L'amore libero
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L'amore libero

E la liberazione della donna

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L'amore libero

E la liberazione della donna

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Destando unanime scandalo, oltre un secolo fa Charles Albert (1869-1957) scrisse a Parigi e poco dopo pubblicò L'amore libero, un libro per l'epoca trasgressivo e in qualche modo "sovversivo", a cominciare dagli espliciti titoli dei capitoli di cui è composto: L'amore e la sua genesi, I progressi dell'amore umano, La società borghese contro l'amore, La prostituzione, Il matrimonio borghese, L'amore libero, La donna e la sua liberazione.

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788834175866

L’AMORE LIBERO

L’amor libero! Ecco due parole che suonano oggidì a molti come l’espressione d’un ideale nuovo. Perché non si ha da tener conto, naturalmente, delle persone che intendono o fingono d’intendere, con quelle parole, il ritorno alla promiscuità delle prime epoche, l’accoppiamento fortuito dei capricci e la briglia abbandonata alle passioni.
Ma se l’amor libero esprime realmente un ideale, esso resta ancora vago e mal definito, o almeno inteso in modi diversi. Importa assai di schiarirlo, il che noi possiamo tentare, ci sembra, per mezzo dei dati contenuti nei precedenti capitoli di questo libro.
L’amor libero non è solamente la facoltà di contrarre l’unione sessuale al di fuori di ogni formalità, di ogni carta ufficiale, e la facoltà di scioglierla anche. Non è semplicemente la fine del servaggio delle unioni legali.
In questa formola ove sta l’avvenire dell’unione sessuale, vi ha qualche cosa di più profondo, di più completo. La libertà dell’amore non è cosa così semplice, che un paragrafo del Codice possa decretarla.
Parlando d’amore libero, noi non dobbiamo considerare solamente la manifestazione di questa o di quest’altra nostra volontà sessuale, ma, in una maniera generale, l’amore come legge virtuale della nostra riproduzione, o, meglio ancora, il destino della nostra vita sessuale di mezzo alle necessità della nostra vita individuale e sociale.
Noi sappiamo, infatti, che l’amore, sul quale furono tenute tante discussioni pedanti, non è altro che la forma d’attrazione sessuale propria degli esseri pervenuti a un certo grado di sviluppo, e per questo fatto stesso, una necessità morale della loro riproduzione.
Ma noi sappiamo anche che nella società attuale, società di danaro, di sfruttamento, di miseria, di concorrenza e di eccessivo lavoro, la legge d’amore urta contro mille ostacoli, mille barriere, mille coercizioni. Da questo punto di vista, noi non siamo quasi più avanzati di quello che fossero le età remote, ove, l’amore dei sessi non esistendo, la società non aveva da tenerne conto. Il mondo moderno è il nemico feroce dell’amore.
Per effetto del brigantaggio capitalista, tutte le energie essendo deviate verso la vita materiale in ciò che essa comporta di più elementare, assorbite cioè dalla preoccupazione di nutrire il proprio corpo, non resta quasi più nulla per il problema elevato della vita della specie, per l’attività altruista dell’amore. Ne segue che in questo disordine abbietto, in questo irrazionalismo ove ci mantiene la volontà dei più ricchi e dei più forti, l’unione degli esseri è decisa dall’azzardo quando, cosa più triste ancora, non è utilizzata come un mezzo per la rapacità capitalistica.
La società borghese infatti, sa asservire e sfruttare questo modo della nostra attività come asservisce e sfrutta tutti gli altri. Poiché l’amore, antagonista del capitale, è tale per sua natura da fargli ombra, avviene che il capitale o impedisce all’amore di svilupparsi e di diffondersi, ovvero lo piega alle sue mire.
I risultati di questo sfruttamento si chiamano, noi l’abbiamo visto, prostituzione e matrimonio borghese. E quando noi diciamo matrimonio borghese, intendiamo con queste parole non la forma coniugale riservata alla sola classe borghese, ma l’unione secondo l’idea e il credo borghesi, la sola compatibile con l’ordine borghese.
La prostituzione e il matrimonio: ecco, reale, evidente, tangibile il servaggio dell’amore. O piuttosto, ecco i suoi risultati. Son queste le soddisfazioni compensatrici a cui si trovano ridotti, in grazia dei costumi sociali presenti, gli individui frustrati del loro diritto d’amare.
Il male è immenso: esso stringe la società tutta intera: sono ben pochi quelli che possono lusingarsi di sfuggirvi. Neppure, v’è alcuno che possa lusingarsi di conoscere l’amore libero in un mondo ove l’amore è schiavo. Se alcuni lo pretendono, perché non hanno scorto ostacoli immediati ai loro sentimenti, costoro si ingannano, poiché è impossibile che la loro vita sessuale, in un modo o in un altro, non abbia risentito l’ostilità sorda che riserva all’amore la società presente.
Foggiati da un ambiente ove l’amore tiene il posto d’un paria, forzati di sottometterci, volenti o no, alle esigenze di questo mezzo, la nostra vita sessuale ne conserva necessariamente l’impronta.
Dell’antagonismo tra l’amore che vuole manifestarsi e il capitale geloso che lo maltratta e lo proscrive, cerca di atterrarlo e di vincerlo; di questa lotta noi non ci accorgiamo se non quando essa si traduce in un conflitto violento di cui noi stessi siamo il teatro. Ed è ciò che avviene quando, al momento dell’amore, una delle nostre inclinazioni urta contro un ostacolo determinato. Allora poco o tanto noi comprendiamo e talvolta ci rivoltiamo. Ma del lento e sordo lavoro col quale la società attuale incatena la nostra facoltà d’amare; ma dell’impossibilità nostra di esercitare questa facoltà in modo degno e libero; ma delle corruzioni e delle cadute, alle quali, su questo punto come su gli altri, la vita sociale ci sollecita, di tutto ciò noi non possiamo renderci ragione se non con una riflessione abbastanza intensa. Ed è in tutto questo appunto che risiede la servitù dell’amore. È perché ci riesce impossibile, – anche volendolo – di riservare per l’amore il dominio sessuale, è per questo che l’amore non è libero.
L’amore libero, è dunque l’amore liberato da tutti gli ostacoli che sin qui l’hanno impedito – in così larga misura – di presiedere all’unione dell’uomo con la donna. È, noi crediamo, in questo senso profondo e completo che bisogna intendere queste due parole se si vuol farne, non una formola vana, ma l’esatta espressione del rinnovamento nei rapporti dei sessi, al quale si aspira.
Quando vi saranno tanto benessere e dignità e quiete nella vita sociale da permettere ad ognuno di risolvere con l’amore il problema sessuale; quando nessuna necessità insormontabile verrà più a distoglierci da una opportuna e degna soluzione di questo problema; quando le durezze economiche non condanneranno più nessuno alle sole soddisfazioni bestiali della carne; quando nessuno sarà più incoraggiato od abituato dall’ambiente alle speculazioni coniugali; quando non si vedranno più uomini, costretti a servirsi, come d’una vile merce, del corpo d’una donna, né donne obbligate a vendersi; allora finalmente, ma allora soltanto l’amore sarà libero.
E l’amore così liberato renderà, necessariamente, libera l’unione, vale a dire la facoltà di concludere a modo proprio l’unione coniugale, di romperla anche e di conservare, mentre dura, tutta la propria indipendenza. Perocché se l’amore non è libero, oggi, nel senso legale, in quanto non lo è ancora e non lo è mai stato nel senso sociale. La tradizione barbara che organizza l’unione dei sessi secondo la foggia autoritaria, e della quale la donna specialmente porta il peso; questa barbara tradizione noi l’abbiamo ereditata da un’epoca in cui la proprietà individuale aveva importanza esclusiva, o quasi, nella costituzione della coppia umana e della famiglia. Le leggi che continuano questa tradizione e ne assicurano il rispetto, se hanno ancora tanta forza, è perché rappresentano interessi ancora onnipotenti. E se non ci paiono troppo intollerabili, è perché le preoccupazioni dei futuri sposi sono quasi sempre, in modo diretto o indiretto, orientate, come le leggi, verso gli interessi pecuniari.
Una volta liberatasi l’unione sessuale dalle forze sociali che si servono di essa come d’un mezzo, l’interesse di questa unione non potendo più essere che nell’unione medesima, i contraenti ne rimarranno i soli giudici e i soli padroni. Più non sarà richiesto il consenso di gente estranea a questa unione. Quando non sarà più un dogma sociale quello che proclama l’unione dei sessi indissolubile – dogma sociale giustificato da un regime economico determinato – allora più non si vedranno infelici costretti dalla legge a un servaggio reciproco. Per unirsi o disunirsi, uomini e donne più non saranno tenuti a certe pose umilianti in faccia a magistrati cui queste cose non riguardano affatto.
Ma se l’amore libero, nel senso in cui noi intendiamo queste parole, deve fare necessariamente libera l’unione, non bisogna dimenticare che il contrario non è vero.
Numerose coppie, infatti, hanno già operato la riforma urgente: esse vivono in unione libera al di fuori e al disopra della legge disprezzabile. E questa ribellione non è inutile, certo, al progresso del nostro ideale. Essa è un atto di buona volontà e un atto di rivolta grandemente proficuo alla causa dell’amore libero. Ma essa non basta. Questi sposi sono liberi infatti, nella misura in cui, a un momento dato, si può esimersi, senza timore, da una formalità legale, passar sopra a un pregiudizio. Essi non lo sono nella misura che sarebbe necessaria per realizzare la vita sessuale netta di ogni costrizione materiale e morale. Non più degli altri essi possono sfuggire alla tirannia e alle corruzioni del danaro.
Non bisogna dunque che questo senso, in certo modo superficiale, della libertà dell’amore ci mascheri quello, ben più esatto e profondo che noi tentiamo qui di precisare.
L’amore libero è la vita sessuale indipendente dalla vita individuale. Indipendente, deve intendersi non nel senso di distinto – poiché l’uomo non può scindersi – ma di autonomo. Perché l’amore sia libero, bisogna che le relazioni tra i sessi non siano più determinate, incoraggiate o scoraggiate, come oggidì, dalle condizioni della vita materiale, ma dai bisogni e dagli interessi del sesso medesimo. Bisogna che tra due individui, la questione del sesso – quando si pone – non sia eternamente accompagnata come dalla sua ombra schernitrice, dalla questione dello stomaco.
L’amore libero, è il sesso che guadagna, per così dire, il suo diritto di cittadinanza, è l’attività altruista dell’amore riconosciuta solo giudice, e sola padrona nel suo proprio dominio, e come equivalente alle altre.
Ora, questo ideale che comincia ad imporsi ad alcuni, non è un’ambizione esagerata, un sogno d’utopista. Questo modo di considerare l’amore, questo posto da fargli nelle società nostre non è al disopra delle possibilità attuali.
Per colui che si arresta alla superfice delle cose, la vita moderna è una lotta sì violenta, una concorrenza sì accanita, uno sforzo sì assorbente in vista dei più umili bisogni materiali, da sembrargli che non debba rimanere più posto per le preoccupazioni più elevate. Il problema della vita individuale è già così complicato da sembrare affatto naturale che i destini della specie debbano essere relegati al secondo piano, rimessi in balìa del caso. Noi non saremmo più progrediti, rispetto a ciò, di quel che fossero le epoche remote, ove l’uomo era appena distratto, per l’atto sessuale, dalla sua lotta formidabile contro gli elementi e le fiere.
Ma fermarsi lì e mettersi così il cuore in pace per ciò che riflette la parte possibile dell’amore nelle nostre società, sarebbe una visione radicalmente falsa delle realtà. Sotto la povertà apparente del nostro tempo e reale soltanto per l’individuo, per l’unità sociale, si nasconde un’enorme ricchezza collettiva. Delle macchine potenti producono in quantità illimitata gli oggetti necessari alla vita. I processi di cultura dovuti alla scienza decuplicano il reddito del suolo. I mezzi di trasporto sempre più rapidi permettono di utilizzare dappertutto nello stesso tempo le materie provenienti da tutti i punti del globo. Ed è questa abbondanza stessa, questa sicurezza della vita materiale – sicurezza possibile per tutti, se non reale – che ci autorizza a reclamare il nostro diritto alla vita più alta, che ci esorta a perseguire lo sviluppo delle nostre attività più pure, la soddisfazione dei nostri sentimenti più delicati e più preziosi, come l’amore.
Ma affinché queste ricchezze si spandano in pioggia benefica sul suolo sociale, fecondandovi tutta una messe di gioie e di virtù, bisogna che alcuni cessino di detenerle, e soprattutto, detenendole, cessino di impedire che si moltiplichino. Importa che una minoranza di accaparratori non ci impedisca più a lungo di utilizzare per lo sviluppo della specie la sicurezza dell’individuo. Perché, se noi siamo virtualmente i cittadini fortunati d’un paese d’abbondanza, attualmente noi siamo i dipendenti miserabili di ingordi padroni.
Sono questi padroni, questi proprietari, questi imprenditori che rubandoci i benefici materiali della nostra ricchezza, ci privano ancora dei suoi benefici morali, ci condannano alla bestialità e ci interdicono, tra le altre, le gioie dell’amore come una cosa troppo alta per noi, troppo al di sopra dei nostri mezzi.
È il regime della proprietà, del capitale, del salariato, che compie oggidì la parte degli ostacoli naturali dai quali l’uomo durò tanta fatica a liberarsi. È desso che ci confisca il beneficio delle lotte secolari da cui l’umanità uscì trionfante, e che ci impedisce di proseguire la nostra evoluzione verso il meglio. Bisogna dunque, innanzi tutto, che ci liberiamo dal suo giogo, quale si sia lo scopo di rinnovazione che possiamo proporci.
Alla sedicente economia sociale fondata sull’enorme spreco di ricchezze per opera dei più abili e dei meno scrupolosi, bisogna sostituire la solidarietà, l’eguaglianza comunista.
Per ciò che concerne l’amore come per tutto il resto, là è la salute.
Certuni, io lo so, grideranno alla demenza e domanderanno come sia possibile risolvere, con una formula economica, codesta questione dell’amore che si estende sino alle più grandi complessità del sentimento. Ma a quale conclusione dunque potremmo noi arrivare, se non a quella dell’amore liberato dal comunismo, dal momento che – nel corso dei capitoli precedenti – noi abbiam visto che l’amore è schiavo della proprietà? In quale altro rimedio riporre la nostra speranza, dopo che negli impedimenti che la società attuale suscita contro l’amore, nel disprezzo in cui essa lo soffoca, nella servitù in cui lo mantiene, noi abbiamo sempre riconosciuto l’opera della proprietà e del capitale?
L’individuo è posto sotto l’influenza immediata delle condizioni che gli sono fatte dalla necessità di assicurarsi la vita. E noi ritroviamo l’influenza di queste condizioni attraverso tutte le sue maniere d’essere, in tutte le manifestazioni del suo carattere, sino nelle parti più remote di questo. È soltanto alla luce di questa idea che è possibile apprezzare la condizione attuale e preconizzare il futuro destino dell’amore.
L’amore non è che un prolungamento, un’espansione della vita individuale. Quando la vita individuale sarà libera, larga e serena, la vita sessuale lo diverrà essa pure, subitamente.
La questione dell’avvenire dell’amore si trova legata a quella della vita economica. Dopo essere passate per le stesse fasi, le due questioni saranno risolute simultaneamente, ed entrambe lo saranno mediante il comunismo, sola economia sociale ove l’individuo godrà, senza rischio di perdita e di sprechi, di tutte le ricchezze attualmente possibili.
È qui dove appare, ancora una volta, quella verità che tanto importa diffondere, cioè che il comunismo non è soltanto la gioia dei ventri, ma anche quella dei cuori e dei cervelli. Una volta chiamati a goderne, noi non vi troveremo soltanto la sicurezza materiale, ma anche il libero esercizio delle nostre facoltà più larghe, precisamente come il tapino che indebolito da un lungo digiuno, ritrova, mangiando, le sue facoltà mentali nello stesso tempo che le forze fisiche.
La questione tanto importante dell’amore dei sessi non è dunque, come si sarebbe tentati di credere, una questione a parte tra le preoccupazioni rivoluzionarie. L’imperiosa necessità che noi sentiamo di maggior libertà e maggior purezza nella vita amorosa non rivela un’opera a parte da compiere. È semplicemente una ragione nuova per lavorare con tutte le nostre forze per la rivoluzione da cui nascerà o verrà affrettato l’ordinamento comunista.

Se ora ci vien chiesto d’esporre, in modo dettagliato ciò che avverrà delle relazioni sessuali e dell’amore nella società comunista e libera, rispondiamo innanzitutto con Engels: «Ciò si determinerà quando sarà cresciuta una novella generazione, una generazione d’uomini che mai in lor vita saranno stati nel caso di acquistare a prezzo di danaro o con l’ausilio di ogni altra potenza sociale la caduta di una donna e una generazione di donne che mai non si saranno trovate nel caso di darsi a un uomo per motivi diversi da quelli del vero amore, o di rifiutarsi all’amante, per paura delle conseguenze economiche dell’abbandono.»
Per altro, non ci sono interdette larghe previsioni; al contrario, queste s’impongono. Infatti, stabilendo ciò che bisognava intendere per amore libero e le ragioni del suo divenire, noi abbiamo riunito sufficienti dati per dedurre almeno a grandi tratti, quelle che dell’amor libero si potrebbero dire le conseguenze.
Dopo ciò che precede, è impossibile non ammettere che alla dissoluzione della società borghese seguirà un immenso progresso nel modo di concludere e di vivere l’unione sessuale.
Né ci pasciamo di illusioni.
Noi non pensiamo che il campo sessuale nella società futura, sarà una sorta di eden ove gli individui meglio assortiti si incontreranno con una concordanza quasi matematica per unioni senza nubi. Anche allora, come oggidì, si avranno degli amori non divisi, dei tentativi e degli assaggi, errori e disinganni, malintesi, disgusti, aberrazioni e sofferenze. Quale sia per essere la prosperità materiale dell’uomo futuro, la vita sentimentale gli serba delle tristezze inevitabili. E fra queste, quelle dell’amore pare debbano occupare sempre un largo posto. Ma una buona parte, almeno di queste tristezze possono, debbono scomparire.
È troppo evidente che una volta aboliti gli ostacoli che la società capitalistica ed autoritaria apporta oggidì allo schiudersi dell’amore, la quantità d’amore aumenterà tra gli uomini. E non è meno evidente che le unioni fondate sull’amore hanno più fortuna di essere felici di quelle concluse per interesse o per azzardo; soprattutto, quando l’amore sessuale si sarà purificato, come noi vedremo a momenti, sotto l’influenza delle stesse condizioni sociali alle quali già dovrà la sua indipendenza.
È evidente ancora che l’attività sessuale emancipata, nello stesso tempo che farà unioni meglio assortite, renderà le liberazioni più facili. Il contratto d’unione tra i sessi per la vita comune diverrà, nella società futura, un vero contratto libero, vale a dire liberamente concluso e liberamente rescisso. Il bisogno di un matrimonio più conforme a ragione, ossia d’un contratto che non sia più una catena, comincia già oggi giorno a farsi vivamente sentire. Un certo numero d’uomini e di donne prevedendo la possibilità d’un disaccordo e d’una rottura, non vogliono più, onde rendere questa rottura più facile, legarsi coi ferri dell’unione legale. Ma l’unione legalmente libera dell’oggi, noi abbiamo avuto già l’occasione di dirlo, non è una soluzione completa di questa grave questione. Fin a tanto che esisteranno delle costrizioni economiche, la libertà legale, in questo dominio come in tutti gli altri, non sarà che un’apparenza. E il divorzio attuale che, con le sue imperfezioni, non è meno un primo passo verso l’unione libera, precorre in questo senso, ancora d’un bel tratto le possibilità sociali. Per trattenere una donna, ad esempio, nella casa di un uomo ch’ella disprezza e detesta, non vi è soltanto la tradizione autoritaria della monogamia borghese, rappresentata dalla legge e dall’opinione, ma anche e soprattutto, la questione del vitto e dell’alloggio. Il matrimonio indissolubile è un pregiudizio, non v’è dubbio, ma esso è anche, in molti casi un interesse. L’abrogazione delle leggi che reggono oggidì il matrimonio e tolgono agli individui la libera disposizione di sé stessi, sarebbe effettivamente nello stato attuale delle cose, un’inconseguenza che lederebbe grandemente gli interessi di ciascuno. Per ciò che il matrimonio attuale è il più spesso e per differenti aspetti un vero contratto d’affari, è nell’interesse attuale degli individui ch’esso sia, come ogni altra sorta di contratto, protetto e garantito contro le fantasie dei contraenti.
Nel seno della società comunista e libera dell’avvenire, vi saranno, come nella nostra, individui che, nella soluzione del problema sessuale, commetteranno degli errori, scambieranno un capriccio per il pegno di lungo attaccamento, o scopriranno in sé stessi, coll’andar del tempo, delle ragioni d’incompatibilità non scorte dapprima. Ma costoro, almeno, non saranno e non si stimeranno più vittime eterne del loro errore. Una volta solidamente fondata sull’indipendenza economica di ciascun sposo rispetto all’altro, la libertà di rescindere il contratto coniugale, più e meglio che se fosse scritta in un codice, sarà passata nei costumi. Ciò non vuol dire che queste rotture debbano essere frequenti e risolte con un sì o con un no: è probabile anzi che esse saranno più rare che non siano oggi. Solamente, esse saranno considerate come cose naturali, né ridicole né disonoranti. Sembrerà immorale, non già l’aver avuto più relazioni, ma, al contrario, l’aver potuto continuare una prima unione ove l’intimità morale non corrispondeva all’intimità fisica. Non si troverà più strano, come oggidì, che anche le donne passino per delle unioni temporanee, prima d’aver potuto incontrare l’unione definitiva e giustificata da un accordo vero dei caratteri e delle simpatie. Il gran problema sarà di realizzare codesta unione. Che essa avvenga al primo incontro o dopo uno o più tentativi, poco importerà. Nello stesso tempo spariranno i pregiudizi ridicoli che si riattaccano allo stesso ordine di idee, quali, per esempio, quello della verginità per la donna. Più no...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. L’AMORE LIBERO
  3. Indice
  4. Intro
  5. L’AMORE E LA SUA GENESI
  6. I PROGRESSI DELL’AMORE UMANO
  7. LA SOCIETÀ BORGHESE CONTRO L’AMORE
  8. LA PROSTITUZIONE
  9. IL MATRIMONIO BORGHESE
  10. L’AMORE LIBERO
  11. LA DONNA E LA SUA LIBERAZIONE