Teosofia
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Un'introduzione alla conoscenza supersensibile del mondo e del destino dell'uomo

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Un'introduzione alla conoscenza supersensibile del mondo e del destino dell'uomo

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"In questo libro verrà data una descrizione di alcune parti del mondo supersensibile. Colui che vuol dar valore soltanto al mondo fisico, giudicherà tale descrizione un parto vano della fantasia: ma chi desidera cercare le vie che conducono fuori del mondo dei sensi, comprenderà tosto, che è soltanto per mezzo della conoscenza di un altro mondo, che la vita umana acquista valore e importanza. Non è giustificato il timore di molti, che in causa di simili cognizioni l’uomo venga distolto dalla vita cosidetta «reale» chè anzi, soltanto per mezzo di esse egli diverrà capace di prendere una posizione salda e sicura in questa vita, imparando a conoscerne le cause, mentre senza tali cognizioni è obbligato a cercarsi a tastoni, come un cieco, la via, attraverso gli effetti. La «realtà» sensibile acquista significato soltanto per mezzo della conoscenza del supersensibile; e perciò chi la possiede diventa, non inabile, bensì più abile alla vita. Soltanto colui che comprende interamente la vita, può divenire un uomo veramente «pratico».
L’autore di questo libro non descrive cosa alcuna, di cui egli non possa dare testimonianza colla propria esperienza – con quel genere cioè di esperienza che può esser acquistata in simile campo: non sarà esposto nulla che l’autore stesso non abbia sperimentato". Rudolf Steiner
Rudolf Steiner (1861 – 1925) è stato un esoterista e teosofo austriaco. È stato il fondatore dell'antroposofia, dottrina di derivazione teosofica che concepisce la realtà universale come una manifestazione spirituale in continua evoluzione, che può essere osservata e compresa mediante l'"osservazione animica" (una sorta di chiaroveggenza), e studiata, nella sua unità col mondo fisico, mediante la cosiddetta "scienza dello spirito" o antroposofia, che egli riteneva essere un vero e proprio approccio scientifico alla conoscenza della verità.

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Informazioni

Editore
Passerino
Anno
2019
ISBN
9788832553246
Categoria
Religion

Corpo, Anima e Spirito

L’uomo può farsi un concetto giusto di sè stesso soltanto quando ha compreso bene l’importanza del pensiero nel proprio essere. Il cervello è lo strumento corporeo del pensiero: come l’uomo può vedere i colori soltanto se ha gli occhi normalmente sviluppati, così il cervello, appositamente costruito, gli serve per pensare. L’intiero corpo dell’uomo è costruito in modo da trovare il suo coronamento nell’organo dello spirito, nel cervello. Si può comprendere la struttura del cervello umano soltanto se lo si contempla in vista del suo compito, di essere, cioè, la base corporea dello spirito pensante. Ciò si comprende tosto, dando uno sguardo comparativo allo sviluppo del cervello nel Regno animale.
Negli anfibi il cervello è ancora piccolo, in confronto al midollo spinale; nei mammiferi diventa più grande in proporzione, e finalmente nell’uomo raggiunge le dimensioni massime in confronto al resto del corpo.
Vi sono non pochi pregiudizi contrarï a queste nostre osservazioni intorno al pensiero. Molte persone tendono a dar meno importanza al pensiero, e a considerare superiore ad esso la «vita intima dei sentimenti», la «sensibilità». Talvolta viene perfino detto che non è per mezzo dell’arido pensiero, ma piuttosto dell’ardore del sentimento, della forza immediata dei sentimenti che ci si inalza a cognizioni superiori. Coloro che dicono questo, temono di diminuire l’intensità dei sentimenti, se pensano chiaramente. Ciò è certamente il caso nel pensare comune che si riferisce unicamente alle cose di utilità pratica. Ma per i pensieri che ci conducono in regioni più elevate della vita, si verifica il contrario. Non havvi sentimento o entusiasmo alcuno che possa essere confrontato ai sentimenti di ardore, bellezza ed elevatezza risvegliati dai pensieri puri, trasparenti come cristallo, che si riferiscono ai mondi superiori. I sentimenti più elevati non sono quelli che ci si presentano «spontanei», ma quelli che vengono acquistati con lavoro energico del pensiero.
Il corpo umano ha una struttura atta alla funzione del pensare. Le medesime materie, le stesse forze che si ritrovano pure nel Regno minerale, sono combinate nel corpo umano in guisa che, grazie a questa loro combinazione, possa manifestarsi il pensiero. Questa costruzione minerale, foggiata in conformità, della sua destinazione, verrà chiamata in questo studio il corpo fisico dell’uomo.
Tale costruzione minerale, ordinata per avere a suo centro il cervello, nasce per riproduzione e acquista forma sviluppata per crescenza. Tanto la riproduzione che la crescenza l’uomo ha in comune colle piante e cogli animali; e per la riproduzione e la crescenza ciò che vive si distingue dal minerale che non ha vita. Vita nasce da vita mediante il germe; e la prole si riattacca agli antenati nelle serie della vita. Invece le forze, per le quali si genera un minerale, sono da ricercarsi nelle stesse materie che lo compongono. Mentre un cristallo, mettiamo un cristallo di rocca, si genera mediante le forze proprie al Silicio ed all’Ossigeno che in esso sono combinati, dobbiamo ricercare le forze che plasmano p. es. una quercia, per la via più lunga attraverso il germe, nella pianta madre o padre di quest’albero; e la forma della quercia si conserva nella riproduzione dagli antenati ai discendenti. In ciò che vive vi sono forze interne determinanti innate. Soltanto una concezione ignorante della natura poteva opinare che gli animali inferiori, perfino i pesci, potessero svilupparsi dal fango: la forma di ciò che vive si riproduce mediante l’eredità. Il modo di sviluppo di un essere vivente dipende unicamente da quelli che gli sono stati genitori, o con altre parole, dipende dalla specie a cui esso appartiene. Le materie di cui esso è costituito, si ricambiano incessantemente, mentre la specie permane durante tutta la vita, e viene trasmessa per eredità alla prole. La specie è quindi ciò che determina la combinazione degli elementi in un organismo; e possiamo chiamare la forza che genera le specie, forza vitale. Come le forze minerali trovano la loro espressione nei cristalli, così la forza vitale la trova nelle specie, o forme della vita vegetale od animale.
L’uomo percepisce le forze minerali mediante i suoi sensi fisici, ma può percepire soltanto quello per cui ha sviluppato sensi corrispondenti. Senza occhio non havvi percezione della luce, nè quella del suono senza orecchio. Gli organismi più bassi hanno sviluppato appena una specie di senso del tatto, di modo che per essi esistono soltanto quelle forze minerali che sono riconoscibili a tal senso. Nella stessa misura con cui si accresce negli animali superiori lo sviluppo degli altri sensi, il mondo circostante, che l’uomo pure percepisce, diventa per essi più svariato, più ricco. Dipende dunque dagli organi di un essere vivente, se ciò che esiste nel mondo esterno, esista anche per l’essere stesso come percezione o sensazione. Ciò che esiste nell’aria come un determinato movimento, diventa entro l’uomo una sensazione di suono. L’uomo invece non percepisce la forza vitale coi suoi sensi ordinarî. Egli vede i colori d’una pianta, egli ne odora il profumo: ma la forza vitale si sottrae a questo genere di osservazione. Ma come il cieco nato non ha diritto di negare l’esistenza dei colori, così i sensi ordinari non hanno il diritto di negare l’esistenza della forza vitale. I colori esistono per il cieco nato, appena il chirurgo gli apra gli occhi: così pure per la percezione dell’uomo, quando si è in lui sviluppato l’organo adatto, esistono le numerose specie di piante e di animali create per mezzo della forza vitale, e non i soli individui. Con lo sviluppo di quest’organo si schiude all’uomo tutto un mondo nuovo perchè d’allora innanzi egli non percepisce soltanto i colori, odori ecc. dei singoli esseri viventi, ma percepisce la vita stessa di questi esseri viventi. In ogni pianta, in ogni animale, egli percepisce, oltre la forma fisica, anche la forma spirituale, piena di vita. Per applicarvi un termine, chiamiamo questa forma spirituale il corpo eterico, o corpo vitale [1] . Per l’investigatore della vita spirituale, queste cose si presentano nel modo seguente. Per lui il «corpo eterico» non è soltanto un risultato delle materie e delle forze del corpo fisico, ma è un’entità autonoma, reale, dalla quale le sopraddette materie e forze fisiche vengono dotate di vita. Nel senso della Scienza dello Spirito, si può dire di un corpo puramente fisico p. es. di un cristallo, ch’esso ha la propria forma in causa delle forze fisiche formative, insite in lui. Ma un corpo vivente non ha la forma a lui propria in grazia di queste forze puramente fisiche; perchè nel momento in cui la vita si ritira, da lui e lo abbandona alle sole forze fisiche, esso si disgrega. Il «corpo eterico» è un’entità mediante la quale, in ogni istante della vita, il corpo fisico viene preservato dalla disgregazione. Per vedere tale «corpo eterico», per percepirlo in un altro essere, occorre che nell’uomo sia svegliata la visione spirituale. Senza di questa, si potrà ammettere per ragioni di logica l’esistenza del corpo eterico: ma lo si può vedere con «l’occhio spirituale», precisamente come si vedono i colori con l’occhio fisico. Non bisogna lasciarsi urtare dal termine «corpo eterico»: «l’etere» qui, significa una cosa diversa dall’etere ipotetico della Scienza fisica. Si accetti il termine semplicemente come una parola atta a designare ciò che qui è descritto. Come il corpo fisico dell’uomo nella sua struttura rispecchia la propria missione, così pure il suo corpo eterico: anche questo può essere compreso soltanto quando è considerato in rapporto allo spirito pensante. Il corpo eterico dell’uomo differisce da quello degli animali e delle piante, per la sua struttura ordinata secondo lo spirito pensante. Orbene, come l’uomo appartiene per il suo corpo fisico al mondo minerale, così per il suo corpo eterico appartiene al «mondo vitale». Dopo la morte il corpo fisico si dissolve nel mondo minerale, il corpo eterico nel «mondo vitale». Viene indicato come «corpo» ciò che dà «figura», «forma» di qualsiasi genere a un essere. Al termine «corpo» non va attribuito il significato di forma corporea materiale. Il termine «corpo», nel senso attribuitogli in questo scritto, può essere adoperato anche per ciò che prende forma animica e spirituale.
Il corpo eterico è ancora qualcosa di esteriore all’uomo. Col primo agitarsi della sensazione l’interno stesso risponde agli stimoli del mondo esterno: ma per quanto lontano si possa seguire ciò che si è autorizzati a chiamare «mondo esterno», pure non si riuscirà a trovare la sensazione. I raggi luminosi penetrano nell’occhio ed entro questo giungono fino alla retina. Ivi provocano (nel cosidetto pigmento visivo) dei processi chimici, e l’effetto di questi stimoli si propaga, attraverso il nervo ottico, fino al cervello, dove ancora altri processi fisici hanno origine. Se potessimo osservar questi, vedremmo semplicemente dei processi fisici, come anche altrove nel mondo esterno. Se siamo capaci di osservare il corpo eterico, vedremo che il processo cerebrale fisico è, al contempo un processo vitale. Però la sensazione p. es. del colore azzurro, percepita da colui che ha ricevuto i raggi luminosi, non la troveremo affatto per questa via: la sensazione nasce soltanto nell’ anima di costui. Se quindi l’essere di quell’uomo fosse costituito soltanto dal corpo fisico e dal corpo eterico, la sensazione non potrebbe esservi. L’attività per la quale si effettua la sensazione, è essenzialmente diversa dall’azione della forza vitale; un’esperienza interiore viene provocata da quell’attività, mentre senza di essa si avrebbe un semplice processo vitale, come quelli che si osservano anche nelle piante. Immaginandoci un uomo che riceva impressioni sensorie da tutte le parti, dobbiamo rappresentarcelo al contempo come la sorgente della suddetta attività, che scorre fuori verso tutte le direzioni da cui egli ha ricevuto quelle impressioni; le sensazioni sue rispondono in ogni direzione alle impressioni che riceve. Chiameremo questa sorgente di attività «Anima senziente». Tale anima senziente è altrettanto reale quanto il corpo fisico. Se un uomo mi sta dinanzi e, facendo astrazione della sua anima senziente, volessi rappresentarmelo soltanto come un corpo fisico, sarebbe lo stesso come se di un quadro mi rappresentassi la sola tela.
Anche riguardo alla percezione dell’anima senziente dobbiamo ripetere quello che è stato detto per il corpo eterico. Gli organi fisici sono «ciechi» a suo riguardo; e lo è pure quell’organo, col quale la vita può essere percepita come vita. Ma come mediante quell’organo il corpo eterico può essere percepito, così mediante un organo ancora superiore il mondo interno delle sensazioni può diventare un genere speciale di percezioni supersensibili. L’uomo allora non solo percepisce le impressioni del mondo fisico e del mondo vitale, bensì vede addirittura le sensazioni. Dinanzi a un uomo dotato di un tale organo il mondo delle sensazioni di un altro essere si palesa come una realtà esteriore. Bisogna distinguere fra l’esperienza del proprio mondo delle sensazioni e la contemplazione del mondo di sensazioni di un altro essere. Nel proprio mondo di sensazioni ogni uomo naturalmente può guardare; ma il mondo di sensazioni di un altro essere è veduto soltanto dal veggente, che abbia aperto «gli occhi spirituali». Se l’uomo non è veggente, egli conosce il mondo delle sensazioni solamente come mondo interiore, come esperienze nascoste della propria anima; aperto che egli abbia «l’occhio spirituale», risplende alla sua vista esteriore spirituale ciò che altrimenti vive soltanto «nell’interiorità» degli altri esseri.
Per evitar malintesi, sia detto esplicitamente che il veggente, dentro di sè, non sperimenta affatto ciò che l’altro essere ha in sè, come contenuto suo proprio del mondo delle sensazioni. Quest’ultimo sperimenta le sensazioni dal punto di vista della propria interiorità; il veggente percepisce invece una rivelazione, una manifestazione del mondo delle sensazioni.
L’anima senziente dipende, riguardo alla sua attività, dal corpo eterico: perchè da questo attinge ciò che essa dovrà far risplendere come sensazione; e siccome il corpo eterico è la vita entro il corpo fisico, indirettamente l’anima senziente dipende anche da quest’ultimo. Le sensazioni giuste dei relativi colori sono rese possibili soltanto mediante un occhio sano e correttamente costruito. In questo modo la corporeità agisce sull’anima senziente. Questa è dunque determinata e limitata nella sua attività dal corpo. Essa vive entro i limiti tracciatile dalla corporeità. Il corpo vien dunque costruito con sostanze minerali, è vivificato dal corpo eterico, e limita esso stesso l’anima senziente. Chi possiede perciò l’organo sopra accennato per «vedere» l’anima senziente, riconosce che essa è limitata dal corpo fisico. I limiti però dell’anima senziente non coincidono perfettamente con quelli del corpo fisico. Quest’anima sorpassa alquanto il corpo fisico. Da ciò si vede che essa si palesa più potente di questo; ma la forza che le pone i limiti emana dal corpo fisico. Di guisa che fra il corpo fisico e il corpo eterico da un lato, e l’anima senziente dall’altro, s’interpone ancora un altro arto speciale dell’entità umana, e cioè il Corpo animico, o corpo senziente. Si potrebbe anche dire, che una parte del corpo eterico è più sottile dell’altra, e forma insieme all’ anima senziente un’unità, mentre la parte più grossolana forma una specie di unità col corpo fisico. Tuttavia, come già detto, l’anima senziente si estende al di là del corpo animico.
Quello che sopra abbiamo chiamato sensazione, è soltanto una parte dell’essere animico. (È stato scelto il termine «anima senziente» per ragione di semplicità.) Alle sensazioni sono collegati i sentimenti di piacere e dispiacere, gl’impulsi, gl’istinti, le passioni. Tutto ciò ha il medesimo carattere di vita individualizzata che hanno le sensazioni, e dipende come queste dal corpo fisico.
* * *
L’anima senziente entra in reciprocità di azione tanto col corpo fisico, quanto con lo spirito pensante. Anzitutto si serve del pensiero. L’uomo si forma dei pensieri sulle sue sensazioni, così s’istruisce intorno al mondo esterno. Il bambino che si è scottato, ci riflette sopra, e arriva al pensiero «il fuoco scotta». Così pure l’uomo non segue ciecamente i propri impulsi, istinti e passioni; ma la sua riflessione su di essi procura l’occasione di poterli soddisfare. Tutto ciò che chiamiamo coltura materiale segue completamente questa direzione, ed è costituito dai servizi prestati dal pensiero all’anima senziente. Immensa è la quantità di forza del pensiero diretta a tale scopo: è stata la forza del pensiero che ha costruito bastimenti, strade ferrate, telegrafo, telefoni: per la maggior parte tutto ciò serve alla soddisfazione di bisogni dell’anima senziente. La forza formativa vitale compenetra il corpo fisico, e in modo analogo la forza del pensiero interpenetra l’anima senziente. La forza formativa vitale collega il corpo fisico agli antenati e discendenti e lo colloca in questo modo entro un complesso di leggi che non concernono la semplice mineralità. Così pure la forza del pensiero colloca l’anima entro un ordine di leggi, alle quali come semplice anima senziente essa non appartiene. – Mediante l’anima senziente l’uomo è affine agli animali. Anche negli animali possiamo constatare la presenza di sensazioni, impulsi, istinti e passioni. Ma l’animale segue questi suoi impulsi immediatamente, non vengono in esso contessuti con pensieri indipendenti, che trascendono l’esperienza immediata. Ciò si verifica fino a un certo grado anche negli uomini meno sviluppati. La semplice anima senziente è perciò differente dall’evoluto arto animico superiore, che pone al proprio servizio il pensiero. Chiameremo anima razionale quest’anima servita dal pensiero. Si potrebbe anche chiamare anima affettiva.
L’anima razionale interpenetra l’anima senziente; chi possiede l’organo per «vedere» l’anima, vede perciò l’anima razionale come un’entità separata rispetto alla semplice anima senziente.
* * *
Mediante il pensiero l’uomo viene inalzato al di sopra della propria vita; egli acquista qualcosa che si estende al di là della sua anima. È per lui convinzione naturale che le leggi del pensiero siano in accordo coll’ordinamento dell’Universo e si considera perciò come appartenente all’Universo, perchè esiste tale accordo. Questo accordo è uno dei fatti più importanti, per i quali l’uomo impara a conoscere la propria essenza. Egli cerca la verità nell’anima sua; e attraverso questa verità si esprime non soltanto l’anima, ma si esprimono le cose del mondo. Ciò che viene riconosciuto come verità dal pensiero, ha un significato indipendente, che si riferisce alle cose del mondo, e non solo alla propria anima. Con la gioia, per esempio, che provo nella contemplazione del cielo stellato, vivo in me stesso ma i pensieri che formo intorno all’orbita dei singoli corpi celesti, hanno la stessa importanza per me come per il pensiero di chiunque altro. Sarebbe assurdo parlare della mia gioia, se io non esistessi: ma non è altrettanto assurdo parlare dei miei pensieri, anche senza riferirli a me; perchè la verità che io penso oggi era vera, pure ieri e lo sarà anche domani, sebbene io me ne occupi soltanto oggi. Se una data cognizione mi procura piacere, questo piacere ha importanza soltanto finchè vive in me: ma la verità della cognizione ha la sua importanza indipendentemente da quel piacere. Afferrando una verità, l’anima si congiunge con qualcosa che porta in sè il proprio valore; e questo valore non scomparisce col sentimento dell’anima, come nemmeno è nato con essa. Ciò che è realmente una verità, non nasce nè perisce: essa ha un significato che non può essere annientato. Il fatto che certe singole «verità» umane hanno soltanto un valore passeggero, perchè vengono riconosciute più tardi come errori totali o parziali, non contraddice a quanto ora è stato detto, perchè l’uomo deve pur dirsi che la verità esiste in sè stessa, se anche i di lui pensieri non sono che manifestazioni fugaci delle verità eterne. Anche colui che dice, come Lessing, di accontentarsi dell’eterna aspirazione verso la verità, perchè la verità completa e pura non può esistere che per un Dio, non nega con ciò il valore eterno della verità: anzi così dicendo lo conferma; perchè soltanto ciò che ha un valore eterno in sè, può suscitare delle aspirazioni eterne. Se la verità non fosse in sè indipendente, se acquistasse il suo valore e il suo significato attraverso il sentimento dell’anima umana, allora non potrebbe essere un’ unica mèta per tutti gli uomini. Per il fatto che aspiriamo ad essa veniamo a riconoscere l’indipendenza del suo essere.
Quanto abbiamo detto per il Vero, vale anche per quello che è veramente Buono: la bontà morale è indipendente da tendenze e passioni, in quanto non si lascia dominare da queste, ma le domina. Piacere e dispiacere, desiderio e ripulsione appartengono all’anima personale dell’uomo: il dovere è superiore al piacere e al dispiacere. L’uomo può assegnare valore così alto al dovere, da sacrificare ad esso perfino la propria vita. L’uomo è tanto più elevato quanto più ha nobilitato le proprie tendenze, il proprio piacere e dispiacere, di guisa che senza coercizione o asservimento seguano spontaneamente il dovere che egli ha riconosciuto. Ciò che è moralmente buono, ha, come la verità, il suo valore eterno in sè, e non lo riceve dall’anima senziente.
L’uomo dando vita nella propria interiorità alla verità e alla bontà indipendente, s’inalza al di sopra della semplice anima senziente. Lo Spirito eterno risplende in quest’anima, e vi si accende una luce imperitura. L’anima, in quanto vive in questa luce, partecipa all’eternità, congiunge a questa la propria esistenza. Ciò che l’anima porta in sè di buono e di vero, è immortale in essa. Ciò che di eterno risplende nell’anima sarà qui chiamato Anima cosciente. Di coscienza si può parlare veramente anche riguardo agli impulsi inferiori dell’anima. Anche le sensazioni più ordinarie sono oggetto della coscienza; e fino a questo punto anche agli animali si può at...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Teosofia
  3. Indice
  4. Prefazione
  5. Introduzione
  6. L'essere dell'uomo
  7. L'entità fisica dell'uomo
  8. L’entità animica dell’uomo.
  9. L’entità spirituale dell’uomo
  10. Corpo, Anima e Spirito
  11. La reincarnazione dello Spirito e il Destino
  12. I tre Mondi
  13. Il mondo animico
  14. L’anima nel mondo animico dopo la morte
  15. Il mondo dello Spirito
  16. Lo Spirito nel mondo dello Spirito dopo la morte
  17. Il mondo fisico e il suo rapporto col mondo animico e spirituale
  18. Le forme pensiero e l’Aura umana
  19. Il sentiero della conoscenza