Una rilettura critica del femminile tra psicoanalisi e neuroscienze
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“Data l’intima connessione tra ciò che distinguiamo in fisico e psichico, dobbiamo ammettere che verrà un giorno in cui, alla conoscenza teorica e speriamo pure a un’attività terapeutica, si apriranno nuove vie conducenti dalla biologia somatica e dalla chimica fisiologica alla fenomenologia delle nevrosi”.
S. Freud Una rilettura critica del femminile tra psicoanalisi e neuroscienze può essere ridefinita a partire dal significato legato al termine corporeitas, derivato di corporeus, e indicante sia l’avere un corpo sia l’essere un corpo, tema cardine dell’indagine antropofenomenologica che, con Husserl e Merleau-Ponty, ha sottolineato la necessità dell’esperienza corporea.
La rottura psicosomatica, indagata dalla riflessione fenomenologica attraverso la basilare distinzione tra Körper (il corpo che ho) e Leib (il corpo che sono), pone, infatti, le condizioni per reintegrare la percezione e la rappresentazione del corpo come oggetto verso una consapevolezza della soggettività incorporata, che porta all’ incontro con sé e con l’Altro. Altrettanto fondamentale è l’apporto delle neuroscienze, per quel che riguarda il funzionamento della mente biologica che si fa, inevitabilmente, esperienza vissuta come coscienza fenomenica. In quest’ottica, il tentativo di indagare “due aspetti diversi del medesimo fenomeno umano: il vissuto fenomenologico e il conosciuto oggettivo” fa da sfondo alla relazione tra corpo ed emozioni, nel sottolineare l’importanza del vissuto corporeo, rappresentata nella sofferenza femminile e testimoniata dalla clinica psicopatologica da oltre un secolo. Di ciò si discute ampiamente nei quattro capitoli di questo lavoro, a partire da una reinterpretazione delle origini archetipiche e mitologiche legate alla (e forse determinanti la) percezione dell’essere femminile come continente oscuro. Da qui prende avvio l’analisi di temi fondanti la pratica e la storia del pensiero psicoanalitico – ma dalle radici antichissime in termini di credenze collettive, o ethos – quali il dolore, la colpa, il desiderio, il corpo, la malattia, l’identità, la cura e la guarigione, transitati attraverso le varie forme storiche dei sistemi di sapere e di potere, veicolo dell’immaginario collettivo su quella che è stata considerata da sempre la malattia dell’universo femminile: “La parola isteria dovrebbe essere conservata, anche se il suo significato originario è assai cambiato. Oggigiorno sarebbe molto difficile cambiare, e ha davvero una storia così interessante e meravigliosa che sarebbe un peccato abbandonarla”.
P. Janet La diagnosi di isteria è stata ufficialmente abolita nel 1952. Roberta Donato, laureata in filosofia e psicologia, è attualmente specializzanda in Psicoterapia della Gestalt. Ha all'attivo diverse pubblicazioni in ambito scientifico.
http://www.robertadonato.it/

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Informazioni

Editore
Passerino
Anno
2018
ISBN
9788893454605

Footnotes

1 S. Freud, Il problema dell’analisi laica condotta da non medici, in Opere, vol. 10 (1924-1929), a cura di C.L. Musatti, Bollati Boringhieri, Torino 2003.
2 G. Gregorio, Il problema della mente tra fenomenologia ermeneutica e neuroscienze, in L. Baldari (a cura di), L’universo della mente tra psicoanalisi, psicopatologia, filosofia e neuroscienze, Alpes, Roma 2015, p. 120.
3 P. Janet, The mental state of hystericals: a study of mental stigmata and mental accidents, in I. Veith, Hysteria: the History of a Desease, University of Chicago Press, Chicago 1965, p. 9.
4 Cfr. U. Galimberti, Il corpo, Feltrinelli, Milano 2007, p. 480.
5 Cfr. ivi, p. 484.
6 Cfr. U. Galimberti, La terra senza il male. Jung: dall’inconscio al simbolo, Feltrinelli, Milano 2013, p. 15.
7 E. Neumann, Storia delle origini della coscienza, tr. it. di L. Agresti, Astrolabio, Roma 1978, p. 17.
8 E. Neumann, La grande madre. Fenomenologia delle configurazioni femminili dell’inconscio, tr. it. di A. Vitolo, Astrolabio, Roma 1981, p. 17.
9 E. Neumann, Storia delle origini della coscienza, cit., p. 17.
10 Cfr. ivi, pp. 7-8.
11 E. Neumann, La grande madre. Fenomenologia delle configurazioni femminili dell’inconscio, cit., p. 19.
12 U. Galimberti, La terra senza il male. Jung: dall’inconscio al simbolo, cit., p. 96.
13 G.W.F. Hegel, Fenomenologia dello spirito, a cura di V. Cicero, Bompiani, Milano 2008, p. 703.
14 U. Galimberti, La terra senza il male. Jung: dall’inconscio al simbolo, cit., p. 19.
15 G.W.F. Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, a cura di B. Croce, Laterza, Roma-Bari 2009, par. 458, p. 419. Cfr. U. Galimberti, La terra senza il male. Jung: dall’inconscio al simbolo, cit., p. 21.
16 Eraclito, DK, fr. 50, cit. da U. Galimberti, La terra senza il male. Jung: dall’inconscio al simbolo, cit., p. 14.
17 M. Heidegger, La dottrina platonica della verità, in Segnavia, a cura di F. Volpi, Adelphi, Milano 1987, p. 178.
18 M. Heidegger, Il concetto hegeliano di esperienza, in Sentieri interrotti, a cura di P. Chiodi, La Nuova Italia, Firenze 1968, p. 161.
19 U. Galimberti, La terra senza il male. Jung: dall’inconscio al simbolo, cit., p. 47.
20 M. Heidegger, La dottrina platonica della verità, cit., p. 190.
21 Cfr. U. Galimberti, La terra senza il male. Jung: dall’inconscio al simbolo, cit., pp. 94-95.
22 C.G. Jung-K. Kerényi, Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, tr. it. di A. Brelich, Bollati Boringhieri, Torino 2012, p. 116. Cfr. E. Neumann, Storia delle origini della coscienza, cit., p. 13.
23 Cfr. U. Galimberti, La terra senza il male. Jung: dall’inconscio al simbolo, cit., p. 91.
24 E. Neumann, Storia delle origini della coscienza, cit., p. 7.
25 Ivi, p. 8.
26 Cfr. E. Neumann, Storia delle origini della coscienza, cit., p. 30 (I King (Il libro dei mutamenti), tr. it., Astrolabio, Roma 1950, p. 39; Lao-tzu, Tao tê Ching. Il libro della via e della virtù, a cura di J.J.L. Duyvendak, Adelphi, Milano 1994, p. 74).
27 Cfr. E. Neumann, La grande madre. Fenomenologia delle configurazioni femminili dell’inconscio, cit., p. 97.
28 Cfr. ivi, p. 18.
29 E. Neumann, Storia delle origini della coscienza, cit., p. 31.
30 Ivi, p. 150.
31 Cfr. E. Neumann, Storia delle origini della coscienza, cit., p. 18. Qui, a proposito dei “complessi” e dei modelli fondamentali della struttura psichica che configurano la storia dell’umanità e del singolo, egli scrive infatti: “In questo senso, adoperiamo il termine maschile e femminile non come un tratto della personalità legato al sesso, bensì come un’indicazione simbolica. Quando diciamo che in certi stadi, in certi culti o in certe personalità si scorgono dominanti maschili o femminili, facciamo delle affermazioni psicologiche, che non vanno ridotte in termini biologici o sociologici. Il simbolismo del maschile e del femminile è archetipico e transpersonale, e nelle varie culture viene erroneamente proiettato sulla persona come se questa fosse la portatrice di quelle qualità. In realtà ogni individuo è una commistione psicologica. Anche qui quindi il simbolo non è deducibile dalla persona, bensì la precede. Inversamente, una delle difficoltà della psicologia individuale è che in ogni cultura, identificando la singola persona con un solo aspetto – maschile o femminile – del principio simbolico degli opposti, essa fa violenza all’integrità dell’individuo”.
32 E. Neumann, Storia delle origini della coscienza, cit., p. 31.
33 E. Neumann, La grande madre. Fenomenologia delle configurazioni femminili dell’inconscio, cit., p. 137.
34 Cfr. ivi, p. 124.
35 Cfr. ivi, p. 127.
36 Cfr. ivi, p. 105.
37 Cfr. ivi, p. 110.
38 E. Neumann, La grande madre. Fenomenologia delle configurazioni femminili dell’inconscio, cit., pp. 174-175.
39 Ivi, p. 170.
40 Ivi, p. 153.
41 Cfr. ivi, pp. 152-153.
42 Ibidem.
43 Cfr. ivi, pp. 19-20. A tale proposito si veda anche. E. Cassirer, Filosofia delle forme simboliche, 4 voll. (vol. II, Il pensiero mitico), tr. it. di E. Arnaud, La Nuova Italia, Firenze 1994.
44 E. Neumann, La grande madre. Fenomenologia delle configurazioni femminili dell’inconscio, cit., p. 33.
45 Cfr. ivi, p. 78.
46 Ibidem.
47 Ivi, pp. 170-171.
48 Cfr. ivi, pp. 174-175.
49 Cfr. E. Neumann, Storia delle origini della coscienza, cit., p. 98.
50 E. Neumann, La grande madre. Fenomenologia delle configurazioni femminili dell’inconscio, cit., p. 33.
51 E. Neumann, Storia delle origini della coscienza, cit., p. 98.
52 Cfr. ivi, p. 182.
53 Cfr. E. Neumann, La psicologia del femminile, tr. it. di M. Talarico, Astrolabio, Roma 1975, p. 35.
54 Ivi, p. 14.
55 Platone, Menesseno, tr. it. di F. Adorno, in Opere complete, vol. 5, Laterza, Roma-Bari 2003, p. 396. Cfr. E. Neumann, Storia delle origini della coscienza, cit., p. 57.
56 Cfr. E. Neumann, La grande madre. Fenomenologia delle configurazioni femminili dell’inconscio, cit., pp. 303 e ss.
57 Ivi...

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  1. Cover
  2. Contents
  3. Credits
  4. Capitolo i
  5. Capitolo ii
  6. Capitolo iii
  7. Capitolo iv
  8. Bibliografia
  9. Footnotes