Le Avventure di Pinocchio
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Le Avventure di Pinocchio

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Le Avventure di Pinocchio

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Le avventure di Pinocchio o meglio le sue marachelle hanno fatto e continuano a far sognare milioni di bambini piccoli e grandi. Tutto ha inizio quando Geppetto, un povero falegname senza nessuno al mondo, decide di dare una svolta alla sua vita fabbricandosi un burattino con cui organizzare spettacolini in giro per il mondo. Il falegname non immagina che il ciocco di legno su cui modella il burattino è incantato e perdipiù di una magia tutto pepe che renderà il suo Pinocchio uno straordinario monello. Il Grillo Parlante, il Gatto e la Volpe, la Fata Turchina, il terribile Pesce-Cane: riscoprite insieme a noi i numerosi e fantastici personaggi entrati a ragione nell'immaginario collettivo. Il grande classico della letteratura italiana rivive in questa pregevole edizione ebook che si è meritata il patrocinio della Fondazione Nazionale Carlo Collodi.

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Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788833461588
Argomento
Letteratura
Categoria
Classici
XXXVI
Finalmente Pinocchio cessa d’essere un burattino e diventa un ragazzo.
Mentre Pinocchio nuotava alla svelta per raggiungere la spiaggia, si accòrse che il suo babbo, il quale gli stava a cavalluccio sulle spalle e aveva le gambe mezze nell’acqua, tremava fitto fitto, come se al pover’uomo gli battesse la febbre terzana.
Tremava di freddo o di paura? Chi lo sa?… Forse un po’ dell’uno e un po’ dell’altra. Ma Pinocchio, credendo che quel tremito fosse di paura, gli disse per confortarlo:
— Coraggio, babbo! Fra pochi minuti arriveremo a terra e saremo salvi.
— Ma dov’è questa spiaggia benedetta? — domandò il vecchietto, diventando sempre più inquieto, e appuntando gli occhi, come fanno i sarti quando infilano l’ago. — Eccomi qui, che guardo da tutte le parti e non vedo altro che cielo e mare.
— Ma io vedo anche la spiaggia — disse il burattino. — Per vostra regola io sono come i gatti: ci vedo meglio di notte che di giorno. —
Il povero Pinocchio faceva finta di esser di buon umore: ma invece… invece cominciava a scoraggirsi: le forze gli scemavano, il suo respiro diventava grosso e affannoso… insomma non ne poteva più, e la spiaggia era sempre lontana.
Nuotò finché ebbe fiato: poi si voltò col capo verso Geppetto, e disse con parole interrotte:
— Babbo mio… ajutatevi… perché io muojo!… —
E padre e figliuolo erano oramai sul punto di affogare, quando udirono una voce di chitarra scordata che disse:
— Chi è che muore?
— Sono io e il mio povero babbo!
— Questa voce la riconosco! Tu sei Pinocchio!…
— Preciso: e tu?
— Io sono il Tonno, il tuo compagno di prigionia in corpo al Pesce-cane.
— E come hai fatto a scappare?
— Ho imitato il tuo esempio. Tu sei quello che mi hai insegnato la strada, e dopo te, sono fuggito anch’io.
— Tonno mio, tu capiti proprio a tempo! Ti prego per l’amore che porti ai Tonnini tuoi figliuoli: ajutaci, o siamo perduti.
— Volentieri e con tutto il cuore. Attaccatevi tutti e due alla mia coda, e lasciatevi guidare. In quattro minuti vi condurrò alla riva. —
Geppetto e Pinocchio, come potete immaginarvelo, accettarono subito l’invito: ma invece di attaccarsi alla coda, giudicarono più comodo di mettersi addirittura a sedere sulla groppa del Tonno.
— Siamo troppo pesi? — gli domandò Pinocchio.
— Pesi? Neanche per ombra; mi par di avere addosso due gusci di conchiglia — rispose il Tonno, il quale era di una corporatura così grossa e robusta, da parere un vitello di due anni.
Giunti alla riva, Pinocchio saltò a terra il primo, per ajutare il suo babbo a fare altrettanto: poi si voltò al Tonno, e con voce commossa gli disse:
— Amico mio, tu hai salvato il mio babbo! Dunque non ho parole per ringraziarti abbastanza! Permetti almeno che ti dia un bacio, in segno di riconoscenza eterna!… —
Il Tonno cacciò il muso fuori dell’acqua, e Pinocchio, piegandosi coi ginocchi a terra, gli posò un affettuosissimo bacio sulla bocca. A questo tratto di spontanea e vivissima tenerezza, il povero Tonno, che non c’era avvezzo, si sentì talmente commosso, che vergognandosi a farsi veder piangere come un bambino, ricacciò il capo sott’acqua e sparì.
Intanto s’era fatto giorno.
Allora Pinocchio, offrendo il suo braccio a Geppetto, che aveva appena il fiato di reggersi in piedi, gli disse:
— Appoggiatevi pure al mio braccio, caro babbino, e andiamo. Cammineremo pian pianino come le formicole, e quando saremo stanchi, ci riposeremo lungo la via.
— E dove dobbiamo andare? — domandò Geppetto.
— In cerca di una casa o d’una capanna, dove ci diano per carità un boccon di pane e un po’ di paglia che ci serva da letto. —
Non avevano ancora fatti cento passi, che videro seduti sul ciglione della strada due brutti ceffi, i quali stavano lì in atto di chiedere l’elemosina.
Erano il Gatto e la Volpe: ma non si riconoscevano più da quelli d’una volta. Figuratevi che il Gatto, a furia di fingersi cieco, aveva finito coll’accecare davvero: e la Volpe invecchiata, intignata e tutta perduta da una parte, non aveva più nemmeno la coda. Così è. Quella trista ladracchiola, caduta nella più squallida miseria, si trovò costretta un bel giorno a vendere perfino la sua bellissima coda a un merciajo ambulante, che la comprò per farsene uno scacciamosche.
— O Pinocchio — gridò la Volpe con voce di piagnisteo — fai un po’ di carità a questi due poveri infermi.
— Infermi! — ripeté il Gatto.
— Addio, mascherine! — rispose il burattino. — Mi avete ingannato una volta, e ora non mi ripigliate più.
— Credilo, Pinocchio, che oggi siamo poveri e disgraziati davvero!
— Davvero! — ripeté il Gatto.
— Se siete poveri, ve lo meritate. Ricordatevi del proverbio che dice: «I quattrini rubati non fanno mai frutto». Addio, mascherine!
— Abbi compassione di noi!…
— Di noi!
— Addio, mascherine! Ricordatevi del proverbio che dice: «La farina del diavolo va tutta in crusca.»
— Non ci abbandonare!
— …are! — ripeté il Gatto.
— Addio, mascherine! Ricordatevi del proverbio che dice: «Chi ruba il mantello al suo prossimo, per il solito muore senza camicia». —
E così dicendo, Pinocchio e Geppetto seguitarono tranquillamente per la loro strada: finché, fatti altri cento passi, videro in fondo a una viottola, in mezzo ai campi, una bella capanna tutta di paglia, e col tetto coperto d’embrici e di mattoni.
— Quella capanna dev’essere abitata da qualcuno — disse Pinocchio. —Andiamo là, e bussiamo. —
Difatti andarono, e bussarono alla porta.
— Chi è? — disse una vocina di dentro.
— Siamo un povero b...

Indice dei contenuti

  1. Premessa
  2. I
  3. II
  4. III
  5. IV
  6. V
  7. VI
  8. VII
  9. VIII
  10. IX
  11. X
  12. XI
  13. XII
  14. XIII
  15. XIV
  16. XV
  17. XVI
  18. XVII
  19. XVIII
  20. XIX
  21. XX
  22. XXI
  23. XXII
  24. XXIII
  25. XXIV
  26. XXV
  27. XXVI
  28. XXVII
  29. XXVIII
  30. XXIX
  31. XXX
  32. XXXI
  33. XXXII
  34. XXXIII
  35. XXXIV
  36. XXXV
  37. XXXVI