Emozioni, affetti, sentimenti: tra natura e libertà
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Emozioni, affetti, sentimenti: tra natura e libertà

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Emozioni, affetti, sentimenti: tra natura e libertà

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Discutere di emozioni, affetti e sentimenti in filosofia potrebbe sembrare un'operazione contraddittoria. Come può accostarsi il pensiero filosofico, con le sue istanze di oggettività, a tutti quegli stati affettivi soggettivi che costellano l'esistenza umana? E le emozioni sono anzitutto il segno dei nostri necessari vincoli naturali o sono piuttosto espressione della libertà che ci caratterizza? In che misura siamo veramente liberi vivendo delle emozioni? E quali di queste ci rendono più (o meno) liberi, più (o meno) uomini? Per i diversi autori di questo volume, pur a partire da approcci differenti, l'universo delle emozioni non è un ostacolo da superare, un impedimento al pensare, ma un aspetto da riconoscere e valorizzare nelle sue molteplici potenzialità per descrivere il sentire stesso – colto di volta in volta nelle sue sfumature estetiche e psicologiche, assiologiche e cognitive, etiche e sociali – come autentico luogo di intersezione tra natura e libertà.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788857571201
Elisabetta Cattanei
Emozioni, affetti e sentimenti
nel pensiero antico:

IL LORO CARATTERE “A-LOGICO”
Se thymos è in genere la sede della gioia, del piacere, dell’amore, della compassione, dell’ira e così via, dunque di tutti i moti dell’animo, tuttavia può trovare sede talvolta nel thymos anche la conoscenza.1
1. Anima razionale e irrazionale: Aristotele
1.1. Il “Protreptico”: “to logon echon” e “alogon” nell’uomo e nel cosmo.
In un celebre passo del primo libro dell’Etica Nicomachea, Aristotele fa riferimento ad una distinzione interna all’anima umana, che presenta come una visione per molti versi assodata e condivisa, anche se la formula a suo modo: “Alcuni aspetti dell’anima” – sottolinea – “sono stati discussi in modo adeguato anche nelle opere rivolte ad un pubblico più vasto, opere di cui dobbiamo servirci qui”2.
Il richiamo alle “opere essoteriche” è al Protreptico, che non solo risale agli anni trascorsi da Aristotele nell’Accademia platonica, ma soprattutto offre uno spaccato della polemica “fra scuole”, che domina la scena culturale ateniese nella prima metà del IV secolo a.C.3. Nel Frammento 23, l’uso del verbo all’imperfetto allude a una sorta di punto fermo, già raggiunto e iterato, nella concezione dell’anima umana: “dell’anima una parte era dotata di ragione (to logon echon), l’altra invece non ne era dotata” – e quest’ultima poco dopo viene espressamente detta “irrazionale” (alogon)4.
L’argomento è costruito da Aristotele sulla base di un’analogia fra il macrocosmo naturale e il microcosmo umano: la natura nella sua totalità si comporta “come se fosse dotata di ragione”, perché “non fa nulla a caso, ma fa tutto in vista di qualcosa e, avendo bandito il caso, si preoccupa del fine […]”5. Anzi – precisa Aristotele: “si preoccupa del fine più delle arti poiché è anche vero che le arti erano imitazione della natura”6. Poco prima, in effetti, ciò che accade per caso era stato definito come ciò che non accade né per natura, né per arte, né per necessità, quindi non in vista di un fine, ma “per accidente” e producendo “sempre qualcosa di indeterminato”7. Qui Aristotele rafforza il suo punto di vista, stabilendo un nesso di anteriorità/posteriorità fra il finalismo della natura e quello delle arti: quest’ultimo è inferiore a quello naturale, perché, dato il carattere essenzialmente mimetico delle arti, ne è una “imitazione”, che non esisterebbe se non ci fosse il modello. Dunque, là dove c’è orientamento al fine, c’è un “comportamento intelligente”, che “bandisce il caso”, l’accidente, l’indeterminatezza: e questo lo si riscontra in grado massimo, paradigmatico, nella natura e in grado derivato, “per imitazione”, nelle arti.
Finalismo, anteriorità e posteriorità nell’ordine della natura: su questa base, Aristotele passa all’essere umano, considerato, prima, come unità psico-somatica, e poi nella sua complessità psichica: “Essendo l’uomo per natura costituito di anima e corpo, ed essendo l’anima migliore del corpo, e servendo sempre il peggiore in vista del migliore, anche il corpo deve essere in vista dell’anima”8.
Aristotele dà per scontato il fatto che l’anima sia migliore e il corpo peggiore, e che il corpo debba essere servo obbediente dell’anima. In alcuni frammenti precedenti, ha già difeso la superiorità dell’attività dell’intelligenza rispetto alle altre espressioni di vita, dunque dell’uomo rispetto agli altri animali, e la superiorità dei beni dell’anima rispetto a quelli del corpo, ma è chiaro che sta anche riformulando dal punto di vista della finalità argomenti che si ritrovano nei dialoghi platonici9.
Sia pure con tutta la cautela che si impone considerando la trasmissione del Frammento 23 da parte di Giamblico, qualcosa ci può suggerire in tal senso l’uso del verbo “servire” (hypereteo)10. È un verbo che ricorre molto di frequente nella Repubblica e nelle Leggi di Platone: più precisamente, in un passo della Repubblica, dove si tratta dell’educazione delle donne, esso esprime proprio l’obbedienza del “corpo” al “pe...

Indice dei contenuti

  1. Francesco Camera, Elisabetta Colagrossi, Edoardo Simonotti Introduzione
  2. Elisabetta Cattanei Emozioni, affetti e sentimenti nel pensiero antico: IL LORO CARATTERE “A-LOGICO”
  3. Gerardo Cunico Homo homini amicus: su una suggestione aristotelica
  4. Letterio Mauro Le passioni nello Scriptum super libros sententiarum di Tommaso d’Aquino
  5. Andrea Sangiacomo La virtù secondo Aristotele e Spinoza: appunti per un confronto
  6. Michael Eckert Sentimento e razionalità
  7. Selena Pastorino Lo “spirito” tra stomaco e stelle
  8. Domenico Venturelli Sul carattere rivelativo della situazione emotiva e su alcuni stati d’animo fondamentali del filosofare
  9. Francesco Camera L’intenzionalità degli “stati affettivi” secondo Levinas
  10. Edoardo Simonotti Con anima e corpo
  11. Attilio Bruzzone Nostalgia come impossibilità
  12. Elisabetta Colagrossi Distacco emozionale e libertà a partire dalla lettura di Gandhi della Bhagavadgītā
  13. Tonino Griffero Per una separazione dei poteri (atmosferici)
  14. Anna Czajka Pulsioni, affetti e sogni: dall’oscuro dell’attimo alle immagini di speranza
  15. Roberto Garaventa Proteiformità e ambiguità della stimmung della noia
  16. Maria Silvia Vaccarezza Emozioni e giudizio morale