La Scrittura dell'Anima
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La penna come mezzo per raccontare la propria anima. La storia di un ragazzo che racconta la propria essenza tra gioie e paure in continuo conflitto col vuoto che logora la società. La Scrittura dell'Anima di Luca Ardia è un racconto in prima persona introverso ed intenso e rivolto a tutte quelle persone che pensano che ci sia qualcosa di sbagliato in noi ma che non trovano il modo per dirlo...

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Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788833461199
LA SCRITTURA DELL'ANIMA
LEI
Io e Lei. Da quando ho memoria è sempre stata con me, ma più la tengo stretta e maggiore è la quantità di polvere che continuo a ritrovarmi in mano. L’odio e un eterno conflitto interiore in crescita continua a far parte del mio io. Cos’è l’anima? Esiste davvero?
Sì. Non è nulla di sovrannaturale o ultraterreno. L’anima, la mia anima è la perfetta connessione tra pensieri provenienti dalla mente ed emozioni spinte fuori dal cuore. Giudicare una persona con un semplice aggettivo sarebbe banale, siamo ciò che viviamo, diamo forma al nostro vissuto, nel bene e nel male permettendo al nostro spirito di evolvere continuamente. Il rapporto testa-cuore è ciò che rende unico ogni essere umano.
Una persona non può cambiare il suo modo di essere ma la sua anima può farlo, può migliorare o allo stesso tempo marcire fino a morire.
Ho trovato una risposta a ciò che ho dentro ma non riesco ancora a capire lo squallido mondo che mi circonda. Persone che costruiscono la propria felicità sulla cattiveria. Persone vuote che ripudiano l’emozione affidandosi esclusivamente al materialismo, persone finte che indossano maschere sottopelle pronte a distruggere il prossimo senza motivo. Troppe volte ho liberato la mia mente, il mio cuore, la mia anima. Troppe volte sono stato spazzato via. Sono un folle che afferma cose troppo poco superficiali per esser prese sul serio dalla società?
Forse. Ho imparato a riservare questo particolare linguaggio a chi in fondo capisce di cosa sto parlando, ma più passa il tempo più mi rendo che anche loro potrebbero “adattarsi”. Possibile non esista rimedio? Che per essere felici sia necessario spegnere e uccidere lentamente la nostra essenza?
Direi che il mio racconto possa cominciare.
Questo, è il viaggio introspettivo di un ragazzo e del suo modo diverso di raccontare le cose, attraverso il suo sconforto verso la società, i suoi dubbi e le sue paure, le emozioni e le sensazioni, Lei.
Anno 2036. La società del mondo oscuro è governata da Vacuum. Nessuno ha mai visto questo misterioso essere che ha sconfitto le grandi potenze mondiali e ha creato la società da cui siamo perennemente in fuga. Ma lui c’è. Il mondo è in ginocchio dinanzi a lui. Non esistono più popoli, culture o fazioni. Esistono gli Adattati. Essi sono l’uno uguale all’altro, seguono chiunque imprima una qualsiasi idea o pensiero nella loro testa. Il loro cranio ha assunto la forma di un cilindro. Il loro mondo è bianco. Bianco come i loro cilindri. Ma non è il bianco della luce o della purezza. Il loro è il bianco dell’assenza. L’assenza di colore e calore. L’assenza di emozioni, di intensità, di qualcosa…
Sono Dead man walking ma non lo sanno ancora, o forse fingono di non saperlo. Alla fine è più semplice… adattarsi.
Non devi fare altro che stenderti nell’acqua e lasciarti trasportare dalla corrente..
AH!! Era solo un incubo…
DARK CITY
Inizia cosi, forse un modo di cominciare atipico, ma le mie dinamiche sono sempre diverse da quelle degli altri. Niente di nuovo, stesso locale del venerdì sera. Ci piace venirci? No, ma i drink costano poco. Cinque ragazzi, quattro amari, Marcus preferisce la birra:
“Mi dai una sigaretta?” mi chiede con la rassegnazione di chi in fondo di queste serate ne ha le palle piene.
“Tieni... prendila da me.” risponde Frank che da poco ha iniziato a fumare.
Axel è l’unico che non fuma, accelera la bevuta della sua birra per stabilizzare la quantità di liquido al livello dei nostri più piccoli bicchieri d’amaro.
Il mio finisce, vorrei prenderne un altro. Non faccio in tempo ad alzarmi che ecco spuntare Peter con altri due bicchieri, uno per lui e l’altro… ovviamente mio.
I discorsi che intercorrono tra un giro e l’altro sono più o meno sempre gli stessi. Avvenimenti recenti, prospettive future, problemi con le donne, insomma le solite stronzate… discorsi comuni all’ordine del giorno per qualunque ragazzo della nostra età. Non direi stronzate per esprimere cose cosi importanti ma l’apatia e il freddo che da un po’ mi assale pregiudica qualunque parola esca dalla mia bocca o da quelle delle di altre persone.
La conversazione termina con l’ultima goccia di alcool che viaggia dal vetro alla gola. Andiamo a farci un giro, è il momento di cominciare ad osservare quello che ci circonda.
Il colore nero regna sovrano nell’aria. Ogni singolo volto ai miei occhi emana cattiveria. Finta o reale? Non lo so. Ma il prodotto è lo stesso. Giudizi pronunciati come sentenze, parole sparate come proiettili al cuore, sputi sulla dignità del prossimo.
Circa quarantamila cloni popolano questo posto, neanche troppi. Telefoni ovunque nei quali gli individui barricano i propri pensieri sotto forma di messaggi impliciti volti ad attirare una qualche strana attenzione.
“Facciamo un selfie?!”
“Quello stronzo di Max mi ha trattata una merda! Dobbiamo caricare una foto su instagram dove vede che andiamo a ballare e sono felice!”
“Hey bro ho visto le storie depresse che hai caricato! Tutto bene?... Si bro volevo vedere se Lois mi scriveva vedendole..”
Più o meno si sentono sempre queste cose.. forse eliminerei il più o meno. Se c’è da dire qualcosa, da mandare qualcuno a farsi fottere, da manifestare il proprio dolore o la propria felicità basta digitare qualche lettera su quell’apparecchio e il gioco è fatto. Fingono, si nascondono e si comportano per ciò che non sono auto-convincendosi di esserlo. Noi continuiamo a camminare, ascoltando quasi involontariamente i suoni emessi da queste persone, domandandoci interior...

Indice dei contenuti

  1. La Scrittura dell'Anima
  2. Pensieri dall’anima