Itri – Il santuario romano in località San Cristoforo
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Itri – Il santuario romano in località San Cristoforo

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Itri – Il santuario romano in località San Cristoforo

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Informazioni sul libro

Marisa de’ Spagnolis, già direttrice del Museo Archeologico di Sperlonga, ha effettuato scavi importantissimi in Campania dove ha ricoperto l’incarico di direttrice degli Uffici Scavi di Nocera e Sarno e nel Lazio, in articolare a Roma, Norba, San Cesareo, Sperlonga. È autrice di numerosissime pubblicazioni sull’archeologia della Campania e del Lazio.
A Itri ha effettuato nel 2011 la prima esplorazione del santuario pagano in località San Cristoforo, la cui scoperta ha cambiato la storia di Itri e del Lazio meridionale. Con l’Associazione Archeologica Ytri fondata nel 2016 ha continuato la ricerca sull’area del santuario dove sono state trovate iscrizioni di rilevantissima importanza.

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788833463438
Ricognizioni dell’Associazione Archeologica Ytri
Nel corso delle ricognizioni nella vasta area del temenos sono state raccolte monete e altri oggetti di varie epoche.
Monete dall’area del santuario
Le monete rinvenute costituiscono un nucleo di particolare interesse per la circolazione monetaria del santuario, controllata direttamente da Roma, a partire dalla fine del IV secolo a.C., un’importante documentazione relativa alla frequentazione del sito durante le diverse fasi di vita e testimonianze assai rilevanti per l’economia di un luogo di culto, in assenza di altre fonti.
Prevedendo la possibilità che future indagini possano modificare i dati finora raccolti, basati sulla limitatezza di monete disponibili, e in considerazione del loro rinvenimento in contesti stratigrafici non significativi (ad eccezione di un caso) dovuti a smottamenti o lavorazioni di terreno, si possono formulare alcune prime considerazioni.
Le monete più antiche risalgono alla fine del IV secolo a.C. come documentato oltre che dal triobolo di Neapolis, dalla emilitra di Neapolis, da un obolo di Allifae e da sette oboli d’argento di Phistelia, le cui presenze rivestono una grande significazione.
I sette oboli d’argento della zecca di Phistelia sono databili tra il 320/300 a.C.1. Phistelia è stata una antica città della Campania, di incerta collocazione geografica ed al cui riguardo sono state avanzate diverse ipotesi di localizzazione2. Secondo alcuni studiosi la città andrebbe ubicata al confine tra Campania e Sannio, altri hanno identificato Phistelia con Puteoli3. Da ultimo è stata avanzata l’ipotesi di una localizzazione nella valle dell’Ansanto.
Quattro oboli di Phistelia presentano sul recto una testa maschile di prospetto senza collo, senza barba e con corti capelli, mentre sul retro è un delfino, un chicco d’orzo e un mitilo con iscrizione in lingua osca FISTLUIS (FIGG. 35-36-37-38). Gli altri tre (FIGG. 39-40-41) presentano una testa femminile, di fronte, volta leggermente a sinistra, con lunghe chiome divise in ciocche sparse intorno al viso e con collana, ritenuta una ninfa o, più recentemente, la raffigurazione della dea Mefite, divinità dei Sanniti4. Sul retro è una chimera (o leone) stante a sinistra con la zampa anteriore sollevata, stella sopra, serpente attorcigliato in esergo. Gli oboli di Phistelia sono poco frequenti in Campania e si rinvengono di preferenza nelle contrade sannitiche. La diffusione di questi oboli d’argento è vasta, ma essa segue le vie di transumanza “da Capua, Alife e Alfedena fino a Carsoli attraverso Filignano (IS), il santuario di Mefite di San Pietro di Cantoni di Sepino, dove è stato rinvenuto un discreto numero di esemplari, quello di Ercole a Campochiaro, Monte Vairano fino al santuario della valle dell’Ansanto5”. Il ritrovamento di queste monete a Itri, sito a pochi chilometri dal golfo di Gaeta, costituisce un dato eccezionale, ed è da mettere in relazione con i traffici di transumanza dai territori dell’interno.
FIGG. 35-36-37-38 – Oboli di Phistelia
FIGG. 39-40-41 – Oboli di Phistelia
Le monete di Phistelia rappresentano un numerale caratteristico delle popolazioni del Sannio e della Campania. Esse non ebbero una lunga durata e questo dato sembra il riflesso dell’alleanza antiromana tra Sanniti, Taranto e Napoli prima del foedus aequum (326 a.C.) in seguito al quale Neapolis venne ad assumere un ruolo privilegiato di interlocutore di Roma e di tramite con l’ambiente greco dell’Italia meridionale.
FIG. 42 – Obolo di Allifae
L’obolo d’argento di Allifae (FIG. 42), città campana nella valle del Volturno, identificata con Piedimonte d’Alife6, vero e proprio nodo stradale, presenta al diritto una testa giovanile con corona d’alloro circondata da delfini e al rovescio il mostro Scilla con due teste di cane sugli omeri e lunga coda di ippocampo; nella mano un polipo?; in basso un mitilo e a sinistra la scritta ALLIBANON. L’obolo è databile al 320-300 a.C.
Queste presenze numismatiche di IV secolo assumono il carattere di sporadicità in alcuni siti santuariali sannitici (come, per esempio, Pietrabbondante, Monte Vairano, Campochiaro) e sembrano voler anticipare con il loro posizionamento lungo le vie di principale traffico, le direttrici della successiva circolazione monetaria di III secolo a.C.
Di rilevantissimo interesse la presenza di due monete greche, di Argos (FIGG....

Indice dei contenuti

  1. Presentazione
  2. Introduzione
  3. La scoperta del santuario romano e le esplorazioni del 2011
  4. L’archeologia della Valle d’Itri
  5. Ricognizioni dell’Associazione Archeologica Ytri
  6. Itri – Il villaggio delle origini. Una ipotesi storica
  7. Conclusioni