I Malavoglia
eBook - ePub

I Malavoglia

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

I Malavoglia

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

"I Malavoglia" è il titolo del romanzo più conosciuto dello scrittore siciliano Giovanni Verga, pubblicato a Milano dall'editore Treves nel 1881.Il romanzo narra la storia di una famiglia di pescatori che vive e lavora ad Aci Trezza, un piccolo paese siciliano nei pressi di Catania. Il romanzo ha un'impostazione corale, e rappresenta personaggi uniti dalla stessa cultura ma divisi dalle loro diverse scelte di vita, soverchiate comunque da un destino inevitabile.È una delle letture più diffuse e indicate nei programmi di letteratura italiana, all'interno del sistema scolastico italiano. L'autore Giovanni Carmelo Verga (Vizzini, 2 settembre 1840 – Catania, 27 gennaio 1922) è stato uno scrittore e drammaturgo italiano, considerato il maggior esponente della corrente letteraria del verismo.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a I Malavoglia di Giovanni Verga in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Literature e Classics. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Passerino
Anno
2015
ISBN
9788899447281
Argomento
Literature
Categoria
Classics

X

’Ntoni andava a spasso sul mare tutti i santi giorni, e gli toccava camminare coi remi, logorandosi la schiena. Però quando il mare era cattivo, e voleva inghiottirseli in un boccone, loro, la Provvidenza e ogni cosa, quel ragazzo aveva il cuore più grande del mare.
Il sangue dei Malavoglia! Diceva il nonno; e bisognava vederlo alla manovra, coi capelli che gli fischiavano al vento, mentre la barca saltava sui marosi come un cefalo in amore.
La Provvidenza si avventurava spesso al largo, così vecchia e rattoppata com’era, per amore di quel po’ di pesca, ora che nel paese c’erano tante barche che spazzavano il mare colla scopa. Anche in quei giorni in cui le nuvole erano basse, verso Agnone, e l’orizzonte tutto irto di punte nere al levante, si vedeva sempre la vela della Provvidenza come un fazzoletto da naso, lontano lontano nel mare color di piombo, e ognuno diceva che quelli di padron ’Ntoni andavano a cercarsi i guai col candeliere.
Padron ’Ntoni rispondeva che andava a cercarsi il pane, e quando i sugheri scomparivano ad uno ad uno, nel mare largo che era verde come l’erba, e le casucce di Trezza sembravano una macchia bianca, tanto erano lontane, e intorno a loro non c’era che acqua, si metteva a chiacchierare coi nipoti dalla contentezza, che poi alla sera la Longa e tutti gli altri li avrebbero aspettati sulla riva, quando vedevano la vela far capolino tra i fariglioni, e sarebbero stati a guardare anche loro la pesca che saltellava nelle nasse e riempiva il fondo della barca come fosse d’argento; e padron ’Ntoni soleva rispondere prima che nessuno avesse aperto bocca - Un quintale, o un quintale e venticinque - che non si sarebbe sbagliato di un rotolo; e poi se ne parlava tutta la sera, mentre le donne pestavano il sale fra i ciottoli, e quando contavano i barilotti ad uno ad uno, e lo zio Crocifisso veniva a vedere quel che avevano fatto, per gettare la sua offerta a occhi chiusi, e Piedipapera gridava e bestemmiava per dire il prezzo giusto, ché allora facevano piacere le grida di Piedipapera, già a questo mondo non bisogna restare in collera colla gente, e la Longa poi si contava a soldo a soldo davanti al suocero i denari che portava Piedipapera nel fazzoletto, e diceva: - Questi sono per la casa! Questi altri sono per la spesa. La Mena aiutava anch’essa a pestare il sale, e a mettere in ordine i barilotti, e ci aveva un’altra volta la veste turchina e la collana di corallo che avevano dovuto dare in pegno allo zio Crocifisso; ora le donne potevano tornare ad andare alla messa del paese, ché se qualche giovinotto gettava gli occhi sulla Mena, gliela stavano facendo, la sua dote.
- Per me, diceva ’Ntoni, menando il remo adagio adagio perché la corrente non li facesse derivare dal cerchio delle reti, mentre il nonno pensava a tutte quelle cose: - per me desidero questo soltanto, che quella carogna della Barbara s’abbia a mangiare i gomiti quando ci avremo il fatto nostro anche noi, e s’abbia a pentire d’avermi chiusa la porta in faccia.
- «Il buon pilota si conosce alle burrasche»; rispondeva il vecchio. Quando saremo un’altra volta quel che siamo sempre stati, ognuno ci farà buon viso, e torneranno ad aprirci la porta.
- Chi non ce l’ha chiusa in faccia, aggiunse Alessi, è stata la Nunziata, ed anche la cugina Anna.
- «Carcere, malattie e necessità, si conosce l’amistà». Per questo il Signore le aiuta, costoro, con tutte quelle bocche che hanno in casa.
- Quando la Nunziata va a far la legna nella sciara, o il fagotto della tela è troppo pesante per lei, l’aiuto anch’io, poveretta, disse Alessi.
- Adesso aiuta a tirare da questa parte, ché san Francesco stavolta ha mandata la grazia di Dio! Il ragazzo tirava e puntava i piedi, e sbuffava che pareva facesse tutto lui. Intanto ’Ntoni cantava, sdraiato sulla pedagna e colle braccia sotto il capo, a veder volare i gabbiani bianchi sul cielo turchino che non finiva mai, e la Provvidenza si dondolava sulle onde verdi, che venivano da lontano fin dove arrivava la vista.
- Che vuol dire che il mare ora è verde, ora è turchino, e un’altra volta è bianco, e poi nero come la sciara, e non è sempre di un colore come dell’acqua che è? Chiese Alessi.
- È la volontà di Dio, rispose il nonno, così il marinaio sa quando può mettersi in mare senza timore, e quando è meglio non andarci.
- Quei gabbiani hanno una bella sorte, che volano sempre in alto, e non hanno paura delle ondate se il mare è in tempesta.
- Allora non hanno da mangiare nemmeno loro, povere bestiole.
- Dunque tutti hanno bisogno del bel tempo, tale e quale come la Nunziata che non può andare alla fontana se piove, conchiuse Alessi
- «Buon tempo e mal tempo non dura tutto il tempo», osservò il vecchio!
Ma quando era mal tempo, o che soffiava il maestrale, e i sugheri ballavano sull’acqua tutto il giorno, come se ci fosse chi suonava il violino, o il mare era bianco al pari del latte, o crespo che sembrava che bollisse, e la pioggia si rovesciava sino a sera sulle loro spalle che non ci erano cappotti che bastassero, e il mare friggeva tutto intorno come il pesce nella padella, allora era un altro par di maniche, e ’Ntoni non aveva voglia di cantare, col cappuccio sul naso, e gli toccava vuotare dall’acqua la Provvidenza che non si finiva più, e il nonno badava a ripetere «Mare bianco, scirocco in campo» o «mare crespo, vento fresco» come se fossero là per imparare i proverbi; e con quei benedetti proverbi, mentre la sera stava a guardare il tempo dalla finestra col naso in aria, diceva pure «Quando la luna è rossa fa vento, quando è chiara vuol dire sereno; quando è pallida, pioverà».
- Se lo sapete che pioverà perché torniamo ad andare in mare oggi? Gli diceva ’Ntoni. Non era meglio restarci in letto un altro par d’ore?
- «Acqua di cielo, e sardelle alle reti!» rispondeva il vecchio.
’Ntoni si dava l’anima al diavolo, coll’acqua a mezza gamba.
- Stasera, gli diceva il nonno, la Maruzza ci farà trovare una bella fiammata e ci asciugheremo tutti.
E la sera, sull’imbrunire, come la Provvidenza, colla pancia piena di grazia di Dio, tornava a casa, che la vela si gonfiava come la gonnella di donna Rosolina, e i lumi delle case ammiccavano ad uno ad uno dietro i fariglioni neri, e pareva che si chiamassero l’un l’altro, padron ’Ntoni mostrava ai suoi ragazzi il bel fuoco che fiammeggiava nella cucina della Longa, in fondo al cortiletto della straduccia del Nero, che c’era il muro basso e dal mare si vedeva tutta la casa, colle quattro tegole sotto cui si appollaiavano le galline, e il forno dall’altro lato della porta. - Lo vedete che la Longa ce l’ha fatta trovare la fiammata! - diceva tutto giulivo; e la Longa li aspettava sulla riva colle ceste pronte, che quando dovevano riportarsele indietro vuote non avevano voglia di ciarlare, ma invece se le ceste non bastavano, e Alessi doveva correre a casa a prenderne delle altre, il nonno si metteva le mani alla bocca per chiamare - Mena! Oh Mena! - E Mena sapeva cosa voleva dire, e venivano tutti in processione, lei, la Lia, ed anche la Nunziata, con tutti i suoi pulcini dietro; allora era una festa, né si badava più al freddo, o alla pioggia, e davanti alla fiammata stavano a chiacchierare sino a tardi della grazia di Dio che aveva mandato san Francesco, e quel che si sarebbe fatto dei denari.
Ma a quel giuoco da disperati si arrischiava la vita per qualche rotolo di pesce, e una volta i Malavoglia furono a un pelo di rimettercela tutti la pelle, per amor del guadagno, come Bastianazzo, mentre erano all’altezza dell’Agnone, verso sera, e il cielo era tanto fosco che non si vedeva più neppure l’Etna, e il vento soffiava a ondate che pareva avesse la parola.
- Brutto tempo! Diceva padron ’Ntoni. Il vento oggi gira peggio della testa di una fraschetta, e il mare ha la faccia come quella di Piedipapera quando vuol farvi qualche brutto tiro.
Il mare era del color della sciara, sebbene il sole non fosse ancora tramontato, e di tratto in tratto bolliva tutt’intorno come una pentola.
- Adesso i gabbiani devono essere tutti a dormire; osservò Alessi.
- A quest’ora avrebbero dovuto accendere il faro di Catania, disse ’Ntoni, ma non si vede niente.
- Tieni sempre la sbarra a greco, Alessi, ordinò il nonno, fra mezz’ora non ci si vedrà più peggio di essere in un forno.
- Con questa brutta sera e’ sarebbe meglio trovarsi all’osteria della Santuzza.
- O coricato nel tuo letto a dormire, non è vero? Rispose il nonno; allora dovevi fare il segretario, come don Silvestro.
Il povero vecchio aveva abbaiato tutto il giorno pei suoi dolori. - È il tempo che muta! Diceva lui, lo sento nelle ossa io.
Tutt’a un tratto si era fatto oscuro che non ci si vedeva più neanche a bestemmiare. Soltanto le onde, quando passavano vicino alla Provvidenza, luccicavano come avessero gli occhi e volessero mangiarsela; e nessuno osava dire più una parola, in mezzo al mare che muggiva fin dove c’era acqua.
- Ho in testa, disse a un tratto ’Ntoni, che stasera dovremmo dare al diavolo la pesca che abbiamo fatta.
- Taci! Gli disse il nonno, e la sua voce in quel buio li fece diventare tutti piccini piccini sul banco dov’erano.
Si udiva il vento sibilare nella vela della Provvidenza e la fune che suonava come una corda di chitarra. All’improvviso il vento si mise a fischiare al pari della macchina della ferrovia, quando esce dal buco del monte, sopra Trezza, e arrivò un’ondata che non si era vista da dove fosse venuta, la quale fece scricchiolare la Provvidenza come un sacco di noci, e la buttò in aria.
- Giù la vela! Giù la vela! Gridò padron ’Ntoni. Taglia! Taglia subito!
’Ntoni, col coltello fra i denti, s’era abbrancato come un gatto all’antenna, e ritto sulla sponda per far di contrappeso, si lasciò spenzolare sul mare che gli urlava sotto e se lo voleva mangiare.
- Tienti forte! Tienti forte! Gli gridava il nonno in quel fracasso delle onde che lo volevano strappare di là, e buttavano in aria la Provvidenza e ogni cosa, e facevano piegare la barca tutta di un lato, che dentro ci avevano l’acqua sino ai ginocchi. Taglia! taglia! Ripeteva il nonno.
- Sacramento! Esclamò ’Ntoni. Se taglio, come faremo poi quando avremo bisogno della vela?
- Non dire sacramento! Che ora siamo nelle mani di Dio!
Alessi s’era aggrappato al timone, e all’udire quelle parole del nonno cominciò a strillare - Mamma! Mamma mia!
- Taci! Gli gridò il fratello col coltello fra i denti. Taci o ti assesto una pedata!
- Fatti la croce, e taci! Ripeté il nonno. Sicché il ragazzo non osò fiatare più.
Ad un tratto la vela cadde tutta di un pezzo, tanto era tesa, e ’Ntoni la raccolse in un lampo e l’ammainò stretta.
- Il mestiere lo sai come tuo padre, gli disse il nonno, e sei Malavoglia anche tu.
La barca si raddrizzò e fece prima un gran salto; poi seguitò a far capriole sulle onde.
- Da’ qua il timone; ora ci vuole la mano ferma! Disse padron ’Ntoni; e malgrado che il ragazzo ci si fosse aggrappato come un gatto anche lui, arrivavano certe ondate che facevano sbattere il petto contro la manovella a tutt’e due.
- Il remo! Gridò ’Ntoni, forza nel tuo remo, Alessi! Che a mangiare sei buono anche tu. Adesso i remi valgono meglio del timone.
La barca scricchiolava sotto lo sforzo poderoso di quel paio di braccia. E Alessi ritto contro la pedagna, ci dava l’anima sui remi come poteva anche lui.
- Tienti fermo! Gli gridò il nonno che appena si sentiva da un capo all’altro della barca, nel fischiare del vento - Tienti fermo, Alessi!
- Sì, nonno, sì! Rispose il ragazzo.
- Che hai paura? Gli disse ’Ntoni.
- No, rispose il nonno per lui. Soltanto raccomandiamoci a Dio.
- Santo diavolone! Esclamò ’Ntoni col petto ansante, qui ci vorrebbero le braccia di ferro come la macchina del vapore. Il mare ci vince.
Il nonno si tacque e stettero ad ascoltare la burrasca.
- La mamma adesso dev’essere sulla riva a vedere se torniamo; disse poi Alessi.
- Ora lascia stare la mamma, aggiunse il nonno, è meglio non ci pensare.
- Adesso dove siamo? Domandò ’Ntoni dopo un altro bel pezzo, col fiato ai denti dalla stanchezza.
- Nelle mani di Dio, rispose il nonno.
- Allora lasciatemi piangere, esclamò Alessi che non ne poteva più. E si mise a strillare e a chiamare la mamma ad alta voce, in mezzo al rumore del vento e del mare; né alcuno osò sgridarlo più.
- Hai un bel cantare, ma nessuno ti sente, ed è meglio starti cheto, gli disse infine il fratello con la voce mutata che non si conosceva più nemmen lui. Sta zitto che adesso non è bene far così, né per te, né per gli altri.
- La vela! Ordinò padron ’Ntoni; il timone al vento verso greco, e poi alla volontà di Dio.
Il vento contrastava forte alla manovra, ma in cinque minuti la vela fu spiegata, e la Provvidenza cominciò a balzare sulla cima delle onde, piegata da un lato come un uccello ferito. I Malavoglia si tenevano tutti da un lato, afferrati alla sponda; in quel momento nessuno fiatava, perché quando il mare parla in quel modo non si ha coraggio di aprir bocca.
Padron ’Ntoni disse soltanto: - A quest’ora laggiù dicono il rosario per noi.
E non aggiunsero altro, correndo col vento e colle onde, nella notte che era venuta tutt’a un tratto nera come la pece.
- Il fanale del molo, - gridò ’Ntoni, - lo vedete?
- A dritta! Gridò padron ’Ntoni, a dritta! Non è il fanale del molo. Andiamo sugli scogli. Serra! Serra!
- Non posso serrare! Rispose ’Ntoni colla voce soffocata dalla tempesta e dallo sforzo, la scotta è bagnata. Il coltello, Alessi, il coltello.
- Taglia, taglia, presto.
In questo momento s’udì uno schianto: la Provvidenza, che prima si era curvata su di un fianco, si rilevò come una molla, e per poco non sbalzò tutti in mare; l’antenna insieme alla vela cadde sulla barca rotta come un filo di paglia. Allora si udì una voce che gridava: - Ahi! Come di uno che stesse per morire.
- Chi è? Chi è che grida? Domandava ’Ntoni aiutandosi coi denti e col coltello a tagliare le rilinghe della vela, la quale era caduta coll’antenna sulla barca e copriva ogni cosa. Ad un tratto un colpo di vento la strappò netta e se la portò via sibilando. Allora i due fratelli poterono sbrogliare del tutto il troncone dell’antenna e buttarlo in mare. La barca si raddrizzò, ma padron ’Ntoni non si raddrizzò, lui, e non rispondeva più a ’Ntoni che lo chiamava. Ora, quando il mare e il vento gridano insieme, non c’è cosa che faccia più paura del non udirsi rispondere alla voce che chiama. - Nonno, nonno! Gridava anche Alessi, e al non udir più nulla, i capelli si rizzarono in capo, come fossero vivi, ai due fratelli. La notte era così nera che non si vedeva da un capo all’altro della Provvidenza, tanto che Alessi non piangeva più dal terrore. Il nonno era disteso in fondo alla barca, colla testa rotta. ’Ntoni finalmente lo trovò tastoni e gli parve che fosse morto, perché non fiatava e non si moveva affatto. La stanga del timone urtava di qua e di là, mentre la barca saltava in aria e si inabissava.
- Ah! San Francesco di Paola! Ah! San Francesco benedetto! Strillavano i due ragazzi, ora che non sapevano più che fare.
San Francesco misericordioso li udì, mentre andava per la burrasca in soccorso dei suoi devoti, e stese il suo mantello sotto la Provvidenza, giusto quando stava per spaccarsi come un guscio di noce sullo scoglio dei colombi, sotto la guardiola della dogana. La barca saltò come un puledro sullo scoglio, e venne e cadere in secco, col naso in giù. - Coraggio, coraggio! Gridavano loro le guardie dalla riva, e correvano qua e là colle lanterne a gettare delle corde. - Siam qui noi! Fatevi animo! - Finalmente una delle corde venne a cadere a traverso della Provvidenza, la quale tremava come una foglia, e batté giusto sulla faccia a ’Ntoni peggio di un colpo di frusta, ma in quel momento gli parve meglio di una carezza.
- A me! A me! Gridò afferrando la fune che scorreva rapidamente e gli voleva scivolare dalle mani. Alessi vi si aggrappò anche lui con tutte le sue forze, e così riescirono ad avvolgerla due o tre volte alla sbarra del timone, e le guardie doganali li tirarono a riva.
Padron ’Ntoni però non dava più segno di vita, e allorché accostarono la lanterna si vide che aveva la faccia sporca di sangue, sicché tutti lo credettero morto, e i nipoti si strappavano i capelli. Ma dopo un paio d’ore arrivò correndo don Michele, Rocco Spatu, Vanni Pizzuto, e tutti gli sfaccendati che erano all’osteria quando giunse la notizia, e coll’acqua fresca e le fregagioni gli fecero riaprir gli occhi. Il povero vecchio, come seppe dove si trovava, che ci voleva meno di un’ora per arrivare a Trezza, disse che lo portassero a casa su di una scala.
Maruzza, Mena, e le vicine, che strillavano sulla piazza e si battevano il petto, lo videro arrivare in tal modo, disteso sulla scala, e colla faccia bianca, come un morto.
- Niente! Niente! - andava assicurando don Michele in capo alla folla, - una cosa da nulla! - e corse dallo speziale per l’aceto dei sette ladri. Don Franco venne in persona tenendo colle due mani la boccetta, e accorsero anche Piedipapera, comare Grazia, i Zuppiddi, padron Cipolla e tutto il vicinato, nella strada del Nero, ché in quelle occasioni si mette un sasso su ogni quistione, ed era venuta anche la Locca, la quale andava sempre dove c’era folla, quando sentiva del brusio pel paese, di notte o di giorno, quasi non chiudesse più gli occhi, e aspettasse sempre il suo Menico. Sicché la gente si accalcava nella stradicciuola davanti alla casa dei Malavoglia, come se ci fosse il morto, tanto che la cugina Anna dovette chiuder l’uscio sul mostaccio a tutti.
- Lasciatemi entrare! Gridava la Nunziata picchiando coi pugni sull’uscio, che era accorsa mezzo svestita. Lasciatemi vedere cos’è successo da comare Maruzza!
- Allora era inutile mandarci per la scala, che dopo non ci lasciano entrare in casa per vedere cos’è! Strepitava il figlio della Locca.
La Zuppidda e la Mangiacarrubbe avevano dimenticato tutti gli improperi che si erano detti, e cianciavano davanti alla porta, colle mani sotto il grembiule. - Già quel mestiere lì è fatto in tal modo, e si finisce col lasciarci la pelle. Una che mariti la figlia con gente di mare, diceva la Zuppidda, un giorno o l’altro se la vede tornare a casa vedova, e cogli orfani per giunta, ché se non fosse stato per don Michele, dei Malavoglia quella notte non restava nemmeno la semenza. Il meglio era fare come quelli che non fanno nulla, e si guadagnano la loro giornata egualmente, come don Michele, a mo’ d’esempio, il quale era grasso e grosso meglio di un canonico, e andava sempre vestito di panno, e si mangiava mezzo paese, e tutti lo lisciavano; anche lo speziale, il quale voleva mangiarsi il re, gli faceva tanto di cappello, col cappellaccio nero.
- Non è nulla, venne a dire don Franco; gli abbiamo fatta la fasciatura; ma se non viene la febbre, se ne va.
Piedipapera volle andare a vedere anche lui, perché era di casa, e padron Fortunato, e chi d’altri poté entrare, a furia di gomitate.
- La faccia non mi piace niente affatto! Sentenziava padron Cipolla scrollando il capo; come vi sentite, compare ’Ntoni?
- Per questo padron Fortunato non gli ha voluto dare il figlio alla Sant’Agata, diceva intanto la Zuppidda, che l’avevano lasciata sulla porta. Ha il naso fine quell’omaccio!
E la Vespa soggiungeva:
- «Chi ha roba in mare non ha nulla». Ci vuole la terra al sole, ci vuole.
- Che notte è venuta pei Malavoglia! Esclamava comare Piedipapera.
- Avete visto, che tutte le disgrazie in que...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. I Malavoglia
  3. Indice
  4. I
  5. II
  6. III
  7. IV
  8. V
  9. VI
  10. VII
  11. VIII
  12. IX
  13. X
  14. XI
  15. XII
  16. XIII
  17. XIV
  18. XV
  19. Ringraziamenti