I Dialoghi della nuova morale
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I Dialoghi della nuova morale

Religione e società. Sessualità e moda.

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I Dialoghi della nuova morale

Religione e società. Sessualità e moda.

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Frutto delle riflessioni di una vita, e dell’appassionata osservazione dei costumi e dell’evoluzione psichica della specie umana nel corso dei secoli, la collana di saggi offerta alla vostra lettura apre un ciclo detto del “PapaVero”, essenzialmente per la pretesa, mai celata né sottintesa da parte dell’autore, di rinforzare (e in taluni casi rinnovare) un messaggio cristiano sempre più fiacco e inadatto alle generazioni del prossimo futuro.
PapaVero, quindi, come l’umile fiore che adorna le nostre campagne in estate. Ma PapaVero è anche il “papa vero”, il vecchio saggio universale che reindirizza il corso dell’etica occidentale in un ambizioso processo di rifioritura del pensiero umano. Il lettore troverà qui riformulati, in maniera più accattivante e coinvolgente data la forma dialogica dei quindici saggi, i capisaldi della filosofia dell’Isolato, nonché la strutturazione della nuova religiosità dell’umanità futura.
L’opera si apre con una prima parte a più diretto approccio filosofico, con contributi e incursioni dialettiche nel sociale e nella politica nazionale. Segue la seconda parte, intitolata “Sessualità e Moda”, in cui per la prima volta l’autore pubblica le sue riflessioni sull’identità di genere, e sulla rivoluzione sessista che negli ultimi anni ha segnato una tappa epocale nella civiltà dei Paesi occidentali, nonché nella tradizionale, abusata dicotomia tra i principi mascolino e femminino. Laureato in lingue e culture internazionali, Raffaele Isolato applica le sue ricerche in campo etico ed epistemico a novelle e romanzi che spaziano dal fantasy al noir, al filone avventuristico, alcuni dei quali già pubblicati in rete e cartaceo. In attesa di pubblicazione sono altre raccolte di saggi e i più significativi esperimenti poetici. Tra i titoli pubblicati su Amazon: Attacco al potere (La Saga dei Perfetti e degli Imperfetti vol.I), Chi vuole andare in TV?, Viaggio a Nord, Dall’altra parte del nulla, Lineamenti di religione universale, Inferno XXI (poema didascalico-allegorico in trenta canti), Il nulla imperfetto, Nati alla luna nuova, Viaggio a Lost City, L’angelo dalle ali di carta, La pietra e lo scandalo (raccolta di novelle d’argomento erotico), Il Presidente (tragedia in cinque atti in versi sciolti).

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Informazioni

Editore
Passerino
Anno
2019
ISBN
9788893457606

Dialogo XII

Col passar degli anni le predicazioni del PapaVero si rivolsero all’intero scibile umano, atte all’istruzione delle nuove generazioni di discepoli che sempre più numerosi, spinti forse dalla curiosità o dalla moda del momento, si erano messi a seguire l’Anti-papa per le vie d’Italia. Spronato da uno dei più “adulti” a rimarcare le sue osservazioni sulle forze instabili che agitano il cosmo, egli tornò sulla teoria degli opposti e sull’eterna guerra tra mascolino e femminino per la prosecuzione del cancro materiale in seno al Nulla Perfetto.
“Di questa guerra elementare siamo tutti figli e figlie, ragazzi miei. E in un’eterna battaglia di principi concepiamo ogni nostro atto.”
“Una guerra continua è anche quando riposiamo, maestro, e quando come noi oggi, viviamo in pace con gli uomini e col mondo?”, chiese un altro.
“Ma il nostro stesso concepirci qui e adesso, è una forzatura contro tutto il resto del creato! Il pensiero stesso, da incosciente a cosciente, si sforza di manifestare la nostra essenza di creature organiche, e assieme a questa forma, tutto lo sfondo razionale che ci vede protagonisti. Forzatura è il respiro, battaglia di impulsi è la visione che abbiamo dell’esterno attraverso gli occhi.”
“Ma il respiro, in quanto atto involontario, non è escluso da questa legge?”
“Involontario per chi? Forse per una macchina che a torto definiamo nostra, e che è tutta del mondo formulato dal pensiero? Ci percepiamo come respiranti, quindi questo respiro lo vogliamo noi, e concepiamo lo sforzo di crearcelo qui, da coscienti, nel naso e nella bocca.”
Uno dei giovani esterni che se n’era sempre stato in fondo, dietro le ultime file che assiepavano lo spiazzo intorno al Cubo, ebbe un movimento di stizza e si alzò in piedi senza aspettare il turno per prendere la parola:
“Lei giustifica sempre questo caos, e la mutua guerra tra uomini. Darebbe per scontato anche l’omicidio, quando ad essere colpita fosse una povera vittima innocente? Le parrebbe tutto così naturale, al punto da non provarne nemmeno un po’ di compassione?”
Così dicendo si avvicinò, i pugni frementi lungo i fianchi e gli occhi lucidi per la rabbia. Si alzò anche il PapaVero, che stese le braccia come per accoglierlo:
“Compassione la provo per la vittima come per l’aggressore, entrambi sottomessi loro malgrado al bieco meccanismo fondante le nostre esistenze coscienti.”
“L’ha ripetuto!”, gridò allora il giovane, già a pochi passi dal maestro, “Giustifica l’assassino di mia sorella, che al contrario dovrebbe morire della stessa sua morte… Io continuo a non darmi pace, e lui si permette così, pubblicamente, di passare sopra il dolore mio e della mia famiglia…”
Compresero allora tutti che era il fratello della giovane assassinata dal marito geloso un paio d’anni prima, e che si sentiva ancora scottato dalle parole ambigue del PapaVero sui rapporti tra vittima e omicida nel quadro della Religione Universale, durante il lontano dialogo col sindaco del paesino natio. Trovato ora il coraggio di affrontare il maestro davanti a tutti, già si preparava a una vera e propria aggressione se non fosse stato prima costretto dai presenti a un più maturo confronto verbale.

***

PAPAVERO: Si guardi pure intorno, amico mio. Dovunque troverà i segni di una violenza soggiacente a ogni nostro atto, a ogni nostra concezione del mondo e della società che ci ospita.
FRATELLO: Io vedo soltanto dei cani più cani di altri, e questi ultimi dovrebbero essere isolati, ammazzati senza pietà e gettati al rogo!
PAPAVERO: Non le si è ancora acquietato l’animo, dalla morte di lei?
FRATELLO: Non lo sarà mai: in parte perché quel mostro è ancora in vita, in parte anche perché persone come lei sembrano accanirsi più contro le vittime, che contro i loro aggressori. Mi spiega che utilità avrebbero assurdità come: “tanto l’omicidio sarebbe stato perpetrato comunque, così come avviene in qualsiasi coppia?”. Non fa davvero nessuna differenza, per lei, il fatto che le mani di quell’uomo si siano coperte del sangue di mia sorella? Lei vede il delitto in ogni coppia, divertendosi a spegnere l’indignazione della gente contro siffatti crimini, e approfittandosi del seguito che si trascina dietro per le città!
PAPAVERO: Differenza, mio caro giovane, non farebbe il considerare la questione da un punto di vista universale. Certo, l’assassinio carnale riempie il mondo materiale, eccita le sensazioni e fa rabbrividire la ragione che continuamente cerca di giustificarsi con dei simulacri d’eternità apparente.
FRATELLO: Parli come io possa capirla, prego! Non me ne importa nulla delle sue ragioni astratte! Io voglio giustizia per mia sorella, e per tutte le donne barbaramente assassinate dalle bestie a cui, inconsapevoli, si accompagnavano. Proprio lei coi suoi discorsi allontana la sensibilità pubblica da un inasprimento del codice penale per simili delitti. Io chiedo l’ergastolo, così come chiederei la pena di morte se me lo consentisse il nostro sistema giudiziario. E così voglio che anche la sua anima di saggio risuoni dello stesso disprezzo! Lei non è superiore a noi! Tremerebbe dello stesso sdegno se di fronte a lei ci fosse l’assassinio di sua figlia… Avrebbe paura anche lei se d’improvviso le si parasse di fronte una minaccia che la metterebbe in pericolo di vita!
PAPAVERO: (ai discepoli) No, no, non allontanatelo. Posso sentire il suo dolore, ed è mio dovere, una volta che l’ho percepito e ricreato in me, tentare di risolverlo o almeno di alleviarglielo.
FRATELLO: Non ci riuscirà, è inutile che ci provi. Le parole non possono cambiare quel che provo, e la rabbia che sento contro lei che non si cura minimamente della minaccia reale di questi nuovi barbari…
PAPAVERO: Ma al contrario, caro mio. Io vedo barbari ovunque. Ovunque bestie, ed esseri abnormi che andrebbero isolati e distrutti poco a poco, come di sicuro vorrebbe lei. Sarebbe più contento se le rivelassi che da giovane, preso da tanta furia contro il mondo e le sue contraddizioni, bramavo soltanto che un’esplosione improvvisa coinvolgesse l’intero universo, e tutto tornasse al silenzio primigenio?
FRATELLO: Ma questo sarebbe come non ottener nulla! Io chiedo una punizione esemplare per quelle sole persone che fanno gratuitamente del male ai più deboli, o a coloro che ingannano e maltrattano per anni!
PAPAVERO: E lei, amico mio, non ha mai fatto del male a nessuno? Nessuno mai ha desiderato per lei stesso una qualsiasi, clamorosa punizione?
FRATELLO: Contro di me? Non ne vedrei la ragione!
PAPAVERO: Suvvia, provi a riflettere. Neppure un torto, una scortesia, un giudizio affrettato che abbia potuto ritorcersi contro uno sconosciuto o un perfetto innocente?
FRATELLO: E quand’anche fosse! Cosa c’entra questo con delitti ben più gravi, e che fanno arrossire le coscienze più temprate alle ingiustizie del mondo?
PAPAVERO: C’entra perché è tutto inserito nella trama che regge il cosmo, e la nostra stessa concezione del reale. Senza queste guerre e queste reciproche ritorsioni, neppure esisterebbe la vita così come noi la intendiamo: è tutto frutto di un antagonismo che riproduce in maniera costante e generalizzata quello più elementare di pieno e vuoto, convesso e concavo, maschio e femmina.
FRATELLO: Davvero riesce a ridurre così facilmente tutto in filosofia? C’è pure la pace a questo mondo, e l’armonia all’interno di qualsiasi coppa, che nasce dal rispetto e dall’amore reciproco.
PAPAVERO: Un amore tra maschio e femmina, appunto. Ossia tra principi contrapposti e destinati per loro stessa natura a farsi la guerra.
FRATELLO: Parla di puerili schermaglie, o di scontri che prima o poi portano alla tragedia? Lei continua a far di tutto poltiglia, e a mischiare il grave col leggero.
PAPAVERO: Ma io non intendevo né il grave né il leggero, mi scusi. Andavo semplicemente alle fondamenta di qualsiasi rapporto di coppia. Perché ci sia attrazione, il fondo deve racchiudere già la miccia di una bomba pronta ad esplodere al minimo pretesto. Lo stesso atto sessuale che sottintende ogni confronto amoroso, è la sublimazione del primo traumatico scontro di particelle in seno al nulla assoluto. L’assassinio rituale che il maschio compie nei confronti della femmina, ossia quello del ben familiare principio attivo a discapito del passivo, è iscritto nella nostra coscienza d’essere, negli stessi strumenti di cui ci serviamo per fondare e interpretare il mondo intorno a noi.
FRATELLO: E per lei l’atto fondamentale dell’amore sarebbe già un assassinio? Ci credo che poi tutto il resto non le apparirà che come banale ripetizione di un copione già scritto e digerito! Ma se ragionassimo così, altro che giustizia! La regola sarebbe una barbarie continua, e un costante stillicidio di principi opposti…
PAPAVERO: Stillicidio che sta avvenendo anche adesso, in noi e tutt’intorno. Non lo sente? La società umana è proprio fondata su di esso, e lo stesso il terreno su cui mettiamo i piedi. La natura, errore degenere in seno al Nulla Perfetto, non ha altro modo per preservare la propria apparenza che in un continuo assassinio d’opposti. Sul sangue si fonda l’unità della nostra nazione, nel sangue nostra madre ci ha partoriti, e nel nome del sangue abbiamo fondato tutte le nostre opere, abbiamo dato voce a tutte le nostre profezie di gloria per i secoli futuri. A volte, amico mio, vedo sangue sotto i miei stessi piedi, andando così, scalzo, per le vie del mondo. E in tante bestie da soma che riempiono le nostre città, vedo soltanto un umiliante compromesso per mascherare tanta gratuita, necessaria violenza tra umani.
FRATELLO: Aspetti un attimo! Ma questa società che lei condanna, dovrebbe proprio difenderci da ogni goccia di sangue versato! I primi uomini si riunirono in comunità proprio per darsi delle leggi, e punire chi si permetteva di contravvenire ai più elementari valori di convivenza civile!
PAPAVERO: E queste leggi, amico mio, chi le ha scritte? Per quale principio divino e sovrumano sono scese in terra a indicarci la strada della civiltà?
FRATELLO: Ma lasci stare i comandamenti e parli pure dell’indefessa attività di legislatori che hanno inteso allontanarci per sempre da una convivenza a mo’ di bestie per fornirci delle regole, e imporre limiti a quella che lei definisce violenza innata.
PAPAVERO: Mi permetto di dissentire, e di precisare che lungi dallo scomparire, questa violenza ha solo mutato il suo belletto. Si è travestita, o meglio adattata al mutamento delle coscienze e alla maturazione del pensiero razionale. Oggi non siamo più lupi con pelo e zanne, ne convengo, ma neppure creature inoffensive e incoscienti al pari dei nostri lontani progenitori disciolti negli abissi oceanici. Ci siamo messi giacca e pantaloni, ci radiamo e sorridiamo per parere simpatici, ma in realtà permane nel nostro istinto la sete di sangue, e di distruzione dell’Altro da noi.
FRATELLO: Sarà pure, ma quando il lupo rivela le zanne e manifesta le sue vere intenzioni, è nostro dovere stanarlo e cacciarlo via.
PAPAVERO: Un lupo che caccia un altro lupo, non lo vedo molto edificante.
FRATELLO: Io? Io sarei il lupo?
PAPAVERO: Ma l’uomo, amico mio. L’uomo è il lupo. E non soltanto lui, la invito a riflettere. Ragioniamo ora di società civile, per cui non vorrei allontanarmi troppo con gli esempi: in quanto animali riproducenti l’idea di vita per via sessuale, impariamo sin dalla nascita a esprimere questa violenza tramite un rapporto di dipendenza prima dalla madre che ci ha generati carnalmente, e poi dal principio a noi opposto e da cui siamo attratti per generare altra vita.
FRATELLO: Una cosa naturalissima, e che lei non mi convincerà mai ad accettare come prova di un assassinio.
PAPAVERO: Naturale è appunto un’attrazione basata sulla ricerca di sottomissione reciproca tra attivo e passivo. Tutti i rapporti umani, nessuno escluso, si fondano sull’attacco simulato del maschio contro la femmina.
FRATELLO: Lei dimentica che ci sono anche i rapporti di uomini e donne tra loro, a base della nostra società.
PAPAVERO: In tal caso, il principio sessuale non può esprimersi, e si dà spazio a un’aperta avversione di principi uguali e non complementari. Non potendo simulare l’assassinio carnale effettuato coi genitali, i maschi (ma anche le femmine tra loro) si fronteggiano in aperta avversione, costretti continuamente dalla loro idea di civiltà a fingersi rispetto e sopportazione reciproca con lo scopo di ricavarne qualche vantaggio in nome della loro stessa sopravvivenza.
FRATELLO: Ma bene, sono contento che alla fine parli così chiaro. Sarei anche lieto che mi spiegasse quale tipo di vantaggio io ora cercherei da lei, che già mi ha causato tanta rabbia.
PAPAVERO: Non vede forse nel nostro confronto un mezzo per risolverla, questa rabbia? Lei mi ha cercato con l’espresso proposito di far valere a se stesso le ragioni del suo dolore, e per vendicarsi di un supposto torto che, seppure involontariamente, io le feci col mio discorso al sindaco del suo paese.
FRATELLO: Questo lo capisco, ma si tratta pure di un rapporto pacifico tra noi due, su pari livello.
PAPAVERO: Non contano, amico mio, le maschere del vivere civile. La violenza c’è sempre, soltanto che è tradotta secondo gli usi e i costumi dell’epoca. Se fossimo nati bestie o selvaggi, ad esempio, probabilmente ci sarebbe toccato batterci all’ultimo sangue, senza che questo avrebbe mai turbato la creatura più sensibile della nostra comunità.
FRATELLO: Resta il fatto che questo dialogo non m’è utile affatto. Tanto meno, poi, per la mia sopravvivenza.
PAPAVERO: Le pare poco che stia lentamente cambiando il suo modo di vedere se stesso, e il mondo intorno a lei?
FRATELLO: Ma nient’affatto! Io non cambio proprio niente!
PAPAVERO: Ci cambia ogni nostra parola, ogni nostro confronto tra simili e non. Lei ha avuto bisogno di me, come io di lei: più precisamente, ci siamo scontrati a livello asessuato per risorgere l’uno dall’altro. Continuamente ci riplasmeremo nella realtà che permane fuori, e che tra poco riprenderà a inghiottirci secondo la volontà del nostro pensiero creatore.
FRATELLO: Potrei anche far finta di capirla, ma da qui a parlare di violenza…
PAPAVERO: Violenza, caro mio. Scontro, distruzione reciproca di pensieri coscienti che prima o poi condurrà alla completa risoluzione di qualsiasi rapporto tra umani: attivo con passivo, passivo con passivo o attivo con attivo.
FRATELLO: E la priorità lei sembra comunque darla al primo tipo, se ho compreso bene.
PAPAVERO: Ma perché in esso si giustifica la vita, negli altri soltanto la si sottolinea ed eventualmente, colpevolmente, la si espande e la si esalta. La vita a livelli superiori, sarebbe a dire elementari e assai vicini a quelli inorganici, non tiene in alcun conto i rapporti tra organismi non complementari, che sono semplicemente elementi attivi (o passivi) destinati ad altri passivi (o attivi), per il solo scopo di continuare la persistenza di quella determinata specie. Tutte le altre funzioni primarie, come l’alimentazione, sono destinate al mantenimento del principio in questione, sempre affinché possa riprodursi grazie all’avvento dell’altro opposto.
FRATELLO: Mi sta bene, ma che vuole che abbia a vedere questa lezioncina di biologia con le fondazioni delle società umane?
PAPAVERO: C’entra perché deriviamo tutti da quegli organismi unicellulari che diedero origine al flagello della chimica organica nelle profondità della brodaglia primordiale. Ne condividiamo i tratti fondamentali, sebbene quei flaccidi microrganismi ci sembrano lontani da noi ormai milioni di anni luce. Come a loro, anche a noi non importa niente dei rapporti tra principi dello stesso orientamento sessuale: l’amore verso il nostro prossimo, sia esso maschio o femmina, è solo una gigantesca truffa ai danni della morale, operata dalle nostre sovrastrutture razionali.
FRATELLO: Non dico che debba essere proprio amore, ma almeno rispetto, e mutua protezione…
PAPAVERO: Rispetto? Confessi che se potesse, e non dovesse subire le dovute conseguenze da parte dell’organizzazione giudiziaria del nostro Stato, lei ucciderebbe tutti i maschi attivi che verrebbero a contenderle il dominio sulle femmine.
FRATELLO: Ma come le salta in mente? Non potrei e non vorrei mai!
PAPAVERO: Intendiamoci, con questi maschi dovrebbe esser costretto a convivere a stretto contatto, proprio come avviene nelle moderne metropoli.
FRATELLO: Ma se tutti facessero così, mi perdoni…
PAPAVERO: Non sto parlando di tutti: vorrei che si scavasse dentro, e superasse le costruzioni intellettuali che mascherano la nostra natura ferina. È vero che grazie alla ragione noi queste stesse sovrastrutture possiamo discioglierle, ma è anche certo che esse a livello inferiore operano proprio per conservarsi e propagare la loro nociva auto-concezione della vita.
FRATELLO: Potrebbe rispiegarmi il concetto, allora?
PAPAVERO: Eravamo rimasti all’eventualità che lei potesse desiderare di liberarsi di tutti gli uomini della Terra, tralasciando così soltanto le donne da lei reputate sessualmente attraenti, e naturalmente tutto l’occorrente materiale per sopravvivere a suo piacimento sul nostro spoglio, ricco e sicuro pianeta.
FRATELLO: Ma scusi, ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. I dialoghi della nuova morale
  3. Indice
  4. DIALOGHI DI RELIGIONE E SOCIETÀ
  5. Dialogo I
  6. Dialogo II
  7. Dialogo III
  8. Dialogo IV
  9. Dialogo V
  10. Dialogo VI
  11. Dialogo VII
  12. Dialogo VIII
  13. DIALOGHI DI SESSUALITÀ E MODA
  14. Dialogo IX
  15. Dialogo X
  16. Dialogo XI
  17. Dialogo XII
  18. Dialogo XIII
  19. Dialogo XIV
  20. Dialogo XV