Donne allo specchio
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Liberamente ispirato a Lettera a un bambino mai nato e Lunæ

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Liberamente ispirato a Lettera a un bambino mai nato e Lunæ

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Informazioni sul libro

Questo copione è liberamente ispirato a due libri: Lettera a un bambino mai nato (di Oriana Fallaci) e Lunæ. Fasi di consapevolezza (di Ines Cavicchioli), adattato per la scena da Riccardo Roversi. Fra il 2010 e il 2011 è stato più volte rappresentato in teatro con la regia di Vincenzo Iannuzzo e l'interpretazione di Shamira Benetti e Ilaria Zeri.

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Informazioni

DONNE ALLO SPECCHIO

Liberamente ispirato a
Lettera a un bambino mai nato di Oriana Fallaci
e Lunæ. Fasi di consapevolezza di Ines Cavicchioli.
Adattamento di Riccardo Roversi.


Sipario. Scena: un tavolino e due sedie, letto, specchiera, telefono, attaccapanni, una bottiglia d’acqua e due bicchieri, altri oggetti vari; Donna 1 è seduta e inizia la conversazione con il bambino.

PRIMA SCENA (Donna 1)
Stanotte ho saputo che c’eri. Stavo con gli occhi spalancati nel buio, quando si è acceso un lampo di certezza: sì, c’eri! Esistevi!
È stato come sentirsi colpire il petto da una fucilata. Mi si è fermato il cuore, e quando ha ripreso a battere mi sono accorta di precipitare in un pozzo di incertezze.
Ti prego, cerca di capire… non è per gli altri, io non mi curo degli altri… non è paura di Dio… e non è paura del dolore, perché non temo nemmeno quello… è paura di te. Non sono mai stata pronta ad accoglierti, anche se ti ho aspettato tanto.
Mi sono sempre domandata: e se nascere non ti piacesse? E se un giorno tu mi rimproverassi, gridandomi: “Chi ti ha chiesto di mettermi al mondo, perché mi ci hai messo?”.

Estrae dalla borsa la sua prima ecografia, se possibile grande circa come un foglio A4.

La vita è una tale fatica, bambino. È una guerra che si ripete ogni giorno e i suoi momenti di gioia sono solo delle brevi parentesi. Come faccio a sapere che non sarebbe giusto buttarti via? Come faccio a intuire che non vuoi essere restituito al silenzio? Non puoi mica parlarmi! Eppure, darei tanto perché tu potessi aiutarmi con un cenno, un indizio…
La mia mamma dice che mi feci sentire al momento opportuno, e che per questo mi mise al mondo.
Ecco, vedi? La mia mamma non mi voleva. Ero cominciata per sbaglio, in un attimo di distrazione, e perché non nascessi lo sai cosa faceva ogni sera? Scioglieva nell’acqua una medicina… e poi la beveva piangendo. La bevve fino alla sera in cui mi mossi e le tirai un calcio per dirle di non buttarmi via. Dopo qualche mese sono nata io. Quando sono felice penso sia stato un bene, quando sono triste penso sia stato un male. Però, anche quando sono infelice penso che mi dispiacerebbe non essere nata, perché nulla è peggiore del nulla.
Temo il niente, il non esserci, il dover dire di non esserci stata, sia pure per sbaglio o per la distrazione di altri. Molte donne si chiedono: “Perché mettere al mondo un figlio? Perché abbia fame… perché abbia freddo… perché venga tradito e offeso… perché muoia ammazzato dalla guerra o da una malattia?”. E così negano la speranza che la sua fame sia saziata, che il suo freddo sia riscaldato, che la fedeltà e il rispetto gli siano amici, e che viva abbastanza a lungo per tentare di cancellare le guerre e le malattie.
Forse hanno ragione loro. Ma il niente è da preferirsi al soffrire? Io perfino quando piango i miei fallimenti, concludo che soffrire sia da preferirsi al niente. Ci ricorda che esistiamo.
Tu però non mi hai ancora tirato calci… e nemmeno inviato risposte… (sorride) già… come avresti potuto? Ci sei da così poco!
Ma ho deciso io per te: nascerai! L’ho deciso dopo averti visto in fotografia. Beh, non è proprio la tua fotografia, diciamo che è quella di un qualsiasi embrione di tre settimane; e mentre la guardavo la paura mi è passata, con la stessa rapidità con cui mi era venuta.
Ti osservavo… e mi sembravi un fiore misterioso. Si vedono ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. DONNE ALLO SPECCHIO
  3. Indice
  4. Intro
  5. DONNE ALLO SPECCHIO