La vita parigina sotto Luigi XVI
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La vita parigina sotto Luigi XVI

Traduzione di Stefano Franchini

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La vita parigina sotto Luigi XVI

Traduzione di Stefano Franchini

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Il giovane François Cognel (1762-1844) scrisse diligentemente, su fogli di carta gialla, questo prezioso diario di viaggio. Il manoscritto, dimenticato per decenni in un cassetto, venne pubblicato postumo per i tipi di Calmann Lévy soltanto nel 1882. Si tratta di una rarissima testimonianza della vita parigina alle soglie della Rivoluzione Francese (1789).

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788835808695
Argomento
History
Categoria
World History

LA VITA PARIGINA SOTTO LUIGI XVI

Siamo 1 partiti da Nancy per Parigi il sette maggio 1787 a mezzogiorno con la diligenza perché il tempo, brutto da otto giorni, ci impediva di viaggiare a piedi come avevamo progettato. C’era, sulla diligenza, un Inglese e un frate Bernardino 2 sciocco e noioso. L’Inglese invece, dotto e brillante, ci ha deliziato durante il viaggio conversando di vari argomenti. Al Château-Carré 3 abbiamo fatto salire il signor Plessis che andava a Parigi per affari e che, con gran disponibilità, si è offerto di darci alcune informazioni che potevano esserci utili.
A mezza lega da Toul 4 è salito anche il signor de Gerbeville, ufficiale che andava a raggiungere il suo reggimento. È un uomo tanto onesto quanto giudizioso. Soltanto inizialmente apparve freddo e distaccato.
Abbiamo affrontato la salita di Fouc 5 con un tempo detestabile che faceva temere che la diligenza si rovesciasse. A Void, 6 ove abbiamo cambiato i cavalli, si è aggiunto a noi un bellissimo ufficiale, il signor de la Framboisière, signore di una terra nelle vicinanze. 7 In un primo momento fu scostante e pieno di sufficienza, diventando poi più cortese quando si accorse che noi, pur non essendo del suo rango, eravamo persone ben educate.
Vicino a Void abbiamo visto Remivals, abbazia dei Prémontés, 8 che ci ha suggerito una chiara idea della prudenza monacale: il convento infatti, pur costruito sulla strada, non ha su quel lato neppure una finestra e guarda dalla parte opposta forse per impedire ai monaci la vista dei viaggiatori… e soprattutto delle viaggiatrici!
A Saint-Aubin 9 siamo stati sorpresi dalla notte. I cavalli di questa stazione di cambio rifiutavano di partire. Credevamo di non riuscire ad uscire dal villaggio che lasciammo solo dopo mezz’ora di lotta e bestemmie. Arrivammo a Ligny 10 alle undici di sera sotto una pioggia battente. Siamo scesi all’ultimo albergo all’estremità della città ove inizia la strada per Parigi. Siamo stati trattati bene spendendo poco e mangiando eccellenti trote. Il giorno dopo ci siamo alzati alle tre del mattino e abbiamo percorso Ligny vedendo vie larghe e case molto belle costruite in pietre scalpellate. Ce n’è una con dodici finestre sulla facciata. Ligny è reputata per l’ottima vita sociale e per la passeggiata nel parco che costeggia il ruscello 11 con tante squisite trote.
A Bar-le-Duc 12 Jacquinot ebbe l’idea di andare dal signor Arnould detto Bichinosa, assessore della città, per riallacciare la conoscenza con la sua governante: domestica civettuola… e non solo.
Jacquinot desiderava molto rivederla. Ma l’assessore, che vigilava gelosamente su questa sua donzella, non gradì l’intrusione e gli fece sentire che questa sua galante visita non era gradita. In pratica noi tutti perdemmo un suo invito a cena praticamente certo dato che avevamo una lettera di presentazione proprio per questo signor Arnoult detto Bichinosa la cui cantina è reputata tanto ben fornita quanto la sua biblioteca.
Bar è divisa in due parti. La città alta, vista dal basso, è uno spettacolo piacevole. Anche le case della città bassa sono molto belle. Abbiamo visto quel pendio dei Padri Antonini, 13 religiosi di Sant’Antonio, che produce quel vino, giustamente famoso, offerto dal Cardinale di Lorena 14 per captare il consenso dei cardinali del Concilio di Trento.
Siamo arrivati a Saint-Dizier 15 dove la diligenza è stata perquisita e dove abbiamo cenato all’Albero d’Oro. Siamo stati trattati molto bene spendendo venticinque soldi. Le vie di Saint-Dizier sono larghe e pertanto la città sembra deserta 16 La strada da Saint-Dizier a Vitry è alberata e bellissima. 17
Abbiamo fatto una breve sosta a Vitry. Appena un’ora per cambiare i cavalli. Ma quel breve tempo è bastato per darci un’idea della seducente civetteria delle donne che addirittura si voltavano per guardarci. Essendo noi passati due volte davanti alla casa della signora Delroche costei, una delle più note della città, si mise alla finestra e vi rimase fino alla nostra partenza quando ci salutò lanciandoci uno sguardo talmente intenso che il nostro compagno Thiry, ragazzo pronto ad invaghirsi, avrebbe voluto restare.
A Châlons 18 siamo scesi all’hotel Palais-Royal dove ci hanno fatto pagare molto cara una pessima cena. Qui ci siamo, con rammarico, separati dai nostri compagni di viaggio. La loro presenza era stata piacevole. L’unica cosa degna di nota a Châlons è il Municipio il cui ingresso è presidiato da quattro leoni di pietra 19 Il teatro è piccolo e la cattedrale molto semplice. 20 I viali per le passeggiate sono ben sviluppati e ben curati. Ma le donne sono proprio brutte e vestite male. Osano anche associare i semplici abiti della mattina ad importanti pettinature a chignon. Qui, come anche a Saint-Dizier e Vitry, la maggioranza delle case è di legno. Per questo le vie sono molto tristi e, tra l’altro, sono anche male pavimentate.
La Marna attraversa un lato della città. I ponti sono tutti in cattivo stato. Ci sono molte barche nel porto e un battello sul quale ci si imbarca per Parigi.
Noi siamo rientrati al nostro albergo per pranzare e ne siamo usciti maledicendo la proprietaria e la sua cucina. Immaginando le strade poco praticabili a causa delle piogge, abbiamo preso un cabriolet per farci portare a Sézanne 21 e, poiché il tempo sembrava bello, alla partenza abbiamo tolto la capote del cabriolet.
Vedendo l’aridità e la desolazione del paesaggio abbiamo subito capito che eravamo in quella parte della Champagne che viene comunemente definita Pouilleuse (miserabile, N.d.t.).
Abbiamo percorso quattro leghe in strade deserte senza mai vedere né un albero né una casa e ci siamo fermati per rinfrescarci a Ville-Vanneuse: villaggio che, come gli altri nella regione, ha tetti di canne ed è costruito in pietre calcaree.
Uscendo abbiamo trovato una pioggia che non ci ha più lasciato e ci ha inzuppato fino alle ossa. I viaggiatori non dovrebbero mai dimenticare la capote del loro cabriolet. A parte la pioggia abbiamo anche, più d’una volta, corso il rischio di rovesciarci.
Le strade, rovinate dal cattivo tempo, presentavano in continuazione solchi profondi. Era pertanto difficilissimo rimettersi in carreggiata.
A Fère-Champenoise, bellissima borgata con case allineate, siamo scesi al Lion d’Or 22 dove abbiamo mangiato benissimo spendendo poco. C’era una festa solenne per l’anniversario di un incendio che aveva distrutto quasi completamente quel paese. Così abbiamo abbandonato la Fère il giorno dieci alle sette del mattino. La padrona dell’albergo, molto loquace quanto premurosa, ha fatto coprire il cabriolet con un telo che ci ha protetti dalla fitta pioggia. Così, senza bagnarci, siamo arrivati a Sézanne. Ci siamo fermati dal signor Maury, zio di Jacquinot, che ci ha ospitato molto gentilmente e poi, la sera, ci ha accompagnati allo spettacolo. Si rappresentava L’Enfant prodigue e La Laitière. 23 Gli attori, praticamente degli straccioni, recitavano come bambini che recitano una favola. Un fienile fungeva da teatro e soltanto dei teli lo separavano da una scuderia. Si udivano frequenti nitriti ed erano gli unici applausi per quegli attori.
Per risarcirci di averci fatto assistere a quella rappresentazione il signor Maury 24 ci ha offerto un’eccellente cena con vini di gran qualità. Il giorno seguente ci ha fatto scendere nella sua cantina dove siamo rimasti stupefatti alla vista di più di quattromila bottiglie disposte in perfetto ordine. Poi ci ha fatto visitare la città: non bella ma molto pulita. Ogni giorno, per qualche istante, un ruscello viene deviato per lavare i selciati.
Il giorno dodici (maggio 1787, N.d.t.), alle tre del pomeriggio, abbiamo lasciato Sézanne per fermarci a Go 25 presso il priore. Ci aspettavamo da questo religioso un’accoglienza migliore. Invece ci ricevette molto male nonostante avessimo una lettera di raccomandazione del dottor Maury. Inoltre Jacquinot si presentava proprio come nipote di quel medico che l’aveva recentemente guarito da una severa malattia. Ne siamo rimasti sorpresi tanto più che quel priore era molto stimato a Sézanne proprio per la sua gentilezza. Così ci siamo affrettati a continuare la nostra strada per arrivare a piedi a Montmirail 26 attraverso percorsi detestabili. Montmirail, a cinque leghe da Sézanne, si trova su di un rilevo. Vi si fabbricano prodotti in acciaio.
Siamo partiti il giorno tredici alle quattro del mattino. All’Hotel de la Poste, dove alloggiavamo, avevamo ben capito che non avevano molta considerazione di chi viaggiava a piedi.
Abbiamo pranzato a Viels-Maisons, 27 ci siamo rinfrescati a La Ferté-sous-Jouard e, molto provati dalle dieci leghe percorse in quella giornata, abbiamo passato la notte a Saint-Jean-les-Deux-Jumeaux.
Il giorno quattordici siamo arrivati a Meaux dove abbiamo pranzato all’hotel des Trois Rois. 28
Ci hanno servito degli sgombri: pesci di mare che, per quanto ben conservati, avevano un leggero sapore di decomposizione. Noi conoscevamo soltanto pesci di fiume e, così, abbiamo voluto sperimentare al differenza. Jacquinot fu l’unico a gradirli. Dopo aver visitato la cattedrale siamo partiti a piedi per poi andare a dormire a Bondy.
Dopo Vert-Galant, passando per Livry, poi Bondy, poi Pantin, tutto annunciava la vicinanza di Parigi. Superbe case di campagna, villaggi popolosi, abbondanza di selvaggina che sembrava quasi addomesticata. In pratica tutto già dava l’idea dell’opulenza della capitale. 29
Il quindici, alle nove del mattino, siamo alle porte di Parigi. Dopo aver mangiato in una guinguette 30 siamo andati da un nostro concittadino, il signor Henrion, che ci ha portato all’Hotel d’Artois in via Montmartre proprio di fronte all’entrata delle diligenze. Qui abbiamo occupato una suite tutta per noi: due vani al primo piano con vista sul cortile e uno al secondo piano sempre con vista sul cortile.
Siamo andati immediatamente a ritirare le nostre valige, arrivate prima di noi, delle quali non ci eravamo appesantiti nel nostro cammino. Dopo una sosta dal barbiere siamo andati al Palais-Royal. Più della bellezza dei palazzi, dell’eleganza e regolarità dei porticati, della ricchezza delle botteghe, ci ha colpito la moltitudine di persone che qui si vedono a mezzogiorno. È l’ora del ritrovo degli stranieri, dell’appuntamento degli sfaccendati di Parigi e delle ragazze più belle. Queste signorine si presentano con raffinati abbigliamenti. Se non fosse per gli sguardi che gettano qua e là e per gli approcci che rivolgono anche ai forestieri potrebbero essere scambiate per vere dame di corte.
Alle tre, col signor Plessis, siamo andati a mangiare al Passage des Petits-Pères dove ci hanno servito benissimo per trenta soldi. Il salone è vasto. Circa sessanta, a volte ottanta, persone vi mangiano sedute a gruppi in diverse tavolate. Pertanto il servizio ai tavoli non è facile e richiede tempo.
Quando siamo usciti siamo andati a passeggiare in via Saint-Honoré e la nostra passeggiata non ha smentito quello che ci avevano detto di questa via. Infatti, da ogni lato, abbiamo visto soltanto delle donnine elegantemente vestite che adescavano i passanti invitandoli ad entrare da loro. Del resto, in certi quartieri di Parigi, avendone voglia si può entrare nelle case delle donne che si mostrano dietro i vetri. È una esibizione personale che equivale ad un esplicito invito. Il nostro pensiero andò alla signora Deloche che, a Vitry, probabilmente non sospettava che, se nella capitale si fosse comportata come nella sua regione del Barrois, sarebbe sembrata una prostituta.
Subito siamo tornati al Palais-Royal, preferibile sicuramente alla via Saint-Honoré. Siamo entrati al teatro des Beaujolais 31 ove c’era uno spettacolo all’epoca molto apprezzato ma oggi meno: dei ragazzini dai dodici ai quattordici anni si muovono sulla scena mentre altri cantano dietro le quinte. La precisione con la quale i gesti corrispondono alle parole rende l’illusione perfetta. La piccola sala ha un bel arredamento. Si rappresentava un’opera comica Le Curieux puni, 32 una commedia Le Bouquet, e Le faux serment. 33
Siamo usciti alle nove per profittare di un magnifico colpo d’occhio sul Palais-Royal illuminato non solo da un lampione al centro di ogni arcata ma anche delle luci delle tante botteghe. È evidente la ricchezza del luogo ed il contrasto con il buio dei viali alberati con ippocastani. È proprio quello il momento, alla fine degli spettacoli, che le prostitute, vestite pomposamente, arrivano per esercitare il potere del loro fascino. All’inizio passeggiano con un comportamento talmente dignitoso che i forestieri, ignari delle loro abitudini, le guardano con rispetto. Ma ben presto, se non vengono abbordate, sono loro stesse che si offrono come un mercante offre la sua merce. Poi, raggiunto lo scopo della loro passeggiata, invitano e conducono le loro prede a casa o si fanno accompagnare dentro al Palais-Royal in locali chiamati “grotte”. Ci sono le Grotte inglesi e le Grotte fiamminghe e c’è il cabaret. Sono tutte sale sotto il livello della strada dove servono cene deliziose ma talmente care che, se uno non si modera, rimane con la borsa vuota senza neppure accorgersene. In queste cosiddette grotte ci sono altre ninfe che possono sostituire quelle già “rimorchiate” qualora esse non corrispondessero alle aspettative. Queste entraîneuses, all’inizio della cena, sono solite darsi le arie di grandi signore. Ma, appena il vino le riscalda, subito la cena
diventa un’orgia. Così, in questo mio racconto, è meglio che io cali un sipario su tali scene.
Il giorno seguente, ancora sbalorditi da tutto quanto avevano visto il giorno precedente, siamo rimasti nel nostro albergo fino alle dieci del mattino. Quando ne siamo usciti abbiamo dovuto fermarci nella via nuova dei Petits-Champs 34 a causa della numerosissima folla che sostava attendendo con impazienza l’esito della lotteria. Infatti proprio lì c’è l’Ufficio della Lotteria Reale e quello era il momento dell’estrazione. Una vera cerimonia con grandi formalità al fine di garantire il pubblico degli scommettitori. Il luogotenente generale di polizia, proprio lui in persona, lui che ha rango di ministro, sta in piedi sul palco insieme a molti altri ufficiali. Sullo stesso palco c’è la ruota della fortuna a fianco della quale c’è un bambino con gli occhi bendati. Facendo girare la ruota si apre un cassettino. Il bimbo bendato introduce la mano, prende un biglietto e lo porge all’ufficiale che lo apre tenendo le mani alzate e lo esibisce al cospetto di tutti. Quando tutti i premi sono assegnati la folla rumoreggia e si ritira maledicendo la cattiva sorte, ma pronta comunque a ritentare.
Dopo aver assistito a questo strano spettacolo siamo scesi a piazza Vendôme entrando poi nella chiesa dei Cappuccini (Cappuccine, N.d.t.) che è di fronte. Qui abbiamo visto la tomba della marchesa di Pompadour 35 che, per la sua semplicità, non corrisponde al tenore di vita fruito così a lungo da questa favorita del re.
La statua di Luigi XIV sta in mezzo alla piazza. 36 Tanto il cavaliere quanto il cavallo hanno una postura veramente regale.
Al convento dei Feuillants abbiamo visto la tomba di Henri di Lorena duca d’Harcourt. 37 La cappella è sostenuta da colonne di marmo. Ma la cosa più degna di ammirazione sono le vetrate del chiostro: veri capolavori di pittura raffiguranti i miracoli e le principali vicende della vita del santo fondatore.
Poi siamo andati a trovare i signori Cunien e Bizot con i quali abbiamo pranzato in via Jussienne. 38 Abbiamo anche visto l’antichissima facciata del Municipio 39 che si trova davanti alla piazza della Grève. Di là siamo andati alla Bastiglia. Monumento costruito e mantenuto dal potere assoluto. Luogo ove si estingue la libertà dei cittadini. Luogo che, al solo aspetto, ispira terrore. I muri cupi, le torri tristi e misteriose, il largo fossato che isola e circonda la fortezza: tutto ciò incute spavento. Si può solo tremare al pensiero che, al centro della città capitale di Francia, ci sia un luogo destinato a segregare arbitrariamente i cittadini dal mondo. 40
Dalla Bastiglia, seguendo i boulevards, siamo andati all’Audinot 41 dove abbiamo assistito alle rappresentazioni dei Tre Leandri, 42 Le Charlatan (Ciarlatano, N.d.t.), del Pascià generoso. 43 Gli attori di questa compagnia teatrale sono mediocri. Solo Julie 44 è molto apprezzata ed è anche reputata una delle più graziose donne di Parigi. Lei, da sola, riesce a dar lustro al teatro.
Il giorno diciassette abbiamo visitato la piazza Royale 45 ove c’è la statua equestre di re Luigi XIII voluta dal suo ministro il cardinal Richelieu. Poi abbiamo attraversato il Pont Neuf 46 ove la statua, anche questa equestre, di Enrico IV celebra la gradita memoria di un sovrano padre dei suoi popoli. 47 Siamo poi andati a Sainte-Geneviève-la-Nouvelle. 48 Dopo una passeggiata di due ore nei quartieri da questa parte della Senna abbiamo attraversato il Jardin du Roy 49 poi abbiamo preso una piccola barca che ci ha portati dall’altra parte del fiume e siamo andati a mangiare al Palais-Royal con gente proveniente dalla Lorena che avevamo incontrato. Dopo aver pranzato siamo andati a fare un giro sui boulevards che circondano Parigi facendo una passeggiata su due grandi viali con quattro file di alberi. In entrambi questi viali ci sono persone a piedi. Nel mezzo c’è una carreggiata molto larga destinata alle vetture innaffiata due volte al giorno nei periodi di siccità. Nei giorni festivi, se non ci sono particolari spettacoli pubblici, i boulevards sono luogo d’incontro della città. Si possono vedere, per più di due leghe, 50 quattro ininterrotte file di vetture. Il più scassato fiacre può trovarsi affiancato alla più lussuosa carrozza. Lungo queste passeggiate ci sono i palazzi più belli di Parigi. Qui, oltre agli spettacoli teatrali di Nicolet e Audinot, 51 si può assistere per pochi soldi a diverse curiose attrazioni. Ci sono anche tre o quattro caffè con bellissimi arredamenti dove, dalle due del pomeriggio fino alle undici, suona senza soluzione di continuità un’orchestra con molti elementi. 52
Anche noi, io e il signor Plessis, eravamo entrati in uno di questi caffè e vi siamo rimasti fino alle nove di sera costretti anche dal cattivo tempo. Ma, a dir la verità, non abbiamo avuto la possibilità di annoiarci. Infatti avevamo familiarizzato con una simpaticissima donna la cui conversazione era tanto varia quanto interessante. Lei conosceva dei nobili della Corte e, su tanti di questi signori, ci raccontava aneddoti, anche intimi, che rivelavano la vacuità dei potenti. Questa signora, o piuttosto questa prostituta, ci lasciò avendo un appuntamento alle nove e mezza.
Intanto Jacquinot e Thiry erano andati ad un concerto classico, 53 in una sala molto grande alle Tuileries, ove si esibiscono tutti i virtuosi di Parigi. Così avevano assistito all’esecuzione di sinfonie molto applaudite. Aveva iniziato la cantante Bernard poi la signorina Vaillant. La signorina Moullinguen aveva incantato l’uditorio con le note uscite dal suo forte-piano. Ma il piacere più grande era stato ascoltare due bambini di otto o nove anni che, con gran virtuosismo, suonavano l’uno il violino e l’altro il violoncello. I no...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. LA VITA PARIGINA SOTTO LUIGI XVI
  3. Indice
  4. Intro
  5. PREFAZIONE
  6. LA VITA PARIGINA SOTTO LUIGI XVI
  7. NOTE
  8. NOMI E LUOGHI CITATI
  9. Ringraziamenti