Introduzione:
cos’è la psichiatria positiva?
Dilip V. Jeste, M.D.
Barton W. Palmer, PhD.
La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale
e non semplicemente l’assenza di malattia e infermità.
Organizzazione Mondiale della Sanità (1946)
La riduzione della sofferenza connessa alle malattie fisiche e mentali è un obiettivo nobile e straordinariamente importante. Ma pur essendo una componente essenziale dell’attività professionale, della formazione e della ricerca in psichiatria, non è di per sé sufficiente. I professionisti che si occupano di salute mentale svolgerebbero un lavoro incompleto se si focalizzassero solo sul controllo dei sintomi. La semplice riduzione o eliminazione delle malattie mentali non porta necessariamente alla salute mentale. In accordo con la sopracitata definizione di salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la cura in psichiatria non deve occuparsi solo della malattia mentale, ma deve promuovere attivamente il benessere delle persone che hanno una malattia mentale o fisica o sono fortemente a rischio di svilupparla.
Come illustrato ampiamente in questo volume, i dati della ricerca dimostrano che fattori psicosociali positivi (FPP) come la resilienza, l’ottimismo e il coinvolgimento sociale sono associati a risultati significativamente migliori di carattere sia oggettivo – come una ridotta morbilità e una maggiore longevità – sia soggettivo – come un maggior senso di benessere. Inaspettatamente, la maggior parte delle ricerche sui tratti positivi, sui fattori sociali positivi e sugli altri esiti positivi è stata condotta al di fuori dell’ambito psichiatrico e, cosa forse ancora più importante, le ricerche non hanno mai influenzato significativamente la pratica clinica quotidiana. Così, nonostante il ruolo dei FPP nella salute fisica e mentale sia stato ampiamente dimostrato, la pratica e la formazione in psichiatria sono rimaste focalizzate perlopiù sulla diagnosi e il trattamento della malattia mentale, mentre la ricerca psichiatrica è rimasta incentrata sulla psicopatologia, la neuropatologia e i possibili interventi per trattare e prevenire le ricadute delle malattie mentali. In genere gli psichiatri, a eccezione di alcuni illustri pionieri come George Valliant, Dan Blazer e C. Robert Cloninger, hanno ritenuto che i costrutti della salute mentale positiva fossero troppo vaghi per la pratica clinica quotidiana e per una ricerca scientifica seria. Il presupposto fondamentale di questo volume è invece che i tempi sono maturi perché i concetti della salute mentale positiva diventino un elemento fondamentale della pratica clinica, della formazione e della ricerca in psichiatria.
Definizione di psichiatria positiva
La psichiatria è stata definita «una branca della medicina che riguarda la scienza e la professione del trattamento dei disturbi mentali, emotivi o comportamentali, in modo particolare quelli indotti da cause endogene o da relazioni interpersonali inadeguate» (Merriam-Webster, 2003). Riteniamo, tuttavia, che la definizione di psichiatria non debba essere basata principalmente sulla tipologia di malattie trattate (cioè le malattie mentali) ma sulle specifiche abilità (come la valutazione e la modificazione del pensiero, dello stato d’animo e del comportamento) possedute da psichiatri e altri esperti di salute mentale, le quali possono essere applicate a una gamma molto più ampia di persone: non solo quelle affette da malattie fisiche o mentali ma anche quelle ad alto rischio di sviluppare uno di questi disturbi. Questo tipo di approccio è già stato utilizzato, per esempio, per la radiologia interventistica, che non è definita a partire dalla tipologia di pazienti trattati bensì dalle particolari competenze degli specialisti.
La psichiatria positiva può, quindi, essere definita come la scienza e la professione della psichiatria che si occupa dello studio e della promozione del benessere attraverso valutazioni e interventi mirati a potenziare i FPP nelle persone che hanno malattie mentali o fisiche o sono ad alto rischio di svilupparne. Questi FPP si ripercuotono non solo sulla salute mentale ma anche su quella fisica. Molti studi hanno dimostrato che la resilienza, l’ottimismo e il coinvolgimento sociale sono associati non solo a un miglior funzionamento emotivo ma anche a una maggiore longevità e a un migliore funzionamento fisico e cognitivo. La Tabella 1.1 riassume le principali differenze tra la psichiatria positiva e quella tradizionale. A parte queste differenze, è importante sottolineare che la psichiatria positiva non dovrebbe sostituire il modello tradizionale della psichiatria; essa dovrebbe invece integrare e arricchire la “psichiatria classica”, allargandone il principale campo di interesse, dalla patologia alla salute e dal trattamento dei sintomi all’incremento del benessere. Inoltre, la psichiatria positiva non è una sottospecializzazione rivolta a una popolazione specifica di pazienti (come la psichiatria infantile, la psichiatria geriatrica o la psichiatria delle dipendenze) ma, come la psichiatria psicodinamica e la psichiatria biologica, è un approccio alla psichiatria nel suo complesso. Con questo non si intende sminuire la vitale necessità di migliorare la diagnosi e il trattamento della psicopatologia, né sottintendere che il resto della psichiatria sia negativo (sarebbe come affermare che una psichiatria biologica sottintende che per il resto la psichiatria non sia biologica). Ciò nonostante, si potrebbe osservare che la considerevole mole di dati esistente sul rapporto fra FPP e maggior grado di salute e benessere non ha influenzato minimamente la pratica clinica, la formazione e la ricerca in psichiatria. Anzi, i FPP vengono nominati raramente sia nei manuali sia nelle relazioni di esperienze psichiatriche (Vaillant, 2008).
Tabella 1.1 Le principali differenze tra la psichiatria positiva e la psichiatria tradizionale |
Variabile | Psichiatria tradizionale | Psichiatria positiva |
Pazienti destinatari | Persone affette da malattia mentale | Persone affette da malattia mentale o fisica o persone ad alto rischio di malattia mentale o fisica |
Oggetto della valutazione clinica | Psicopatologia | Caratteristiche positive e punti di forza |
Oggetto della ricerca | Fattori di rischio, neuropatologia | Fattori protettivi, neuroplasticità |
Obiettivo terapeutico | Sollievo sintomatologico e prevenzione delle ricadute | Recovery, incremento del benessere, invecchiamento in buona salute, crescita post-traumatica |
Principali trattamenti | Farmaci e, generalmente, psicoterapie a breve termine per la riduzione dei sintomi e la prevenzione delle ricadute | Interventi psicosociali e comportamentali (e sempre più spesso biologici) per la promozione delle caratteristiche positive |
Prevenzione | Ampiamente ignorata | Importante oggetto di attenzione in tutto l’arco della vita |
Precedenti storici
I concetti e i temi della psichiatria positiva non sono nuovi. Probabilmente risalgono ad almeno un secolo fa, all’epoca di William James. Nel 1906, durante il discorso presidenziale all’American Philosophical Association, James, di formazione psicologica e medica, propose di adottare un nuovo approccio, che avrebbe indagato e applicato i principi psicologici alla base del successo della “cura della mente” (il movimento della cura mentale si focalizzava sull’asserito potere terapeutico delle convinzioni e delle emozioni positive; Duclow e James, 2002; Froh, 2004). Tuttavia, questi concetti vennero in larga parte ignorati fino alla metà del Ventesimo secolo, quando Maslow e colleghi svilupparono la psicologia umanistica, che si occupa della comprensione delle persone sane e creative nonché delle loro aspirazioni e della loro crescita (Gable e Haidt, 2005). Le osservazioni di Maslow, anche se riferite alla psicologia, sembrano assai pertinenti in relazione alla psichiatria contemporanea:
La scienza psicologica ha sempre avuto molto più successo sul versante negativo che su quello positivo. Ci ha permesso di comprendere molto dei limiti dell’uomo, delle sue malattie […] ma poco delle sue potenzialità, delle sue virtù, delle sue aspirazioni concrete e di tutta la sua grandezza psicologica. È come se la psicologia si fosse volontariamente limitata a metà del suo legittimo ambito di competenza, la metà più cupa e più misera (citato da Alex Linley et al. [2006, p. 5]).
Negli anni Settanta e Ottanta altri ricercatori hanno dimostrato un interesse per il tema della felicità (per es., Fordyce, 1983; 1988). Tuttavia, la psichiatria positiva discende principalmente dal movimento della psicologia positiva sviluppatosi nella seconda metà degli anni Novanta.
Nel 1998, in occasione del suo discorso presidenziale all’American Psychological Association, Martin E.P. Seligman propagandò la necessità di una psicologia positiva intesa come
una nuova scienza orientata alla comprensione e alla promozione delle principali qualità positive di un individuo: ottimismo, coraggio, etica del lavoro, orientamento al futuro, abilità interpersonale, attitudine al piacere, capacità di penetrazione e responsabilità sociale. Ritengo che, a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, la psicologia si sia allontanata troppo dalle sue radici, che aspiravano a rendere la vita di tutti più soddisfacente e produttiva, indirizzandosi troppo verso l’obiettivo certamente importante ma non fondamentale: curare la malattia mentale. [...] La psicologia oggi si concentra sulla riparazione del danno, nella cornice di un modello di funzio...