Vita di Gesù
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In questa sua discussa opera del 1863 Ernest Renan, pur sostenendo l'esistenza del personaggio "storico" di Cristo, lo considera ed esamina sotto una luce umana e terrena, negandone la divinità ma tuttavia riconoscendo al suo insegnamento un valore assolutamente esemplare. In questa edizione il testo è stato interamente e prudentemente revisionato.

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Informazioni

Anno
2021
ISBN
9791220257701

INTRODUZIONE

La storia delle « Origini del cristianesimo » dovrebbe abbracciare tutto il periodo oscuro, e sarei per dire sotterraneo, che decorre dai primi tempi di questa religione, fino a quando la sua esistenza diventa un fatto pubblico, evidente agli occhi di tutti. Cosiffatta storia dovrebbe comporsi di quattro libri.
Il primo, ch’è quello che ora presento al pubblico, tratta del fatto stesso che fu il punto di partenza del nuovo culto; l’occupa tutto da capo a fondo la sublime persona del fondatore. Il secondo tratterebbe degli Apostoli e dei loro discepoli immediati, o, dirò meglio, delle rivoluzioni del pensiero religioso subite nelle due prime generazioni cristiane. Questo lo chiuderei verso l’anno 100, quando gli ultimi amici di Gesù son già morti, e che tutti i libri del Nuovo Testamento hanno presa a un dipresso l’ultima loro forma, quella in cui li leggiamo. Il terzo esporrebbe lo stato del Cristianesimo sotto gli Antonini; ne dipingerebbe lo svolgersi lento, sostenendo una guerra quasi continua contro l’Impero; il quale, giunto al più alto grado di perfezione amministrativa e governato da filosofi, combatte nella setta nascente una società segreta e teocratica, che lo nega ostinatamente, sottominandolo senza tregua. Questo libro comprenderebbe tutto intero il II secolo. Il quarto libro, finalmente, mostrerebbe il decisivo progredire del Cristianesimo dagli Imperatori siriaci in poi. Vi si vedrebbe crollare il sapiente edificio degli Antonini, farsi irrevocabile il decadimento dell’antica civiltà, e di quel ruinare giovarsi il Cristianesimo, la Siria conquistare tutto l’Occidente, e Gesù, in compagnia degli Dei e dei sapienti divinizzati dell’Asia, prendere possesso d’una società, alla quale oramai più non bastano la filosofia e lo Stato puramente civile.
Allora le idee religiose delle razze aggruppate attorno al Mediterraneo subiscono delle profonde modificazioni; i culti orientali prendono dappertutto il disopra; il Cristianesimo diventato Chiesa, e Chiesa numerosissima, dimentica affatto i suoi sogni millenari, rompe i suoi ultimi legami col giudaismo e passa d’un balzo nel mondo greco e latino.
In brevi tratti generali esporrei le lotte e il movimento letterario del III secolo, che già si compiono alla luce del sole. Racconterei in modo anche più sommario le persecuzioni del principio del IV secolo, ultimo sforzo dell’Impero per tornare ai suoi vecchi principii, che negavano all’associazione religiosa un posto qualsiasi nello Stato.
Finalmente, mi restringerei a presentire il cambiamento di politica, per cui sotto Costantino le parti sono invertite, e il più libero e il più spontaneo dei movimenti religiosi diventa un culto officiale, soggetto allo Stato e a sua volta persecutore.
Non so, se mi basteranno la vita e le forze per colorire un sì vasto disegno.
Io sarei, tuttora contento se, dopo avere scritta la Vita di Gesù, mi sarà dato narrare, com’io intendo, la storia degli Apostoli, lo stato della coscienza cristiana durante le settimane susseguenti alla morte di Gesù, come si sia formato il ciclo leggendario della risurrezione, i primi atti della Chiesa di Gerusalemme, la vita di san Paolo, la crisi del tempo di Nerone, il comparire dell’Apocalissi, la ruina di Gerusalemme, la fondazione delle cristianità ebraiche della Batanea, la compilazione dei Vangeli, l’origine delle grandi scuole dell’Asia Minore, derivanti da Gianni.
Tutto impallidisce al paragone di questo meraviglioso primo secolo.
Per una singolarità ben rara nella storia, noi vediamo assai più distintamente quello che avvenne nel mondo cristiano dall’anno 50 all’anno 75, che non dall’anno 100 all’anno 150.
Il disegno adottato per questa storia, non permise d’introdurre nel testo lunghe dissertazioni critiche sui punti controversi.
Tuttavia coloro, che consulteranno gli eccellenti scritti [1] ai quali ho attinto, vi troveranno svolti ampiamente parecchi punti, su cui ho dovuto essere molto succinto. La critica minuta dei testi evangelici in particolare è stata fatta dallo Strauss in modo, che ben poco lascia a desiderare. Benché lo Strauss sia caduto in errore nella sua teoria sulla compilazione dei Vangeli, e il suo libro abbia, a mio parere, il torto di tenersi troppo sul terreno teologico e pochissimo su quello storico [2] egli è indispensabile, per chi voglia conoscere i motivi che mi hanno guidato in molte e molte minuzie, di tener dietro alla discussione sempre assennata, benché talvolta un po’ sottile, del libro sì ben tradotto dal mio dotto collega Littré.
In fatto di antiche testimonianze, non credo aver negletta nessuna fonte d’informazioni.
Cinque grandi collezioni di scritti, senza parlare di una gran quantità di cenni sparsi qua e là, ci rimangono su Gesù e sul tempo in cui visse, e sono: 1° i Vangeli e generalmente parlando le scritture del Nuovo Testamento; 2° le compilazioni dette « Apocrifi dell’Antico Testamento;» 3° le opere di Filone; 4° quelle di Giuseppe; 5° il Talmud.
Gli scritti di Filone hanno l’inestimabile prerogativa di mostrarci i pensieri che fermentavano al tempo di Gesù nelle menti che si occupavano delle grandi questioni religiose. È vero, che Filone viveva in una provincia del giudaismo ben diversa da quella di Gesù: ma egli era, al par di lui, assai superiore alle grettezze che dominavano a Gerusalemme; Filone è veramente il fratello maggiore di Gesù.
Ei non aveva che sessantadue anni quando il profeta di Nazareth era al colmo della sua attività, e gli sopravvisse per lo meno dieci anni. Peccato che le contingenze della vita non l’abbiano condotto in Galilea!
Quante cose ci avrebbe insegnate!
Giuseppe, che scrive principalmente per i Pagani, non è, nel suo stile, altrettanto sincero. I suoi brevi cenni su Gesù, su Giovanni Battista, e su Giuda il Gaulonita, sono aridi e scolorati. Si sente in lui lo studio di presentare tali miti, che hanno carattere e spirito sì profondamente giudaico, sotto un aspetto intelligibile ai Greci ed ai Romani. Credo autentico il passo relativo a Gesù, essendo pienamente conforme alla maniera di Giuseppe; se questo storico ha fatto menzione di Gesù, è perché così, e non altrimenti, ha dovuto parlarne.
Solo presente che una mano cristiana ha ritoccato quel passo, aggiungendovi qualche parola, senza la quale sarebbe stato quasi bestemmiatorio [3], ed ha probabilmente levate o modificate alcune espressioni.
Non bisogna dimenticare che Giuseppe deve la sua fortuna letteraria ai Cristiani, i quali ne adottarono gli scritti come documenti essenziali della loro storia sacra.
È assai probabile che al II secolo se ne facesse una edizione corretta secondo le idee cristiane [4]. In ogni caso, Giuseppe, è per noi immensamente utile a motivo degli sprazzi di luce che spande sul tempo; mercè sua, Erode, Erodiade, Antipa, Filippo, Anna, Caifa, Pilato, sono personaggi che noi tocchiamo col dito, e vediamo vivere di sorprendente vita reale.
Gli Apocrifi dell’Antico Testamento e principalmente la parte giudaica dei versi sibillini e il Libro di Enoc, congiunti al Libro di Daniele, anch’esso un vero apocrifo, hanno capitale importanza per la storia dello svolgersi delle teorie messianiche, e per l’intelligenza dei concetti di Gesù sul regno di Dio. Il Libro di Enoc particolarmente, assai letto dai seguaci di Gesù [5], ci dà la chiave dell’espressione «Figliolo dell’uomo» e delle idee che vi si rannodano.
L’epoca di questi vari libri è ora incontestabilmente stabilita, grazie ai lavori di Alexandre, Ewald, Dallmann, Reuss. Tutti d’accordo fissano la redazione dei più importanti nel II e nel I secolo avanti Gesù Cristo. La data del Libro di Daniele è anche più certa. Il carattere delle due lingue in cui e scritto; l’uso di vocaboli greci; le notizie chiare, determinate, datate di avvenimenti che giungono sino al tempo di Antioco Epifane; le false immagini delineatevi della vecchia Babilonia; il colore generale del libro, che non ricorda punto gli scritti della prigionia e all’opposto corrisponde per molte e molte analogie alle credenze, ai costumi ed allo immaginare dell’epoca dei Seleucidi: la foggia apocalittica delle visioni; il posto assegnato al libro del canone ebraico fuori della serie dei profeti; l’omissione di Daniele nei panegirici del capitolo XIX dell’ Ecclesiastico, dove il suo luogo era già come indicato; parecchie altre prove cento volte dedotte non lasciano il menomo dubbio che il Libro di Daniele non sia il frutto della grande esaltazione prodotta presso gli Ebrei dalla persecuzione di Antioco.
Questo libro non vuol essere classificato nella vecchia letteratura profetica, ma invece in testa alla letteratura apocalittica, come primo tipo d’un genere di componimenti in cui dovevano dopo lui prender posto i vari poeti sibillini, il Libro d’Enoc, l’Apocalisse di Giovanni, l’Ascensione d’Isaia, il quarto libro di Esdra.
Troppo negletto è stato finora, nella storia delle origini cristiane, il Talmud. Ritengo, col Geiger, che la vera nozione delle circostanze, in mezzo alle quali corse Gesù, debba essere cercata in questa bizzarra compilazione, ove tanti preziosi ragguagli vanno frammisti alla più insipida scolastica. Siccome la teologia cristiana e la teologia giudaica hanno sostanzialmente battute due vie parallele, non si può intendere bene la storia dell’una senza la storia dell’altra. Inoltre un numero infinito di particolarità materiali dei Vangeli, trovano il loro commentario nel Talmud.
Le vaste raccolte latine di Lightfoot, di Schœttgen, di Buxtorf, di Otho, già contenevano a proposito moltissimi dati. Io mi son fatto una legge di verificare nell’originale tutte le citazioni che ho ammesse, niuna d’esse eccettuata: ed avendo avuto a collaboratore in questa parte del mio lavoro un dotto israelita, il Signor Neubauer, versatissimo nella letteratura talmudica, ho potuto inoltrarmi più avanti e schiarire le parti più delicate della materia con qualche nuovo raffronto. Qui è importantissimo distinguere le epoche, giacché la redazione del Talmud si estende a un dipresso dall’anno 200 all’anno 500.
Vi ho messa, da lui aiutato, tutta la ponderazione possibile nelle presenti condizioni di tali studi. Coloro che stimano un documento soltanto in ragione dell’epoca in cui è stato scritto, rimarranno in qualche apprensione per date così recenti. Ma qui ogni siffatto scrupolo sarebbe fuor di luogo. L’insegnamento dei Giudei fino al II secolo fu principalmente orale. Né si devono giudicare simili condizioni intellettuali secondo le abitudini d’un tempo, in cui molto si scrive.
I Veda, le antiche Poesie arabe furono conservate a memoria per secoli, benché presentino una forma ben fissa e delicatissima. Per contro nel Talmud la forma non ha alcun pregio. Si noti, che prima della Mischna di Giuda il Santo, che ha posto tutte le altre in oblio, vi furono tentativi di redazione, i cui principii risalgono forse più addietro che non si supponga comunemente. Lo stile del Talmud è quello delle note che gli uditori prendono alle lezioni; i compilatori, non fecero probabilmente che classificare, sotto determinati titoli, la serie enorme di scritture accumulata nelle diverse scuole, di generazione in generazione.
Ci resta a parlare dei documenti, che avendo l’aspetto di biografie del fondatore del Cristianesimo, devono tenere naturalmente il primo posto in una vita di Gesù. Un tratto completo sulla compilazione dei Vangeli darebbe materia per sé solo ad un’opera. Mercè i bei lavori che da trent’anni su tale questione si sono fatti, un problema che si sarebbe già creduto inaccessibile è giunto alla sua soluzione, la quale, sebbene dia luogo ancora a molte incertezze, tutto ciò è più che bastevole ai bisogni della storia. Noi avremo occasione di ritornarvi sopra nel nostro secondo libro; poiché la composizione dei Vangeli è stata uno dei fatti più importanti per l’avvenire del Cristianesimo, accaduti nella seconda metà del primo secolo.
Qui non toccheremo l’argomento che sotto un unico aspetto, vale a dire quello indispensabile alla serietà e saldezza del nostro racconto. Lasciando da parte quanto spetta al quadro dei tempi apostolici, investigheremo soltanto in quale misura i dati somministratici dai Vangeli si possano adoperare per una storia ordinata secondo i razionali principii. [6]
Che i Vangeli siano in parte leggendari, la è cosa evidente, giacché sono pieni di miracoli e di soprannaturale; ma vi ha leggenda. Niuno dubita dei tratti principali della vita di Francesco d’Assisi, benché il sovrannaturale vi s’incontri ad ogni passo. Niuno invece presta fede alla vita di Apollonio Tianeo, perché fu scritta molto tempo dopo l’eroe, e coi caratteri tutti di un vero e proprio romanzo. In qual tempo, da quali mani, in quali condizioni furono scritti i Vangeli? Ecco la questione capitale, da cui dipende l’opinione che dobbiamo formarci intorno alla loro credibilità.
È noto, che ciascuno dei quattro Vangeli porta in testa il nome d’un personaggio conosciuto, così nella storia apostolica, come nella stessa storia evangelica. Essi però non ci si danno rigorosamente come autori. Le formole secondo Matteo, secondo Marco, secondo Luca, secondo Giovanni, non implicano, giusta l’opinione più antica, che i racconti siano stati scritti dalla prima all’ultima pagina, da Matteo, da Marco, da Luca, da Giovanni, [7]; significano soltanto, che tali erano le tradizioni provenienti da ciascuno di questi Apostoli coprentisi della loro autorità.
È chiaro che se i titoli sono esatti, i Vangeli, non cessando d’essere in parte leggendari, acquistano un gran valore, poiché ci farebbero risalire al mezzo secolo susseguente alla morte di Gesù e, persino in due casi, ai testimoni oculari delle sue azioni.
Il Vangelo di Luca anzitutto, non se ne può dubitare, è una composizione regolare, basata su documenti anteriori; è l’opera d’un uomo che sceglie, lima, combina. L’autore n’è certamente lo stesso che scrisse gli Atti degli Apostoli. Or bene, l’autore degli Atti è un compagno di San Paolo [8], titolo che si confà perfettamente a Luca. [9] Non ignoro che si possono fare molte obbiezioni a questo raziocinio; ma una cosa almeno è certa: l’autore del terzo Vangelo e degli Atti essere un uomo della seconda generazione apostolica, e ciò basta per noi.
Inoltre, per via di considerazioni desunte dal libro stesso, possiamo determinare precisamente la data del Vangelo. Il capitolo XXI di Luca, inseparabile dal resto dell’opera, fu scritto certamente dopo l’assedio di Gerusalemme, ma poco dopo [10]. Qui, dunque, posiamo sopra un terreno solido, perché si tratta di un’opera scritta tutta dalla stessa mano e perfettamente una.
Ai Vangeli di Matte...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. VITA DI GESÙ
  3. Indice
  4. Intro
  5. INTRODUZIONE
  6. GESÙ NELLA STORIA DEL MONDO
  7. INFANZIA E ADOLESCENZA DI GESÙ
  8. IDEE IN MEZZO ALLE QUALI CREBBE GESÙ
  9. PRIMA EDUCAZIONE DI GESÙ
  10. CONCETTI DI GESÙ SOPRA DIO E LA RELIGIONE
  11. GESÙ ADOTTA IL BATTESIMO DI GIOVANNI BATTISTA
  12. IDEE DI GESÙ SUL REGNO DI DIO
  13. PRESENZA DI GESÙ A CAFARNAO
  14. I DISCEPOLI DI GESÙ
  15. GESÙ SERMONEGGIA NEL LAGO
  16. GESÙ PRONOSTICA AI POVERI IL REGNO DI DIO
  17. MORTE DEL BATTISTA E SUA SIMILITUDINE CON GESÙ
  18. GESÙ SI RECA A GERUSALEMME
  19. RELAZIONI DI GESÙ COI GENTILI E SAMARITANI
  20. LEGGENDA DI GESÙ E SUO SOPRANNATURALISMO
  21. I MIRACOLI DI GESÙ
  22. DEFINIZIONE DELL’IDEE DI GESÙ SUL REGNO DI DIO
  23. ISTITUZIONI DI GESÙ
  24. ENTUSIASMO ED ESALTAZIONE PER GESÙ
  25. OPPOSIZIONI CONTRO GESÙ
  26. ULTIMO VIAGGIO DI GESÙ A GERUSALEMME
  27. INTRIGHI DEI NEMICI DI GESÙ
  28. ULTIMA SETTIMANA DI GESÙ
  29. ARRESTO E PROCESSO DI GESÙ
  30. MORTE DI GESÙ
  31. GESÙ NELLA TOMBA
  32. SORTE DEI NEMICI DI GESÙ
  33. CARATTERE ESSENZIALE DELL’OPERA DI GESÙ
  34. Ringraziamenti