La dislessia
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La dislessia

Una guida per genitori e insegnanti: teoria, trattamenti e giochi

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La dislessia

Una guida per genitori e insegnanti: teoria, trattamenti e giochi

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La dislessia è ancora vissuta, troppe volte, come un grave handicap sociale e cognitivo. Anche da ciò, l’idea e l’esigenza di un manuale che spieghi come riconoscerne i segni, con quali strumenti intervenire, sia in ambito clinico sia scolastico, e quale giusta interpretazione dare ad un evento spesso enfatizzato o sottovalutato. Questo testo vuole abolire etichette e luoghi comuni, fornendo una visione strutturata e chiara del problema, spiegando il funzionamento della lettura nei suoi processi sottostanti: linguistico, visuo-percettivo e attentivo (e la loro interazione). Questo perché non esiste un dislessico uguale a un altro. La parola chiave del metodo proposto è “allenamento”, una vera e propria “palestra” per la mente.
La parte riservata agli esercizi ludico-ricreativi permette di allenare il bambino divertendolo e interessandolo alla lettura con l’uso di illustrazioni, fiabe o attività manuali, a loro volta tappe di un percorso propedeutico. Eva Benso (1980), laureata all’Accademia di Belle Arti di Torino e grafico creativo, è operatrice specializzata in abilitazione cognitiva con soggetti affetti da DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento).

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Informazioni

Anno
2012
ISBN
9788865800508

IV

IL SISTEMA ATTENTIVO SUPERVISORE

(SAS)

Arrivati a questo punto possiamo finalmente far convergere tutte le linee tracciate finora. Possiamo, con gli strumenti opportuni e diversi esempi, comprendere come il Sistema Attentivo Supervisore (o SAS) intervenga nella vita quotidiana in ambiti e in momenti che non ci aspetteremmo1.
Il SAS (o Sistema Esecutivo) sembrerebbe coinvolgere diverse aree cerebrali e soprattutto i lobi frontali, i gangli della base e il cervelletto.
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FIG. 14
Il SAS è il sistema che ha il compito di fornire le “energie attentive” per lo svolgimento dei compiti quotidiani. Ha la funzione di supervisionare il flusso delle operazioni automatizzate. Tali automatismi ci permettono di risparmiare le risorse e di attuare la soluzione e lo schema più appropriato al contesto del momento2.
Le risorse a disposizione non sono infinite, ma a capacità limitata: ad esempio, non possiamo svolgere contemporaneamente due compiti non automatizzati, perché uno toglierebbe energie all’altro.
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La guida è per molti di noi un processo automatizzato che richiede pochissime risorse e permette di svolgere contemporaneamente un’altra attività (automatizzata) come il conversare. Ma se ci troviamo in una città sconosciuta, alla ricerca dell’albergo dove pernottare, di solito smettiamo di conversare per dedicare la nostra attenzione interamente alla ricerca: parlare e prestare attenzione alla strada rappresentano un “doppio compito”3 che non possiamo svolgere nello stesso momento, a causa delle risorse limitate del nostro sistema attentivo (varia da persona a persona).
Cosa significa essere al limite delle proprie risorse attentive? Il soggetto non è tranquillo, è a rischio d’errore, quindi può diventare particolarmente irritabile.
Ecco due esempi:
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Durante la visione di un programma alla TV, nel momento topico, entra nella stanza qualcuno che si mette a parlare e a porgere domande: sensazione di fastidio e di irritabilità per il doppio compito non voluto.
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La stessa irritabilità nasce in ragazzini con difficoltà attentive in molte situazioni della vita quotidiana: ricopiare dalla lavagna un testo scritto e ascoltare chi lo legge può creare un’interferenza. Questi bambini, a causa delle scarse risorse di cui sono dotati – necessitano di dover controllare sistemi che per altri sono automatizzati – sono sottoposti quasi costantemente allo “stress da doppio compito”.
È importante sottolineare che le risorse sono allenabili, con adeguati training cognitivi tarati sul singolo.
Nel capitolo II abbiamo visto come un modulo, per quanto possa essere automatizzato (come il camminare), non venga mai, comunque, lasciato a se stesso: quando il modulo, ormai formato, lavora in situazioni di routine esistono sottosistemi (come il Processore dedicato al modulo) che lo “accompagnano”, lasciando il SAS inattivo sullo specifico compito, quindi “disinserito”. In casi di novità o di pericolo, invece, il SAS viene “inserito” e interviene direttamente. È fondamentale avere ben chiaro questo concetto di attivazione e disattivazione del SAS.

Inserimento e disinserimento del SAS

Una serie di esempi, tratti dalla vita di tutti i giorni – scolastica, sportiva o lavorativa – ci permetteranno di capire come funziona questo meccanismo.
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Un pianista sta suonando una celebre aria che conosce da anni a memoria; un neuropsicologo direbbe che ha automatizzato o modularizzato (resa automatica nel tempo) questa abilità. Può accadere, però, che si ritrovino i manoscritti del compositore, fino a quel tempo sconosciuti, che propongono una ditteggiatura inedita e inusuale. Il pianista, per quanto bravo, incontrerà grosse difficoltà a sostituire quanto già aveva automatizzato con i nuovi gesti proposti. A questo punto, dovrà rallentare l’atto motorio, analizzarlo attentamente, esercitare un controllo per inibire la vecchia ditteggiatura che tende a emergere e avere la flessibilità di cambiare gesto. Il tutto può realizzarsi se il pianista ha in dotazione le risorse attentive per resistere all’interferenza e rimanere a lungo concentrato sul compito. Un grande pianista ha sicuramente tutte queste abilità.
Abbiamo descritto uno schema automatizzato (modulo) e l’intervento del SAS elencando alcune sue funzioni (esecutive) come il controllo, la flessibilità, la capacità di sostenere l’attenzione. Dunque un modulo super-automatizzato non possiede mai una’autonomia totale, in quanto il SAS interviene per correggerlo, farlo riapprendere o anche sostenerlo, se necessario.
Intuitivamente si pensa che più intervenga il SAS, più le situazioni della nostra vita possano essere sotto controllo, ben pianificate e in sicurezza, e in generale è così, ma ci sono delle eccezioni: se il SAS interviene nel momento sbagliato può portare a esiti negativi!
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Durante un allenamento di calcio il SAS è inserito: l’attenzione è attivata sui singoli gesti, che vengono scomposti e rallentati al fine di migliorarli e automatizzarli. Il rallentamento è dato anche dal fatto che l’atto svolto passa attraverso la coscienza. Una volta appreso, esso verrà svolto senza più l’intervento diretto del SAS, altrimenti ne perderebbe in scioltezza e velocità.
Durante l’esecuzione di un calcio di rigore, la pressione emotiva potrebbe inserire il SAS nel momento sbagliato: il rigorista potrebbe eseguire la rincorsa con il SAS disinserito, quindi effettuarla in stato di “trance ansiosa” che gli impedisce di vedere il portiere, e inserire il SAS nel momento del calcio, atto motorio iper-appreso e altamente automatizzato. Il risultato sarà un gesto poco fluido, frenato e tecnicamente scorretto.
L’esempio appena descritto mette in gioco un nuovo fattore, l’emozione. La relazione tra il mondo cognitivo ed emotivo è molto profonda e non è da sottovalutare. Le risorse attentive sono condizionate dalle emozioni, positive o negative, e dalla quantità di motivazione esercitata, scarsa o abbondante (vedere figura 15).
Ecco un altro esempio in cui l’emozione può riservare brutti scherzi:
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Uno studente interrogato si accinge a ripetere la lezione, imparata con motivazione a casa, cercando di argomentare con parole proprie, per non essere accusato dall’insegnante di studiare in maniera mnemonica. Tuttavia lo stato emotivo, in questo caso troppo attivato e poco controllabile dal SAS, può far “saltare” il sistema di controllo, portando lo studente a cantilenare in modo automatizzato ciò che ha studiato. L’altro comportamento è quello della scena muta: il soggetto rimane bloccato e inibito.
È bene sapere che i soggetti con dislessia esprimono sempre qualche debolezza al SAS, dunque possono incorrere anche in “incidenti” e blocchi emotivi del genere, non solo in ambiti strettamente legati alla lettura4.
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FIG. 15

I principali compiti del SAS

Nella figura che segue ecco i principali compiti del SAS, di cui ne vedremo nel dettaglio solo alcuni, evidenziando quegli aspetti che riguardano maggiormente la vita e gli apprendimenti scolastici.
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FIG. 16

- L’avvio

L’avvio di una qualsiasi azione richiede risorse. Soggetti poco autoregolati hanno problemi a gestire la frustrazione dell’avvio (per l’età) e vengono esortati più volte a iniziare compiti poco motivanti. Lavorare sulle capacità d’avvio è importante perché comporta lo sviluppo delle risorse e della gestione della frustrazione. In tal caso è anche utile il mondo dello sport (vedere Approfondimento 5 di Federica Mazzoli e Gabriele Di Giosia, nel capitolo VI).

- L’attenzione sostenuta

Il SAS ha il compito di sostenere l’attenzione protraendo nel tempo la concentrazione di risorse su un compito. Il caso classico di attenzione sostenuta debole è quello dello scolaro che, dopo poco tempo, non segue più la spiegazione dell’insegnante, si distrae, disturba i compagni… Anche questo tipo di attenzione è allenabile: aumentando, in maniera gradulale i tempi di applicazione, lavorando su tempi brevi di concentrazione (come quando dopo un “pronti” si attende il “via”), per arrivare a far sostenere l’attenzione per interi minuti.

- La flessibilità

Quando uno schema comportamentale continua a prevalere, nonostante non sia più conveniente, si parla di “perseverazione”, che è da intendere anche come “mancanza di flessibilità”. Il sapersi staccare da comportamenti non più adeguati richiede energie attentive, così come passare velocemente, e nel momento opportuno, da un compito ad un altro (shift di compito). Sempre nello sport può essere allenata la capacità di saper cambiare uno schema di gioco e la flessibilità (o switch), ad esempio, recuperando l’azione dopo una finta dell’avversario.
Altro esempio tipico è il bambino “attaccato” al televisore o ai videogames: per potersi “staccare” dal gioco o dal programma TV, sono necessarie ulteriori energie attentive affinché questo tipo di perseverazione possa interrompersi.

- Controllo dell’interferenza

Il SAS è responsabile della capacità di gestire l’interferenza dei distrattori e di mantenere la concentrazione sullo scopo. Queste abilità sono necessarie per comprendere il testo scritto e per la risoluzione dei problemi5. Tale abilità si può allenare proponendo esercizi nei quali i soggetti vengono “disturbati” da un crescendo graduale dell’interferenza. Qui (come negli altri training) è molto importante la “sintonizzazione” da parte di un operatore/clinico con il soggetto e la graduazione delle difficoltà. Pertanto risultano meno efficaci i training guidati da una macchina (i cosiddetti brain-training).

- La rielaborazione in memoria di lavoro

Il SAS sostiene i processi delle memorie6. In particolare la memoria di lavoro (“wo...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Titolo
  3. Colophon
  4. PREFAZIONE
  5. INTRODUZIONE
  6. I DSA: DISTURBI SPECIFICI DELL’ APPRENDIMENTO
  7. II CHE COS’È UN MODULO
  8. III COME FUNZIONA LA LETTURA
  9. IV IL SISTEMA ATTENTIVO SUPERVISORE (SAS)
  10. V DIAGNOSI
  11. VI I TRATTAMENTI ABILITATIVI
  12. VII CONSIGLI PRATICI PER TUTTI
  13. VIII GIOCHI UTILI
  14. CONCLUSIONI
  15. APPENDICE – COSA DICE LA LEGGE
  16. GLOSSARIO
  17. BIBLIOGRAFIA
  18. INDICE