Sul concetto di identità in rete
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Con questo lavoro si vuole esplorare l'influenza esercitata dai social network sul processo di costruzione dell'identità durante la fase adolescenziale e non solo. Essere in rete rappresenta per molti ragazzi la possibilità di essere con qualcuno, di essere come qualcuno, di avere un modello cui fare riferimento. Nei social network più diffusi è richiesta la costruzione di un proprio profilo, di un'identità quindi virtuale. Il più delle volte questa identità è costruita in maniera non veritiera, per rispondere alle attese della rete, a ciò che ci fa sentire accettati e partecipi di una realtà che va oltre il singolo.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788833465210
Concetto di identità: evoluzione prima della rete
La possibilità della condivisone delle informazioni ha creato intorno all’“Intelligenza” umana un poliedrico mondo di interessi di varia natura: economica, per le opportunità create nel mondo del lavoro; finanziaria, per la possibilità di investire nelle nuove tecnologie e sociale, visto quanto i social network oggi incidono sullo stile di vita di ognuno di noi. I social possono essere paragonati ad una vera e propria agorà in cui è possibile incontrarsi, chiacchierare, fare amicizia, così come nella vita reale. Ciò che tuttavia contraddistingue l’agire in essi, è l’incorporeità. Questa condizione caratterizza le relazioni in rete e rappresenta un oggetto di studio di notevole interesse, laddove va ad incidere sui processi di formazione dell’identità personale e sociale. Per affrontare il tema dei processi di ricostruzione dell’identità in rete, è necessario fare un passo indietro. La riflessione sul tema dell’identità, infatti, parte da lontano, molto prima della nascita del web. Risale al 1688 il primo tentativo moderno di dare una definizione del concetto di identità personale. Lo dobbiamo a Locke che vuole stabilire un principio che spieghi la permanenza nel tempo dell’identità di un individuo. Egli arriva così a definire l’identità personale attraverso la coscienza di sé e attraverso la memoria che ne garantisce la continuità nel tempo: l’identità è quindi memoria. Più tardi Hume nel suo Trattato sulla natura umana del 1739, ritiene che alla base del senso di identità vi sia un’operazione della memoria e di immaginazione. In questo senso l’identità rappresenta una necessità psicologica e risponde all’esigenza di dare un centro stabile all’insieme delle esperienze. Nel 1890 James, sottolinea tre aspetti fondamentali dell’identità individuale: Il self materiale ossia l’aspetto fisico e tutte quelle caratteristiche che contribuiscono al modo di mostrarsi e presentarsi; il self sociale, ossia il proprio ruolo all’interno della società; il self spirituale ossia l’essere interiore o soggettivo di un essere umano. James, dunque, sottolinea, forse per la prima volta, il ruolo del contesto sociale e relazionale nella costituzione del self. Secondo tale ottica dunque, l’io non è più il punto di partenza per il nostro rapporto con gli altri, ma l’io e la coscienza individuale risulterebbero unicamente dall’interazione con gli altri. In altre parole “l’identità individuale è una configurazione di concezioni di sé che hanno origine nei processi sociali”. 1 Con questo nuovo approccio al problema dell’identità, la sociologia e la psicologia sociale diventano le discipline di riferimento per tale studio. In particolare, Mead prosegue e approfondisce il lavoro di James sottolineando ancor più marcatamente il ruolo delle componenti sociali e culturali nella costruzione del sentimento di identità. Per Mead in effetti, il Sé si costituisce in primo luogo, attraverso i rapporti concreti che l’individuo ha con gli altri. L’immagine che l’individuo ha di sé, è il prodotto della sua esperienza sociale e delle forme di mediazione simbolica dell’esperienza stessa. A differenza di Mead, Goffman affida al soggetto un compito più attivo nella costruzione dell’identità: “il self non corrisponde al ruolo interiorizzato, ma viene attribuito proprio laddove l’individuo mostra le sue differenze rispetto ai requisiti imposti dal ruolo” 2. In questo senso l’individuo può sì assumere un ruolo, ma anche manifestare il suo atteggiamento di accettazione o di rifiuto nei confronti del ruolo stesso: egli può, in definitiva, prendere le distanze dal ruolo che assume. L’identità del soggetto è considerata come pura maschera di una messa in scena sociale, le cui regole e caratteristiche strutturali determinano le diverse parti recitate dal soggetto stesso. Goffman distingue l’attore dal personaggio che egli recita: il personaggio, rispetto all’attore, non ha un ruolo attivo. Il Sé per Goffman non ha origine nella persona del soggetto, ma nel complesso della scena: è dunque il prodotto di una scena. Da tale contesto scenico si costituisce il...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. Concetto di identità: evoluzione prima della rete
  3. Habitat e identità
  4. Gli adolescenti, la rete e l’identità
  5. L’identità nell’età matura: un caso limite
  6. “Silver Generation”
  7. L’identità su Facebook, in Italia, oggi
  8. I problemi dei social secondo gli italiani
  9. I gruppi su Facebook
  10. Conclusioni