Dialoghi sull'ermetismo
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Dialoghi sull'ermetismo

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L'ultima opera pubblicata dal grande maestro dell'ermetismo italiano ritorna disponibile dopo anni di oblio. Giuliano Kremmerz è una figura centrale all'interno del movimento ermetico mondiale, fondatore della Fratellanza di Miriam, una scuola iniziatica idealmente collegata alle antiche Fratellanza Rosacrociane. L'intento di Kremmerz, e della sua Fratellanza, era di risvegliare nella cultura del suo tempo il ricordo dell'antica sapienza mediterranea di matrice isidea che trovò un valido consolidarsi nella Medicina Ermetica tanto che Kremmerz può essere considerato uno dei fondatori della moderna interpretazione olistica dei fenomeni vitali, legata ad alcune teorie dell'omeopatia. I Dialoghi sono una sorta di "lascito" culturale che Kremmerz ha lasciato al mondo, con la speranza che un numero sempre crescente di persone si potesse avvicinare alla sua medicina ermetica e sviluppare tutto il potenziale dell'organismo umano.

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Informazioni

Anno
2015
ISBN
9788899214234

QUARTO DIALOGO

Gli esseri invisibili - La credenza degli antichi nell'intervento degli Dei negli affari umani - Gli Angeli Custodi del Cristianesimo - La fiducia in un protettore invisibile - Ineluttabilità della guerra - La guerra degli angeli - Michele contro Lucifero - La lotta tra le nazioni e le razze - Il Cristianesimo responsabile della caduta dell'Impero Romano e della notte medioevale - I poteri nascosti dell'uomo - La nostra Scuola e la concezione della pila umana - La uguaglianza: come deve intendersi - Diritti e doveri - La emotività comune fattore tra gli uomini - La trasmissione dei dolori umani - Il Mago e la semplicità delle concezioni analogiche tra il visibile e l'intuito - Passione e sofferenza - Le conquiste dell'uomo sono stati di patimenti del suo spirito - La filosofia magica contro il desiderio di prevalenza - Magia bianca e nera - Il nostro punto di vista - La perfetta imparzialità e l'immagine dell'integrato - La concezione mistica della vita - La malattia della rinunzia - Il campo delle possibilità umane è sconfinato - Che cosa avverrebbe se tutti gli uomini imitassero S. Francesco - Lucifero è in noi e sprona a tutte le conquiste - Il problema del dopo-morte.
Discepolo. - Ho atteso con molta ansia questo Venerdì e questa ora di Sole perché volevo domandarvi un chiarimento su quanto riguarda il mettere a nudo il proprio individuo, il proprio sé, come un ritorno allo stato di natura, nella sua semplicità.
Giuliano. - Eccoci di nuovo alla confusione delle lingue: che cosa volete dire prima con la parola individuo e poi col ? Più in là direte: io denudo il me, l'ego, lo spirito, la personalità, ed allora tante parole, tante spiegazioni, tante parentesi, tante definizioni. Cominciamo col l'intenderci. Le parole di questo vocabolario quasi filosofico di noi stessi, e, più specialmente, della nostra coscienza, sono di un tessuto talmente elastico che il loro significato può allargarsi e restringersi a volontà. Per denudarci, secondo la natura essenziale nostra, cominciamo a ben determinare le parole che esprimono o debbono esprimere le nostre idee. Riferiamoci con semplicità all'atto di conoscenza delle nostre sensazioni e agli stati differenti sensitivi nostri, che si esprimono con una sola parola: lacoscienza. Tanto possiamo parlare di noi stessi, per quanto ci è permesso di valutare i nostri atti, le nostre sensazioni esteriori o interiori. Dialogando noi due, valutiamo le nostre idee, ed, in sostanza, in maniera sintetica meditiamo su quello che diciamo e ascoltiamo. Il cogito ergo sum di Cartesio aveva origine nella coscienza dell'atto di pensare come frutto delle sensazioni di origine. Perché, quando le genti letterate insorgono contro le sensazioni, come unica base del meccanismo cogitativo o pensante dell'uomo, sono in errore sulla parola sensazione. Vi attribuiscono il solo significato basso ed elementare dei sensi colpiti da una reazione fisica e nervosa; ma sublimando queste crude e brutali ripercussioni per mezzo delle quali siamo a contatto della vita, voi avete parole astratte e idee che vi sembrano piovute dal cielo e non sono che deformazioni di sensazioni grezze che abbiamo ricevuto dal basso. Quindi dire: io penso, dunque sono, vale a dire: io sono in possesso delle sensazioni, dunque io esisto. Conclusione allegra: noi ci sentiamo grandi, piccoli, dotti, scemi, bene educati, offesi, padroni o servi, secondo la coscienza nostra, cioè solo per la valutazione che diamo ai nostri atti e pensieri prima e dopo che siano realizzati. Dunque la coscienza è Noi, in teoria ed in pratica.
Discepolo. - Ma Hegel da una parte e Kant dall'altra, come il contemporaneo Bergson, vengono...
Giuliano. - Fateli venire dove vogliono, la nostra non è un discorso di filosofia e uno studio comparato delle opinioni dei sublimi filosofi che hanno onorata l'umanità con le loro sapienti cocumere. Dovete ben capire che esaminandoci nelle idee e nei pensieri, negli atti sensorii e nelle ripercussioni impressionanti del mondo esterno, noi siamo egualmente dei filosofi, amici della sapienza, che è frutto della coscienza delle osservazioni. Dove esisterebbe la scienza sperimentale se noi non avessimo coscienza dell'esperimento? Dunque il nostro io, il , l'ego si compendiano nella sola affermazione dell'Essere che è la conoscenza e l'accettazione dell'esistente.
Discepolo. - Non pertanto queste parole di cui volete fare a meno, rappresentano cose diverse, quantunque nell'insieme sfiorano lo stato di coscienza e non sono integralmente la coscienza pura e semplice. Il sé vorrebbe dire la personalità profonda e più sentita che costituisce l'uomo, una qualche cosa di più essenziale che è l'individuo cosciente e incosciente insieme.
Giuliano. – L’Essere di Ermete Trismegisto, è l'Essere del Fui, Sum, Ero, cioè fui, sono, sarò, l'eterno e indistruttibile principio che si afferma in ogni vita. Ma voi ben sapete che i tanti metodi di scienze misteriose dell'uomo e per l'uomo, non lasciano intentato nessun mezzo per anatomizzarlo nei suoi componenti invisibili per poi dimostrare che, al momento della morte, un elemento va a ponente e un altro a mezzogiorno, e il nocciolo centrale si conserva per imbottire i fichi secchi. Noi dobbiamo sorpassare senza discussione queste piccole manie dello spirito religioso di popoli di gusti diversi. Dobbiamo pedestremente sapere che l'uomo è composto di carne, ossa, sangue, organi complessi e funzionanti con liquidi e essudati particolari (corpo saturniano) cioè corpo materiale visibile, che si rinnova consumando sé stesso e riproducendosi, come Saturno.
Discepolo. - Vi prego di non parlare troppo di questo Saturno interruttore perpetuo dei nostri dialoghi.
Giuliano. - Siate paziente, che è proprio il Dio della inquietante necessità della vita e della trasformazione. Man mano che nel corpo saturniano umano si addensano esalazioni e nubi della materia elementare costituente il Saturno, la vaporosa nuvolaglia si condensa in materia cerebrale e in tutta la rete nervosa, ed è sensibile a tutte le impressioni e alle reazioni dei contatti. E, mutevole come la luna, cangiante di aspetto, nascondente ora un lato, ora tutta se stessa come la luna, riapparendo ora in chiarezza ora in ombra poco scrutabile, come la luna, forma il corpo della coscienza e della mutabilità o corpo lunare.
Discepolo. - La Maria che posa il suo piede sul crescente lunare è simbolo cristiano cattolico.....
Giuliano. - ... e dei più significativi! La purità, la semplicità, la piana concezione dell'aspirazione a un non commosso stato di passione della terra, formano la mobilità della luna, che è l'astro della notte. Nell'oscurità pesante del corpo simboleggiato in Saturno e come Saturno, nella incertezza nebulosa del Corpo Lunare, di dubbia luce, vagante e mobile, crepuscolare e indefinita, sede dell'astrale dei Magi, zona priva di chiarezza, le immagini si arrestano, si formano, si deformano, si trasformano, si affacciano irriconoscibili alla coscienza o simboliche all'intelligenza. Questa, più mobile, più mutevole, più penetrativa, sorvola i mari torbidi e bui dell'astrale immaginativo e percepisce i caratteri divini delle interpretazioni auguste: il Mercurio, o Corpo Mercuriale della coscienza delle cose, viventi sull'estremo margine del centro di luce divina dell'uomo e del mondo, che compendia l'Essere eterno che si riproduce e continua, il Corpo Solare, o stella di splendore delle forze divine e della Eterna Luce.
Discepolo. - Ma anche voi, come i teosofi e gli altri, dividete l'uomo in quattro parti: Saturniana, Lunare, Mercuriale, Solare...
Giuliano. - Non confondete; non ho detto quattro parti, ma quattro corpi, ognuno dei quali è sublimazione del più basso, cioè del Saturno, padre di tutti gli altri. Ecco perché tutto proviene dal mondo della materia. La nostra Scuola Ermetica Italica procede nella sua analisi dal basso in alto, dalla Materia alla Luce, che è materia in stato di vibrazione; dalla Materia al Magnetismo, che è la potenziale specifica della sua atomizzazione; dalla Materia alla Trance, che corrisponde allo stato passivo della coscienza per la liberazione del Nume, che è intensificazione della Luce, perché, parlando, si crea e il verbum (parola) è fatto carne, cioè realizzato. Corpus, in latino, ha tanti significati diversi e concreti: Lucrezio gli ha dato il senso di materia e di elementi della materia, di sostanza, di atomi; Tertulliano ha scritto Spiritus, corpus sui generis, lo spirito è un corpo di natura sua particolare - ed anche nella chimica odierna gli elementi organici ed inorganici sono corpi, l'idrogeno e l'ossigeno sono corpi, come l'azoto e il mercurio. Il nostro organismo non ha parti oltre le divisioni anatomiche, ma i suoi componenti sono corpi di natura elementare e complessa, in modo che ogni atomo, molecola e cellula comprende specificamente questi corpi che sono, come origine, Saturniani, e poi, in istato di trasformazione, Lunari e Mercuriali, evolventisi e sublimantisi fino al corpo in vibrazione di Luce, che è Solare.
Discepolo. - Sempre per seguirvi con le vostre parole, non vedo la ragione di questa divisione quaternaria del corpo umano, quando poi si debba conchiudere che tutto è uno stato, una condizione, di essere della materia. La materia voi la prendete come tipo centrale della sublimazione posteriore del nostro organismo fisico, cioè del sangue e della carne nostra. Tanto vale mandarci alle lezioni di biofisiologia che si insegna in tutte le università.
Giuliano. - Sono chiacchiere le vostre. Quello che noi insegniamo è per noi necessario come l'alfabeto per leggere. La materia costituente il corpo umano è la stessa materia organizzata che la fisiologia e la biologia studiano... ma non al modo nostro, né come si studia in chimica. Noi del corpo saturniano non ci occupiamo pel suo stato funzionale come il biologo, il medico e il fisiologo. Noi pensiamo a conservargli la possanza e la valitudine fisica, per quanto la natura ce lo consente in rapporto alla eredità raccolta dai nostri genitori. Ma procedendo in senso inverso dello sviluppo, dalla materia pesante alla sua sublimazione, noi determiniamo il comando del corpo mercuriale, quando non del solare, sulla carcassa che ci contiene. Ecco perché quel bel tipo dell'alchimista Filalete dice che il figlio più piccolo (vale a dire il corpo essenziale del Mercurio e del Sole) mette in catene il suo genitore e lo comanda. L'integrazione dei poteri comincia da questo. Dominare, ricostituire, rinnovare il corpo fisico rifornendogli non solo le perdite delle calorie e il sangue che si consuma, ma ridonandogli il principio di vita che noi abbiamo portato nella regione più alta. Da questa ribellione al Padre Carcassa del piccolo Mercurio (Ermete) è generato il nostro sistema di medicina, chiamato appunto ermetico. La autosuggestione guaritiva o curativa dei magnetisti e i suggerimenti di tanta brava gente che predica la volontà dell'uomo come la più forte sanatrice di ogni tempo, come idea parrebbe essere la nostra e invece non la è. Essi dicono: Vogliate guarire, abbiate la volontà di guarire e guarirete - ma vogliate si intende abbiate la volontà di guarire. E sapete dirmi voi ed essi che cosa è questa volontà? Non impallidite perché io non vi tratto da ignorante. Non vi dico che non capite, vi dico che non sapete che cosa sia il volere e il suo meccanismo di azione affinché generi la trasformazione delle cellule malate in nuove e sane. Fausto che beve nella coppa la preziosa tisana che lo ringiovanisce, ha bevuto cinquecentomilionesimi di grammo di volontà pura che un farmacista come Mefistofele, laureato all'università del Tartaro, gli ha preparato con lunga e replicata e centuplicata distillazione di tutto l'apparecchio nervoso dello stesso Dottore Faust. Volere è tutto un gran problema. Ognuno crede di avere una volontà e di saperla adoperare a proprio beneficio, ma, caro amico, in questo molti si chiamano Cesare e Napoleone, e si chiamerebbero più propriamente degli scemi all'acqua di lattuga.
Discepolo. - Io non divido il vostro pessimismo. Se noi diciamo io voglio, è certo che esprimiamo un atto libero per realizzare una cosa che abbiamo come idea ben determinata.
Giuliano. - Piano, amico mio. Quando l'uomo dice io voglio, è passivo di un consentimento come di un piacere da provare. Dite ad un ammalato: vogliate avere l'animo vostro pronto a guarirvi il corpo, a volere energicamente che guarisca, ed è guarito. L'ammalato vi guarda con diffidenza; chi è lo scimmione che sta male e non vuol guarire? Tutti i malati vogliono guarire, nessuno vuol soffrire e patire. Eppure questa che si crede espressione reale di un atto di volontà non è che desiderio e speranza - due dei tanti mostri che incatenano l'uomo al duro guinzaglio della vita, attraverso le pene dell'inutile attesa. La donna, che nell'umanità non è che la volpe delle favole di Esopo, per ignorante che sia, per incolta che possa essere, intuisce che lasciando sperare e desiderare può portare Ercole armato di clava a fare il giro di una piazza vestito da pulcinella.
Discepolo. - Amate poco le donne? Ne avete opinione non grata?
Giuliano. - Non vedete che tesso l'elogio della sua astuzia, della sua finezza, della sua sensibilità? Sora femmina (stile francescano), è Sora Volpe, come tipo; non perché tutte le volpi siano astute e che tra le donne non vi siano delle bestie, ma l'intuito del maggior numero delle donne è un omaggio al loro Creatore e un atto ammirativo al serpente che sfidò il loro senso di penetrazione. Equiparare la donna all'uomo nella vita sociale, far credere che l'uno equivalga l'altra, è una illusione di conquista per la donna. Tutto ciò che è gentile, buono, bello, pieno di grazie, e che si completa nel vocabolo amore, appartiene alla femmina, che, sotto apparenza della schiava, ha in ogni epoca dominato il mondo. Vedete che non le ho in dispregio: quando saremo più progrediti e la società umana sarà liberata dai vincoli delle idee ereditate dalle ore selvagge, l'uomo e la donna non si calunnieranno più a vicenda, non si tormenteranno come nemici, non avveleneranno il loro cuore per il possesso e la gioia di vivere con la ignoranza dei valori liberi della loro coscienza. Maga per naturale sensibilità, la donna è una contraddizione per sola discordanza coi precetti comuni della vita ordinaria. Circe guarda istintivamente le piccole miserie della realtà e non può reprimere gli scatti della sua sensibilità che sono nei limiti della natura universale, la quale è una realtà anche essa, non convenzionale né legiferata per costituzione.
Discepolo. - Parole un po’ oscure che meriterebbero un più ampio commento....
Giuliano. - Il quale potete farlo voi, se avete piacere di intrattenervi su questo soggetto, appunto per confessare che la donna, se ne dite bene o male, se l'elogiate o la vilipendete, è sempre la dominatrice di tutti gli esseri creati, anche quando essi fingono di ribellarsi e minacciarla. Come nel mondo visibile, cioè il mondo esteriore delle umane imperfezioni, così in ognuno di noi il corpo lunare fa la parte della femmina, ricettacolo di tutte le impressioni e di tutte le sensibilità che ci colpiscono, ci tormentano, ci conturbano, ci soggiogano; ed è cagione di tutte le emozioni che, pel minimo pretesto, scuotono il nostro essere e lo deviano dalla realtà, visione serena della verità. Potete predicare nella vita sociale quanto credete e nel modo più aspro contro Colombina, giurare, appena civetta col primo che passa, che non le crederete mai più in eterno, che scapperete con una motocicletta appena vedrete una Colombina come lei, che siete sicuro che vi farebbe dei tiri peggiori.... ma, sbollito il primo sdegno, mezz'ora dopo, vi farete manodurre dalla più scema femmina che incontrerete nella più umiliante posa della credulità amorosa. In noi è lo stesso. Il corpo lunare, infido, ci illude - Colombina ci incanta. Le sue immagini si presentano come d'argento ed oro. Noi crediamo con fede ed ardore, e quando nella notte vaga dell'astrale si fa penetrante un raggio di sole, gli apparsi nobili metalli diventano squame di pesce. Giuriamo di non ricadere nella trappola, ma non sappiamo resistere a lungo. Nel campo astrale ritornano gli incantesimi e ritorniamo vittime del laboratorio delle false sensazioni, della poesia bugiarda, della tenerezza dell'anima nostra bambina, credula, fino a curvarci, schiavi della prepotenza della fantastica contorsione della immaginazione nostra. Ecco perché coloro che provenivano dai misteri iniziatici e dalla perfetta gnosi predicarono, senza essere compresi, che i sensi nostri sono ingannevoli, e che il mondo esteriore, così come appare, è una menzogna. L'intelletto umano, che è del corpo mercuriale, analizzatore più...

Indice dei contenuti

  1. Titolo pagina
  2. PREFAZIONE
  3. PRIMO DIALOGO
  4. SECONDO DIALOGO
  5. TERZO DIALOGO
  6. QUARTO DIALOGO
  7. QUINTO DIALOGO
  8. SESTO DIALOGO
  9. SETTIMO DIALOGO
  10. OTTAVO DIALOGO
  11. NONO DIALOGO
  12. L’autore