Il turbine delle rivoluzioni sulla Russia
La Russia imperialista
L’elemento più caratteristico e significativo della storia dell’Impero russo a cavallo fra il XIX e il XX secolo fu il suo ingresso, contemporaneamente ad altri stati capitalisti, nello stadio di sviluppo imperialista, e il trasferimento in Russia del centro del movimento rivoluzionario mondiale.
Tra il 1890 e il 1900 il paese entra nella fase dell’accumu lazione capitalistica accelerata nell’industria e nell’agricol tura, nei trasporti e nel commercio. Appartenendo al novero delle nazioni di medio sviluppo, la Russia costituiva uno degli anelli del sistema imperialistico mondiale, tanto che le rivoluzioni russe dell’inizio del secolo XX apparivano come una conseguenza dello sviluppo non soltanto della Russia, ma di tutto il sistema nel suo complesso.
L’ascesa industriale degli anni dal 1839 al 1899 fece raddoppiare la produzione industriale nel suo complesso, e più che triplicare quella dei settori chiave. Per i tempi di sviluppo della grande industria la Russia superava gli altri paesi di capitalismo più avanzato, pur restando in dietro, rispetto a essi, sia nel volume totale della produ zione che negli indici di produzione pro capite.
Alcuni rami dell’industria e interi settori dell’economia si sviluppavano in maniera diseguale. Per esempio, se la co struzione di macchinari da trasporto, che insieme con le in dustrie metallurgiche godevano di grosse sovvenzioni governative, soddisfaceva in certa misura il fabbisogno interno, per l’industria meccanica in generale e in particolare per le macchine utensili non si poteva dire altrettanto: le macchine utensili e molti altri macchinari venivano infatti importati dall’estero. Il settore meridionale dell’industria (il carbone del donbass, i minerali di ferro di Krivorož’e) passò al primo posto per l’industria meccanica e la produzione e la lavora zione del metallo. Le industrie minerarie degli Urali persero la primaria importanza del passato. L’immensa Siberia restava di fatto una colonia agricola; aveva appena l’attrezza tura per la lavorazione delle materie prime agricole e per lo sfruttamento delle miniere d’oro condotto con criteri rapaci.
Pietroburgo rimase, come prima, il centro dell’industria meccanica, mentre la regione di Mosca era al primo posto nell’industria tessile. In Polonia si andava sviluppando l’in dustria tessile, quella carbonifera e quella del ferro. Il Caucaso costituiva il più importante centro per l’estrazione del petro lio (Baku), del manganese e del carbone (Georgia).
Il governo, che tutelava prima di tutto gli interessi dell’aristocrazia, prendeva nello stesso tempo una serie di mi sure a vantaggio della borghesia (le tariffe protezionistiche del 1891, l’introduzione della circolazione dell’oro secondo 1a riforma monetaria del ministro delle finanze Sergej Vitte del 1897 e altre). Venivano incoraggiate le attività imprendito riali della borghesia russa, la partecipazione a queste attività del grosso capitale finanziario, la costituzione dei monopoli, l’afflusso di capitali stranieri, (il loro peso nell’economia russa si avvicinava a un terzo di tutti gli investimenti). Ele menti tutti che contribuiscono a delineare la configurazione dei nuovi fenomeni che hanno fatto la loro comparsa nel l’economia capitalistica russa.
Per quasi quindici anni a partire dal 1891 proseguì la co struzione della grande ferrovia Transiberiana. Collaboravano a questa costruzione anche molti rami dell’industria, fatto questo che costituiva un incentivo per un loro più accelerato sviluppo. La stessa arteria, di grandissima importanza strate gica e di interesse mondiale, contribuiva all’attivizzazione economica di vasti territori della Siberia e dell’Estremo oriente.
A questa fase di intenso progresso economico subentrò ben presto una profonda crisi industriale tra il 1900 e il 1903, che fu accompagnata dal crollo di molte piccole e medie in dustrie e dalla formazione di giganteschi trust, monopoli e sindacati sul tipo del Prodamet (1902), o del Produgol1 (1904) che sovrastavano su interi settori dell’economia russa.
La situazione dei lavoratori dell’industria continuava a essere estremamente difficile. Come per il passato essi veni vano remunerati con salari estremamente bassi, mentre erano sottoposti a un intenso regime di sfruttamento fondato sulle multe e la repressione, che dava origine ad alte percentuali di incidenti sul lavoro e malattie professionali. Veniva utiliz zata in grandi proporzioni la manodopera femminile e infan tile, retribuita a livelli ancor più bassi di quella degli uomini adulti. Inoltre, la durata della giornata lavorativa, fissata da una legge del 1897 in 11,5 ore, in pratica non veniva osser vata dal padronato. Terribili erano le condizioni degli alloggi nei quali gli operai e le loro famiglie trascorrevano la loro esistenza.
Pur essendo passato mezzo secolo dalla riforma contadina, la situazione della distribuzione delle terre (era questa la sostanza del problema agrario in Russia) era rimasta allo stesso catastrofico punto di prima: 30.000 grossi proprietari terrieri della Russia europea possedevano 70 milioni di desjatine2, mentre a 10 milioni e mezzo di proprietà con tadine ne andavano 75 milioni. Sulla base di questa rapporto risultava che alla proprietà padronale spettavano in media 2.333 desjatine, contro 7,1 a ogni proprietà contadina. Ma questi dati non dicono ancora tutto. Lenin, nel suo sviluppo del capitalismo in Russia (1889), dimostrò che nella campagna russa, nel periodo successivo alle riforme, specialmente verso la fine del secolo, si era andato approfondendo e am pliando un processo di differenziazione sociale, la disgrega zione della popolazione contadina: la borghesia agricola rag giungeva posizioni sempre più sicure accentrando nelle sue mani le terre, le attrezzature agricole e il bestiame; per contro i contadini poveri vedevano accentuarsi il loro processo di depauperizzazione che finiva per costringerli al totale asser vimento ai padroni o a trasferirsi in città per guadagnarsi un pane sempre più scarso e oneroso.
Nel 1894 morì Alessandro III, uno zar che aveva goduto, secondo le parole del suo amato ministro Vitte, di un ingegno «modesto» e di una cultura «relativa mente scarsa» e «ordinaria». Suo successore fu Nicola II, suo figlio ed erede, che, a giudizio dell’oscurantista Pobedonoscev, suo pedagogo, era in grado di cogliere «il significato di un fatto purché fosse isolato, e senza collegarlo con il resto, senza connetterlo con la totalità di altri fatti, vicende o fenomeni a esso connessi».
Circondava l’ultimo sovrano della dinastia dei Romanov una conventicola di corte costituita da dignitari titolati e affaristi sospetti, da statisti non comuni sul tipo di Vitte e Stolypin, e da tristi personaggi come Rasputin.
Lo zarismo, e il suo governo, per tutto il tempo del regno di Nicola II, furono gli organi del potere dei circoli reazionari dei proprietari e dell’alta borghesia. Assunsero grande im portanza le istituzioni repressive, come la gendarmeria e l’Ochranka3, la polizia e l’esercito. Le sommosse rivoluzio narie e gli scioperi degli operai e dei contadini, così come qualunque anelito alla libertà, venivano stroncati con estrema crudeltà.
Alla periferia dell’impero, nei confronti dei popoli sog getti e delle minoranze nazionali, veniva condotta una po litica di oppressione che rinfocolava gli odi e le discordie. Lo sviluppo del capitalismo anche nelle regioni periferiche e la comparsa dello sciovinismo della Grande Russia ebbero come conseguenza una accentuazione del nazionalismo bor ghese locale.
Il paese si trovava sempre più a dipendere dalle potenze straniere e in ciò avevano un peso non indifferente gli investimenti di capitale provenienti dall’estero. La francia diven ne il più importante creditore dell’erario russo e il tesoro russo era stato trasferito a Parigi fin dal 1880 da Berlino. L’accordo del 1891 e la convenzione militare del 1892 per l’aiuto reciproco in caso di aggressione da parte della Ger mania costituirono le basi dell’alleanza tra i due paesi, con fermata nel 1899. Nel 1907 nasce l’Entente, l’alleanza tra Russia, francia e Inghilterra.
Scopo di queste alleanze, come di tutti gli altri atti di po litica estera di Nicola II, era l’attuazione di una politica espansionistca e predatoria nei Balcani, nell’Iran e nell’Estre mo oriente. L’urto di interessi tra la Russia e il Giappone portò alla guerra degli anni 1904-1905. fu una guerra in giusta da entrambe le parti, e la Russia ne uscì sconfitta4.
In base all’accordo di pace di Portsmouth, stipulato nel 1905 con la mediazione del presidente americano Theodore Roosevelt, la Russia cedette al Giappone la parte meridio nale di Sachalin e i diritti di affitto su Port Arthur e sulla penisola del Liao-tung che l’Impero russo aveva acquistati dalla Cina nel 1898.
La prima rivoluzione russa
Sul finire del XIX secolo, all’incirca verso il 1895, ebbe inizio la fase proletaria del movimento rivoluzionario di li berazione russo. All’inizio del secolo attuale il centro del movimento rivoluzionario mondiale si trasferì dall’Europa occidentale in Russia.
L’attività rivoluzionaria di Lenin ebbe inizio alla fine degli anni ’80; nel 1887 egli si iscrisse all’Università di Kazan’, dove però fu ben presto tratto in arresto per aver preso parte ad alcuni moti studenteschi. Lo accompagnava in carcere un commissario che chiese al gio vane rivoluzionario: «Che vi ribellate a fare, giovanotto? Avete un muro davanti a voi!». La risposta di Lenin al rappresentante del vecchio mondo risuona come la voce della nuova Russia: «Un muro, sì, ma putrido; al primo urto crollerà».
Nel dicembre dello stesso anno Vladimir Il’ič fu espulso dall’Università di Kazan’, e il 7 dicembre, confinato a Ko kuškino sotto sorveglianza segreta della polizia. Restò rele gato in campagna per quasi un anno, poi, quando finalmente ebbe il permesso di tornare a Kazan’, gli fu negato l’accesso all’Università e l’autorizzazione di recarsi a studiare all’estero. Nel maggio 1889 si trasferì con la sua famiglia a Samara (oggi Kujbyšev) dove visse dando lezioni private, sempre sorvegliato dalla polizia, e dove fondò il primo circolo mar xista. finalmente nel 1890 fu autorizzato a sostenere gli esami come esterno. Per riuscirci dovette studiare per proprio conto in un anno e mezzo quel che gli altri avevano appreso in quattro anni di studi universitari. Nel 1891 diede in due sessioni gli esami della facoltà di diritto all’Università di Pietroburgo superandoli brillantemente5.
Egli era a quel tempo già un erudito marxista e lavorava in circoli marxisti illegali. fu allora che incominciò la sua attività scientifica; in una serie di lavori egli critica i popu listi, dimostrando lo sviluppo del capitalismo nelle campagne dove è in corso da tempo un processo di disgregazione della popolazione contadina. Così si oppone anche ai «marxisti legali», cioè ai liberali che si credono marxisti (Pëtr Struve e altri), ma si sforzano di sottoporre il movimento dei lavora tori all’influenza e alla guida della borghesia, non riconoscendo l’insegnamento marxista sulla rivoluzione proletaria e la dittatura del proletariato.
Giunto nel 1893...