La peste di San Carlo
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La peste di San Carlo

Milano 1576-1577

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La peste di San Carlo

Milano 1576-1577

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La peste di San Carlo è la terribile epidemia che colpì il territorio milanese fra il 1576 e il 1577. Il contagio si verificò durante l'episcopato milanese di Carlo Borromeo. Il reverendo Paolo Bisciola prete della Compagnia di Gesù, autore di questa "relazione", si prodigò con ogni mezzo per portare soccorso agli ammalati. La peste di San Carlo è citata nel capitolo XXXI de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni come antecedente di quella, ben più grave e descritta nel romanzo, abbattutasi in Lombardia nel 1630. Il testo è stato interamente controllato e sistemato ma rispettosamente lasciato nel linguaggio cinquecentesco della stesura originale.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788835821380
Argomento
Storia

RELATIONE DEL PROGRESSO DELLA PESTE DI MILANO, DEL MESE D’AGOSTO 1576 SIN AL MESE DI MAGGIO 1577

Penso sarà di sommo piacere à V.R. intendere, qualche cosa di quelle che in questo tempo calamitoso della peste, in Milano si sono fatte; però per sodisfarli in parte, come richiede l’obligo mio verso di quella, mi son posto all’opra, non gia perche mi persuadi di potero fare intieramente, & acciò piu facilmente mi riesca il negotio, & per potermi piu comodamente ricordare delle cose, dividerò questa mia breve relazione in 3 capi. Primo le dirò il principio e progresso di questo funesto male, poi secondariamente le provisioni, & ordini datti da Monsig. Illustriss. circa il bene spirituale di questa Città, ultimamente l’ordinationi, & remedii temporali fatti da S. Eccellenza, & gli Signori Presidenti della sanità per l’utile temporale, & sanità di questa afflitta Città.
L’intrata di questa contagione, nella città di Milano, come è cosa difficile a sapersi, così anco in varii modi si refirisse. Si disse prima che una donna la portò da Marignano, dove era ita per haver cura d’una sua sorella maritata, nell’hoste di quella terra, il quale per commissione della Marchesa haveva allogiato una carrozza di gentilhuomini Mantovani apestati: l’hoste con tutta la sua famiglia fu condotto per il primo a Milano nel Lazzaretto, dove con tutti gl’altri suoi finì questa vita, & la donna detta non sapendosi altro, de fatti suoi, la communicò amorevolmente alla città. Di più si diceva ch’erano cert’uni, i quali andavano attaccando alli muri, & porte delle strade, con unguenti artificiali, la qual opinione si confirmò molto, per essersi trovato una mattina, quasi tutte le porte & cadenazzi del corso di porta nuova, onti, & il muro in varii luoghi imbrattato di tal unguento, ma si quietò presto questo rumore, per il bando che fece gridar sua Eccel. contro quelli, che piu ne havessero ragionato perche dicendosi, che questi tali erano Spagnoli era per risultarne qualche grande inconveniente, se si fosse continovato il parlarne, pose però taglie contro quelli imputati, se si fossero trovati, ò scoperti. Ma parmi d’udire che ne presero alcuni, e trovorno che erano certi giovani scapestrati, i quali si dilettavano di por paura a gl’huomini, con tal arte. Altri dicono, che fu un gentilhuomo Mantovano, il quale per fuggire la peste di Mantova, essendo invitato dal suo fratello, che stava monaco alla Certosa di Milano, vi venne, ma non fu admesso dal Priore di quel luogo, per non mettere in compromesso, & pericolo il suo monasterio. Per sodisfar al desiderio d’un monaco privato, perciò fu costretto il gentilhuomo, ritirarsi per la notte che lo sopragiongeva in casa d’un Massaro dove mentre dormì la notte sopra il fieno, in un lenzuolo fattosi imprestar da quei contadini muttò il sonno in morte. Il caso fece ridere i contadini, per haverlo visto la sera la borsa ben serrata. Onde subito lo spogliorno, non considerando piu oltre, e lo sepelirno nascostamente in quei campi. Che quello gentilhuomo morisse di peste è cosa sicura, perche oltre che non volle la sera habitar con gl’altri, seguì in quella casa la morte quasi di tutti, e di quelli con quali essi havevano pratticato, o communicato della preda, fra quali furno alcuni loro parenti del borgo degli ortolani. Si tien anco quasi per verto, che mentre la città, stava tutta posta in honorar & ricrear il Sig. Don Gio. d’Austria, con tornei, giostre, feste, &c. si spargesse questo mal seme, poiche vi vennero molti forastieri, & anco Mantovani. La notte di S. Giacomo morirno all’improviso alcune persone, che stavano a veder quel bel torneo. Quel che si da fuori da gl’officiali della Sanità, e che cominciasse in Paruzer terra presso Rona, alli 9 Marzo, & nel borgo degl’ortolani entrasse il 2 d’Agosto, & il giorno seguente in Milano. In questa varietà de principii è difficil cosa discerner qual sia la piu vera. Sono però tali che s’uno non impedisse la verità dell’altro, anzi tutti questi casi sono stati veri. Però io di tutti questi pareri posti insieme, & delle volontà Divina faccio l’ultima sentenza, qual credo da tutti sarà accettata, & approvata. Ma sia come si voglia, non furno così presto poste le prime pietre dell’edificio della destruttione, che subito comminciò apparire il fondamento, & ad inalzarsi la massa, perche havendo trovata la materia disposta, & poca provisione per ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. LA PESTE DI SAN CARLO
  3. Indice
  4. Intro
  5. RELATIONE VERISSIMA DEL PROGRESSO DELLA PESTE DI MILANO
  6. RELATIONE DEL PROGRESSO DELLA PESTE DI MILANO, DEL MESE D’AGOSTO 1576 SIN AL MESE DI MAGGIO 1577
  7. DAL PRINCIPIO DELLA PESTE SIN ALLE CALENDE DI MARZO MDLXXVII
  8. AVISI VENUTI DI FERRARA À LI MAGNIFICI SIGNORI DELLA SANITÀ D’ANCONA SOPRA LE COSE DI MILANO, PER FINO AL MESE DI LUGLIO
  9. Ringraziamenti