Ode al Porco
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Ode al Porco

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Gli elogi del porco. Capitoli berneschi (questo il titolo originale… o parte di esso), di Tigrinto Bistonio, accademico ducale de' Dissonanti di Modena… eccetera… è in realtà un divertissement dello scrittore settecentesco Giuseppe Ferrari, nelle millantate spoglie dell'immaginario abate umanista Tigrinto Bistonio… Il risultato è una godibilissima commistione di erudizione e ironia, di arguzia e intelligenza.

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Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788828334859
Argomento
Letteratura
Categoria
Poesia

RISPOSTA CRITICA E SUSSIDIARIA AL CAPITOLO

IN LODE DEL PORCO

Caro Poeta, qual tu sia, che festi
Di Rime quella tale infilzatura,
Un gran marrone a sdiricciar prendesti

T’ingolfasti in un mar, che fa paura,
Con provvision meschina di biscotto:
Stolto chi nell’oprar non ha misura.

Ma transeat: ogn’Asino ha il suo trotto;
Il peggio è l’impostura, onde l’adorni,
Larga, e ritonda più dell’O di Ghiotto.

La Musa uno stival? La scacci, e scorni?
Porco, e Cignal non son tra lor parenti?
E i Padri Achei son tanta feccia, e corni?

Amico, tu m’hai pieno; i tuoi accenti
fan che dall’unghie io del Leon decida;
Dal morso imparo a giudicar dei denti.

Vi son le Muse, e senza la lor guida
Mal si reggono in alto i voli ascrei,
Son Corvi i Vati, e raglio i Carmi, e strida.

Figlie son tutte del maggior de i Dei
Sagre ad ogni Cantor, e già invocate
Negl’argomenti più superbi, e bei.

E quante volte non le avrai seccate
Tu stesso, e fatte morfie a collo torto,
O Correttore della nostra etate?

Tu che alla Grecia poi fai sì gran torto,
E Platon poscia ad imitar ti prendi,
Che fosse Greco ancor non t’eri accorto?

O un tanto Eroe tra que’ minchion comprendi,
E sei un empio; o t’era ignoto affatto,
E un Cavol fritto, un Gocciolon ti rendi.

Qual poi t’investe frenesia da matto,
Una sol spezie d’Animal volendo,
Che in due vada distinta ad ogni patto?

Tu d’Istorie non sai, a quel che intendo:
Ne’ tempi, che parlavan francamente,
Ardea tra’ Porci un battibuglio orrendo;

E se un antico Traduttor non mente,
Per giovinetta, e amabil Porcellina
Nacque lo spaventevole accidente.

Questa era ricca come una Regina,
E maritarla il Padre non volea
Con alcun di que’ Porci da dozzina.

Ma degl’Amanti il novero crescea,
E quella scaltra a tutti fea d’occhietto,
E cose grandi a tutti promettea.

Un ve n’avea di più leggiadro aspetto,
Che più le fea del cascamorto intorno,
E di muschio sapeva, e di zibetto.

Ma il saggio Padre dubitando un giorno
Non s’appiccasse il foco nella paglia,
E non gliene venisse un qualche scorno,

Pensò di contentar tanta canaglia,
Dicendo: I’ vo’ concederla in sposa
A quel che in Giostra fra di Voi più vaglia.

Dai quattro Venti battaglioni a iosa
Si vedean comparir nel gran steccato
D’una prosopopea ardimentosa.

Di denti acuti era ciascuno armato,
Ed eran questi la sua spada, e lancia;
Lo schioppo ancor non erasi inventato.

S’incominciaro a sbudellar la pancia
L’un dopo l’altro, e per due mesi intieri
Equilibrò Vittoria la bilancia.

Proteggea Marte que’ polputi, e neri,
Gli agili proteggeva il Dio Nettuno,
E Bacco i men silvestri, e i meno altieri.

Ma in fra que’ Paladini alzossen’uno,
Che fin metteva a così lunga festa,
Facendo un repulisti di ciascuno;

Quando fuor del terren sparsa la testa
Di polve immonda uscì Madre Natura,
E disse: ah Giove, che matteria è questa?

Se manca il Porco, io veggio addirittura
Il miser’Uom a carestia soggetto,
Veggio, Signor, che a mille guai non dura.

Disse, e Giove provvide, appena detto.
Col fulminar quell’infelice Amante
Di tanto scempio sconsigliato effetto.

Marte il suo stuolo inviperito, e ansante
Trasse ne’ boschi, e si chiamar Cignali,
E li fece terror di quelle piante;

Nettuno a’ suoi donò le squame, e l’ali,
E alla schiera de’ Pesci gli aggregò,
Avvezzandoli all’onde, al nuoto, ai sali;

Bacco sparsi pe’ campi i suoi lasciò,
E al primiero occupante Villeresco,
Non volendo ammattir, gli abbandonò.

Ma Tu, Poeta mio, guardi in cagnesco,
E mi squadri ingrugnito la persona?
Veggio, che ti confondo, e ti rincresco.

Ma senti; un Uom, che vive alla carlona,
I cocomeri in corpo non si tiene,
E vuol sua libertade, e si sbottona.

Dunque da un Tronco sol vedi che viene
Il lignaggio porcin per cammin dritto;
L’autor di questa Istoria era d’Atene.

Il fatto in prische lamine è descritto,
Che esposte un giorno in Tebe a vile incanto
Trasportò Tolomeo dentro l’Egitto;

E Cleopatra, ond’aver sempre accanto
Quel buon Guerrier di Marc’Antonio, un dono
Gli fè di quelle, e l’obbligò poi tanto.

Ma sta, che io pure Encomiator mi sono
D’un tanto Eroe; giungiam le destre, Amico,
La Critica si ponga in abbandono.

Di litigar già non m’importa un fico,
Né gl’impacci del Rosso io mai mi piglio,
Non voglio alla mia Porta alcun intrico.

Bada se io son discreto, io sol mi appiglio
A intrecciar nuove laudi al Porco nostro,
Che tu ad arte lasciasti, o per consiglio;

E già incomincio: o del miglior mio inchiostro
Vien, caro Por...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. ODE AL PORCO
  3. Indice
  4. Intro
  5. GLI ELOGI DEL PORCO. CAPITOLI BERNESCHI
  6. CAPITOLO PRIMO
  7. IN LODE DEL PORCO
  8. CAPITOLO SECONDO
  9. RISPOSTA CRITICA E SUSSIDIARIA AL CAPITOLO
  10. LETTERA ALL’ABATE FRUGONI
  11. RISPOSTA DELL’ABATE FRUGONI
  12. Ringraziamenti