Eugenio Montale. Biografia e poesie: parafrasi e analisi
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Eugenio Montale. Biografia e poesie: parafrasi e analisi

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Eugenio Montale. Biografia e poesie: parafrasi e analisi

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Eugenio Montale. Biografia, poesie: parafrasi e analisi è una raccolta delle poesie più studiate a scuola. Per ogni poesia il testo, la parafrasi, l'analisi e il commento. Completano l'ebook una breve biografia del poeta

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788899420185

Capitolo 1
vita e opere

Eugenio Montale nacque a Genova il 12 ottobre 1896 da una famiglia di ceto medio, ultimo di sei figli. Conseguito il diploma di ragioniere, lavorò per qualche anno come impiegato, dedicandosi frattanto alle sue due grandi passioni: la musica lirica e la poesia.
Dopo aver preso parte alla Prima guerra mondiale, collaborò ad alcune riviste letterarie e nel 1925 pubblicò a Torino, presso l'editore Gobetti, la prima raccolta di poesie, Ossi di seppia (una seconda edizione accresciuta di nuovi testi poetici uscì nel 1928). Pochi mesi dopo, in quello stesso anno, prendeva posizione contro il regime fascista, sottoscrivendo il Manifesto degli Intellettuali Antifascisti promosso dal filosofo Benedetto Croce. Sempre nel 1925 conobbe Italo Svevo e contribuì con alcuni articoli a farne esplodere il caso.
Trasferitosi a Firenze nel 1927, Eugenio Montale lavorò dapprima presso la casa editrice Bemporad e successivamente passò alla direzione del Gabinetto Scientifico Letterario Vieusseux, da dove fu allontanato nel 1938 per non aver accettato di iscriversi al Partito fascista. Nell'anno successivo, il 1939, pubblicò la seconda raccolta di poesie, Le occasioni.
Nel dopoguerra, trasferitosi definitivamente a Milano, fu assunto in qualità di redattore e critico letterario presso il "Corriere della Sera" e successivamente come critico musicale presso il "Corriere dell'Informazione".
Nel 1956 pubblicò la terza raccolta, La bufera e altro, e le prose creative raccolte sotto il titolo La farfalla di Dinard.
Nel 1962 Eugenio Montale sposò con rito religioso Drusilla Tanzi (Mosca), con la quale era da decenni legato e che l'anno seguente morì, lasciando un profondo vuoto nell'esistenza del poeta.
Nel 1965 Eugenio Montale partecipò alla cerimonia di apertura del Convegno internazionale per il centenario della nascita di Dante, leggendovi un'importante relazione, a conferma del vivo interesse per l'autore della Commedia sempre da lui manifestato.
Nel 1967 ricevette la laurea honoris causa a Cambridge e, in patria la nomina a senatore a vita per meriti letterari.
Nel 1971 pubblicò la raccolta Satura, cui seguirono Diario del '71 e del '72 (1974), Quaderno dei quattro anni (1977) e Altri versi (1980). Intanto nel 1975 aveva ricevuto il Premio Nobel per la letteratura. Per l'occasione aveva tenuto un discorso, dal titolo significativo, "È ancora possibile la poesia?"
Trascorse gli ultimi anni a Milano e, durante il periodo estivo, a Forte dei Marmi.
Morì a Milano, il 12 settembre 1981, un mese prima che compisse 85 anni. Il funerale di Stato si svolse alla presenza del Presidente della Repubblica Pertini e del Presidente del Consigio Spadolini. L'arcivescovo di Milano celebrò la messa in duomo.
Come lascito testamentario affidò alla poetessa e amica Annalisa Cima un gruppo di poesie inedite, con l'indicazione di pubblicarne cinque ogni anno, dopo la sua morte.

1.1 Il pensiero e lo stile di Eugenio Montale

"Il male di vivere" è forse la definizione più nota della visione della vita di Eugenio Montale. "Il male di vivere" è la sofferenza, il dolore che è presente in tutti gli uomini. L'unico rimedio è l'indifferenza, considerata dal poeta un meraviglioso dono divino perché ci consente di resistere al dolore ignorandolo.
La poesia di Eugenio Montale è dunque incentrata sul tema della negatività. La sua unica certezza è quella di sapere «ciò che non siamo, ciò che non vogliamo». Dietro a ogni azione umana c'è il vuoto, il nulla, la delusione, l'impossibilità di comunicare; la constatazione del fallimento di ogni tentativo di trovare certezze che diano un senso pieno alla vita.
Una delle caratteristiche del poeta Eugenio Montale è l'uso particolare che egli fa del paesaggio, soprattutto di quello ligure che gli è più familiare. E lo rappresenta nella sua concretezza fisica, riconoscibile dal lettore: mare, sole, muretti di orti, sterpi e arbusti della collina diventano mezzi per esprimere la dolorosa solitudine dell'uomo. Quindi ogni immagine, ogni oggetto, pur conservando la sua spiccata evidenza visiva o di suono, ha anche un altro significato: esprime emozioni, sentimenti, concetti. La critica ha parlato a questo proposito di correlativo oggettivo: l'oggetto richiama un'emozione, ad esempio gli ossi di seppia abbandonati sulla spiaggia assolata evocano sensazioni di morte.
Nella scelta delle parole e nel ritmo dei versi, Eugenio Montale procede per contrasti, accostando termini rari, di uso letterario, ad altri quotidiani e banali; introduce le rime laddove il lettore non se le aspetterebbe (per esempio nell'interno del verso invece che alla fine). La disarmonia, le cose sgradevoli rappresentate (sterpi, rami secchi e storti, greti sassosi, cocci di bottiglia), i suoni aspri diventano mezzi per esprimere la solitudine dolorosa degli uomini del nostro tempo.

Capitolo 2
Poesie: testo, analisi e commento

2.1 Meriggiare pallido e assorto

Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

La parafrasi

Trascorrere il pomeriggio (meriggiare) pallido e assorto presso un muro d'orto che scotta (rovente), ascoltare fra i rovi (pruni) e gli sterpi i versi (schiocchi) dei merli, e il frusciare delle serpi.
Spiare, nelle crepe del suolo o sull'erba selvatica (veccia), le file di formiche rosse che ora si interrompono e ora si intrecciano sulla sommità (a sommo) di minuscoli mucchietti di terra (biche).
Osservare tra i rami e le foglie (tra frondi) il tremolio (palpitare) del mare, le cui onde si increspano e risplendono al sole come lamine metalliche, mentre dalle rocce brulle (calvi picchi) si alza il frinire intermittente (tremuli scricchi) delle cicale.
E andando incontro al sole che abbaglaia sentire con una meraviglia triste che tutta la vita è un cammino di pena e sofferenza (travaglio) proprio come il camminare lungo un muro (muraglia) in cima al quale sono piantati cocci di vetro che impediscono di scavalcare e vedere di là.

L'analisi

La lirica, che appartiene a Ossi di seppia, è una delle più popolari di Montale, scritta a vent'anni nel 1916 e rivista nel 1922.
Si compone di tre quartine e una strofa di cinque versi, che comprendono, come il resto del componimento, novenari, decasillabi ed endecasillabi. La prima strofa presenta rime baciate (AA...

Indice dei contenuti

  1. Capitolo 1 vita e opere
  2. Capitolo 2 Poesie: testo, analisi e commento