Per una didattica inclusiva: il metodo insieme
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Per una didattica inclusiva: il metodo insieme

  1. 204 pagine
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Per una didattica inclusiva: il metodo insieme

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Negli ultimi anni la didattica ha subito notevoli cambiamenti, legati soprattutto ad un nuovo pensare il metodo di insegnamento ai ragazzi. Circa il 10-15% dei bambini all'interno della scuola presenta certificazioni di diversa natura e si ravvisa sempre più la necessità di una didattica personalizzata e non comune. Non sarà più possibile programmare una didattica indifferenziata, ma sarà necessario valutare e adattare le modalità di insegnamento rispetto al contesto, alle risorse e alle caratteristiche intrinseche di ogni bambino. Il libro propone un metodo di insegnamento che permette a tutti i bambini di apprendere in base al loro livello di competenza e agli insegnanti di far rendere al massimo i loro studenti. Vengono riunite tecniche, metodologie e strategie di inclusività sia a livello di contenuti che a livello relazionale. All'interno del libro viene anche dato spazio al rapporto scuola/famiglia, dato che la strategia migliore risulta quella di coinvolgere i genitori per fare di questa sinergia il successo formativo ed emotivo di un ragazzo. Il libro, quindi, si rivolge non solo l'insegnante ma anche al genitore che vuole condividere un progetto educativo e formativo comune.

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Informazioni

Editore
Edra
Anno
2017
ISBN
9788821444821

PARTE

1

CRESCERE NELLA SCUOLA

CAPITOLO

1

Crescere insieme

Come essere partecipanti attivi del processo di crescita di un bambino

LINEE GUIDA PER UNA NUOVA DIDATTICA NELLE SCUOLE

Nel corso degli ultimi decenni la scuola è cambiata molto, diventando ancora di più un ambiente complesso, in cui tanti aspetti della personalità dei suoi protagonisti (alunni e insegnanti) giocano un ruolo fondamentale per il suo equilibrio e il suo corretto funzionamento.
La scuola infatti è una fitta ragnatela composta dall’intersecarsi di tante relazioni: tra allievi e insegnanti, insegnanti e dirigenti scolastici, insegnanti e famiglie e via dicendo (Sasso, 2008). A queste relazioni, diciamo interne, si aggiungono, spesso e volentieri, relazioni esterne: con il territorio, con i vari consulenti, con i servizi ecc. È evidente, allora, come quello delle relazioni sia un fattore di vitale importanza per la scuola. Un fattore importantissimo, ma molto spesso trascurato.
Proprio a fronte di questa trascuratezza, certamente avvertita anche all’interno degli istituti, la scuola sta iniziando a interrogarsi sulle proprie modalità pedagogiche e didattiche, per far emergere le proprie lacune e colmarle con interventi mirati rivolti ai docenti e agli alunni.
Diventa importante, quindi, che gli insegnanti imparino a «rapportarsi alla propria storia di formazione, alle difficoltà dell’interazione con i colleghi, gli allievi, le famiglie, ai modelli pedagogici e agli stili educativi interiorizzati nella propria esperienza e spesso ripresentati nell’attualità in modo irriflesso e acritico» (Sasso, 2008).
Un aiuto importante, in questo, è dato da specifiche tecniche di osservazione e valutazione dell’ambiente scolastico (vedi Capitolo 11), che permettono di approcciarsi alla formazione dell’alunno in maniera più ampia e stratificata, ben al di là della mera trasmissione di nozioni.
Obiettivo della “nuova scuola”, allora, è quello di far acquisire ai propri docenti una maggiore padronanza di quelle competenze pedagogiche trasversali (tra cui spiccano quelle relazionali) che permettano loro di emanciparsi da una didattica standardizzata e abbracciare nuove modalità di insegnamento che si adattino maggiormente al contesto, alle risorse e alle caratteristiche di ogni bambino/ragazzo/adolescente (Sasso, 2008), per far sì che tutti gli studenti possano apprendere attraverso le loro qualità e le loro risorse, puntando l’attenzione sui loro punti di forza.

IL NUOVO RUOLO DELL’INSEGNANTE E LA RELAZIONE CON LO STUDENTE

Siamo sempre stati portati a considerare l’insegnante responsabile esclusivamente della propria disciplina, attraverso le sue valutazioni/giudizi degli alunni.
Attualmente, invece, questa nuova didattica della scuola richiede ai docenti di essere non solo mediatori culturali ma anche – e soprattutto – di svolgere un importante ruolo: «avere diversi requisiti, come preparazione didattica, capacità di comunicazione con gli altri, competenza in campo psicopedagogico, aggiornamento continuo, capacità organizzative, atteggiamento problematico e critico verso ciò che si insegna, conoscenza dei problemi sociali, sensibilità d’animo, disponibilità al confronto con gli altri» (Russo).
A tal proposito, lo psicologo statunitense Carl Rogers sostiene che tutto il sistema educativo debba basarsi sulla relazione insegnante/allievo, che dev’essere costruita su stima e rispetto reciproci (Rogers, 1974). L’insegnante, quindi, nella relazione con l’alunno deve essere se stesso ed esprimere senza remore i propri sentimenti. Deve, inoltre, riuscire a creare un clima di fiducia e instaurare un tipo di relazione empatica, imparando ad ascoltare l’alunno. Solo così egli diventerà facilitatore dell’apprendimento.
Ma, per porsi realmente e in maniera efficace come facilitatore dell’apprendimento è indispensabile che l’insegnante lavori anche sul proprio metodo comunicativo, veicolo privilegiato dell’apprendimento. Deve, quindi, essere in grado di utilizzare diversi canali di comunicazione, così da riuscire a coinvolgere tutti gli alunni e a stimolarne la partecipazione (Russo).
In conclusione, per rendere davvero efficace il proprio metodo di insegnamento è necessario che il docente sia disposto a mettersi continuamente in discussione, rivalutando i propri metodi di insegnamento e facendo un’anamnesi sincera del proprio operato e dei risultati raggiunti.
Altrettanto importante è riuscire a entrare in relazione con lo studente. Le relazioni tra insegnanti e allievi, infatti, sono fondamentali per lo sviluppo dei bambini, poiché li aiutano a sviluppare diverse abilità utili per relazionarsi con i coetanei (per es. lo sviluppo emotivo e l’autoregolazione, l’attenzione, la motivazione, l’autostima ecc.).
Come ricordato nel paragrafo precedente, l’insegnante della “nuova scuola” deve saper costruire una relazione efficace con gli alunni, tenendo conto del loro sviluppo sia emotivo sia cognitivo.
Il rapporto alunni/insegnati è sicuramente un rapporto complesso e delicato, ma può portare davvero tanti benefici, sia agli studenti sia ai docenti; per questo ogni insegnante dovrebbe fare il possibile per rendere efficace questa relazione.
Le relazioni con gli insegnanti, inoltre, incidono su molti esiti in ambito scolastico. Attraverso questa relazione, espressione diretta del contesto, gli alunni risultano più competenti e si adattano meglio al contesto stesso (Pianta, 1992).
La dinamica della relazione insegnante-alunno assume, quindi, un peso specifico e notevole nell’attività di adattamento e nel processo di crescita cognitiva (Ceccon).
«Le interazioni insegnante-alunno, che sono veicolo di trasmissione delle competenze scolastiche, hanno l’obiettivo di aumentare le abilità del bambino in un certo campo, ma, nonostante ciò, hanno luogo in un contesto relazionale e sono influenzate dalla qualità delle relazioni in cui sono incorporate.
Così le relazioni classificate come insicure o intrusive sono parallelamente relazioni in cui la capacità di problem solving è ridotta, l’istruzione impartita è di scarsa qualità, la comunicazione è poco sincronizzata, il feedback è distorto e poco preciso, e i bambini vivono frustrazioni e insuccessi. Quindi un bambino che si sente emotivamente isolato e lontano dal suo insegnante non imparerà dalle interazioni con lui tutto ciò che apprenderà invece un altro che con l’insegnante ha un rapporto di vicinanza e di affetto».
Nella relazione insegnante-alunno, in definitiva, l’insegnante è il co-protagonista di un cammino di crescita importante dal punto di vista culturale e formativo.

IL RAPPORTO INSEGNANTI-GENITORI

All’interno di questo processo di rinnovamento della scuola, delle sue dinamiche e dei suoi protagonisti, svolge un ruolo davvero molto importante anche l’incontro tra genitori e insegnanti.
Come avremo modo di approfondire più avanti nel corso della trattazione, la scuola, dopo la famiglia, è il luogo in cui i bambini trascorrono la maggior parte del proprio tempo. Vien da sé, allora, che scuola e famiglia hanno un’importanza quasi paritaria nella formazione, non solo delle giovani menti ma anche dei futuri uomini – sia dal punto di vista umano sia da quello culturale.
Scuola e famiglia, dunque, rappresentano due ambienti, due microcosmi, che, per favorire la crescita del bambino in maniera ottimale, dovrebbero agire insieme, interagendo e influenzandosi reciprocamente – dando vita a un’alleanza educativa che non consideri più i genitori come personaggi di sfondo, ma co-autori del processo formativo degli studenti (vedi oltre). Similmente, anche gli stessi genitori dovrebbero modificare il proprio approccio all’istituzione scolastica, evitando d’intervenire in questioni prettamente di competenza della scuola.
L’importanza dell’alleanza educativa nella vita (non solo scolastica) dei bambini è stata ampiamente dimostrata (vedi oltre), evidenziando come il rapporto tra genitori e insegnanti influisca nettamente sul successo scolastico degli studenti: migliore sarà il dialogo tra genitori e insegnanti, migliori saranno i risultati scolastici.
Instaurare un buon dialogo tra genitori e insegnanti permette a entrambi di acquisire maggiori informazioni sullo stile di vita del bambino (interessi extrascolastici, modo di relazionarsi con i coetanei, modo di reagire sotto pressione, difficoltà emotive ecc.), informazioni che risulteranno preziosissime per strutturare una didattica e uno stile educativo famigliare ad hoc, basati sulle reali esigenze del bambino.

I PROCESSI DI APPRENDIMENTO E LE DINAMICHE DI GRUPPO

Una volta chiarito il ruolo dell’insegnante nella relazione con l’alunno è importante soffermarsi sul legame esistente tra apprendimento e insegnamento.
L’apprendimento è l’«acquisizione persistente di modificazioni del comportamento, dal semplice condizionamento di riflessi primari fino a forme complesse di organizzazione delle informazioni, determinate dall’esperienza del soggetto, piuttosto che da un controllo genetico».1 È, quindi, un processo consapevole messo in atto nel soggetto, che coinvolge il suo essere, la sua cultura e la sua esperienza pregressa. Inoltre, le informazioni che arrivano dall’esterno vengono immagazzinate, metabolizzate e rielaborate dal soggetto, anche in relazione all’ambiente circostante.
A differenza di come si potrebbe pensare, l’apprendimento non è determinato dall’insegnamento – o, se si preferisce, ribaltando la prospettiva: l’insegnamento non genera apprendimento. Ma non per questo il ruolo dell’insegnamento dev’essere sminuito.
Compito dell’insegnamento è, infatti, creare le giuste condizioni affinché possa verificarsi il processo di apprendimento – in pratica, portare il soggetto a mettere in discussione la propria rete di informazioni, stimolare una dialettica e creare un ambiente di apprendimento personalizzato.
Affinché ciò si verifichi, però, è necessario che il docente possegga determinate competenze empatiche ed educative e che accetti il nuovo ruolo di facilitatore di apprendimento (Rogers, 1974). Ma per far sì che ciò accada è importante capire bene come avviene l’apprendimento.
L’apprendimento avviene grazie all’azione di tre fattori (Sasso, 2008):
«…per l’identificazione dell’allievo con il formatore. Apprendiamo per imitazione di un soggetto che investiamo affettivamente, per amore o per invidia di qualcuno che consideriamo migliore, più sapiente, più colto di noi. […] Un secondo fattore di apprendimento è certamente la sperimentazione. Prove ed errori, applicazione attiva con verifica immediata dei risultati, simulazione, non sono mere esperienze […] Dal fattore sperimentazione derivano tecniche didattiche come i laboratori, le simulazioni, l’action-learning […] Il terzo fattore di apprendimento, molto spesso sottovalutato e quello che ci preme mettere in evidenza, è il legame di scambio che instauriamo con i singoli compagni di apprendimento […] Apprendiamo grazie alle relazioni con i compagni di formazione, e agli scambi nutritivi e accrescitivi che queste consentono […] Da questo fattore discendono tutte le metodologie didattiche basate sul lavoro di gruppo, metodologie che si realizzano pienamente in gruppi di alunni che si organizz...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Indice
  5. PARTE 1 – CRESCERE NELLA SCUOLA
  6. PARTE 2 – VERSO UNA SCUOLA INCLUSIVA
  7. PARTE 3 – IL METODO INSIEME
  8. APPENDICE