Appressamento della morte
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Appressamento della morte

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Informazioni sul libro

Tra il 1815 e il 1816 si avverte in Leopardi un forte cambiamento, frutto di una profonda crisi spirituale, che lo porterà ad abbandonare l'erudizione per dedicarsi allapoesia. Egli si rivolge, pertanto, ai classici non più come ad arido materiale adatto a considerazioni filologiche, ma come a modelli di poesia da studiare. Di questo periodo è lacantica Appressamento della morte formata da cinquecantiinterzineche scrisse sul finire del 1816 e di cui è confluito nei Canti un unico frammento.Destinato dal padre alla carriera ecclesiastica per la sua fragile salute, rifiuterà di intraprendere questa strada.

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Informazioni

Anno
2021
ISBN
9788833467641
Argomento
Letteratura
CANTO III
I’ lagrimava già per la pietate
Di quella miser’alma che perduta
Avea suo fallo e altrui crudelitate,
E ’l ciglio basso e la bocca era muta,
Quando ’l Celeste, Guata là quel duce,
Disse, ch’ha man grifagna ed unghia acuta.
È l’Avarizia, e dietro si conduce
Gregge che ’n vita fu de l’oro amico
Non perchè val tra voi ma perchè luce.
Del nome di que’ duri io non ti dico,
Che non sudar perchè ’l sapesse ’l mondo
Quando lor tempo avria chiamato antico.
Ve’ ch’ han sul collo di gran soma pondo,
E van carpone e ’l capo in giù pendente,
Sì che lor faccia è presso d’ogn’immondo,
Però che prona al suolo ebber la mente,
E di gloria e del ciel non ebber cura,
Vivendo in terra come morta gente.
Or vedi quanto è trista e quanto è dura
Vostra vita mortal, che ’l fango e ’l fimo
Più che la gloria e ’l ciel per voi si cura.
Ben sete fatti di terrestre limo,
Che tanta gente cerca morta terra,
Per lo suo fine e per l’autor suo primo.
E pur bell’alma vostro corpo serra
Perchè ricerchi e trovi ’l sommo Amore,
Che pace è vostro fin, non questa guerra.
Qui tacque, e venne pallido ’l chiarore,
Ch’iva aliando fosca tenebria
Come nottola oscena, in quell’orrore.
Venia Gigante altissimo, e ’l seguia
Lunghissim’ombra piena di spavento,
Cieco così che brancolando gia.
Correa da prima ratto come vento,
Poi tenne ’l passo per lo buio calle,
Sì ch’iva al fine come neve lento.
Gli era infinito esercito a le spalle,
E di voci facea tanto certame
Che tutta piena d’eco era la valle.
Ivan latrando quelle genti grame,
E su lor crespa fronte e su la cava
Lor mascella parea seder la fame.
Al lume i’ gli scorgea che s’avventava
Da le Angeliche forme ai visi smorti,
E men chiaro e più fioco ritornava.
Questi tenner sentieri oscuri e torti
In cercar verità, lo Spirto disse,
D’errar volenterosi, o malaccorti.
Vedi colui che così presto visse,
Zoroastro inventor di scienza vana,
E quel che ’nsegnò ...

Indice dei contenuti

  1. CANTO I
  2. CANTO II
  3. CANTO III
  4. CANTO IV
  5. CANTO V