Le basi morali dell'anarchia
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Le basi morali dell'anarchia

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Le basi morali dell'anarchia

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Informazioni sul libro

"Le basi morali dell'anarchia" è uno dei più noti testi di riferimento dell'anarchismo italiano. L'autore Pietro Gori (Messina, 14 agosto 1865 – Portoferraio, 8 gennaio 1911) è stato un anarchico, giornalista, avvocato, poeta, scrittore e compositore italiano. Oltre che per l'attività politica è ricordato come autore di alcune tra le più famose canzoni anarchiche della fine del XIX secolo tra cui: "Addio a Lugano", "Stornelli d'esilio" e "La ballata di Sante Caserio".

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Informazioni

Editore
Passerino
Anno
2014
ISBN
9788898925438

Uno

Due istinti fondamentali sono nell’uomo: l’istinto di conservazione – l’istinto di procreazione.
Il primo ha la sua sede nei bisogni fisiologici, che mirano alla preservazione dell’individuo: alimentazione, respirazione, moto, ecc. – il secondo nei bisogni sessuali, che tendono, a traverso gli stimoli dell’incosciente, alla conservazione della specie.
All’azione benefica del primo si deve, se l’individuo vive, si sviluppa, e progredisce nella parabola della sua particolare esistenza; dai risultati organici del secondo deriva al genere umano la conservazione e l’espansione nella sua vita collettiva.
Su questi due istinti si incardinano due bisogni primordiali ed imprescindibili, a pena di morte per l’individuo e per la specie: il bisogno di alimentarsi, ed il bisogno di procreare. L’insoddisfazione del primo istinto vuol dire cessazione di vita per la monade individuale; la rinunzia o l’impedimento assoluto al secondo, significherebbe scomparsa della specie come comunità vivente.
Sono queste due sanzioni fondamentali delle leggi biologiche che legano indissolubilmente l’esistenza dell’individuo a quella dell’intera specie – giacché è per l’una che l’uomo vive, per l’altra che l’umanità rinasce e si perpetua.
Su queste basi naturali si adagia una morale positiva, che fondata su gli stessi bisogni dell’individuo, dà all’uomo cosciente la nozione esatta della sua posizione nei rapporti col consorzio dei suoi simili, e forma già nelle menti precorritrici, in questo ultimo stadio di barbarie decorata, la concezione di nuove e più sane norme di condotta e di vita.

Da questa premessa derivano i due primitivi diritti umani; il diritto di vivere e il diritto di amare.
Ma sinché il diritto rimane come astrazione giuridica non ha nessun significato concreto e reale. Ogni individuo, per il solo fatto della sua nascita, ha il diritto alla vita, da esercitare – prima di ogni altro; e chiunque si oppone in un modo o nell’altro all’esercizio pratico di questo naturale diritto, viola nel proprio simile, le ragioni ed i fondamenti dell’esistenza propria.
Giacché la vita sociale non può essere solidalmente fondata che su questo reciproco riconoscimento, che ognuno ha diritto di attingere il necessario dei bisogni propri nel serbatoio delle ricchezze, che la natura madre e l’operosità collettiva delle generazioni precedenti crearono a vantaggio della umana famiglia.
Nessuna dichiarazione di diritti umani può aver quindi valore per l’individuo, se non nella espressa sanzione sociale, che riconosca in ogni uomo la facoltà di disporre di quanto esiste per le utilità di lui, in ragione dei bisogni suoi, col solo limite delle possibilità collettive.
La soluzione del problema, nei rapporti tra l’individuo e l’aggregato di individui che si chiama società, deve contemporaneamente avvenire, e nel campo economico ed in quello politico.
Essendo la base morale e giuridica dell’economia individualista, oggi dominante un principio diametralmente opposto a quello che impera nelle leggi biologiche degli aggregati animali superiori, come la specie umana – la rivoluzione che or si presenta fatale nella storia, non può essere che un risorgimento profondo di codeste fondamenta morali della società moderna, che dopo un secolo di sfrenata concorrenza dell’individuo nella lotta vitale, ha ormai esaurito tutta la parabola ascendente e discendente delle sue forze, per dar vita a forme nuove di convivenza, nelle quali l’uomo invece di conquistare il benessere lottando contro i propri simili, miri ad assicurarsi la felicità col concorso di loro, e nella stabile garanzia del benessere a tutti rivendicato.

Se si osservano le fasi di sviluppo della società umana, dalle epoche primitive ai nostri giorni, è giuocoforza convenire che l’evoluzione procede dalle forme più brutali di lotta alle tendenze più alte e miti di solidarietà.
L’istinto di conservazione si manifestava, primitivamente, nella forma più bestiale di guerra tra l’individuo e gli altri suoi simili.
Si può dire, senza tema di esagerare, che il primo stimolo all’omicidio, ch’è la genesi e il protoplasma della guerra, presso i cannibali antropomorfi, venisse dall’appetito di poter divorare il proprio simile, vinto ed ucciso.
L’uomo era allora ve...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Le basi morali dell'anarchia
  3. Indice
  4. Uno
  5. Due
  6. Tre
  7. Quattro
  8. Credits