Jean-Jacques Rousseau nacque il 28 giugno 1712 a Ginevra da famiglia protestante di origine francese, già da un secolo e mezzo insediata in quella città. La madre, Susanna Bernard, morì dandolo alla luce; il padre, Isacco, seppe gettare nel suo animo, nei pochi anni che lo tenne presso di sé, il seme di tenaci sensi di dignità civica e alimentò inoltre una già intensa vita sentimentale con il favorire pericolosamente la sua precoce inclinazione alle letture. Rousseau stesso ricorda determinatamente la sua passione per i romanzi sentimentali e per Plutarco, che avrebbe risvegliato in lui il senso eroico e romanzesco.
Dal 1722 al 1724 fu a dozzina presso il pastore di Bossey e dal 1724 al 1725 a Ginevra ad apprendere un mestiere. In questi anni ginevrini subisce sotto una brutale autorità le prime deformazioni di carattere, ma ha modo di leggere molto e disordinatamente. La sera del 14 marzo 1728 ritornando alla città dopo una scorribanda in campagna. trovò le porte chiuse: decise allora di non rientrare più e di darsi alla vita libera e randagia obbedendo a una inclinazione che è una delle caratteristiche della sua personalità. Lo accolse il curato di Confignon che lo raccomandò, in Annecy, alla signora L. E. de Warens, la quale, neo-convertita al cattolicesimo, lo mandò a Torino all’Ospizio dei catecumeni perché fosse conquistato alla religione cattolica (marzo 1728).
Dimesso dall’Ospizio dopo aver abiurato senza entusiasmo il calvinismo (nel quale rientrerà nel 1754), cercò un posto a Torino. Durante quattro mesi di permanenza in questa città fu a contatto con un sacerdote di grande animo, l’abate Gaime, il quale insieme con l’abate Gatier di Annecy, conosciuto più tardi, gli offrirà i colori alla figura del vicario savoiardo della Professione di fede. Lasciata Torino, dopo aver vagabondato per qualche tempo tornò ad Annecy dalla de Warens, rimanendo presso di lei per un anno che dedicò con poco profitto al latino (nella speranza di potersi dare alla vita ecclesiastica) e alla musica che resterà sempre una delle grandi passioni della sua vita. Nell’aprile del 1730 essendo rientrato, dopo una breve assenza, ad Annecy senza trovarvi «maman» (così chiamava la de Warens), si diede alla vita errabonda per la Svizzera e la Francia.
Dalla fine del 1731, riunitosi alla sua protettrice, dimorò a Chambery (dove fu anche impiegato al catasto) e alla villa delle Charmettes. È questo il periodo più sereno della sua vita. Nella pace dell’animo e dei sensi (giacché la grazia e femminilità della de Warens esercitarono su di lui un forte ascendente che però non poté mai diventare propriamente amore), a contatto con la natura che adorava, venne gettando le basi della sua futura personalità di scrittore attraverso studi che, specie dal 1738 in poi, furono sistematici. Nel 1740 passò come precettore presso la famiglia Mably di Lione per un anno ed ebbe con ciò lo stimolo alle prime riflessioni pedagogiche che tuttavia non rivelano traccia delle future grandiose impostazioni. Tornato alle Charmettes nel dicembre 1741 trovò la de Warens completamente mutata e allora, anche nella speranza di poterle dare un aiuto finanziario, decise di tentare la fortuna a Parigi.
Vi giunse nell’estate del 1742 e presentò subito all’Accademia delle Scienze un progetto di nuova notazione musicale su cui fondava molte speranze; ma l’Accademia nel settembr...