Ipazia
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Ipazia

La prima martire della libertà di pensiero

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Ipazia

La prima martire della libertà di pensiero

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Ipàzia (in latino Hypatia: Alessandria d'Egitto, 350/370 d.C. – Alessandria d'Egitto, marzo 415 d.C.) è stata una matematica, astronoma e filosofa greca antica. Rappresentante della filosofia neo-platonica, la sua uccisione da parte di una folla di monaci cristiani in tumulo l'ha resa, secondo il teosofo Augusto Agabiti, «la prima martire della libertà di pensiero».

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788834173114

IPAZIA

LA PRIMA MARTIRE DELLA LIBERTÀ DI PENSIERO

[...] Bellezza, ingegno, dottrina la rendevano celebre in tutta la città
e grande era il prestigio di cui godeva [...]
[...] Partecipava alle assemblee di uomini dotti, insegnava, come Socrate,
anche nelle strade a chi volesse udirla, cercando in questo modo di opporsi
alla prepotenza della propaganda cristiana [...]
[...] Il pericolo non la trattenne dal continuare il suo insegnamento
anche in pubblico.

«Quando io ti vedo e odo la tua voce ti adoro, guardando la casa stellata della vergine: poiché i tuoi atti si estendono al cielo, o divina Ipazia, ornamento di ogni discorso, stella purissima dell’arte della sapienza»
( Pallada)


Le Parche, dicevano gli antichi Greci, divinità misteriose, tessono, tessono in telai d’alabastro, con fili bianchi e rossi, una tela mortale: per dare vesti, veli, alle scintille del Cielo, alle anime.
Il telaio d’alabastro è lo scheletro umano, i fili policromi sono i nervi, sono le vene e i fasci di fibre della carne.
Talvolta non scintille cadono stelle, prive del naturale fuoco distruttivo, ma costituite di sola luce.
Che in questo basso mondo terreno perfezionino nelle esperienze del dolore anime rozze, è di regola; d’eccezione invece la discesa quaggiù di enti pel completo evoluti, sostanze costruite di soave melodia.
Quando tal fatto avviene c’è una ragione: sono pure Essenze, dicevano i Greci, sono Eroi, uomini cioè molto vicini agli Dei, e che scendono o per purificare la Terra dai mostri, come Teseo ed Ercole, o per servire altri d’esempio: Lino, Museo, Orfeo...
Questi spiriti eccelsi, per vie diverse, con la musica o con l’architettura, la matematica o la poesia o la forza, compirono la missione celeste, espresso la copia delle idee sempiterne che portarono nella mente dall’alto.
Molte, nel mondo, appaiono spiccate e preclare, le inclinazioni dell’animo umano; e per quante ve ne sono di singolari, tante classi enumeriamo di uomini.
Chi alle opere rudi; chi alle arti gentili. Viene alla vita, pieno di forza, esuberante, alcuno ch’è pronto alle lotte sanguinose; e giunge pure qui, con naturale di squisiti sentimenti, tale ch’è fatto per commuovere e per affratellare.
Saranno: quegli che in altre esistenze molto ha lottato, guerriero, e filosofo o poeta questi che anni diede alle meditazioni ed agli intensi amori.
Così dai primi tempi storici: e avviene tuttora.
Ma anche fra i più nobili uomini eccellono alcuni, i quali ebbero riepilogate nella mente tutte le facoltà supreme. Sono quelli che sanno praticare gentili virtù femminili nei contatti con gli altri, e per sé quelle virili. Hanno il giaco, per usare un paragone medievale, sotto il giustacuore di velluto! Armonizzano, raccolgono essi tutte le doti sublimi dell’anima, formate nella personalità con tanti affanni, nelle vite passate, e di più v’aggiungono, quale vittoria ultima e nuova della propria evoluzione spirituale, la coscienza dell’essere proprio e della missione divina.
La dottrina reincarnazionista della scuola filosofica neoplatonica, alla quale appartenne Ipazia, può solo spiegare certi ricorsi storici altrimenti sibillini, e soprattutto il mistero di alcune vite eroiche, dei grandi lottatori per la liberazione morale e spirituale dell’Umanità.
Occultista, matematica, oratrice, di tale schiatta spirituale è la greca Ipazia alessandrina, la quale per essere stata della gloriosa schiera dei pensatori pagani riformatori del platonismo, e aver difeso dalla cattedra la libertà di coscienza e di scienza, straziata, dalla plebaglia cristiana, incominciò la lunga e pietosissima serie dei martiri della Ragione.
I pochi materiali storici qui raccolti serviranno a dare un’evanescente e imprecisata idea della personalità spirituale e mentale spiccata, della perfetta figura etica della grande assassinata; ma nondimeno saranno bastevoli, speriamo, a dimostrare che fu ispirato Vincenzo La Bella quando scelse come soggetto per un affresco del palazzo nuovo destinato a sede dell’Università di Napoli, la scena straziante e grandiosa della fine d’Ipazia in un tempio, sotto la clave e i pugnali dei settari nazareni.
Allora, quand’ella visse, Alessandria aveva toccato l’apogeo dello splendore nelle scienze, nelle arti e nella letteratura. Il mondo greco (le sette filosofiche e religiose del paganesimo), vi combatté l’ultima e infelice battaglia contro il dilagante prepotere del cristianesimo.
Dall’un lato v’erano idee mortali, difese da uomini grandi, dall’altro stava un ideale immortale, propugnato da indegni sacerdoti e da infime plebi.
Come reazione all’assalto dei satrapi, il mondo greco aveva avuto un movimento d’espansione nell’Oriente mediterraneo, giù fino all’India.
Le conquiste asiatiche del Macedone, l’apertura del delta del Nilo al commercio mondiale, la costruzione di Alessandria con un celebre faro e colossali istituti di cultura, mutano radicalmente l’Egitto antico, e lo asservano di fatto alla Grecia.
In Alessandria viene sistemato, approfondito, raccolto e sublimato, quanto da...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. IPAZIA
  3. Indice
  4. Intro
  5. IPAZIA
  6. Ringraziamenti