fa attraverso l'analisi della strategia politica della comunicazione attuata dall'azienda dal miracolo economico agli anni Settanta. Le interviste alla Rai del presidente Enrico Mattei, i cortometraggi pubblicitari per la rubrica televisiva Carosello e le prime due riviste aziendali sono alcuni degli strumenti di comunicazione che, in sinergia tra loro, rispondono al bisogno di presentare al pubblico l'immagine di un'azienda moderna e di successo. Il volume documenta lo stretto legame che le attività dell'azienda hanno avuto con la società italiana, non solo perché l'Eni è stato uno dei pilastri del boom economico, ma anche per la capacità della politica comunicativa aziendale di rifl ettere l'immaginario di un'epoca e di essere in sintonia con l'evoluzione sociale del Paese.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788857570754
Argomento
History
Categoria
World History

CAPITOLO TERZO
L’ENI E LA STAMPA: “IL GATTO SELVATICO” (1955-1965)

1. Il mensile “Il Gatto Selvatico”

Mattei è fautore di una politica energetica autonoma per l’Italia, perché convinto che ciò risponda all’esigenza di avere una nazione indipendente dal punto di vista economico e politico, ma anche perché l’autonomia è funzionale alla crescita moderna e sociale del paese. La sua idea di sviluppo si coniuga a quella di una democrazia che parta dal basso e renda partecipe l’opinione pubblica alle opere dell’Ente; una sorta di concezione sociale del progresso industriale. La visione del progresso che Mattei propone con la sua opera va di pari passo con lo sviluppo della democrazia in Italia, e il problema energetico diventa il fulcro attorno cui ruota tutto il suo progetto1. Lo sviluppo economico, per il Presidente, deve poggiare anche su nuove basi culturali, come la capacità di apprendimento delle imprese, la consapevolezza di essere parte attiva del processo evolutivo sociale e istituzionale, la profonda connessione tra la democrazia e le scienze moderne. Si può affermare, per sintetizzare, che il progresso industriale venga considerato da Mattei quasi come una scuola di democrazia, che debba servire a raggiungere la consapevolezza che la crescita civile e sociale di un popolo derivi anche dal libero accesso alla conoscenza, dalla libera circolazione del sapere e dall’utilizzo delle nuove tecnologie2. Le competenze individuali e dell’impresa, infatti, saranno sempre un punto di riferimento fondamentale nelle sue scelte politico-economiche.
Come abbiamo visto nelle pagine precedenti, le strategie di comunicazione aziendale spaziano a 360 gradi verso l’esterno e Mattei vuole che sia così anche verso l’interno. Esistono dei periodici aziendali, ma sono stampati solo per particolari categorie di lavoratori, come “Il Fuoco” e “buon lavoro, Amici!”. Il Fuoco era il settimanale dell’Agipgas (usciva il giovedì), diretto da Pasquale Ojetti dal 1956 al 1970, e veniva inviato a tutti i rivenditori3; buon lavoro, Amici! era il mensile per i gestori delle stazioni di servizio Agip, nato nel maggio del 19534. È in questo ambito che si inserisce la nascita del primo giornale aziendale pensato per tutti i dipendenti delle società del Gruppo. La strategia di comunicazione e di rappresentazione dello sviluppo industriale è un elemento di modernità nella politica culturale dell’Eni. Mattei comprende chiaramente che la sua azione, per essere compresa e appoggiata – sia a livello politico che dall’opinione pubblica – debba essere comunicata in modo chiaro e semplice, magari inventando nuove forme di comunicazione sia all’interno che all’esterno dell’azienda, anticipando le teorie che solo decenni dopo parleranno delle risorse umane come di un “nuovo vantaggio competitivo”5. Possiamo concordare con chi afferma che il Presidente dell’Eni “fu il primo uomo d’impresa italiano a rivolgersi all’opinione pubblica”6, o almeno uno dei primi. Il suo impegno per il rinnovamento culturale lo porta a contatto con gli intellettuali, che rivestono un ruolo importante nel sistema di comunicazione e nel modo di rappresentare la sua idea di sviluppo e di democrazia industriale7.
Negli anni del miracolo economico le grandi industrie italiane conoscono il periodo di maggiore espansione. Nello stesso tempo sono gli anni in cui s’infittiscono i legami tra economia e potere politico, sia nell’industria privata (Fiat, Pirelli, Olivetti) sia in quella pubblica (Eni, Finmeccanica, Enel). Nelle strutture aziendali nascono i primi reparti dedicati alla comunicazione (pubbliche relazioni e pubblicità), sull’esempio di quanto avviene negli Stati Uniti a cui si guarda come modello8. In tale clima vedono la luce le prime riviste aziendali delle grandi industrie. Tra esse Comunità (1946-92) della Olivetti, anche se essa è più sbilanciata sul versante politico; Pirelli (1948-72)9, prodotta dall’omonima azienda e ideata da Arturo Tofanelli (che la dirige fino al 1957), Giuseppe Eugenio Luraghi e Leonardo Sinisgalli e Civiltà delle macchine (1953-79)10, pubblicata da Finmeccanica e diretta da Sinisgalli con Luraghi dal 1953 al 195811. Studi recenti hanno messo al centro delle loro ricerche la comunicazione delle grandi aziende italiane12 e le riviste aziendali13. Poco si è scritto sul primo mensile aziendale dell’Eni, Il Gatto Selvatico, diretto dal poeta Attilio Bertolucci, a volte su temi particolari e non sempre inquadrandolo nel complesso spettro delle politiche comunicative aziendali14.
Mattei sa che la Esso pubblica un periodico, “Esso Notizie”15, ed è probabile conosca anche la rivista della Dalmine16, visto che nella primavera del 1954 la Snam Progetti e la Dalmine partecipano insieme alla costruzione di un oleodotto17. Dopo aver discusso del problema con il responsabile dell’Ufficio rapporti con la stampa, Tito De Stefano, decide di affidare la direzione del nuovo mensile aziendale al poeta Attilio Bertolucci, suggerito da De Stefano, che era stato suo amico di scuola. All’epoca Attilio Bertolucci insegnava storia dell’arte al liceo “Virgilio” di Roma e scriveva per quotidiani e periodici. Il poeta ricorda che all’incontro con Mattei, presso la sede dell’Agip in via del Tritone, portò con sé la copia della rivista della Esso, perché fosse presa come esempio da non imitare, in quanto era
una rivista molto elegante con tre o quattro pezzi in tutto che parlavano di tutto fuor che di petrolio, valida per le pubbliche relazioni oppure da portare in salotto, destinata alla gente esterna al gruppo […] [mentre] faceva un bollettino non illustrato, piuttosto misero, squallido che, invece, andava diffuso ampiamente a tutti i lavoratori, agli impiegati, operai etc.18
Ricorda ancora Bertolucci che Mattei gli precisò di volere un giornale “leggibile” sia dal Presidente della Repubblica sia dal più lontano dei perforatori dell’Eni. Voleva un “rotocalco” moderno, ma non stampato in carta patinata19. Al momento di decidere il titolo, Bertolucci suggerì il termine “wildcat” che nel gergo petrolifero era riferito ai cercatori di petrolio, ai perforatori e wildcatters, appunto, “erano delle persone avventurose, qualche volta anche un po’ avventurieri”. La risposta di Mattei fu: “Non mi dispiacerebbe neanche di fare l’avventuriero, ma per lo Stato” e accettò il nome. Poi aggiunse: “Una parte della rivista deve sempre essere dedicata ai fatti aziendali. Anche la copertina, a colori, deve riguardare sempre l’Eni”20. Mattei, inoltre, avrebbe voluto inserire nella grafica del titolo il logo del cane a sei zampe dell’Agip, oppure il gatto a tre zampe dell’Agipgas, ma il poeta lo convinse a non usare il simbolo, perché non avrebbe rappresentato l’Ente nel suo complesso21 (come invece avviene oggi, ma allora i tempi non erano ancora maturi). È ancora Bertolucci a raccontare come sia stata la voglia di “nuovo” a spingere Mattei e volere un poeta alla guida del mensile, e non un giornalista di professione:
È sembrato più giusto che fosse uno nuovo. Uno nuovo che, oltre a scrivere poesie, aveva anche – questo, però, lo poteva sapere De Stefano – una grande curiosità per infinite cose, quelle qualità che deve avere un giornalista. Ero molto aperto, insomma: un lettore di giornali anche stranieri, di libri stranieri – francesi, inglesi, nord-americani etc. –; poi critico d’arte e cinematografico; insomma tante di queste cose… un pochino “onnivoro”, in un certo senso.22
Bertolucci, in collaborazione con De Stefano, inizia subito l’impostazione della rivista. Una parte dedicata alle attività dell’ente, sia le ricerche petrolifere sia le “più minute notizie aziendali”; una parte dedicata alla divulgazione culturale in senso ampio, scritta in modo che il giornale possa “risultare piacevole e istruttivo”; una parte dedicata al “costume”; diverse rubriche e la vignetta di Mino Maccari (autore anche dei caratteri tipografici del titolo). La copertina sarà sempre una foto riguardante l’Eni – solo poche volte non sarà così23 – mentre l’ultima pagina (anch’essa a colori), di cui Mattei gli aveva detto di farne l’uso che voleva, Bertolucci la userà per spiegare in modo “leggero” la storia dell’arte. Racconta ancora il poeta: “Mi divertivo molto. Avevo una gran vitalità”24. Si inventano concorsi, si invitano i lettori a inviare loro poesie oppure i disegni dei bambini, in modo da stabilire un rapporto diretto con i dipendenti delle aziende del Gruppo. Il direttore rievoca con molta soddisfazione i dieci anni di responsabile del “Gatto Selvatico”, anni di totale libertà, senza un orario di ufficio da seguire: “è stato un senso come di avventurapionieristica per me molto vitalizzante, in un campo nuovo, moderno che mi faceva sentire nel mio tempo, pienamente inserito; non – come si dice dei poeti – sempre chiuso nella torre d’avorio ma, invece, immerso nella realtà viva e contemporanea”25. Bertolucci, dal secondo anno di vita del mensile, apre ogni numero della rivista con un breve editoriale in cui ne spiega il contenuto. Non lo firma con il suo nome, ma usa lo pseudonimo “Il Gatto Selvatico”.
Mattei, nel saluto di apertura della nuova avventura editoriale, precisa la funzione della rivista. Oltre a essere uno strumento che permetta la circolazione interna delle notizie relative all’ente, il Presidente auspica che sia anche un
Ideale punto di incontro per tutti coloro che fanno parte della grande famiglia del gruppo E.N.I. […] Più che opportuno, indispensabile, era un mezzo di comunicazione fra tanti uomini operanti in luoghi diversi ma uniti da comuni interessi e comuni propositi. Il “Gatto selvatico” sarà questo mezzo di comunicazione, ma anche qualcosa di più: sarà il simbolo della nostra comunità, il documento dei nostri sforzi, il discreto consigliere di quanti vorranno un parere amichevole, un chiarimento tecnico o genericamente culturale, una sobria informazione sui principali avvenimenti del nostro tempo. […] Mi auguro che il “Gatto selvatico” possa rapidamente diventare quel vivace strumento di informazione aziendale e di varia divulgazione culturale che, ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. INDICE
  5. INTRODUZIONE: LE POLITICHE DELLA COMUNICAZIONE DELL’ENI
  6. CAPITOLO PRIMO: LA POLITICA TELEVISIVA DELL’ENI: I CAROSELLI (1957-1976)
  7. CAPITOLO SECONDO: ENRICO MATTEI E LA TELEVISIONE
  8. CAPITOLO TERZO: L’ENI E LA STAMPA: “IL GATTO SELVATICO” (1955-1965)
  9. CAPITOLO QUARTO: L’ENI E LA STAMPA: “ENI” (1968-1972)
  10. CONCLUSIONI