Ugo Foscolo. Biografia e poesie: parafrasi e analisi
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Ugo Foscolo. Biografia e poesie: parafrasi e analisi

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Ugo Foscolo. Biografia e poesie: parafrasi e analisi

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Ugo Foscolo. Biografia, poesie: parafrasi e analisi è una raccolta delle poesie più studiate a scuola. Per ogni poesia il testo, la parafrasi, l'analisi e il commento. Completano l'ebook una breve biografia del poeta e un capitolo dedicato all'analisi dell'opera "Dei Sepolcri".

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788899420208

Capitolo 1
Biografia, opere, pensiero

1.1 La vita

Ugo Foscolo è tra i letterati italiani il massimo esponente del Neoclassicismo. Nasce il 6 febbraio 1778 a Zacinto (oggi Zante), isola del Mar Ionio allora governata dalla Repubblica di Venezia. Il padre, Andrea, è medico; la madre, Diamantina Spathis, è greca. L'essere nato in terra greca e da madre greca ha sempre rivestito molta importanza per Foscolo, sentendosi per tali origini profondamente legato alla civiltà classica e suo ideale erede. L'isola natìa è rimasta sempre nella sua memoria come simbolo di bellezza, gioia vitale, fecondità e l'ha cantata più volte nella sua poesia.
Alla morte del padre (1788) la famiglia conosce gravi difficoltà economiche. La madre nel 1789 si stabilisce a Venezia per cercare appoggio presso parenti ed amici e lì Foscolo la raggiunge nel 1793.
Quando arriva a Venezia Ugo Foscolo ha quindici anni; è un ragazzino scontroso e indipendente, che si esprime in greco moderno (la lingua madre), conosce un poco di latino e parla a stento l'italiano "toscano". Lo apprende a Venezia, soprattutto attraverso la lettura dei grandi poeti; al tempo stesso comincia a scrivere i primi versi e nonostante la sua povertà acquista fama nella società veneziana.
Nel 1795 Ugo Foscolo inizia a frequentare il salotto della bellissima contessa Isabella Teotochi. La donna trentacinquenne, brillante in società, sentimentalmente spregiudicata, colta e con riconosciute doti letterarie, affascina l'adolescente Foscolo (come lei di origine greca) e intrecciano una relazione. Nel salotto di Isabella, Foscolo conosce intellettuali di rilievo, tra cui Ippolito Pindemonte e Melchiorre Cesarotti.
Politicamente Ugo Foscolo è entusiasta dei principi della Rivoluzione Francese ed assume posizioni fortemente liberitarie ed egualitarie. Ha pertanto noie con il governo della Repubblica di Venezia e, nel 1796, per sfuggire ai sospetti del governo, lascia la città rifugiandosi per qualche tempo sui colli Euganei.
Nel 1797 Ugo Foscolo raggiunge Bologna per arruolarsi nel corpo dei Cacciatori a cavallo: una milizia aggiunta alla fanteria leggera costituita da Napoleone Bonaparte nella Repubblica cisalpina. Pubblica nel frattempo un'ode A Bonaparte liberatore, in cui esalta il generale francese come portatore di libertà.
Formatosi a Venezia un governo democratico, vi fa ritorno, impegnandosi attivamente nella vita politica; ma nel novembre, dopo che Napoleone ha ceduto la Repubblica veneta all'Austria con il Trattato di Campoformio (17 ottobre 1797), lascia di nuovo Venezia e si rifugia a Milano. Il "tradimento" di Napoleone è un trauma che segna profondamente l'esperienza di Ugo Foscolo, cancellando tutte le sue speranze politiche. Tuttavia, pur disilluso e pur mantenendo un atteggiamento critico verso Napoleone, continua sempre a operare all'interno del sistema napoleonico, nella consapevolezza che esso è un punto obbligato di passaggio per la creazione di un Italia moderna.
A Milano Ugo Foscolo conosce Giuseppe Parini e stringe amicizia con Vincenzo Monti. Con l'avanzata degli Austriaci, nel 1799 Foscolo torna ad arruolarsi e partecipa a vari scontri. Dopo la vittoria di Marengo (giugno 1800), con cui Napoleone riconquista l'Italia, è arruolato come capitano aggiunto nell'esercito della Repubblica italiana. Questi furono anche anni di intense passioni amorose, per Isabella Roncioni a Firenze, per Antonietta Fagnani Arese a Milano.
Nel 1808, grazie all'interessamento di Monti, ottiene la cattedra di Eloquenza all'Università di Pavia, ma la cattedra è presto soppressa dal governo. Intanto le posizioni poco ossequenti verso il regime napoleonico ed il carattere fiero e insofferente gli attirano le inimicizie di molti nell'ambiente letterario milanese, tra cui quella di Monti stesso.
Nel 1811 Ugo Foscolo fa rappresentare la tragedia Aiace dove, nella figura del tiranno Agamennone, vengono ravvisate allusioni a Napoleone. Le repliche della tragedia sono soppresse e il poeta è sollevato dall'incarico di revisore degli spettacoli.
Si reca allora a Firenze dove soggiorna per due anni, tra il 1812 e il 1813. Qui risiede nella villa sulla collina di Bellosguardo. Il soggiorno, tra vecchie amicizie, nuove conoscenze e nuovi amori, aiuta Ugo Foscolo a ritrovare l'energia fisica e l'ispirazione poetica. A Firenze frequenta il salotto di Luisa Stolberg, contessa d'Albany, amata da Vittorio Alfieri, morto ormai da una decina d'anni. Qui tra i diversi ospiti conosce letterati e artisti, fra i quali Antonio Canova. Lo scultore in questo periodo è impegnato nella realizzazione del gruppo scultoreo de Le tre Grazie: Ugo Foscolo colpito dalla scultura, trae l'ispirazione per la composizione del carme Le Grazie, che dedica a Canova stesso.
Nel novembre 1813 torna a Milano. Dopo la sconfitta definitiva di Waterloo (giugno 1815) e il rientro a Milano degli Austriaci, Ugo Foscolo preferisce andare in esilio in Svizzera piuttosto che giurare fedeltà al nuovo governo. Dalla Svizzera, nel 1816, passa in Inghilterra. Qui è accolto con onori e simpatia, ma sorgono presto attriti ed incomprensioni, persino con gli esuli italiani, che lo ammirano.
Le sue condizioni economiche si fanno sempre più gravi, anche a causa della vita follemente dispendiosa che conduce. Per alleviare tali difficoltà, cerca collaborazioni con riviste inglesi, pubblicando saggi sulla letteratura italiana del passato e del presente, dove tra l'altro prende posizione contro il nuovo movimento culturale del Romanticismo che si sta affermando a Milano.
Negli ultimi tempi ammalato e in miseria è costretto a nascondersi dai creditori andando a vivere nei sobborghi più poveri di Londra. Qui, come scrive in una lettera del 1826, «tra il trambusto di uomini in rissa, di donne in litigio, di fanciulli sbraitanti, di esecutori pignoranti», trova conforto continuando la traduzione dell'Iliade.
Muore nel sobborgo londinese di Turnham Green il 10 settembre 1827, a 49 anni, confortato soltanto dalla figlia Floriana, nata da una relazione con una giovane donna inglese, Fanny Hamilton. Nel 1871 i suoi resti sono portati in Italia e sepolti nella Basilica di Santa Croce a Firenze, vicino alle tombe dei grandi uomini da lui cantati nei Sepolcri.

1.2 Le opere

Tra le maggiori opere di Ugo Foscolo ricordiamo: il romanzo epistolare Le ultime lettere di Jacopo Ortis(1798); le odi A Luigia Pallavicini caduta da cavallo (1800) e All'amica risanata (1802); i sonetti (1803) sono 12 componimenti, di cui quattro i maggiori (Alla sera, A Zacinto, In morte del fratello Giovanni, Alla Musa); il carme Dei Sepolcri (1804), il poemetto Le Grazie (1813).

1.3 Il pensiero

Ugo Foscolo partecipa con passione alla vita sociale e politica del suo tempo, tanto che amava essere definito "uomo d'azione" piuttosto che letterato. Per Ugo Foscolo il valore di un uomo si misura dall'intensità delle sue passioni: è "il forte sentire", che differenzia gli individui e che si esplica non tanto attraverso le parole, quanto con l'azione.
La poesia è per Ugo Foscolo un bisogno innato di esprimere con il canto i propri ideali e stimolare gli animi all'azione. In essa trovano voce quelle che lui definisce "le illusioni", cioè quei grandi ideali umani come la Libertà, l'Amore, la Bellezza, la Patria, l'Eroismo, l'Immortalità, irrealizzabili nella vita e nella storia, a cui è tuttavia necessario ispirarsi per dare un significato al proprio comportamento e alla propria esistenza.
In Foscolo coesistono elementi dell'Illuminismo, del Romanticismo e classici. Intellettualmente egli ha condiviso le idee illuministiche (la fiducia nella ragione e nella scienza) ma ha avvertito l'insufficienza della conoscenza data dalla ragione. Secondo il poeta, la scienza può spiegare la causa e l'effetto dei fenomeni della natura, ma non il perché e l'essenza delle cose. Questo dissidio tra ragione e cuore ha provocato nel poeta una profonda inquietudine e ansia, prettamente romantica, che si è rispecchiata nella sua vita tormentata e movimentata.

1.4 Lo stile

I testi foscoliani sono ricchi di rimandi alla mitologia classica, costituiti da periodi complessi e di ampio respiro, da un lessico ricercato e solenne, ricco di latinismi e grecismi. Le composizioni più usate dal poeta sono quelle classiche: il sonetto e le odi.

Capitolo 2
Le poesie

2.1 In morte del fratello Giovanni

Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo
Di gente in gente, me vedrai seduto
Su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
Il fior de' tuoi gentili anni caduto.
La Madre or sol suo di tardo traendo
Parla di me col tuo cenere muto,
Ma io deluse a voi le palme tendo
E sol da lunge i miei tetti saluto.
Sento gli avversi numi, e le secrete
Cure che al viver tuo furon tempesta,
E prego anch'io nel tuo porto quiete.
Questo di tanta speme oggi mi resta!
Straniere genti, almen le ossa rendete
Allora al petto della madre mesta.

Introduzione

La morte del fratello di Ugo Foscolo, Gian Dionisio, detto Giovanni, tenente dell'esercito cisalpino, appena ventenne, era avvenuta a Venezia l'8 dicembre 1801, forse per suicidio in seguito a un debito di gioco.
Così scrive Foscolo in una lettera a Vincenzo Monti: «Ei morì d'una malinconia lenta, ostinata, che non lo lasciò né mangiare né parlare per quarantasei giorni [...] io temo che egli stanco della vita siasi [si sia] avvelenato, e mia sorella mi conferma in questa opinione».
Metrica:sonetto con rime alternate sia nelle quartine che nelle terzine, secondo lo schema ABAB, ABAB; CDC, DCD.

Parafrasi e analisi

1-4 - O fratello mio, un giorno ("dì"), se io non andrò sempre fuggendo [:quale esule, nel 1802, quando scrive questo sonetto, Foscolo è già andato esule da un luogo all'altro dell'Italia: da Zante, a Venezia, a Bologna, a Firenze, a Genova e a Milano] di gente in gente [: di paese in paese], mi vedrai seduto sulla tua tomba ("pietra" - metonimia - sta per "tomba") piangendo ("gemendo") la tua giovinezza stroncata nel suo fiorire ("fior...caduto" - metafora che assimila la giovinezza a un fiore).
5-8 - Ora soltanto la [nostra] madre, trascinando la sua tarda età ("suo dì tardo traendo" - allitterazione; "dì tardo" è metafora, per indicare il declino della vita), parla di me con i tuoi resti muti ("cenere muto", ripresa da un verso di Catullo nel Carme 101), ma io tendo inutilmente ("deluse") verso di voi ("a voi") le braccia ("le palme") e saluto la mia casa ("i miei tetti" - sineddoche) soltanto da lontano ("da lunge" = dall'esilio).
9-11 - Sento [anch'io] i destini avversi ("avversi numi" - metonimia), e le angosce ("le...cure") nascoste ("secrete") che diedero ("furon") tormento ("tempesta") alla tua vita, e anch'io desidero ("prego") [di raggiungere] la quiete nel tuo porto [:la morte vista come un «porto» in cui l'uomo trova rifugio dalla «tempesta» della vita è una metafora molto diffusa].
12-14 - Oggi mi resta [soltanto] questo [: la speranza di morire] di tante speranze ("speme")! [O] popolazioni ("genti") straniere, almeno restituite ("rendete") allora [:alla mia morte] le [mie] ossa al petto della madre addolorata ("mesta"). Il motivo della morte in terra straniera e il conseguente augurio che le sue spoglie siano restituite alla madre sono costanti nell'opera di Ugo Foscolo. Di fatto, il suo fu un presagio profetico: il poeta morì esule in Inghilterra e i suoi resti furono riportati in patria molti anni dopo la sua morte, nel giugno 1871, e sepolti in Santa Croce a Firenze.
Per il tema dell'esilio questo testo si ricollega al sonetto dedicato a Zacinto; mentre è vicino a quello Alla sera per la valorizzazione del tema della morte quale «quiete» contrapposta alla «tempesta» della vita.

Intertestualità Catullo-Foscolo

Dal punto di vista letterario, invece, alla base del sonetto In morte del fratello Giovanni, sta una precisa reminiscenza letteraria. Infatti, il Foscolo, che ben conosceva gli autori classici, non poteva non ricordare un componimento, il Carme 101, del poeta latino Catullo.
Catullo, nel I secolo a.C., si era recato nella Troade, in Asia Minore, a porgere l'estremo saluto alla tomba del fratello morto e aveva poi composto un breve carme in cui raccontava questa triste esperienza.
Naturalmente, la situazione del Foscolo è di...

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  1. Capitolo 1 Biografia, opere, pensiero
  2. Capitolo 2 Le poesie